Ero stanca, assonata e irritata; "Nonostante avessi ripetuto mille volte al mio capo che domani avrei avuto scuola, ho comunque finito a mezzanotte di lavorare!" pensai tra me mentre uscivo dal Cafè in cui lavoravo. L'aria era gelida nonostante fossimo ad aprile, così fredda che dovetti portare le mani alla bocca per scaldarle. Decisi di incamminarmi velocemente verso la stazione più vicina. Durante il tragitto non facevo altro che girarmi intorno e tenermi stretta la borsa, la prudenza non è mai troppa quando si è da soli a tarda notte nel centro di una città come Tokyo. Arrivata in stazione feci in tempo a prende l'ultimo treno per il quartiere di Nerima, dove abitavo. Salì e mi sistemai sul un piccolo sedile, il vagone era quasi vuoto. Affianco a me un vecchietto che puzzava tremendamente d'alcool addormentato, davanti invece una signora con un libro, mi persi a cercar di leggere il titolo, senza successo. Il viaggio sembrava interminabile, di solito il tempo volava quando tornavo a casa, ma purtroppo mi ero dimenticata le cuffiette e con ciò non potevo distrarmi ascoltando della musica. Presi comunque il telefono e feci scorrere i vari messaggi di Ichigo, tutti iniziavano con un "Dove cazzo sei finita?" Ichigo era mia sorella, ma più che mia sorella era la mia migliore amica.
Io e Ichigo a causa della perdita dei nostri genitori prematuramente andammo a vivere in campagna dai nonni, per diversi anni le nostre giornate furono solo prati verdi, spensieratezza e gioia. Ma avendo 6 anni di differenza Ichigo decise di ritrasferisi a Tokyo per trovare lavoro e cosi decise di crescermi lei e andammo a vivere da sole. Era la mia forza e io la sua. Eravamo inseparabili.
Mentre pensavo al mio passato da contadinella sentìì un grosso peso piomabardi dritto sul seno, era il vecchietto che addormentato si era afflosciato addosso a me, riuscii solo a dire " Pure questo? cazzo." con un dito cercai di spostare la testa del signore appogiandogliela contro lo scorrimano vicino, mentre affrontavo questa impresa a dir poco sgradevole, a pochi metri da me sentii una risata maschile, mi girai e accigliata dissi " Che c'è ti fa tanto ridere?" il ragazzo prese a ridere più forte. Aveva dei capelli neri, ma non vedevo altro a causa della cuffia e della sciarpa che gli copriva metà volto. 
Si avvicinò a me non appena le porte del treno si aprirono e ridendo mi disse " Grazie per avermi rallegrato la serata, Nene-chan!" 
Spalancando la bocca non riuscii a emmettere nessun suono, come sapeva il mio nome? E soprattutto chi era quel ragazzo?
Uscendo dalle porte però, mi accorsi che sul tappettino c'era una tessera studentesca la raccolsi e rimasi pietrificata.
Iwane Kimura.
2 anno.
Classe C.
Il ragazzo più popolare della mia scuola.


Commenti dell'Autrice
Scusate se forse il primo capitolo risulta un po' cortino -Sigh-
Ma volevo lasciare un po' di suspence e non dire tutto subito.
Spero vi piaccia come idea, soprattutto perchè non voglio riprodurre la solita storia shoujo.
In questo racconto ci saranno colpi di scena, divertiemento e romanticismo. Inoltre più avanti nella storia credo che inserirò anche il punto di vista di Iwane, ma solo in determinate situazioni che si creeranno.
Lasciatemi tante recensioni e consigli per far si che la storia si sviluppi nel miglior modo possibile e per farmi crescere anche da punto di vista lessicale.
Stay Tuned.
A.