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Autore: Bert88    21/05/2009    0 recensioni
Una serie di storie che si intrecciano, ambientate nel XIX secolo. Chiarastella, Edoardo, Bice, Ines, Amelia, Vittoria, Clelia e altri personaggi, tra cui un misterioso ragazzo v faranno innamorare dell'amore.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: Incompiuta
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Fiori di ciliegio cap 1

Capitolo 1

 

Era il primo di  una lunga serie di giorni che Chiarastella avrebbe dovuto passare in quella villa sul lago di Garda. Avrebbe dovuto passare le vacanze dagli zii che non conosceva, questo significava non passarle con i suoi genitori per la prima volta ed Chiarastella li abbracciò entrambi prima di veder sparire la loro carrozza in fondo alla strada. Respirò a fondo e varcò la soglia del cancello con le valigie in mano. N’aveva due: una, la più grande, conteneva degli abiti, non i più eleganti ma i suoi preferiti, mentre l’altra conteneva libri. Chiarastella amava leggere. Leggeva libri d’ogni genere e sorta. Arrivata al portone di quella meravigliosa casa appoggiò le valige e suonò al campanello. Una dolce nota risuonò all’interno dell’edificio e, dopo pochi minuti un anziano signore le aprì la porta. Si presentò come James e la fece accomodare. Le prese le valige e la accompagnò in un’ampia stanza al piano di sopra. Appena entrata udì il tintinnio di uno scaccia pensieri e il gradevole profumo d’incenso, l’avvolse. L’ampia stanza era occupata da sei persone sedute in poltrone di velluto rosso attorno ad un tavolino basso in vetro e mogano. I quadri alle pareti ritraevano le stesse persone sedute in fronte a lei. Appena si accorsero che era arrivata si alzarono in piedi e Chiarastella riuscì a vederli in faccia. Un giovane sui sedici anni la attirò più degli altri. Era alto e biondo, proprio come lei, e sembrava più grande di quello che era realmente. Una donna minuta le venne incontro.

“Benvenuta cara, tu devi essere Chiarastella, io sono tua zia Elizabeth e questo è mio marito Antony;  lui, invece, è mio figlio Edoardo, e le tre ragazze sono Amelia, Vittoria e Ines”.  Con un gesto della mano indico ognuno di loro; Chiarastella memorizzò i loro nomi: era molto disordinata ma aveva una memoria di ferro.

“Piacere, sono felice di conoscervi” disse mentre lo zio le faceva il baciamano. Chinò leggermente la testa verso il resto della famiglia.

“Sono felice che tu sia qui” continuò la donna “adesso le ragazze ti accompagneranno nella tua stanza dove potrai rinfrescarti, tra un’ora ci sarà la cena durante la quale potremo conoscerti meglio e gustare un delizioso arrosto, a più tardi”. Le ragazze la accompagnarono all’esterno e le fecero strada ponendole numerose domande:

“Da dove vieni?” le chiese Ines, la più grande.

“Da Venezia, in una villa sull’acqua” le spiegò Chiarastella; era sempre stata fiera della propria dimora. La sua casa era un’elegante villa che dava proprio sull’acqua… gli ospiti arrivavano in casa sua attraccando la gondola nel suo cortile interno.

“Quanti anni hai?” continuò Amelia.

“Quasi 19, e voi?” chiese, rivelando la curiosità che la affliggeva da quando sua madre le disse che avrebbe passato le vacanze dalla zia che non aveva mai conosciuto. Dopo diverse domande arrivarono nella stanza. Il letto era grande, sembrava un matrimoniale, probabilmente la famiglia non era abituata ad avere una ragazza sola come ospite. Un quadro ritraeva un paesaggio su lago certamente spettacolare, “probabilmente non esiste un paesaggio del genere” pensò e rivolse la sua attenzione alla scrivania aperta sulla quale era appoggiata della carta da lettere con dei francobolli; era una scrivania di legno scuro con vari cassetti, che Chiarastella non osava aprire. “Non era cosa sua”, pensò. S’accorse solo più tardi che i bagagli erano stati sfatti e tutte le sue cose erano dentro l’armadio, tutte tranne il suo diario, dove descriveva tutte le persone che incontrava e raccontava i suoi segreti, che era appoggiato sopra il letto. Decise di descrivere le ragazze oggi conosciute.

Iniziò dalla ragazza più grande: Ines.

< Ines ha ereditato il nome dalla nonna. Compie 17 anni il 16 settembre. È piuttosto alta e molto magra. Ha la carnagione chiara, quasi bianca, gli occhi azzurri e i capelli neri come la pece. È carina ma non sembra sfruttare questo suo pregio. Non si cura troppo e dice che i ragazzi ancora non la guardano>.

“Manca qualcosa?” pensò; no, n’era certa. “Le altre come si chiamavano? Amelia? Vittoria? Si, forse” e cominciò con la loro descrizione:

< Amelia  ha circa 16 anni e ama dipingere. È vanitosa (almeno secondo sua sorella Ines) e ha tutto il diritto di esserlo: ha la carnagione chiara anche lei, ha un bel visino circondato da lunghi boccoli biondi e gli occhi azzurri. È molto sviluppata per la sua età>

<Vittoria ha 4 anni e mezzo e somiglia una bambola di porcellana. Ha le gote rossastre, i capelli biondi e lunghi e si porta sempre a presso il suo orsacchiotto>.

Bussarono alla porta e Chiarastella nascose il diario sotto il cuscino.

“Entrate pure” disse, e una ragazza che non aveva visto prima entrò e fece un lieve inchino.

 “Salve madamme, sono Bice, la vostra cameriera personale. Gradite rinfrescarvi?” le disse tutto d’un fiato.

“Grazie Bice, volentieri” e si fece indicare la strada verso la sala da bagno. Si sentiva un po’ a disagio in quella casa; forse perché non conosceva nessuno o forse perché veniva chiamata “signora” da una ragazza che probabilmente aveva la sua età.

“Signora, è troppo calda l’acqua?” chiese la giovane donna.

“No, va benissimo così. Quanti anni hai?” chiese curiosa.

“Ho 16 anni, signora” rispose gentilmente Bice.

“Non chiamarmi signora, chiamami Chiarastella! Mi fai sentire vecchia e invece ho solo un anno di differenza con te” le disse sincera.

“ Va bene, signora… scusi, Chiarastella” insicura Bice le rivolse un mezzo sorriso che Chiarastella le ricambiò; pensò rassicurata, segnando l’acqua con un dito.

 

 

Una volta tornata in camera scelse un vestito per la cena: era un abito rosa molto semplice, senza maniche e le spalline molto fine, ornato da un lungo fiocco nella schiena che scendeva con due nastri. Si fece una treccia legata con una fettuccia in tinta con il vestito e con le scarpe coordinate. Si guardò allo specchio appeso all’armadio. L’immagine riflessa mostrava una giovane ragazza slanciata anche se di bassa statura e discretamente magra, con lunghi capelli biondi che arrivavano a sfiorarle il sedere, gli enormi occhi azzurri e un portamento da principessa. Tutte quelle lezioni sulle buone maniere e sul portamento le erano servite: era la più corteggiata tra le sue amiche a Venezia, anche se molto spesso, forse troppo spesso, congedava i corteggiatori con gentilezza, e istituiva tra loro un’amicizia e nulla più, ma loro sembravano felici ugualmente e non appena ci fosse stata l’occasione la ricoprivano di complimenti. Sorrise ripensando alla sua Venezia di cui già sentiva la mancanza!

Scese le scale che la portarono al piano terra e aspettò. Non sapeva dove fosse la sala da pranzo. In quel momento si ricordò d’aver lasciato in camera la sua spilla e corse su per le scale a testa bassa. Inaspettatamente urtò contro qualcosa e una mano forte la trattenne per il braccio. Solo dopo pochi istanti si rese conto che era in bilico sullo scalino e che la mano forte che la tratteneva dal ruzzolare era quella di Edoardo. Riuscì a tornare in equilibrio.

“ Sei il mio salvatore, come posso sdebitarmi?” chiese Chiarastella con voce ironica; Edoardo si fece sfuggire una risata;

“ Che ne dici di fare una passeggiata finita la cena? Per conoscerci meglio”. Chiarastella annuì e insieme si avviarono silenziosamente verso la sala da pranzo.

  
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