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Autore: bluemermaid1999    11/12/2016    0 recensioni
L'Istituto è quello di sempre: statuario e magnifico, con il suo via vai di Cacciatori da tutto il mondo. Ma cosa succederebbe se i ruoli fossero invertiti? Se Clary e Simon fossero i cacciatori e i Lightwood e Jace i mondani? Scopriamolo...
Buona lettura
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Alec Lightwood, Clarissa, Jace Lightwood, Simon Lewis, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo
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< E così c’è anche gente interessante in quella scuola >, esclamò Cassie dopo che la rossa ebbe finito di raccontare gli avvenimenti del giorno. Quando era ricomparsa era molto stanca, quasi pallida ma il tè che la lupa ke aveva preparato grazie alle erbe di Magnus le era stato d’aiuto. Era una delle poche cose che si ricordava di sua madre. Ne preparava sempre una caraffa quando lei e suo padre tornavano dalla corsa nei boschi. La loro casa era immersa in un bosco. Non era molto grande, ma comunque spaziosa per loro tre. Ed essendo isolata non avevano paura che i mondani li venissero a cercare. Potevano trasformarsi e cacciare quando volevano. A Cassandra mancavano tanto i suoi genitori. E li avrebbe vendicati. A qualunque costo.

Ma le priorità ora erano altre. Dovevano trovare Dearis e Meliorn. In più la comparsa di questo Calem era sospetta.

< Non è normale che ci siano Nascosti nella scuola. Dovremmo scoprirne di più >, disse Magnus pensieroso. 

< A quello ci posso pensare io. Nonostante fossi una Shadowhunter aveva una certa simpatia per me >, rispose la rossa.

< Magari potresti conquistarlo con i tuoi metodi. Se funziona con i demoni dovrebbe funzionare anche con gli Nascosti. E poi le fate sono naturalmente attratte da sangue demoniaco ed angelico >, concluse Simon. 

Cassandra prese il foglio di carta con quello strano disegno. Non aveva mai visto nulla del genererà sperava che il branco dei Lotue l’avrebbe potuta aiutare. Sarebbe partita di lì a poco, il tempo di preparare la borsa. 

< Cassandra hai ancora un po’ di quel sangue, era davvero buono >, disse Simon alzandosi. 

< Certo cadaverino, è in freezer. Un uccellino mi ha detto che ti piace ghiacciato. Portami anche una di quelle bistecche fresche >, rispose lei facendogli cenno di andare in cucina. 

Non sapeva secondo quale legge naturale, ma quel vampiro stava cominciando a piacerle. Non era altezzoso come gli altri e non le creava problemi. 

Simon ritornò con una bistecca che lei fece a pezzetti e iniziò a mangiare con gusto.

< Mi è venuta un’idea >, disse Magnus. < Quale modo migliore di conoscere meglio il nostro Seelie se non con una festa? La possiamo organizzare nel mio attico a Brooklyn, sperando che Church non sia troppo arrabbiato per la mia lunga assenza >, disse Magnus.

< Perché no, possiamo mettere dei volantini a scuola e farla domani sera. Grande festa in Casa Bane. D’altronde chi non vorrebbe venire ad una festa a Brooklyn in un attico gigante con alcool a volontà >, disse Clarissa eccitata.

Magnus fece vorticare le dita in tondo fino a che non comparvero sul tavolo dei volantini pieni di glitter blu. 

Intanto Cassie aveva finito di mangiare. Prese la tracolla dalla sedia e si mise i volantini in borsa. 

< Ci penso io a distribuirli intanto che vado, ci vediamo dopo >, disse lei iniziando ad uscire.

< Aspetta bellezza >, disse Magnus facendole comparire una collana al collo. < Questa servirà in caso succedesse qualcosa, torna presto >.

Toccandosi la collana Cassandra si chiuse la porta alle spalle. Iniziò a correre e presto le gambe si trasformarono in zampe e nell’aria risuonò un ululato.

 

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Dopo aver scoperto tutto quello che la madre aveva fatto, Jace non le aveva più voluto rivolgere la parola. Sapeva che quello che i ragazzi stavano facendo era sbagliato, ma in un certo senso sicuramente non se l’erano passata bella e avevano le loro ragioni.

Jonathan non aveva preso per niente bene che il padre fosse ancora in vita e che Jocelyn non gli avesse detto niente. In quanto a Clary e gli altri, era stato abituato a pensare che i Nascosti fossero esseri inferiori, quindi non provava empatia o qualsiasi altro sentimento positivo nei loro confronti.

Il biondo si trovava da solo nella sua camera. Solo un raggio di luna illuminava la stanza. Vederla gli aveva fatto uno strano effetto. E quando l’aveva afferrata. Non sapeva che cosa gli fosse preso, cosa volesse dimostrare. Prese tra le mani il ciondolo che gli aveva messo al collo prima di andarsene quella volta. Voleva chiamarla. Parlare con lei, ma sapeva che non era possibile. Non gli era permesso. Sua madre non voleva che la vedessero. Ma in fin dei conti lei non era nella posizione di dargli ordini dopo tutto quello che aveva fatto. O meglio che non aveva fatto. 

Lo strinse tra le mani. Non sapeva esattamente cosa fare. Chiuse gli occhi e pensò il suo nome. Sentì la finestra sbattere e aprì di scatto gli occhi. Guardò la stanza in penombra. Non la vide. Pensò che era ora di aggiustare quella maledetta finestra. Si alzò per chiuderla. Le tende bianche svolazzavano mosse dal venticello freddo. 

“ E’ bella non è vero?”, disse una voce da fuori. Jace sobbalzò. Era lì. Si sporse fuori. Era seduta su un davanzale poco sopra la finestra. Guardava la luna, i raggi rendevano il suo viso ancora più pallido. 

“Hai fatto in fretta”, disse cercando di non far trasparire la sua sorpresa. Si aspettava che avrebbe fatto una delle sue entrate ad effetto, ma comunque era molto sorpreso.

Uscì dalla finestra e facendo attenzione a non cadere si sedette vicino a lei. Clary si girò a guardarlo. I suoi occhi erano come al solito impari. Le ali erano scomparse in una nube di fumo lasciando solo due fori nella canotta. 

“Non mi aspettavo saresti arrivata così in fretta”, disse guardandola. 

“Neanche io mi aspettavo che mi avresti chiamato fratellino”.

“Volevo chiederti scusa per oggi. Non so cosa mi sia preso”. La rossa sorrise leggermente.

“Ti è andata bene che te la sei cavata con uno scivolone. Saresti potuto finire facilmente contro il soffitto”. Jace non seppe cosa rispondere. “Comunque perché volevi vedermi? Non penso che la mia visita sia molto gradita da queste parti”, continuò lei. 

“Non lo so in realtà. Tutte le cose che ho scoperto ultimamente mi hanno mandato in confusione”, disse lui. Dai buchi delle ali traspariva una cicatrice. Era grossa probabilmente causata anni prima. 

“E’ uno dei ricordi di nostro padre. Tu hai quelli di quando eravate in famiglia, io segni corporei per non dimenticarlo mai”, disse lei con un sorriso amaro mentre tornava a guardare la palla argentata che rischiarava la notte. 

“Mi dispiace”, disse solo lui.

“Io non lo farei se fossi in te”, disse lei. 

“Non capisco…”, rispose lui con sguardo interrogativo.

“Non parlavo con te”, disse lei. “Esci tu o vengo io?”.

Jace la continuò a guardare stranito. Ad un certo punto sentì un fischio fendere l’aria. Era un pugnale che si bloccò in aria cadendo ai piedi di Jace. La rossa scomparve. 

“Dove sei?”, disse lui guardandosi intorno.

“Qui”, disse lei apparendo poco dietro a lui. Jace si girò di scatto, spaventato. La vide con le ali chiuse davanti a sé, il viso e il busto nascosto dalle fitte piume. Quando le aprì la vide a gambe incrociate che teneva tra le braccia il fratello, bloccandogli le braccia dietro alla schiena con una mano e trattenendogli la gola con l’altro braccio. “Una cosa che davvero non capisco è perché dobbiate sempre cercare di intrappolarmi. Me lo aspettavo da Jocelyn e lui, che ormai è stato traviato dalla vostra mammina, ma da te Jace. Sono davvero delusa. Mi sembra di essere stata per abbastanza tempo una cavia da laboratorio, no?”, disse lei gelida, l’iride nera che brillava con sfumature rosse. 

“Aiuto”, sussurrava con un fil di voce John cercando di divincolarsi. 

“Clarissa io non c’entro niente lo giuro!!”, urlò Jace. 

“Come no… addio ragazzi. Statemi bene e imparate che ci vuole più di questo per metterci sotto. Provate a mettervi contro di noi ancora una volta e non sarò così buona”, disse lei ferendo con un’unghia la guancia dell’albino. Poi fece un salto abbandonandolo sul tetto e volò via. Jace diede un’occhiataccia a Jon e rientrò nella sua camera. Prese la giacca e iniziò a correre nella direzione che aveva preso la rossa. 

…Ma non era una bella idea per un mondano andare in giro da solo a quell’ora della notte…

   
 
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