Capitolo 1
Era il primo di una lunga serie di giorni che Chiarastella
avrebbe dovuto passare in quella villa sul lago di Garda. Avrebbe dovuto
passare le vacanze dagli zii che non conosceva, questo significava non passarle
con i suoi genitori per la prima volta ed Chiarastella li abbracciò entrambi
prima di veder sparire la loro carrozza in fondo alla strada. Respirò a fondo e
varcò la soglia del cancello con le valigie in mano. N’aveva due: una, la più grande,
conteneva degli abiti, non i più eleganti ma i suoi preferiti, mentre l’altra
conteneva libri. Chiarastella amava leggere. Leggeva libri d’ogni genere e
sorta. Arrivata al portone di quella meravigliosa casa appoggiò le valige e
suonò al campanello. Una dolce nota risuonò all’interno dell’edificio e, dopo
pochi minuti un anziano signore le aprì la porta. Si presentò come James e la
fece accomodare. Le prese le valige e la accompagnò in un’ampia stanza al piano
di sopra. Appena entrata udì il tintinnio di uno scaccia pensieri e il
gradevole profumo d’incenso, l’avvolse. L’ampia stanza era occupata da sei
persone sedute in poltrone di velluto rosso attorno ad un tavolino basso in
vetro e mogano. I quadri alle pareti ritraevano le stesse persone sedute in
fronte a lei. Appena si accorsero che era arrivata si alzarono in piedi e Chiarastella
riuscì a vederli in faccia. Un giovane sui sedici anni la attirò più degli
altri. Era alto e biondo, proprio come lei, e sembrava più grande di quello che
era realmente. Una donna minuta le venne incontro.
“Benvenuta cara, tu devi essere Chiarastella,
io sono tua zia Elizabeth e questo è mio marito Antony; lui, invece, è mio figlio Edoardo, e le tre
ragazze sono Amelia, Vittoria e Ines”. Con un gesto della mano indico ognuno di loro;
Chiarastella
memorizzò i loro nomi: era molto disordinata ma aveva una memoria di ferro.
“Piacere, sono felice di
conoscervi” disse mentre lo zio le faceva il baciamano. Chinò leggermente la
testa verso il resto della famiglia.
“Sono felice che tu sia qui”
continuò la donna “adesso le ragazze ti accompagneranno nella tua stanza dove
potrai rinfrescarti, tra un’ora ci sarà la cena durante la quale potremo
conoscerti meglio e gustare un delizioso arrosto, a più tardi”. Le ragazze la
accompagnarono all’esterno e le fecero strada ponendole numerose domande:
“Da dove vieni?” le chiese Ines, la
più grande.
“Da Venezia, in una villa sull’acqua”
le spiegò Chiarastella; era sempre stata fiera della propria dimora. La sua
casa era un’elegante villa che dava proprio sull’acqua… gli ospiti arrivavano
in casa sua attraccando la gondola nel suo cortile interno.
“Quanti anni hai?” continuò Amelia.
“Quasi 19, e voi?” chiese,
rivelando la curiosità che la affliggeva da quando sua madre le disse che
avrebbe passato le vacanze dalla zia che non aveva mai conosciuto. Dopo diverse
domande arrivarono nella stanza. Il letto era grande, sembrava un matrimoniale,
probabilmente la famiglia non era abituata ad avere una ragazza sola come
ospite. Un quadro ritraeva un paesaggio su lago certamente spettacolare,
“probabilmente non esiste un paesaggio del genere” pensò e rivolse la sua
attenzione alla scrivania aperta sulla quale era appoggiata della carta da
lettere con dei francobolli; era una scrivania di legno scuro con vari
cassetti, che Chiarastella non osava aprire. “Non era cosa sua”, pensò. S’accorse
solo più tardi che i bagagli erano stati sfatti e tutte le sue cose erano
dentro l’armadio, tutte tranne il suo diario, dove descriveva tutte le persone
che incontrava e raccontava i suoi segreti, che era appoggiato sopra il letto.
Decise di descrivere le ragazze oggi conosciute.
Iniziò dalla ragazza più grande: Ines.
< Ines ha ereditato il nome dalla nonna. Compie 17
anni il 16 settembre. È piuttosto alta e molto magra. Ha la carnagione chiara,
quasi bianca, gli occhi azzurri e i capelli neri come la pece. È carina ma non
sembra sfruttare questo suo pregio. Non si cura troppo e dice che i ragazzi
ancora non la guardano>.
“Manca qualcosa?” pensò; no, n’era
certa. “Le altre come si chiamavano? Amelia? Vittoria? Si, forse” e cominciò
con la loro descrizione:
< Amelia ha
circa 16 anni e ama dipingere. È vanitosa (almeno secondo sua sorella Ines) e
ha tutto il diritto di esserlo: ha la carnagione chiara anche lei, ha un bel
visino circondato da lunghi boccoli biondi e gli occhi azzurri. È molto
sviluppata per la sua età>
<Vittoria ha 4 anni e mezzo e somiglia una bambola
di porcellana. Ha le gote rossastre, i capelli biondi e lunghi e si porta
sempre a presso il suo orsacchiotto>.
Bussarono alla porta e Chiarastella
nascose il diario sotto il cuscino.
“Entrate pure” disse, e una
ragazza che non aveva visto prima entrò e fece un lieve inchino.
“Salve madamme, sono Bice, la vostra cameriera
personale. Gradite rinfrescarvi?” le disse tutto d’un fiato.
“Grazie Bice, volentieri” e si
fece indicare la strada verso la sala da bagno. Si sentiva un po’ a disagio in
quella casa; forse perché non conosceva nessuno o forse perché veniva chiamata “signora”
da una ragazza che probabilmente aveva la sua età.
“Signora, è troppo calda
l’acqua?” chiese la giovane donna.
“No, va benissimo così. Quanti
anni hai?” chiese curiosa.
“Ho 16 anni, signora” rispose
gentilmente Bice.
“Non chiamarmi signora, chiamami Chiarastella!
Mi fai sentire vecchia e invece ho solo un anno di differenza con te” le disse
sincera.
“ Va bene, signora… scusi, Chiarastella”
insicura Bice le rivolse un mezzo sorriso che Chiarastella le ricambiò;
Una volta tornata in camera scelse un vestito per la cena: era un abito rosa molto semplice, senza maniche e le spalline molto fine, ornato da un lungo fiocco nella schiena che scendeva con due nastri. Si fece una treccia legata con una fettuccia in tinta con il vestito e con le scarpe coordinate. Si guardò allo specchio appeso all’armadio. L’immagine riflessa mostrava una giovane ragazza slanciata anche se di bassa statura e discretamente magra, con lunghi capelli biondi che arrivavano a sfiorarle il sedere, gli enormi occhi azzurri e un portamento da principessa. Tutte quelle lezioni sulle buone maniere e sul portamento le erano servite: era la più corteggiata tra le sue amiche a Venezia, anche se molto spesso, forse troppo spesso, congedava i corteggiatori con gentilezza, e istituiva tra loro un’amicizia e nulla più, ma loro sembravano felici ugualmente e non appena ci fosse stata l’occasione la ricoprivano di complimenti. Sorrise ripensando alla sua Venezia di cui già sentiva la mancanza!
Scese le scale che la portarono
al piano terra e aspettò. Non sapeva dove fosse la sala da pranzo. In quel
momento si ricordò d’aver lasciato in camera la sua spilla e corse su per le
scale a testa bassa. Inaspettatamente urtò contro qualcosa e una mano forte la
trattenne per il braccio. Solo dopo pochi istanti si rese conto che era in
bilico sullo scalino e che la mano forte che la tratteneva dal ruzzolare era
quella di Edoardo. Riuscì a tornare in equilibrio.
“ Sei il mio salvatore, come
posso sdebitarmi?” chiese Chiarastella con voce ironica; Edoardo si fece
sfuggire una risata;
“ Che ne dici di fare una
passeggiata finita la cena? Per conoscerci meglio”. Chiarastella annuì e
insieme si avviarono silenziosamente verso la sala da pranzo.