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Autore: GeoFender    08/12/2016    3 recensioni
[SANVERS]
Erano settimane che i turni di Alex e Maggie non coincidevano. Le poche volte che succedeva e uscivano per fare una partita a biliardo, l'agente governativo veniva sempre chiamata per un'emergenza che la spediva in posti su cui la NCPD non aveva nessuna giurisdizione. Inutile dire che la situazione frustrava entrambe perché da tempo si erano messe d'accordo per un primo appuntamento, tutto perché, anche se non lo avrebbe mai ammesso, Maggie alla fine aveva rotto l'accordo sul rimanere amiche.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Alex Danvers, Maggie Sawyer
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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In teoria questa oneshot sarebbe dovuta essere per la prima iniziativa femslash ma non ho fatto in tempo a finirla ma eccola a voi. Buona lettura :D
-Geo


Erano settimane che i turni di Alex e Maggie non coincidevano. Le poche volte che succedeva e uscivano per fare una partita a biliardo, l'agente governativo veniva sempre chiamata per un'emergenza che la spediva in posti su cui la NCPD non aveva nessuna giurisdizione. Inutile dire che la situazione frustrava entrambe perché da tempo si erano messe d'accordo per un primo appuntamento, tutto perché, anche se non lo avrebbe mai ammesso, Maggie alla fine aveva rotto l'accordo sul rimanere amiche. Certo, aveva pur sempre resistito un mese. La tensione delle due era stata persino notata da Kara, ma ad essere più precisi, da Supergirl. Dopo un tempo indefinito, le strade delle due donne s’incrociarono di nuovo per un caso. Si trattava infatti di un omicidio di un alieno ma il colpevole era sconosciuto, inclusa la sua natura. Come al solito, la detective aveva avvisato l'altra ed era arrivata notevolmente prima di lei. Si mise gli indispensabili guanti di lattice per evitare il contaminamento della scena del crimine ed esaminò le numerose ma sottili ferite presenti sulla pelle viscida dell'alieno. La loro quantità era sicuramente impressionante ma avevano una particolarità: erano state infatti inflitte in punti non vitali. Per Maggie non fu difficile capire il motivo secondo il quale i tagli si trovavano lontano da organi vitali. Si trattava infatti di tortura ma i motivi potevano essere molteplici. Inoltre, a un'attenta occhiata, non presentava segni derivanti da colpi fatali. Si guardò intorno, l'aggressore avrebbe potuto usare qualunque oggetto contundente all'interno di quella vecchia fabbrica abbandonata ma non era presente sangue su nessuno dei tubi in acciaio. Ritornò a osservare la pelle liscia e azzurrina della vittima e prestò molta più attenzione ai tagli. Non erano netti, i bordi della ferita erano infatti frastagliati e presentavano un liquido giallognolo e denso, completamente diverso dal sangue. Fece per prelevare un piccolo campione della sostanza ma si fermò sentendo chiaramente il rombo di una moto e il suono di un paio di stivali a contatto con l'asfalto. Sospirò di sollievo e si diresse verso le fonti di quei rumori, sorridendo per aver riconosciuto a chi appartenevano.

"Danvers, Supergirl. È da un po' che non ci si vede." Disse facendo un cenno con la testa alle due per evitare che le contaminassero i guanti appena messi. Ritornò ad esaminare il corpo con la dovuta attenzione e Alex la affiancò, lasciando che Supergirl sorvolasse la zona in cerca di possibili tracce dell'assassino. Molto probabilmente non avrebbe trovato nulla, volare sopra la zona le avrebbe dato solo una visione d'insieme e non i dettagli di cui aveva bisogno.

"Sawyer, in effetti è un po' che non ci si vede. Sai bene com'è il lavoro, odio dover andare via mentre ti faccio il culo a biliardo. Allora, cosa abbiamo?" Chiese Alex ridendo. Amava prendere in giro Maggie, anche su una cosa così stupida. Di buona lena si mise i guanti ed esaminò minuziosamente ogni ferita dell'extraterrestre e le sue unghie, prelevando un campione di ciascuna delle sostanze presenti e inserendo le prove in due bustine diverse.

"Danvers, la verità è che ti sto facendo vincere di proposito. Comunque abbiamo un alieno di razza sconosciuta ma non umanoide. Al tatto posso solo dire che è caldo, quindi la morte è abbastanza recente. Presenta numerose ferite irregolari ma che non toccano punti vitali. Il decesso non è però dovuto ad esse e nemmeno a un colpo causato da un corpo contundente. Oltre ad esse non ci sono altri segni. Come vedi però, nelle ferite c'è questo liquido e la mia ipotesi è che sia stato avvelenato." Rispose Maggie passando da un tono scherzoso a uno adatto alla situazione in cui si trovava. Proprio in quel momento, Supergirl si trovava a circa venti metri d'altezza dalle due e udì nitidamente lo scambio d'informazioni ma soprattutto il battito dei loro cuori. Rispetto al solito, perché memorizzava sempre il battito del cuore delle persone, erano però accelerati e questo la confuse, dato che non sembravano stare male e non si trovavano in pericolo ma non ci badò molto. Dopo aver deciso che a una prima occhiata non ci fosse nulla di utile all'indagine, scese lentamente di quota fino ad atterrare a qualche metro dalle due amiche.

"Detective Sawyer, ha bisogno di aiuto? Perché io andrei se qui non sono utile. Non sembrano esserci indizi qui intorno." Disse Supergirl con un tono freddo che lasciò la detective di stucco. Sentirla parlare in quel modo era scioccante dato che la bionda supereroina sprizzava calore e vivacità da tutti i pori in qualsiasi situazione, anche nel bel mezzo di un disastro di dimensioni epocali. Sapeva che Alex e la kryptoniana erano molto legate e per diverso tempo aveva pensato che stessero insieme. Aveva poi cambiato idea dopo aver visto la Ragazza d'Acciaio baciarsi con Lena Luthor e non era decisamente un bacio da amiche, conosceva ormai da troppo tempo la differenza e spesso l'aveva provata a sue spese. Si riscosse dai suoi pensieri e alzò lo sguardo.

"No Supergirl, il tuo lavoro qui è finito. Avrei però bisogno dell'agente Danvers, se non ti dispiace. Il nostro medico legale non è ancora arrivato e potrebbe essere utile un suo parere." Disse con tono professionale cercando di mascherare la vena di dolcezza con cui aveva pronunciato il cognome dell'agente del DEO. Supergirl annuì e si alzò in volo, sfrecciando verso le nubi bianche e scomparendo fino a che non rimase solo un puntino di lei.

"Mags... Sawyer, la tua intuizione potrebbe essere corretta. Le ferite irregolari sono lacerazioni dovute ad artigli. Inoltre la vittima presenta le labbra di un colore violaceo, cosa anormale per questa specie. Le scimmie daxamiane hanno le labbra bianche e vederle di questo colore mi fa pensare solo alla morte per asfissia. Però non ci sono segni attorno al collo quindi non so cosa pensare. Potrei portarlo al DEO e ne approfitterò per analizzare le sostanze trovate qui. Ci aggiorniamo, magari ci vediamo da Noonan's per l'ora di pranzo. Per te va bene?" Disse sorridendo alla detective, che ricambiò il gesto mostrando le fossette che Alex amava tanto. Rimase con un ginocchio appoggiato a terra e attese impazientemente una risposta dalla mora. Non aveva ufficialmente detto che si trattava di un appuntamento ma lo considerava tale. Certo, era nervosa per il fatto che fosse in pieno giorno e in un locale gremito di gente ma, si disse, prima o poi avrebbe dovuto fare questo passo.

"Certo Danvers, ci aggiorniamo non appena hai finito. All'ora di pranzo da Noonan's, non ci sono mai stata. Sarà perché frequento più alieni che esseri umani." La detective scoppiò in una fragorosa risata al pronunciare quelle parole. Quasi timidamente, l'agente si unì ad essa trascinata dalla sua contagiosità. E si sentì libera dopo tanto, troppo tempo. Per citare la latina, aveva il diritto di essere felice e in quel momento lo era più che mai. Si alzò di malavoglia e si diresse verso la sua Ducati nera. Si allacciò il casco e partì dopo essere salita in sella. Inutile dire che Maggie aveva un sorriso enorme in volto.


 
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La scienziata si trovava ormai da ore nel suo laboratorio dall'aspetto quasi fantascientifico per i macchinari e le attrezzature presenti al suo interno. Il camice bianco ottico, gli occhiali protettivi e i guanti erano macchiati a causa del liquido giallastro prelevato un paio d'ore prima e per il sangue dovuto all'autopsia appena eseguita. Aveva notato che i muscoli di tutto il corpo erano rigidi ed era una cosa insolita considerando che non si trovava ancora in uno stato di rigor mortis. I suoi occhi iniziarono a fissare le labbra ormai bluastre e qualcosa cliccò nella sua mente. Una forte e mantenuta contrazione muscolare collegata alle labbra cianotiche indicavano asfissia e, per confermare la sua ipotesi, analizzò il campione di liquido con un potente spettrometro di massa. In pochi minuti, esso mostrò i risultati e la sostanza non era nient'altro che la stricnina. Essa aveva l'effetto di indurre forti spasmi muscolari fino a creare una sorta di rigidità e impedire la respirazione. Senza un antidoto, la morte era lenta e dolorosa e la vittima era completamente cosciente, cosa che rendeva la morte più cruenta e disumana. Inoltre, insieme alla neurotossina, erano presenti delle scaglie riconducibili a un rettiliano scappato da Fort Rozz. La suoneria del cellulare ruppe il silenzio che regnava da ore nel laboratorio e, dopo essersi tolta velocemente i guanti di lattice, Alex rispose.

"Sawyer, sentivi per caso la mia mancanza?" Disse istintivamente con tono leggero e provocatorio. Sentì l'altra ridere di gusto per la sfumatura della sua voce e, persino il dio in cui non credeva sapeva quanto amava quel suono.

"Ovviamente sì, Danvers. E per rispondere all'altra domanda che stai per farmi, mi sto ammorbidendo." Rispose con tono divertito. La Maggie Sawyer di qualche mese prima avrebbe mentito od omesso la cosa ma, considerando i loro trascorsi, entrambe avevano imparato ad odiare le menzogne perché, anche se dette in buona fede, portavano solo danni. 

"Come... ma perché me lo chiedo? Tra un quarto d'ora da Noonan's e non fare tardi, potrei andarmene via con un'altra mora." Affermò con tono atto a stuzzicare la detective. Nel periodo in cui aveva sperimentato con altre donne, aveva visto lo sguardo pieno di gelosia di Maggie quelle rare volte in cui aveva un appuntamento in quello che era diventato inconsapevolmente il loro bar. Senza darle nemmeno il tempo di rispondere, Alex chiuse la chiamata e indossò gli abiti da civile. Non poteva presentarsi ad un appuntamento, specialmente al primo, con l'uniforme sporca di sostanze dall'aspetto e dall'odore nauseabondo. Si diresse con velocità moderata verso la sua destinazione in sella alla sua Ducati nera, aveva decisamente i nervi a fior di pelle per la paura di rovinare ogni cosa e voleva evitare di finire all'ospedale a causa di essa. Poco prima di arrivare al locale, intravide un piccolo ma vivace negozio di fiori e si fermò, parcheggiando il suo veicolo a due ruote. Guardò la porta decorata con fiori ornamentali, indecisa se entrare o meno. Non aveva mai portato dei fiori alle donne con cui Kara le aveva procurato un appuntamento, quindi non sapeva proprio come comportarsi. Era come tornare adolescenti sotto quel punto di vista, o almeno l'adolescenza che non aveva vissuto perché era troppo impegnata nel dimostrare di essere la figlia e la sorella perfetta. Raccolse tutto il coraggio che aveva in corpo e spinse la porta, entrando nel negozio. Nonostante le piccole dimensioni, era pieno di fiori stupendi e colorati, in pratica una gioia per gli occhi. Non sapeva proprio cosa prendere perché, sfortunatamente per lei, non conosceva il linguaggio dei fiori. Era talmente rapita dalla grande varietà delle infiorescenze lì presenti da non accorgersi di cosa le accadeva intorno.

"Signorina, le posso dare una mano? Cerca qualcosa in particolare?" Le chiese una donna sulla trentina e dai lunghi capelli ramati. Aveva un sorriso amichevole, non uno tirato come quello di molti commessi. Cercò di rispondere ma, sorprendentemente, non riuscì a dire una parola. Il suo sguardo saettò nell'angolo delle rose, dove ne erano presenti diverse qualità, alcune dai colori molto insoliti e rari.

"Se mi permetti, e ti do del tu perché abbiamo la stessa età, io eviterei le rose perché possono essere considerate troppo banali. Non stai certamente cercando qualcosa per un'amica, altrimenti avresti dato un'occhiata ad altri fiori come le margherite. Io direi che questi facciano al caso tuo." Disse la donna con tono esperto. Si diresse verso un angolo particolarmente soleggiato del negozio e tornò dopo qualche minuto con un modesto mazzo di fiori. Rispetto alle rose, avevano un colore più vivace, erano infatti di un rosso intenso con delle striature bianche e presentavano sei petali. Porse la composizione all'agente del DEO e continuò a parlare, dato che non era ancora in grado di proferire parola.

"Vedi, questi sono amaryllis. Sono simbolo di eleganza, fierezza e di amore timido. Sono perfetti per chi si deve dichiarare e in ogni caso sono molto apprezzati per i loro colori. Sono certa che la persona a cui li regalerai sarà felice." Continuò la fioraia sorridendo. Alex strinse il mazzo tra le mani cercando di non farlo cadere, alzando lo sguardo fino a incontrare quello nocciola della donna. Era nervosa e il fatto di essere stata praticamente psicoanalizzata da una fioraia non la aiutava per niente. Come diamine faceva a saperlo? Non credeva nei sensitivi da brava scienziata qual era.

"Come diamine hai fatto a capirlo?" Domandò con un tono che rifletteva perfettamente il suo stato d'animo. Cercò con tutte le sue forze di sostenere lo sguardo della rossa che, vedendola in quello stato, le sorrise soprattutto per alleggerire la tensione.

"Semplicemente perché tanti anni fa ero nella tua stessa situazione. Però ero molto più giovane e nessuno ha pensato che volessi comprare un fiore per la mia ragazza dell'epoca e così mi sono ritrovata fra le mani una rosa di colore rosa, che nel linguaggio dei fiori significa amicizia. E non credo che tu voglia fare il mio stesso errore." A quelle parole, Alex pagò e uscì dal negozio senza nemmeno farsi dare il resto. Trovava ancora inconcepibile e strano il modo in cui la donna avesse capito cosa stesse cercando e in più di due anni al DEO credeva di averne viste di cose strane. Sospirò e sentì il tiepido sole scaldarle il viso, cercando di calmarsi. Entrò da Noonan's e vide una piccola figura familiare seduta a un tavolo che si trovava in un angolo appartato del locale e le sorrise. Nascondendo il modesto mazzo di fiori dietro la schiena, si avvicinò ad esso ma non si sedette. Maggie la scrutò confusa, notando l'evidente nervosismo di Alex ma non disse nulla, limitandosi nel sorriderle nel modo più solare possibile. L'agente del DEO, rassicurata da quel gesto familiare, le porse timidamente l'omaggio floreale e lasciò andare un sospiro di sollievo non appena la detective lo prese per poi posarlo sul tavolo.

"Io direi che tu ti stai ammorbidendo, Danvers. E gli amaryllis sono proprio da te... da noi. Amore timido, fierezza ed eleganza, sempre se non ricordo male." Per l'ennesima volta in quella giornata, Alex si sentì come se qualcuno le avesse rubato le parole di bocca. Annuì e si sedette, aspettando che la mora facesse lo stesso. Dopo diversi tentativi, riuscì a mormorare qualche parola. In tanti anni nessuno l'aveva ridotta in quel modo, solo la detective ci era riuscita.

"Sawyer, chi è la nerd in questo caso?" Le domandò ridendo di gusto e lasciando che la tensione le scivolasse di dosso come acqua. Lentamente intrecciò le dita alle sue e le rivolse un sorriso timido, ricambiato subito. Attorno a loro si creò una metaforica bolla che le estraniava dal mondo, uno spazio in cui nessuno avrebbe potuto disturbarle. I loro occhi erano come incatenati e si guardavano come se non esistesse niente di più bello su quella Terra. Maggie fece per rispondere ma non rumore simile a quello di un cavallo al galoppo la interruppe ed Alex, impaurita, allontanò rapidamente la mano.

"Alex, pensavo che dovessimo pranzare insieme ma non ti ho trovato nel tuo ufficio. Detective Sawyer, è un piacere vederla. Posso sapere cosa la porta qui?" Chiese alle due passando da un tono caldo ad uno freddo, aggiungendo un sorriso tirato non appena vide la latina. Per la seconda volta di seguito, la detective fu interrotta ed Alex prese la parola.

"Scusami Kara, è solo che dovevo riferire in fretta alla detective Sawyer i risultati delle analisi. Il colpevole è un rettiliano ma non posso dire altro. Dai, pranzeremo insieme un'altra volta." La kryptoniana annuì incerta a quelle parole e uscì dal locale, volando verso la base del DEO dopo aver trovato un vicolo in cui mettersi il costume.

"Immagino che anche per me sarà per un'altra volta, vero Danvers?" Chiese la detective con un tono leggermente deluso e alzandosi dopo aver preso tutte le sue cose, incluso il mazzo di amaryllis. Fece per andarsene ma Alex la trattenne prontamente per il polso.

"Sawyer, dopo tutto il tempo che ti sono venuta dietro, non potrei mai lasciarti andare in questo modo. La cosa è rinviata solo di qualche ora, fatti trovare pronta a casa tua per le otto di stasera e ricordati di mettere qualcosa di caldo. Ti passo io a prendere." Dicendo così, l'agente del DEO uscì velocemente, confondendo ancora di più la detective della scientifica che, dopo qualche minuto passato a fissare i mattoni che componevano il muro di Noonan's, si diresse sbuffando verso la centrale perché aveva un sacco di rapporti da completare.




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"Kara, te lo ripeto un'altra volta. Maxwell Lord mi ha detto di mettermi qualcosa di caldo perché vuole portarmi a fare un giro sul suo aereo privato. Quindi niente vestiti o cose del genere anche perché si tratta di un appuntamento di lavoro." Disse Alex con tono scocciato mentre riponeva senza nessuna cura il grande numero di abiti blu e neri che Kara aveva tirato fuori dal suo armadio. Uno fra questi era talmente vecchio che credeva di averlo indossato al ballo della scuola, quello che aveva passato a bere da sola mentre la sua ex miglior amica era avvinghiata al quarterback della squadra di football.
"Ma Alex, sai come si dice. Chi bella deve apparire un po' deve soffrire, anche se l'appuntamento è di lavoro e soprattutto con Maxwell Lord. Poi perché il DEO ha bisogno di lui? E non ci può andare Vasquez?" Chiese Kara velocemente e con tono insistente. Una caratteristica della kryptoniana era il suo essere insistente e questo spesso non bastava per far cedere Alex. Allora metteva il broncio e, in quel momento, qualsiasi essere vivente dotato di sentimenti acconsentiva alle sue richieste. Per evitare che ciò succedesse, l'agente cercò di evitare il suo sguardo percorrendo l'enorme salotto a grandi passi e dirigendosi verso la sua camera minimalista. Aprì il suo armadio rosso carminio, unica nota di colore in quella stanza bianca e nera, tirando fuori un giubbotto di aviatore in pelle che l'avrebbe sicuramente tenuta al caldo, dei jeans neri e attillati, un maglione blu elettrico e degli anfibi neri. Nonostante le proteste di Kara, si vestì e le porse un arricciacapelli, sedendosi sul letto.
"Il DEO vuole sapere se è in qualche modo coinvolto con il CADMUS, vista la sua riluttanza verso gli alieni. Vado io al posto di Vasquez per diversi motivi. È sposata e più di una volta sua moglie mi ha fulminato con lo sguardo solo per averle rivolto la parola. E poi Maxwell Lord ha esplicitamente detto di avere un debole per me, sarà più facile estorcergli un'informazione”. Le rispose in modo esaustivo e convincente, vedendola annuire mentre finiva di farsi arricciare i capelli. La sentì poi borbottare qualcosa in kryptoniano e, a giudicare dal tono, dedusse che si trattasse di una parolaccia. "Va bene, mi fido di quello che dici. Ma basta un fischio e verrò a salvarti in un millisecondo, avrò sempre il superudito attivato." Affermò la supereroina con un tono che rivelava una vena di preoccupazione che le veniva ormai spontaneo provare, soprattutto dopo aver visto più volte crollare sua sorella. Alex annuì a quelle parole e le sorrise, facendole intendere che aveva capito e memorizzato ogni singola parola. Non avrebbe avuto bisogno dell’aiuto di Kara, anzi, probabilmente quella era una delle poche volte che non la voleva al suo fianco, soprattutto dopo la scena accaduta poche ore prima da Noonan’s. Prese le chiavi e, come se fosse posseduta dal dio della velocità, si diresse verso la sua amata moto e montò in sella, assicurandosi di allacciare bene il casco. Iniziò a dare potenza al motore e sorrise sentendo il suo piacevole ruggito, quasi rilassandosi sentendo quel familiare suono. Spinse un’ultima volta sull’acceleratore e partì, diretta verso l’appartamento della detective che sorprendentemente si trovava poco lontano dal suo. Per questo dettaglio poco trascurabile, procedette quasi a passo d’uomo poiché aveva certamente bisogno di rilassarsi per non permettere alla sua paura e al nervosismo di prendere il sopravvento e farle rigettare quei pochi snack mangiati durante il lavoro. Purtroppo, nonostante la bassa velocità, arrivò in un batter d'occhio. Scese dalla moto e si diresse verso il portone del condominio in cui abitava Maggie e cercò con lo sguardo il suo citofono. Fece per premere il pulsante ma venne interrotta dal portone che si aprì, rivelando la detective in tutta la sua altezza. Indossava una giacca di pelle nera, una maglietta grigia a maniche corte, dei jeans attillati e delle converse nere, guadagnandosi un'occhiata dall'agente federale.
"Sawyer, ti avevo detto di indossare qualcosa di caldo. Non siamo a Los Angeles." Disse Alex sospirando. Le aveva chiesto di vestirsi in quel modo per un motivo ben preciso, non per sport o perché aveva semplicemente voglia di parlare. Maggie, come al suo solito, si limitò a sorridere mostrandole le fossette.
"Danvers, vengo da Blue Springs. Queste temperature sono quasi calde per me. Per caso ti preoccupi?" Le chiese ridendo di gusto. Alex, senza dire nulla, le porse un casco e montò in sella, aspettandosi che l'altra facesse lo stesso. Infatti, pochi secondi dopo, la detective le cinse la vita con entrambi le braccia. Inizialmente l'agente si irrigidì al contatto, non abituata ad esso, ma poi si rilassò. Mise in moto e partì, cercando di non distrarsi sentendo il corpo di Maggie contro la sua schiena. Il vento freddo sferzava le sue poche parti scoperte, facendola concentrare unicamente sulla strada da percorrere. Contò i chilometri che le allontanava dalla meta, le luci della città si diradavano sempre di più fino a venire sostituite da quella delle stelle. Alex si fermò e si tolse il casco, inspirando a pieni polmoni l'aria del luogo in cui erano arrivate. La detective scese dal veicolo a due ruote non appena capì che la destinazione era stata raggiunta. Si trattava di una collina a diversi chilometri da National City e circondata dal verde, da cui il cielo stellato era perfettamente visibile. Un brivido di freddo fece tremare la mora detective, cosa che non sfuggì ad Alex.
"Sawyer, che dicevi prima riguardo alla temperatura? Non parlo o affermo alcune cose se non è necessario." Disse sospirando e avvicinandosi a lei. La abbracciò da dietro per scaldarla perché con la sua altezza poteva ripararla dal vento gelido, sentendola emettere un sospiro di sollievo. Poggiò il mento sulla sua spalla e strinse le mani sulle sue per riscaldarla.
“Danvers, diciamo che volevo fare ancora più impressione su di te. Per quanto riguarda l’ultima cosa, diciamo che in questi mesi hai dimostrato una certa parlantina, soprattutto quando parli di me con chiunque. E questo lo so soprattutto grazie a tua madre.” La detective disse ridendo. Alex si morse il labbro per le sue esclamazioni e decise di cambiare rapidamente argomento, spostando l’attenzione sul vero motivo della loro presenza in quel luogo.
“Vedi quelle due stelle così lontane ma che sono parallele? Quelle sono Altair e Vega. La leggenda narra che Vega era figlia dell'imperatore di Cina e faceva la tessitrice. Un giorno conobbe un mandriano di nome Altair ed entrambi si innamorarono perdutamente. Quando pero' l'imperatore si accorse di questa storia d'amore la ostacolò fino all'estrema conseguenza di far uccidere sia la figlia che il pretendente, per salvare l'onore del regno. Le stelle che dal cielo vegliavano sugli umani, provando un profondo risentimento per questo crudele gesto dell'imperatore, decisero di trasformare i due giovani in stelle. Purtroppo le due stelle Vega ed Altair rimasero separate da un immenso fiume, la Via Lattea, e solo un giorno all'anno questo immenso fiume fu' reso attraversabile da un grandissimo ponte formato dagli uccelli, che consente ai due giovani amanti di incontrarsi per una notte all'anno. Infatti se noi guardiamo il cielo in direzione di Vega e Altair notiamo, in una notte particolare del calendario giapponese, una striscia scura che interrompe la via Lattea, simile ad un ponte fra le stelle Vega e Altair.” Le disse indicando con un dito le due stelle della leggenda. Maggie ascoltò il breve racconto della scienziata e osservò rapita le due stelle così lontane, vedendole sotto una luce diversa, forse per la sfumatura romantica ma pur sempre tragica della leggenda.
“Te l’ho già detto, sei veramente una nerd. Ma non credevo che avessi un lato così romantico e devo ammettere che sai veramente sorprendere le donne, Danvers. Chi lo avrebbe mai detto di una novellina.” La detective, dopo queste parole, si girò verso l’agente governativo e, dopo aver preso il suo viso fra le mani, la baciò dolcemente. Si mise in punta di piedi per ridurre la distanza fra le due e la donna dai capelli corti la avvicinò a sé per il bacino. Le sue mani scure si spostarono fra i corti capelli, cercando di aumentare sempre di più il contatto fra di loro. Il modo attorno a loro fu come dimenticato, ignorando ogni fonte di rumore. Purtroppo, questo non giocò a loro favore.
“Alex, volevo vedere come te la cavavi e Winn mi ha detto che ti trovavi qui. Sei scappata fino a qui perché Maxwell Lord è stato viscido, mi dispia-” Disse la kryptoniana volando poco sopra le loro teste. Non ci volle molto prima che realizzasse cosa stesse accadendo sotto i suoi occhi e si coprì la bocca con le mani, nascondendo un piccolo sorriso al vedere la dolce scenetta.
“Kara, ti avevo detto che mi sarei fatta sentire io. Non c’era bisogno di-” Si interruppe dopo aver realizzato con che parola avesse iniziato la frase. Aveva appena rivelato l’identità di sua sorella dopo averle rimproverato più volte il fatto di non riuscire a mantenere un segreto del genere. . Si morse il labbro inferiore e non fece altro che guardare la bionda negli occhi che, capito ciò che Alex volesse comunicarle, sfrecciò nel cielo notturno fino a confondersi con le luminose stelle.
“Kara, eh? Tempo fa pensavo che steste insieme.” Esclamò la latina sorridendole. Alex cercò di dire qualcosa ma Maggie, non volendo repliche, le posò le mani sulle spalle e posò le labbra sulle sue. Forse avrebbe potuto lasciar stare Kara per quella volta.





















 
   
 
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