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Autore: Tamar10    08/12/2016    2 recensioni
L’Alchimista di Fuoco odia la pioggia, ma, come per ogni cosa, esistono delle eccezioni. I cinque giorni di pioggia più felici della sua vita.
[Royai]
Dal quarto capitolo:
“Pioggia nel deserto”.
“Come scusa?”.
“Pioggia nel deserto. Era quello che speravo ogni fottuto giorno quando eravamo quaggiù, se avesse piovuto, almeno per quel giorno, la mia alchimia non avrebbe funzionato e non avrei potuto sterminare tutte quelle persone” spiegò con voce amara e addolorata “Ma in fondo era un pensiero da stupidi, non credi? La pioggia nel deserto è un evento impossibile. È un po’ come sperare che tu mi conceda quella fatidica cena insieme”.
Genere: Introspettivo, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Riza Hawkeye, Roy Mustang, Team Mustang | Coppie: Roy/Riza
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Note iniziali: Storia ambientata un po’ dopo la conclusione del manga, infatti la ricostruzione di Ishval è già a buon punto. Mi serviva il nome di una città della zona, ma non ne ho trovato neanche uno, così ho usato New Ishval come nome per la nuova capitale della regione. Non è una mia invenzione, penso di averlo visto usato da qualche parte, ma non ricordo dove.
Roy è diventato Generale perché è il normale corso degli eventi, mentre Riza è rimasta Tenente per due ottimi motivi 1) non penso le freghi qualcosa dei gradi militari, l’importante per lei è lavorare come guardia del corpo di Mustang 2) non ho idea di come funzionino le gerarchie, quindi non avrei saputo quale grado sarebbe stato plausibile assegnarle.
Ah, la traduzione del titolo del capitolo sarebbe “Pioggia nel deserto”, ma wasteland più letteralmente significa anche terra devastata. Ho scelto questo termine perché entrambe le traduzioni si addicono a Ishval.






 
 
Il Generale sedeva al posto del passeggero dell’automobile nera, con la testa appoggiata contro il finestrino. Dall’altra parte del vetro le gocce di pioggia si rincorrevano disegnando sempre nuovi percorsi, come uno strano gioco. Il Tenente Hawkeye stava guidando l’automobile che procedeva lentamente fra le strade fangose di New Ishval; la città era deserta, probabilmente gli abitanti, poco abituati alla pioggia e ai disagi che essa comportava, si erano rifugiati nelle loro abitazioni.
La ricostruzione di quelle terre devastate dalla guerra civile riempiva la squadra del Generale Mustang di duro lavoro, ma anche di soddisfazione. Benché di tanto in tanto scoppiassero ancora delle proteste di natura violenta nei confronti dell’esercito di Amestris erano più che altro casi isolati, l’impegno e la pazienza dei soldati stanziati lì stavano cominciando a dare i loro frutti. Finalmente quando camminavano per strada non erano più costretti a sopportare sguardi di occhi rossi colmi d’odio e minacce, ma l’ingente aiuto che stavano portando nel promuovere la costruzione di case, scuole, ospedali e nel restituire tranquillità e dignità a quel popolo era ormai riconosciuto dalla maggior parte degli Ishvaliani.
Eppure il Generale Mustang, uomo simbolo di questo successo, osservava con aria irrequieta il paesaggio fuori dal finestrino. Nonostante fosse pieno Gennaio si sentiva soffocare chiuso in quell’automobile e provò l’impulso irrefrenabile di aprire la portiera e scendere a prendere una boccata d’aria fredda. Il contatto della fronte con il vetro freddo riusciva a concedergli sollievo solo in parte. Si mosse a disagio, cercando di slacciare il primo bottone della camicia per riuscire ad allentare quel senso di soffocamento; solo allora il Tenente – che si era chiusa in un silenzio stanco ma sereno, mentre guidava tenendo gli occhi fissi sulla strada – gli lanciò un’occhiata perplessa e sembrò accorgersi del suo stato d’animo.
“Tutto bene, signore?”.
“Non proprio. Mi piacerebbe scendere a fare due passi” rispose lui cercando di nascondere la sua agitazione.
“Ma è tardi e sta piovendo!” esclamò incredula “Cosa c’è che non va?”.
Roy non rispose, continuando a guardare il paesaggio fuori dal finestrino senza vederlo davvero. Loro due ne avevano passate di avventure insieme, in certi momenti ancora non riusciva a capacitarsi che il sogno che lui le aveva confidato davanti alla tomba di suo padre, quando erano entrambi giovani e pieni di speranza, si stesse realizzando. Certo, il prezzo da pagare era stato alto, avevano dovuto attraversare l’inferno della guerra e poi scontrarsi contro esseri mostruosi, ma alla fine ce l’avevano fatta.
Allora cos’era che lo tormentava ancora? Nelle ultime notti era rimasto sveglio a contemplare lo skyline di New Ishval dalla sua finestra e a riflettere. Lo sapeva, l’aveva sempre saputo, che con Riza Hawkeye aveva un legame che non avrebbe mai potuto avere con nessun’altra donna. La sua guardia del corpo era speciale sotto molti punti di vista – lo provava anche solo il fatto di averlo seguito e sostenuto fino a lì – e a lui era bastato, almeno fino a quel momento.
Ora che Roy Mustang era quasi riuscito a realizzare il suo sogno e poteva finalmente pensare a sé stesso aveva capito che l’unico modo per sentirsi pienamente felice sarebbe stato dichiarare il suo amore a Riza ed essere contraccambiato. Però conosceva il Tenente e sapeva che, nonostante fosse sicuro che lei ricambiasse i suoi sentimenti, non avrebbe detto di sì tanto facilmente, forse non avrebbe detto di sì affatto.
Così aveva posticipato il momento della verità il più possibile, in attesa di un segno. Poi quel pomeriggio il cielo si era rannuvolato ed era arrivata la pioggia. La pioggia ad Ishval! Roy si era dovuto decidere che quella era la sera giusta, così aveva passato le ultime ore ad elaborare un piano e alla fine aveva deciso che avrebbe parlato con Riza una volta che lei lo avesse accompagnato a casa, come faceva ogni sera. Ma più la macchina procedeva attraverso la città verso la sua destinazione, più il Generale sentiva crescere quel nervosismo e quell’ansia soffocante e all’improvviso non fu più sicuro di star facendo la cosa giusta.
Il rischio di rovinare tutto e perderla per sempre era presente e pressante.
“Generale?” lo chiamò con tono preoccupato.
Solo in quel momento Mustang si rese conto del tremito che gli scuoteva le mani e di star respirando affannosamente e con difficoltà, come se l’ossigeno presente nell’aria non riuscisse ad arrivare al suo cervello.
Il Tenente inchiodò per riuscire a controllare come stesse il suo superiore, ma appena la macchina si fermò Roy aprì la portiera e barcollò fuori. L’aria fredda e la pioggia sferzante sul viso gli procurarono immediato sollievo, anche se non riusciva ancora a calmare del tutto il respiro. Era chino sulle ginocchia e fissava una pozzanghera scura ai suoi piedi, cercando di recuperare il controllo.
Non si accorse della presenza di Riza accanto a lui finché lei non gli posò una mano sulla spalla, con delicatezza. Chiuse gli occhi, mentre il petto continuava ad alzarsi e ad abbassarsi ad un ritmo frenetico.
“Sta avendo un attacco di panico” gli sussurrò con tono gentile la sua voce, proveniva da un punto estremamente vicino al suo orecchio sinistro e Roy la immaginò chinata vicino a lui.
“Adesso deve provare a calmarsi e a fare dei respiri profondi” continuò la voce con calma quasi surreale “Si concentri, va tutto bene”.
Il Generale provò a fare quando gli veniva ordinato, con gli occhi chiusi gli riusciva più facile focalizzarsi sul ritmo dei suoi respiri, provò a inspirare lentamente e sentì con gratitudine l’aria fredda riempirgli i polmoni. Poi avvertì il peso della mano di Riza abbandonare la sua spalle e spostarsi sulla sua testa; la donna cominciò ad accarezzargli piano i capelli corvini, come se non fosse del tutto sicura di come fare, era un tocco un po’ goffo, ma gentile.
Roy si concentrò su di esso e cominciò a inspirare e a espirare seguendo il ritmo dettato da quelle carezze. Dopo un lasso di tempo imprecisato si accorse che il corpo aveva smesso di tremare e che il respiro era tornato regolare, anche il senso di attanagliamento era svanito quasi del tutto. Aprì gli occhi e dopo pochi secondi riuscì a mettere a fuoco la pozzanghera puntellata dalle gocce di pioggia che continuavano a cadere.
“Ora sto bene” disse e fu soddisfatto di sentire che la sua voce suonava abbastanza salda.
Riza spostò la mano sotto il suo braccio per fargli da sostegno.
“Riesce ad alzarsi?”.
Mustang fece un cenno affermativo e si mise in piedi, aggrappandosi alla donna per mantenere l’equilibrio. Avvertì lo sguardo indagatore di Riza esaminarlo per controllare il suo stato di salute, una volta constatato che riusciva a reggersi sulle sue gambe sfilò delicatamente il braccio dalla stretta.
“Grazie” sussurrò il Generale tenendo gli occhi bassi.
Il Tenente non rispose, si limitò ad osservare il suo superiore con perplessità, sapeva che fare domande in quel momento non sarebbe servito. Quindi lasciò che il Generale Mustang si prendesse il suo tempo per riordinare le idee, poi sapeva che le avrebbe spiegato di sua iniziativa cos’era successo.
Dovette aspettare solo pochi minuti, in cui rimasero uno di fianco all’altro incuranti della pioggia che appesantiva le loro divise, prima che Roy si decidesse a parlare.
“Pioggia nel deserto”.
“Come scusa?”.
“Pioggia nel deserto. Era quello che speravo ogni fottuto giorno quando eravamo quaggiù, se avesse piovuto, almeno per quel giorno, la mia alchimia non avrebbe funzionato e non avrei potuto sterminare tutte quelle persone” spiegò con voce amara e addolorata “Ma in fondo era un pensiero da stupidi, non credi? La pioggia nel deserto è un evento impossibile. È un po’ come sperare che tu mi conceda quella fatidica cena insieme”.
“Non capisco cosa centri...” cominciò a dire Riza, ma il Generale continuò, apparentemente perso nel suo discorso.
“Forse è per questo che sono così irrequieto. È come se mi fosse palesata davanti agli occhi la prova che l’impossibile può accadere, è un segno che aspettavo da troppo tempo”.
Riza sgranò gli occhi, mentre cominciava a capire dove il Generale volesse andare a parare.
“Signore, questo non mi sembra il posto adatto per parlare” cercò di troncare il discorso accennando al maltempo e alle vie deserte che potevano nascondere numerosi pericoli.
“Perché no? Non penso abbia senso rimandare ulteriormente, in fondo questo posto non fa altro che ricordarmi continuamente che ho già troppi rimorsi, non voglio avere anche rimpianti” rispose Mustang, che sembrava aver recuperato la solita risoluta sicurezza e aveva inchiodato lo sguardo della donna con il suo.
“Non lo dica” supplicò Riza scuotendo la testa.
“No?”.
“Le regole anti-fraternizzazione sono chiare. Non voglio essere costretta a respingerla”.
Questa volta non si trattava di una stupida richiesta di concedergli un appuntamento, non era uno di quei tentativi buttati lì un po’ scherzosamente che Mustang faceva più che altro per divertirsi a mettere alla prova la pazienza della sua guardia del corpo. Roy si stava dichiarando davvero, era bastato guardarlo negli occhi per capire che le stava aprendo il suo cuore.
Non si poteva passare attraverso una cosa del genere ed andare avanti come se nulla fosse, era come se si fosse appena rotto il sottile equilibrio che teneva insieme il loro rapporto. Roy aveva osato infrangere la barriera che li teneva divisi e ora non c’era più modo di ripararla.
“Non devi per forza respingermi” disse lui, che ora che si era levato il peso della confessione si sentiva incredibilmente calmo “Non devi per forza rinunciare a quello che...”.
“Stia zitto!” esclamò Riza sbattendo un piede a terra, l’acqua della pozzanghera schizzò da tutte le parti.
Non era arrabbiata, ma più che altro agitata. Sembrava si fossero invertiti i ruoli rispetto a poco prima.
Roy la guardò con gli occhi scuri colmi di affetto e dispiacere.
“Di quante cose sei già stata privata nella tua vita? Di un infanzia felice, della tua schiena, di un’esistenza tranquilla lontana dai campi di battaglia, della possibilità di costruirti una famiglia. Non privarti anche dell’amore, non privarti anche di questo. Lo so che va contro le regole, ma per una volta, mio intransigente Tenente, non potresti chiudere un occhio? Per una volta anteponi ciò che vuoi a ciò che devi, te lo meriti, davvero. So che non basterà mai a compensare tutte le sofferenze che hai dovuto sopportare e io non posso prometterti che riuscirò sempre a farti felice, ma ti giuro che ci proverò. In fondo, l’hai visto coi tuoi occhi, sono un uomo di parola”.
“Non ho intenzione di continuare questo discorso sotto la pioggia” replicò velocemente Riza, che non voleva dare il tempo a quelle parole di essere metabolizzate dalla sua mente.
Roy si mosse all’improvviso e istintivamente il Tenente fece un passo indietro, ma il Generale stava puntando all’automobile, abbandonata con entrambe le portiere aperte nel bel mezzo della strada. Frugò per qualche secondo sotto il sedile del passeggero e ritornò immediatamente con un ombrello in mano e un’espressione vittoriosa in volto.
“Adesso possiamo continuare a discutere tranquillamente” disse aprendo l’ombrello sopra la testa della donna.
Riza si scostò impercettibilmente, per sua fortuna l’ombrello era abbastanza grande da fornire riparo ad entrambi, ma allo stesso tempo permettere che fosse mantenuta una certa distanza.
“Generale, questa volta non posso seguirla” riuscì infine a dire “Non così, non adesso...”.
“Non sei costretta a rispondermi adesso. In effetti non sei costretta a rispondermi affatto, solo...non mentire a te stessa”.
Riza abbassò lo sguardo, le spalle curve. Ogni cosa nel suo atteggiamento indicava sofferenza per la scelta davanti a cui era posta, nonostante Roy non si pentisse di ciò che aveva detto si sentiva in parte in colpa.
Rimasero in silenzio per lunghissimi minuti, l’unico rumore era la pioggia che picchiettava sull’ombrello e i loro respiri che formavano delle nuvolette di vapore nell’aria fredda. In realtà Roy non pensava che il Tenente avrebbe detto qualcosa, stava solo aspettando che la tensione si dissipasse, per questo si girò sorpreso verso di lei quando ruppe il silenzio.
“Non sono solo le regole” sembrava che parlare le costasse una fatica immensa “Io l’ho sempre seguita, camminando dietro di lei, non penso di poter stare al suo fianco. Non sto dicendo di avere paura o di non esserne in grado, intendo semplicemente che sarebbe sbagliato. Non è il mio posto. Io sono un soldato, un cecchino, un assassino, non potrò mai essere la donna perfetta, la moglie che desidera. Lei promette di provare a rendermi felice, ma io non posso fare altrettanto”.
Mustang non poté trattenere un sorriso dolce, davvero inappropriato davanti all’espressione addolorata del suo Tenente.
“Allora non hai capito, a quanto pare la nostra intesa non è così perfetta come credevo. Io non voglio una donna perfetta, io voglio l’unica donna che mi è rimasta accanto per tutti questi anni, quella che mi ha capito meglio di chiunque altro. Non ti sto chiedendo altro che amarmi e non abbandonarmi, perché senza di te sono perduto” rispose Roy con voce leggermente rotta “Mi hai visto prima, non sarei riuscito nemmeno a superare la crisi di panico!” aggiunse nel tentativo di sdrammatizzare.
Riza spalancò gli occhi, stupita da come Roy con le sue parole fosse in grado spazzare via anche le sue ultime difese e i suoi dubbi più profondi. Sentì i sentimenti che provava verso di lui, quelli stessi sentimenti che per anni aveva seppellito e cercato di nascondere nel profondo della sua coscienza, venire fatti riemergere prepotentemente dal tono tenero e sincero dell’uomo.
Non poté far altro che arrendersi, ancora una volta non sarebbe stata in grado di dirgli di no.
“Già, che razza di cretino si fa venire un attacco di panico per una stupida dichiarazione?” domandò con tono forzatamente canzonatorio.
“Basta che alla fine abbia funzionato” disse Mustang, improvvisamente pervaso di speranza da quel cambio di atteggiamento.
Riza incrociò il suo sguardo e Roy sentì il cuore leggero davanti a quegli occhi finalmente privi di ombre e ancora una volta si ritrovò a pensare a quanto fosse bella, soprattutto con quel timido sorriso stampato sul volto.
“Direi di sì” disse, mentre una prima lacrima solitaria le solcava la guancia.
“Tenente, non deve piangere”.
“È solo una goccia di pioggia”.
Mustang alzò gli occhi verso l’ombrello, che riparava ancora perfettamente entrambi, come per controllare se davvero fosse possibile che la pioggia fosse filtrata da qualche parte.
“Hai ragione, quest’ombrello è difettoso” disse lui sfilandoglielo dalle mani e chiudendolo con un gesto secco.
“Generale, cosa…?” domandò Riza, mentre la pioggia le lavava via le lacrime dal volto.
Mustang si voltò a guardarla con un mezzo sorriso, era felice che finalmente quelle della donna fossero lacrime di gioia.
“Pensavo che non le piacesse la pioggia perché la rende inutile”.
“Sto cominciando a rivalutarla, con dei sottoposti così efficienti presto le mie fiamme saranno superflue. E poi alcune cose sono migliori se fatte sotto la pioggia”.
Nel dire ciò fece un passo in avanti, finendo con un piede nel mezzo di una pozzanghera, ma non se ne curò, questa volta Riza non indietreggiò.
“Ah sì? Ad esempio?” chiese invece, mantenendo un tono forzatamente disinvolto.
“Ad esempio i baci sotto la pioggia sono estremamente romantici. Se vuoi posso provare a convincerti di questa mia tesi” disse Roy e, senza attendere una risposta, annullò la distanza fra di loro coinvolgendola nel tanto decantato bacio e stringendola forte a sé. Rimasero lì fermi, bagnati, infreddoliti e stanchi, ma felici come non lo erano mai stati.
Il ticchettio della pioggia sulla città simbolo della loro redenzione faceva da colonna sonora alla scena, loro non aggiunsero altro, non ce n’era bisogno.







 

Note finali:
Ok, il romanticismo non è il mio forte, però la dichiarazione di Mustang mi è uscita davvero dal cuore. In un certo senso questo capitolo si è scritto da solo. Non mi sembra troppo sdolcinato (io odio le scene d’amore diabetiche) e spero che le riflessioni/affermazioni dei due siano abbastanza credibili. Secondo me il problema del Royai è proprio nella sua natura: per tutto il manga è evidente ma implicito, quindi è ovvio che nel momento in cui lo si esplicita si rischia di andare OOC.

Grazie mille a chi ha commentato o anche solo a chi segue la storia, fate la mia gioia!
Ci vediamo fra poco con l’ultimo capitolo :)

  
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