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Autore: Unintended6    11/12/2016    1 recensioni
Anche questa giornata è terminata. Ma a Baker Street stasera tira un'aria diversa. Tra la stanchezza e la calma, uno sguardo aiuta a far emergere sentimenti da tempo, troppo tempo, tenuti nascosti da entrambi.
One shot.
Ambientazione 221B Baker Street, Londra.
Tempo non definito.
Johnlock.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Erano seduti, ognuno sulla propria poltrona, e sorseggiavano un the. Come quasi tutte le sere, o almeno quando non erano tanto sommersi dal lavoro da dover continuare fino a tardi, erano l'uno di fronte all'altro. 
Finito il the, John prese il suo pc per riportare sul blog l'ultimo caso, mentre Sherlock si mise comodo sulla poltrona e socchiuse gli occhi. Ormai la loro fama li precedeva ovunque andassero. Ormai tutti conoscevano Sherlock Holmes e John Watson. Avevano una reputazione internazionale ed erano i primi ad essere contattati per risolvere i casi, a volte anche prima di Scotland Yard.
Non capitava spesso come i primi tempi di avere una serata tranquilla senza casi complicati da risolvere. 
John tirò un sospiro di sollievo: pensò che la giornata era finalmente finita e che se ne prospettava un'altra altrettanto pesante, se non di più. Dopo aver riletto ciò che aveva scritto e apportato le modifiche che riteneva necessarie, pubblicò il caso del giorno. 
Chiuse il portatile e sprofondò nella sua poltrona. Qualcosa però appariva diverso dal solito. O meglio qualcuno. Sherlock. Era taciturno e sembrava pensieroso.
Lo osservò per qualche minuto. A forza di stare a stretto contatto con lui, iniziava a capire i suoi ragionamenti e a fare le sue deduzioni. Non al suo livello ovviamente. Ma se la cavava piuttosto bene. 
Entrando nella sua ottica, iniziava a vedere le persone come libri, più o meno facili da leggere: riusciva a dedurre che lavoro facessero o cosa avessero mangiato a colazione dai piccoli dettagli, dai particolari che la gente "comune", a detta di Sherlock, ignorava perché, secondo il detective, guardava ma non osservava.
Ma con Sherlock non ci riusciva quasi mai. O meglio, per quanto si sforzasse era come leggere un libro con tutte pagine bianche. Riusciva sempre a mantenere quel tocco di mistero, nonostante ormai si conoscessero e lavorassero insieme da tempo. 
Lo osservava mentre era seduto con gli occhi socchiusi e la testa leggermente all'indietro. La pelle chiara, gli zigomi pronunciati, quei ricci scuri. 
Doveva ammetterlo, era un bell'uomo e ancora non si capacitava del perché non avesse un'orda di donne ai suoi piedi. Anzi del motivo per cui non si curasse di loro, dato che c'erano parecchie ragazze interessate ad un tipo così affascinante e misterioso. Forse veramente non era interessato alle donne.
John non sapeva esattamente come fosse arrivato a quelle conclusioni o come fosse arrivato ad osservarlo così attentamente, seguendo ogni curva del suo viso e dei suoi capelli. Era quasi ammaliato. Diamine se lo era.
Quando Sherlock aprì gli occhi, era come se John li stesse fotografando nella sua testa, quasi per paura di poterseli dimenticare. 
Sherlock era stranamente più stanco del solito. Si accorse che John aveva lo sguardo fisso da qualche minuto, sembrava che guardasse proprio lui. Si sistemò meglio sulla poltrona, dato che iniziava ad avvertire fastidio alla schiena per la posizione, e notò che lo sguardo di John si era mosso con lui. Sembrava quasi ipnotizzato dal suo volto. Ma era stranamente piacevole per il detective vedere che lo guardasse in quel modo, non aveva mai creduto di avere necessità di attenzioni da qualcuno. Forse in fin dei conti il suo cuore non era del tutto inesistente, sentiva e riusciva a contare i suoi battiti. E stavano accelerando.
Fu un istante, qualche secondo. Gli sguardi dei due si incontrarono. 
Fino a quel momento si era mantenuto un confine, un limite, oltre il quale nessuno dei due si era spinto. Ma in quel momento quella linea sottile non esisteva più. Il sociopatico iperattivo, come amava definirsi lui, e il medico militare erano più vicini che mai. 
In un attimo ciascuno dei due poteva sentire il respiro caldo dell'altro. La distanza tra loro ormai era quasi inesistente.
Sapevano entrambi che il rapporto tra loro andava oltre ad una semplice amicizia e convivenza. Da quando si erano conosciuti erano rimasti colpiti l'uno dall'altro. Uno dal soldato con una vasta gamma di maglioni e uno zoppicare psicosomatico, l'altro dal consulente investigativo con il cappotto che rende ancora più evidenti i suoi zigomi. 
In quel momento a nessuno dei due interessava il passato. Erano concentrati sul presente, su quello che stava succedendo al 221B. I rumori di Londra, del traffico, della pioggia sulle finestre non erano mai stati così silenziosi. La distanza si ridusse totalmente a zero quando le loro labbra si unirono in un bacio dolce, misto a sentimenti repressi da qualche tempo. 
Era come se tutti i tentativi da parte di entrambi di mantenere solo un'amicizia fossero stati vani. Ciascuno si rese conto che l'altro, nel profondo del cuore, provava qualcosa per lui. Forse non poteva essere definito amore, forse era solo un'attrazione di tipo fisico. O forse quel bacio era qualcosa che sarebbe dovuto succedere tempo prima, ma che era stato rimandato per troppo tempo. Sapevano entrambi che un giorno o l'altro sarebbe successo, nonostante la salda convinzione di John di non essere gay e quella di Sherlock di non avere un cuore.
  
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