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Autore: _stfu_    07/12/2016    2 recensioni
Chuya non aveva mai fatto del sesso così buono se non con Dazai.
E nonostante fossero passati quasi più di quattro anni, continuava a rimanere convinto di ciò.
Per quello lo odiava così tanto?
{Soukoku}
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Chuuya Nakahara, Osamu Dazai
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Era indescrivibile come Dazai riuscisse a provocargli così tanto fastidio. Solo la sua presenza riusciva a fargli storcere il naso, figurarsi poi quando apriva bocca e parlava, esordendo magari con uno dei suoi inutili discorsi sul suicidio.
Lo conosceva da una vita ed ancora non era riuscito ad ammazzarsi.
Che fregatura.
Prima o poi si sarebbe dovuto sporcare lui le mani in prima persona.
E quel momento probabilmente era giunto proprio quella sera perché, giusto nel momento in cui Chuya era intento a stappare uno dei suoi vini più costosi, un nuovo acquisto direttamente dalla Francia, Dazai aveva fatto irruzione nel suo appartamento, facendo scattare la serratura senza nessuno sforzo.
La prima reazione del rosso nel vedere quella faccia da beota fare capolino da dietro il muro del corridoio fu quella di lanciargli addosso la bottiglia ancora piena, ma dato quanto l'aveva pagata e visto che per prenderla aveva dovuto viaggiare fino in Francia cercò di sopprimere alla meglio quell'impulso, limitandosi a stringere una mano a pugno e guardarlo decisamente male, assottigliando lo sguardo e facendo un'evidente smorfia di disgusto.
Perché era lì?
Non poteva andare ad ammorbare qualcuno dell'Agenzia visto che ora lavorava con loro? Perché era andato a scocciare lui, che voleva solo bere in santa pace, senza scocciatori e scocciature, senza dover offrire niente a nessuno, soprattutto a chi non sapeva apprezzare dell'ottimo vino rosso invecchiato, le vin di Roi.
Quando poi Dazai prese senza complimenti due calici di vino, servendosi da solo, senza chiedere niente a nessuno, Chuya decise che era troppo perfino per lui. Sapeva che anche con la forza non sarebbe riuscito a cacciarlo fuori di casa, la soluzione rimaneva quindi solo una: prima sarebbe riuscito ad essere ubriaco, prima avrebbe perso la cognizione di quello che gli stava attorno e ignorarlo sarebbe stato più facile.
Gli lanciò un'ultima occhiata, senza dire nulla ed ignorando il suo saluto, per poi cominciare a  bere a canna direttamente dalla bottiglia, e con un lungo sorso riuscì a scolarsene quasi più di metà.
Quello gli avrebbe dovuto dare una bella botta.
Quando si staccò emise un verso soddisfatto, passandosi il dorso della mano sulle labbra per portare via le gocce di vino che gli erano sfuggite, e per essere certo che pure quei pochi centesimi non andassero sprecati le leccò via come se nulla fosse.
Non era sicuro che Dazai l'avesse visto, ma il sentirlo deglutire un istante dopo gliene diede la conferma.
Quindi quelle cose gli facevano ancora un certo effetto.

-Non ho intenzione di condividere questo Chateau Lafite Rothschild con te, sarebbe uno spreco e soprattutto non ho intenzione di aprire un'altra bottiglia di vino per qualcuno che mi ruba prezioso ossigeno e che voglio vedere morto il prima possibile.

Fantastico.
Controllò distrattamente la gradazione alcolica della bottiglia che reggeva in mano e fece una leggera smorfia di disappunto. Faceva 14% e l'aveva buttato giù come se fosse acqua.
Tutta colpa di Dazai, ovviamente.
Per colpa sua che aveva fatto irruzione a quel modo, rovinandogli il mood, si era dovuto bere tutto quel vino senza riuscire a gustarselo se non per quelle ultime gocce che aveva sulle labbra.
Guardò il ragazzo di traverso, squadrandolo da capo a piedi e facendo schioccare la lingua non appena Dazai provò a rivolgergli la parola chiedendogli cosa stava festeggiando.
Già normalmente quel suo tono di voce costantemente divertito e irritante lo urtava, quando poi beveva gli dava ancora più sui nervi.
In ogni caso era comunque fastidioso. Fastidiosissimo.

-Niente, non sto festeggiando niente. Avevo solo voglia di bere in santa pace. Ma a quanto pare non mi è concesso neppure questo.

Si sedette, sprofondando nell'ampia poltrona di pelle con un lungo sospiro, togliendosi il cappello e posandolo sul tavolo di mogano di fianco a lui.
Perché non se ne andava sul tetto di qualche grattacielo di Yokohama e non si buttava giù?
Qualche secondo di caduta e si sarebbe trovato schiantato a terra, diventando poco più che un ammasso di poltiglia. Più rapido e indolore di così cosa poteva esserci?
Però doveva ammettere che sarebbe stato di gran lunga più soddisfacente vederlo morire per mano sua.
Più di una volta aveva dovuto trattenersi dall'istinto di avvolgere le dita intorno al suo collo bendato e stringere con forza, fino a quando Dazai non avrebbe esalato il suo ultimo respiro, oppure di piantargli una coltellata direttamente nel cuore, ma in quel periodo in cui erano a stretto contatto e lavoravano insieme nella Port Mafia non poteva di certo toccarlo, dopotutto erano compagni.
Adesso però...
Scosse la testa, immerso nei suoi pensieri, per tornare alla realtà e rendersi conto che Dazai doveva aver detto qualcosa che lui non aveva sentito, perché ora se lo era ritrovato praticamente davanti che lo fissava con espressione sorniona mentre in un gesto plateale portava alle labbra un bicchiere riempito per metà di uno dei suoi vini.
Bastardo provocatore. Cosa sperava di ottenere così? Che lo massacrasse di botte?

-Spero per te che venga dal frigo.
Almeno lì non ci tengo niente di troppo costoso

Fu la minaccia di Chuya, prima di prendere un altro sorso del suo vino.
Erano passati pochi minuti, ma ora si rendeva abbastanza chiaramente conto che il vino stava già iniziando a fare effetto.
Iniziava ad avere caldo e a sentire la mente svuotarsi dai pensieri che lo avevano tenuto impegnato durante la giornata e a rilassarsi un minimo nonostante la presenza di quell'ospite indesiderato.

-Ti odio.

Furono le parole con cui il padrone di casa ruppe il silenzio che si era creato.
Non aveva detto una cosa nuova, anzi glielo ricordava in quasi ogni occasione, ma ora sembrava serio dal tono che aveva utilizzato.
Il rosso dopo un'occhiata gelida aveva spostato lo sguardo ed ora, seduto sul bordo della poltrona, aveva gli occhi puntati a terra, sulle sue scarpe scure.
Non aggiunse altro, tornando ad immergersi nei propri pensieri, di nuovo senza rendersene conto.

Perché lo odiava così tanto?
Dal loro primo incontro si erano sempre mal sopportati a vicenda.
Modi di fare diversi?
Modi di pensare differenti?
Ideologie opposte?
Non ne aveva idea, forse non ci aveva mai neanche pensato seriamente.
A pelle non si erano mai andati a genio ma, nonostante questo, sotto determinati ambiti si poteva dire che avessero la stessa lunghezza d'onda e una cosa su cui andavano particolarmente d'accordo era il sesso.
Chuya non aveva mai fatto del sesso così buono se non con Dazai.
E nonostante fossero passati quasi più di quattro anni, continuava a rimanere convinto di ciò.
Per quello lo odiava così tanto? Perché avevano in comunque solo quello?
No.
Perché si era illuso che oltre a delle insignificanti, per quanto divertenti, scopate ci fosse dell'altro.
Qualcosa di più elevato, che andasse oltre al puro e semplice piacere carnale.
Ma era stato così solo per lui.
Aveva preso una sbandata ed era stata tutta colpa di quel bastardo di Dazai.
Per quello lo odiava.
Per averlo prima illuso e poi abbandonato, lasciandolo da solo.
Ma alla fine era meglio così, no? Almeno non aveva avuto il tempo di abituarsi troppo a lui e aveva evitato di diventarne poi dipendente.
L'ultima cosa che avrebbe mai voluto con lui sarebbe stata una qualche sorta di relazione.
Il sesso andava benissimo.
Si erano limitati a quello ed era perfetto così.

Chuya si rese conto che i suoi pensieri cominciavano ad essere confusi.
Sollevò la mano che reggeva la bottiglia, in modo da poterla guardare contro luce per capire quanto gli mancava per finirla.
Un paio di sorsi lunghi e ce l'avrebbe fatta, e magari il mattino seguente si sarebbe risvegliato scoprendo che la presenza di Dazai era stata solo un miraggio causato dalla stanchezza e dall'alcol, o un brutto sogno.
Bevve il primo sorso, chiudendo gli occhi, di nuovo con espressione concentrata per poterne buttare giù il più possibile, cercando sempre di gustarselo.
Quando non ce la fece più prese fiato, lanciando un'occhiata a Dazai, intento a finire il proprio calice di vino.
Sbuffò e unì di nuovo le labbra all'anello della bottiglia e ripeté l'azione, mettendoci ancora più tempo.
Quando la scostò, aprendo gli occhi, Dazai era davanti a lui, vicinissimo, le mani sui braccioli della poltrona e un ginocchio sulla seduta, tra le sue gambe, per tenersi in equilibrio.
Sentì un senso di frustrazione e rabbia montare dentro di se.
Non lo aveva minimamente sentito preso com'era dal finire il vino.

- Non pensavo di significare tutto questo per te~
 
Chuya fece quasi cadere la bottiglia che aveva in mano, grazie al cielo ormai vuota.
La posò di fianco a se, gli occhi ora rivolti all'altro ragazzo che lo fissava.
Aveva parlato ad alta voce. Aveva detto tutto quello che non avrebbe mai voluto dire ad anima viva. Nessuno avrebbe dovuto saperlo, men che meno il diretto interessato.
Quanto avrebbe voluto ucciderlo, per l'ennesima volta.
Sentì la gola diventare improvvisamente secca e deglutì a fatica.
Dazai era così vicino.
Sbattè le palpebre.
Doveva allontanarlo, ma tra realizzare quel pensiero e metterlo in pratica era passato ormai troppo tempo e prima ancora che il rosso riuscisse ad aprire gli occhi Dazai lo aveva coinvolto in uno dei suoi baci, umidi, carichi di passione e trasporto, che lo lasciavano senza fiato e lo facevano eccitare più del dovuto, uno di quei baci che non riceveva da fin troppo tempo.
Le mani di Chuya andarono a circondargli il volto, carezzandogli le guance con i palmi, mentre iniziava a ricambiare, muovendo le labbra contro le sue, tastandone il sapore, curioso anche di scoprire quale vino aveva bevuto.
Il tutto durò troppo poco tempo però, perché l'altro ragazzo si scostò. Le uniche cose che riuscì a cogliere non appena sollevò le palpebre furono il suo ghigno e la sua espressione soddisfatta e compiaciuta.
Chuya prese fiato. Molto più che irritato o infastidito lo fece riavvicinare a sé tirandogli una ciocca di capelli, in modo da riprendere da dove si erano fermati, chiudendo la distanza tra di loro.
Gli bruciava davvero troppo il modo in cui lo aveva guardato, come se avesse sempre saputo tutto e avesse fatto finta di niente solo per portarselo a letto e avere una scopata assicurata quando gli andava.
In un impeto di rabbia e frustrazione, che imbecille che era stato, gli morse il labbro inferiore. Sentì il gusto ferroso del suo sangue e subito dopo udì un gemito strozzato. Aprì gli occhi.
Aveva portato le mani sul suo collo, esile e sottile, ricoperto da quelle dannate bende immacolate e aveva cominciato a stringere, puntando i pollici contro la trachea.
Guardava Dazai e non si fermava. Lentamente iniziava a premere sempre di più.
Voleva vedere la sua faccia già sofferente contorcersi in una smorfia di dolore e paura, prima di morire.
Non avrebbe più riso di lui. Non gli avrebbe più permesso di farlo.
Chuya fu colto di nuovo da quel fastidioso bruciore alla gola e per un istante la sua presa si fece meno salda.
Dazai a quel tentennamento ghignò, come sempre faceva quando voleva dargli fastidio e lo vedeva in difficoltà.
In risposta strinse più forte,  strappandogli un altro gemito strozzato.
Poi Dazai mosse appena le labbra.

-Grazie~

Disse in un sussurro appena udibile nonostante il silenzio assoluto della casa.

Lo stava ringraziando perché gli stava togliendo la vita, perché lo stava accontentando?
Per un istante ogni muscolo del suo corpo fu totalmente teso.
Era rimasto spiazzato, in un certo senso, anche se si sarebbe dovuto aspettare di tutto conoscendo l'elemento.
Chuya spalancò gli occhi come se avesse avuto una rivelazione.
Lasciò la presa, passandosi le dita sulle labbra macchiate di sangue. Se n'era accorto solo ora di quello che aveva fatto.
Sentì il ragazzo accasciarsi parzialmente contro di lui, portandosi una mano al collo e tossendo mentre cercava di prendere ampie boccate d'ossigeno.
Il rosso, immobile, lo guardava con rabbia, le braccia ora aderenti al proprio corpo.
Non gli avrebbe permesso di giocare di nuovo con lui e di sfruttarlo per fargli fare quello che da solo a quanto pare non era in grado di portare a termine.

Dazai stava con la fronte appoggiata al bordo dello schienale, mentre il respiro si faceva più regolare e meno pesante.
Chuya guardava davanti a se, quel suo sguardo azzurro leggermente velato, perso a fissare tutto e niente dell'ampio soggiorno in cui erano.
Lasciò che si riprendesse ancora per qualche istante.

-Vattene e non farti mai più vedere.

Non aggiunse altro.

 
  
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