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Autore: LadyEffeMikaelson    13/12/2016    1 recensioni
Vi siete mai chiesti che fine avevano fatto Katherine Pierce e Malachai Parker? Una volta morti?
Sebbene “L’altro lato” era ormai scomparso distruggendo in modo definitivo, i mondi prigioni esistevano ancora e chi non era andato nel “ Paradiso dei sopranaturali” era stato destinato ad un mondo prigione.
Due cattivi. Rinchiusi in un mondo prigione tutto per loro. Sono loro e nessuna via di uscita, cosa succederà?
Genere: Angst, Generale, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Crack Pairing | Personaggi: Kai Parker, Katherine Pierce, Nuovo personaggio
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Prologo: L’inizio
 
21 Maggio 2015.
 
Katherine Pierce era seduta sul divano di casa Salvatore, il mondo prigione dove l’Altro Lato quasi due anni prima l’aveva spedita era una copia esatta del 2014 ormai erano mesi che era in quel mondo da sola.
Stava cercando di evitare il vizio di non parlare da sola, anche se era difficile non impazzire in quel mondo pieno di solitudine, si stava rigirando tra le dita una ciocca di capelli perfettamente i suoi adorati boccoli nel suo adorato corpo. Giovane.
Almeno in quello era stata fortunata, era come se quando era morta dopo che Stefan l’aveva pugnalata era diventata di nuovo una vampira o almeno cosi sembrava, ma poco le importava. Covava una rabbia intensa.
Poteva aver tutto se nessuno avrebbe scoperto che aveva rubato il corpo ad Elena, forse in quei secoli che aveva vagato nell’ombra scappando da Klaus doveva prendere qualche corso di recitazione e osservare bene la sua noiosa Doppelganger. A quest’ora poteva godersi sua figlia Nadia e l’amore della sua vita: Stefan, il suo stesso amore l’aveva uccisa e lei lo amava davvero da sempre, come aveva amato Elijah.
Il suo sguardo vagò nell’enorme salotto vuoto aveva deciso che quella sarebbe stata la sua casa anche se poteva avere tutte quelle che voleva, in quel mondo, in quella Mystic Falls incantata non c’era nessuno. Ogni casa, ogni negozio, ogni ristoranti come ogni bar erano vuoti, cosi vuoti che era davvero una depressione quel posto.
Avrebbe fatto di tutto per tornare alla vita reale anche se poteva costare di dire addio a Stefan una volta per tutte, ma lei, la sua vita sarebbero state sempre al primo posto come era sempre stato. Katherine era la sua maschera più forte, quella maschera che l’aveva aiutata per più di 500 anni ad scappare e a non farsi prendere mai da Klaus.
Se sarebbe rimasta la dolce e innocente, Katerina Petrova, la sua vita sarebbe stata breve qualche vampiro o qualcuno che voleva la stima di Klaus e di ogni Originale, l’avrebbe presa e Klaus l’avrebbe uccisa dopo una tortura intesa. Come lui le aveva rivelato ed aveva iniziato qualche anno prima, ma poi era riuscita a scappare fino a quando non aveva viaggiato dopo che il piano della cura era fallito e aveva trovato una strega che parlava male di lui a New Orleans.
Da quel preciso momento l’Ibrido, il suo peggior nemico, non gli aveva dato più la caccia ma la sua libertà non era durata al lungo visto che la sua Doppelganger, che avrebbe ucciso volentieri e che aveva più volte immaginato come ucciderla, gli aveva dato la cura rendendola umana. Non aveva affatto il sangue delle Petrova dentro di sé, non aveva avuto il coraggio o la forza di un vampiro per ucciderla.
Ma quello non era il problema principale avrebbe potuto vivere per anni, e poi morire, anche se non gli era piaciuta come idea si stava quasi abituando a tutto. Ma quando l’avevano servita su un piatto d’argento a Silas lì la sua morte era venuta a galla, non si sarebbe mai aspettato quel gesto da Damon, da ognuno degli eroi di Mystic Falls si, ma da Damon no.
Nonostante lui l’odiava loro due erano simili, come quando gli aveva detto come saluto, era grazie a lei che Damon era diventato cosi. Che era diventato il vero Damon, come se il vero lui era nascosto dentro di sé quando lo aveva conosciuto, subito si era accorta che Damon era come a lui. Forse, lo aveva ingannato troppo ma con lui non era mai servito fingere chi fosse anche se con Stefan era dovuta ricorrere al soggiogamento. Ma era tutta un’altra storia.
Sbuffò alzandosi dal divano, avviandosi verso il tavolino pieno di liquori versandosi un bicchiere pieno di Bourbon, almeno poteva vendicarsi bevendo ogni liquore della sua cantina. Non voleva pensare al futuro, alla sua lunga eternità in quel mondo infernale, per il momento voleva vivere il presente. Alla giornata. Come aveva sempre fatto.
« Alla salute Katherine, ad un’altra giornata conclusa in questo mondo deserto. » borbottò bevendo tutto d’un fiato il liquido ambrato.
 
Ma se in quel preciso istante, in quel preciso momento, l’equilibrio di quel mondo era stato scombussolato?
 
Kai Parker era sdraiato ancora sporco di sangue, in un fienile, lo stesso fienile dove aveva ucciso la sua gemella Jo e ogni componente della congrega Gemini, aveva perfino ucciso suo padre diventando un vampiro.
Grazie a dei amici conosciuti in un mondo prigione del 1900 o giù di lì, gli avevano spiegato che se sarebbe diventato un vampiro non avrebbe più perso i suoi poteri da stregone, sarebbe diventato un Eretico. E Kai, per diventarlo per essere più forte nonostante era il capo della congrega della sua famiglia, aveva accettato di nutrirli in modo che quando avrebbero recuperato le forze e sarebbe stato il momento sarebbero ritornati nel mondo reale.
Si svegliò di soprassalto portandosi entrambi le mani intorno al collo, era convinto che Damon gli aveva staccato la testa quando Kai gli aveva offerto di uccidere Bonnie in modo che avrebbe riavuto la sua cara e amata Elena indietro, ma a quanto pare non voleva.  Scosse lentamente la testa con gli occhi chiusi, un sorriso crudele si disegnò sul suo volto. In cosa ti sei cacciato Damon Salvatore?
Quando si sarebbe ripreso lo avrebbe ucciso questo era poco ma sicuro.
Ma poi si bloccò, guardandosi lentamente intorno, in quel fienile c’era qualcosa che non andava sebbene era lo stesso luogo che sua sorella, Jo, o doveva dire la sua defunta sorella, si stava sposando con quel Alaric ogni preparativo non c’era più. Era completamente vuoto e buio.
Si alzò lentamente barcollando leggermente all’indietro, era come se era stato abbandonato anche se non c’era un filo di polvere, che cosa stava succedendo?
Camminò a passo lento guardandosi intorno scrutando tutta la zona, non c’era niente, non c’erano le sedie. Non c’erano i corpi di ogni componente della Congrega e non c’era perfino l’odore del sangue, c’era solo l’odore di chiuso, appena arrivò alla porta la spalancò notando che nel piazzale anche esso era vuoto.
Non c’erano quei tavoli che aveva visto all’entrata e non c’erano nemmeno nessuna auto, come se quel posto fosse deserto. La mente di Kai era confusa, la sua gola bruciava dalla sete, si era nutrito poche ore prima del sangue di suo padre eppure sembrava che non beveva da settimane. Aveva perso sicuramente sangue quando Damon aveva provato ad ucciderlo, ma perché non portare via anche il suo corpo? Intendevano dare fuoco al fienile?
Camminava senza una meta precisa in strada non passava nessuna auto, era tutto deserto, sospettò che era notte fonda ed era quello il motivo per cui non c’era nessun umano che usciva. Ci mise poco tempo ad arrivare a Mystic Falls ed anche quella sembrava essere deserta, non c’era  nessuno al Grill, ricordava che le poche che era stato come cliente fino a tardi c’era il proprietario ma li non c’era nessuno. Deserto.
E fù allora che il panico ritornò, più forte di quando Bonnie Bennett lo aveva rinchiuso in quel mondo per la seconda volta vendicandosi di quando lui l’aveva lasciata lì, era stato crudele, questo lo sapeva ma lei di certo non era stata molto gentile. Non poteva essere. Non poteva essere tornato in un mondo prigione, la congrega non aveva fatto in tempo per finire l’incantesimo erano troppo deboli. E in fin di vita. Come era possibile?
Sapeva che “L’altro Lato” non esisteva più ormai da un anno era sparito nel nulla, dopo che i Viaggiatori erano riusciti a fuggire dalla morte, ma allora? Come diamine ci era finito lì?
Si guardò di nuovo intorno e poi deciso uscì dal Grill, indossava ancora lo smoking che aveva rubato ed era pieno di sangue come il suo viso e il resto del suo corpo, aveva bisogno di una doccia e del sangue. Sapeva che i mondi prigione nonostante deserti erano ben forniti, prima di pensare a come poter scappare di nuovo da quel mondo doveva rimettersi in sesto, la sua mente era ancora confusa e aveva troppa fame per pensare. Sembrava che quel mondo prigione, in rispetto al suo era molto più moderno, alcune macchine erano parcheggiate non sembravano affatto auto del 1994, decise di camminare per raggiungere la residenza dei Salvatore, nonostante quando fù rinchiuso la prima volta non sapeva chi erano aveva sempre adorato la loro casa.
Damon e Stefan Salvatore, o chiunque l’aveva costruita, avevano avuto gusto a crearla portò entrambi le mani dentro le tasche del pantalone mentre passeggiava a passo lento nella cittadina deserta guardandosi intorno. Tutto come un tempo. Forse Kai invece di dare retta a Lily Salvatore doveva semplicemente uccidere la sua congrega, anche se gli era dispiaciuto per Jo, aveva dato fede al loro accordo quando gli aveva dato i suoi poteri.
Ma quando aveva scoperto che erano gemelli non poteva rischiare, voleva essere l’unico a comandare e lo sarebbe stato.
Doveva andare via, lasciando in pace la sua vendetta contro Bonnie e ucciderla direttamente senza legarla alla vita di Elena perché come sospettava lei era ancora viva, quasi come se non gli importava che la sua migliore amica era in un coma magico per colpa sua. Se avrebbe accettato le sue scuse, se lo avrebbe ascoltato e se non lo avrebbe rinchiuso in quel mondo tutto questo non sarebbe successo.
Kai aveva solamente risposto alla vendetta di Bonnie, nonostante era malvagio, quella volta la metà della colpa era della strega ed ex Ancora Bennett. Kai aveva posato l’ascia di guerra e gli voleva chiedere scusa stava cercando perfino in modo per portarla nel realtà e toglierla in quel mondo prigione, ma aveva fatto la sua scelta.
Quindi almeno per quello, non si riteneva responsabile.
Dopo qualche minuto vide apparire la casa dei Salvatore, immaginava che il dentro era tutto spento e non c’era nessuno come il resto della cittadina, ma invece si bloccò a metà strada nel vialetto notando la luce del soggiorno accesa. C’era qualcuno li dentro. Kai non sapeva nulla, non sapeva che giorno era o che anno era, forse quando era morto in qualche modo era stato catapultato in un mondo prigione ma quale?
Erano troppi, cosi troppi che non sembravano davvero neri ma quello che aveva preso che questo mondo era moderno, come se lo avevano creato da poco.
Sarebbe stato un problema se li dentro c’era qualcuno, sperava di sbagliarsi anche se ne dubitava, il mondo poi era grande anche se la cittadina di Mystic Falls già nel 1994 lo aveva ammirato. Per la noia in quei anni aveva girato per il mondo, parlando da solo con se stesso, aveva odiato ciò che gli aveva fatto suo padre.
E’ vero, stava uccidendo ogni suo membro della famiglia. E di quello non se ne pentiva affatto.
Scosse lentamente la testa la sete gli stava dando alla testa, quasi stava avendo dei rimorsi ma poi si ricordò di suo fratello, Luke, che era troppo emotivo ed quando si erano uniti per farlo diventare il capo della congrega promettendogli che non avrebbe ucciso nessuno. Quella parte di lui era entrata dentro di Kai, i primi periodi era stato tremendo aveva perfino pianto, non riusciva a controllare più le sue emozioni e quasi non si stava riconoscendo più.
Ma era stato grazie a Bonnie Bennett, a ciò che aveva fatto che era ritornato a essere di nuovo se stesso, si era sentito subito una volta a suo agio quando lui aveva sorpassato suo fratello, facendolo morire per sempre.
A passo sicuro si avvicinò alla porta della casa dei Salvatore, o di chiunque c’era in quel momento, quella casa aveva sempre la porta aperta nonostante erano in un mondo prigione, forse chi c’era aveva pensato di essere solo. In quelle ore probabilmente era vero, fino a quando Kai non si era risvegliato in quel maledetto fienile, può darsi che la Bennett aveva fatto qualcosa quando l’aveva ferita mortalmente? L’aveva cosi sottovaluta?
Ma Kai ignorò di nuovo quelle domande, non aveva risposte e non riusciva a pensare in modo lucido, dopo aver aperto la porta d’ingresso entrò in casa a passo lento, quasi come quello di un gatto che entra in una casa dove viveva un cane, il suo sguardo vagava per l’ingresso e infine per il salotto dove si fermò.
Era vuota.
Non c’era nessuno, o almeno cosi sembrava, forse sarebbe stato uno scherzo di quello che aveva creato questo mondo prigione o forse Kai stava solamente sognando e l’indomani mattina si sarebbe svegliato e dopo aver mangiato avrebbe dato la caccia a Bonnie Bennett e a Damon Salvatore.
Questa opzione gli piaceva di più.
Si avviò silenziosamente verso la cantina, nel 1994, ricordava in modo perfetto il congelatore nascosto pieno di sacche di sangue sperava che in questo mondo era lo stesso, scese giù nella cantina accendendo la luce guardandosi intorno individuando subito il congelatore.
Quando era diventato un vampiro, quando si era messo d’accordo con Lily Salvatore, non pensava che la sete fosse cosi “intensa” ormai lo era da qualche ora e pensava che sarebbe passato un bel po’ di tempo prima che si sarebbe abituato o che si sarebbe imparato a controllare. Ma non era un problema.
Aprì il congelatore e i suoi occhi cambiarono immediatamente alla vista delle sacche di sangue, le vene gonfie rosso sangue erano intorno ai suoi occhi scuri, deglutì sentendo i canini sfiorargli le labbra ma prima che poteva prenderne una si ritrovò sbattuto contro il muro della cantina.
Chiunque lo aveva spinto era forte, il colpo era stato duro aveva sentito una fitta alla schiena durata qualche secondo, quando aprì gli occhi rimase scioccato. Il suo respiro gli era morto in gola, non poteva essere. Lei era.. In coma, lui stesso aveva assistito all’incantesimo che avevano fatto gli Eretici in modo che se anche sarebbe morti tutti lei non si sarebbe risvegliata, era stato difficile ma ci erano riusciti.
E poi era umana, non poteva essere tornata un vampiro da un momento all’altro, la cura non lo permetteva.. Eppure, era identica a Elena Gilbert, stesso viso, stesso colore di capelli e occhi castani.
Kai deglutì lentamente, come poteva essere? Di nuovo le allucinazioni?
Forse il morso di quel licantropo stava facendo davvero effetto, era un male, aveva sentito che il veleno dei licantropi uccideva i vampiri in poche ore, ma prima che morivano c’erano di mezzo delle allucinazioni ma da come sapeva Kai e da come avevano detto quelli della Congrega Gemini non c’era nessuna cura al morso di un licantropo.
Ma sentì chiaramente la stretta intorno al collo mentre la ragazza stringeva sempre con più forza.
« Chi diamine sei? E cosa ci fai tu qui? » la stessa voce, il tono era minaccioso ed era quasi crudele non aveva mai sentito quel tono dalle labbra di Elena Gilbert anche se avevano passato poco tempo insieme, nella voce di questa presunta “Elena” c’era cattiveria.
Ma anche dopo quello che aveva fatto e stava cercando di salvare il sceriffo prendendo la sua magia, il suo tono minaccioso non era come quello della donna di fronte a lui.
« Potrei farti la stessa domanda, mi sono assicurato che avevi un sonno magico, Elena. Non che eri rinchiusa in un mondo prigione. » mormorò guardandola dritto nei occhi e poi la donna sussultò leggermente guardandolo curiosa, lasciò lentamente la presa portando le braccia conserte sotto il petto mentre lo osservava con occhi socchiusi.
Kai si sistemò la giacca osservandola a sua volta, non distogliendo mai lo sguardo da quello della ragazza, allucinazione o no, non si sarebbe fatto prendere impreparato un'altra volta.
« Quindi la mia dolce Doppelganger ha un sonno magico in questo momento? » domandò con uno strano sorriso sulle labbra, quasi soddisfatto di quello che aveva appena sentito, si girò prendendo tra le mani una sacca di sangue richiudendo il congelatore e di nuovo gli occhi di Kai cambiarono e la donna si allontanò di un passo. « Un vampiro di qualche ora rinchiuso in questo mondo. » aggiunse sussurrando camminando intorno a lui a passo lento, scrutandolo. « Purtroppo non sono la cara e noiosa Elena Gilbert. Ma dimmi non hai mai sentito parlare di me? La Doppelganger cattiva? Colei che ha rubato il corpo della povera Elena? » domandò mentre ritornava davanti a lui.
« No mai, perché avrei dovuto? » domandò con un volto impassibile, almeno ci stava provando, quella sacca di sangue era come se lo stava chiamando. Era una tortura intensa, quello che la donna o meglio la Doppelganger di Elena gli stava facendo era davvero crudele, doveva ammetterlo. Non gliela avrebbe fatta passare liscia se non aveva cosi fame da essere debole e avrebbe fatto di tutto avere quella maledetta sacca.
Aveva sentito leggende sulle Doppelganger, la congrega quando era solo un bambino avevano raccontato moltissime storie su di loro ma Kai non ci aveva mai creduto fino in fondo. Ma ora si stava ricredendo.
« Già si sono dimenticati di me. » disse la Doppelganger ignorando la sua domanda appoggiandosi contro il congelatore guardandolo ancora, il suo volto era pensieroso ma poi sorrise. Un sorriso cattivo. Un sorriso simile al suo. « Io sono Katherine Pierce. »
Kai rimase per qualche istante a guardarla senza dire il suo nome, era cosi strano, era cosi cattiva che.. Da quando era ritornato nel mondo reale non aveva incontrato nessuno cosi simile a lui, Lily Salvatore non era affatto cattiva, anzi, patetica a suo parere. Aveva adottato una banda di pazzi in un certo senso, era l’unica cosa che aveva in comune con i Salvatore, entrambi i loro genitori li avevano rimpiazzati.
Un sorriso nacque sulle labbra di Kai, uguale a quello della ragazza. « Kai Parker, piacere di conoscerti. »
 
Katherine aveva portato di sopra il suo nuovo ospite di sopra, facendolo accomodare in salotto, la curiosità la stava divorando voleva sapere molto di più del suo nuovo “ospite” gli aveva offerto qualche sacca di sangue. Sembrava che non mangiava da mesi, in realtà da come aveva notato era stato appena trasformato, ma perché si trovava li?
C’era qualcosa che non gli convinceva molto. Ma lo avrebbe scoperto a breve.
Era comodamente seduta sul divano osservandolo con un sorriso sulle labbra, era cattivo, cattivo quanto lei o forse molto di più e questo la stava davvero affascinando sempre di più. Si rigirò lentamente una ciocca di capelli tra le dita, senza distogliere lo sguardo da quello del ragazzo che aveva gli occhi chiusi.
« Sazio? » domandò con un sorriso sulle labbra quando buttò l’ennessima sacca vuoto sul tavolino, mettendosi rilassato sul divano nel scrutarlo in silenzio Katherine aveva notato una nota di sorpresa nei suoi occhi.
« Penso di si, non mi avevano detto che era cosi dura. » mormorò passando una mano tra i capelli castani, portando lo sguardo su di lei, un breve sorriso si disegnò sulle labbra della Petrova.
« Per i primi due mesi la sete è intensa molto, i primi mesi sono terribili. » Il tono della sua voce era divertito, Katherine i suoi primi mesi da vampira li aveva affrontati da sola. Senza l’aiuto di nessuno, ricordava l’intensa sete che sembrava non passare mai, il vampiro la osservava silenziosamente nel suo sguardo Katherine notò quanto era curioso della sua nuova natura.  « Sai la cosa che mi incuriosisce di più, sei un vampiro da poco.. Come mai sei qui? » domandò sporgendosi di poco verso di lui osservandolo.
Un sorriso nacque sulle labbra del ragazzo e poi abbassò la testa scuotendola. « A quanto vedo nemmeno tu sai di me. » commentò piano per poi alzare lo sguardo verso di lei, lo stesso bagliore nei occhi lo aveva perfino Katherine, era cattivo. Cattivo quasi quanto lei, nonostante lei aveva amato non aveva cambiato il suo modo di essere. « Nel 1994 ho ucciso la mia famiglia. O meglio, quasi tutti i componenti della mia famiglia. Mio padre, mia sorella gemella Jo e gli altri due gemelli erano riusciti a scappare. » Gli occhi di Katherine si spalancarono leggermente sorpresa da quella rivelazione. « Fino a qualche mese fa ero rinchiuso nel mio mondo prigione, sono riuscito a fuggire grazie l’aiuto di Bonnie Bennett. Vedi.. Io non sono un stregone, assorbo la magia di loro è uno dei motivi per cui sono diventato un vampiro. O meglio, un Eretico. » aggiunse subito dopo con lo stesso sorriso sulle labbra.
Katherine rimase in silenzio, con le braccia conserte mentre lo guardava con gli occhi socchiusi, aveva sentito parlare di alcuni Eretici coloro che li avevano rinchiusi secoli prima per ogni crimine che avevano commesso. Perfino Katherine era molto più buona di loro, ma quel ragazzo la stava facendo incuriosire sempre di più. « Interessante. » commentò lentamente con un breve sorriso sulle labbra. « Anche se dubito che Bonnie Bennett ti abbia aiutato, come ben saprai, sono gli eroi di Mystic Falls e anche tu hai fatto la mia fine. » Li conosceva troppo bene ormai, cosi bene che sapeva che Bonnie Bennett non lo avrebbe mai aiutato, ricordava bene quando era stata trasportata fino a questo mondo. Il suo sguardo. Ma almeno aveva fatto impazzire un po’ la sua Doppelganger, se quello che aveva detto il ragazzo era vero, Katherine gli era grata.
« Diciamo che non ha avuto scelta visto che è rimasta per mesi lì da sola. In quel giorno che si ripeteva sempre. All’infinito. » Di nuovo quel sorriso crudele di Kai si disegnò sulle sue labbra, e Katherine sorrise a sua volta nello stesso identico modo.

Era passata più o meno una settimana da quando Kai Parker era tornato di nuovo nel mondo prigione, anche se in questo Kai ne avvertiva qualcosa di strano. Quasi come una presenza. Non aveva detto nulla alla vampira, non avevano un bellissimo rapporto come aveva sperato quando quella notte lo aveva fatto rimanere.
Ma il giorno seguente lo aveva cacciato fuori.
Non si doveva aspettare che anche se erano in due, in quel mondo deserto, vivevano insieme a Kai faceva comodo solamente le sacche di sangue che possedeva. Si era dovuto arrangiare con quello che aveva trovato in un paesino, Katherine si era fatta una bella scorta infondo.
Come darle torto?
Ma nonostante ciò non osava affatto farsela nemica, anche perché in certi aspetti un po’ si assomigliano e quella notte gli aveva raccontato molto del suo passato. Ciò che aveva fatto pur di sopravvivere.
Si era arrangiato trovando un bel appartamento nel centro di Mystic Falls, già lo conosceva nel 1994 ma ora era molto più moderno e sistemato di venti anni prima. Aveva dovuto sistemare un po’ di cose e si era fatto un po’ di scorte, specialmente di alcool, quando era andato in una città che la vampira non ci era ancora andata. Una piccola ripicca.
Era seduto comodamente sulla sua poltrona di pelle nera, aveva abbassato leggermente le tapparelle lasciando entrare un po’ la luce del sole, sulle sue gambe era appoggiato un grimorio. Ora che aveva il pieno controllo dei suoi poteri, voleva crearsi un anello diurno, non aveva molta voglia di tornare in vita sempre visto che quando era diventato vampiro. Era stato ucciso qualche ora dopo, per questo la sera dopo che era arrivato nel mondo prigione, era andato a casa di Bonnie Bennett e rovistando nella sua casa aveva trovato dei grimori.
Li aveva presi portandoli a casa, semmai un giorno sarebbe riuscito a tornare nella realtà voleva essere pronto ad ogni sfida e anche incantesimi. Non si sarebbe fatto trovare impreparato, come era successo la settimana prima, anche se non avrebbe fatto nessuna vendetta nei confronti di Bonnie Bennett e di tutti gli “eroi di Mystic Falls” come li aveva chiamati più volte Katherine.
Anche se era cattivo e una parte di lui voleva uccidere la Bennett, aveva deciso di mettere da parte il tutto non voleva rischiare di finire realmente morto quella volta. Poteva dire che grazie a Katherine aveva capito molte cose, non voleva fare gli sbagli che la vampira aveva commesso prima di lui.
E poi si era già vendicato, aveva tolto ad ognuno di loro una persona a loro cara, Elena Gilbert, anche se non era morta e dormiva solo in un sonno magico fino a quando la strega non sarebbe morta, forse. Alcuni di loro non l’avrebbero più vista.
Era una bella vendetta, infondo.
Dopo un sospiro profondo, Kai si alzò dalla poltrona portando con se il libro appoggiandolo sul bancone della cucina prendendo un semplice anello che l’avrebbe protetto dalla luce del sole, era ormai da giorni che ci provava ma senza nessun miglioramento. Sapeva di aver sbagliato qualcosa e ci stava riprovando più volte, suo padre non gli aveva mai insegnato nessun incantesimo gli ripeteva sempre: “« E’ inutile che ti insegno, l’unica cosa che sai fare bene è risucchiare la magia. Sei una delusione, un abominio. » “ quelle parole gliele ripeteva da quando era solo un bambino innocente, di certo non era colpa sua se non era come suo padre.
Forse era stato proprio lui a farlo diventare chi era oggi, ogni cosa che aveva fatto era tutto causato da ciò. Come se l’oscurità che viveva dentro di lui, suo padre, con il suo odio l’aveva alimentata sempre di più fino a quando Kai aveva desiderato di essere il capo della congrega.
Scosse lentamente la testa facendo una breve smorfia, lo aveva ucciso una volta che era diventato un vampiro si era nutrito del suo sangue. Di fronte a tutti i membri che soffrivano lentamente, mentre stavano per morire.
Ma quelle, in quel momento, erano solo delle distrazioni su ciò che doveva fare.
Fece un lungo respiro profondo, imitando tutte le streghe e i stregoni che aveva visto da quando era solo un bambino. Desiderando quasi di essere come a loro, di poter imparare qualcosa come faceva sua sorella Jo e gli altri suoi fratelli.
Cominciò a recitare lentamente l’incantesimo,  aveva preparato tutto nel verso giusto mettendo perfino qualche candela intorno. Quel periodo dove era diventato una “sacca” umana di sangue per gli Eretici, infondo gli era servito, aveva imparato molte cose da solo.
Gli avevano perfino spiegato come doveva fare alcuni tipi di incantesimi, come ad esempio quello che aveva fatto in modo di legare l’anima di Elena a quella di Bonnie Bennett, collegandole. Anche se loro avevano aiutato facendolo più lavoro di Kai, era stata un emozione intesa e una bellissima vendetta che quasi si sentiva soddisfatto. Non c’erano state uccisioni, un dolore immenso per la perdita di una persona cara, che forse non avrebbero mai più rivisto al suo risveglio.
Dopo aver finito l’incantesimo guardò indeciso l’anello di fronte a lui, con una piccola smorfia sul viso, spostando lo sguardo su tutti gli anelli ridotti in un mucchio di cenere di certo non era molto esperto di incantesimi.
Forse, quando aveva deciso di diventare un vampiro nel loro patto doveva anche mettere un anello che lo avrebbe protetto dal sole. Sperava però, con tutto se stesso, che quel esperimento sarebbe uscito alla perfezione.
Infilò l’anello facendo qualche passo verso la finestra, indugiando una volta arrivato alla linea della luce del sole, non era certo molto sicuro in quel momento. Quasi due volte, aveva rischiato di diventare anche lui in un mucchio di cenere anche se in quel mondo non sarebbe mai e poi mai morto, ma lo stesso sarebbe stata una seccatura enorme.
Dopo un lungo respiro profondo, si avvicinò di qualche passo, deglutendo per poi chiudere gli occhi mentre varcava la linea di luce. Passò qualche secondo e Kai non sentì nulla, non sentì la puzza della pelle che bruciava e non sentì il dolore.
Che questa volta ci era davvero riuscito?
Prima che aprì gli occhi, sentì qualcuno battere, non ci mise troppo tempo a pensare chi fosse infondo in quella Mystic Falls erano solo due abitanti, si girò verso di lei inarcando il sopraciglio osservandola in silenzio. I suoi boccoli ricadevano morbidi sulle sue spalle, indossava una maglia nera che risaltava ogni sua forma, i pantaloni erano delle stesso colore di pelle aderenti con un paio di tacchi alti.
Kai deglutì lentamente mentre la vampira di fronte a lui, rideva divertita, si limitò semplicemente a distogliere lo sguardo. « Noto che finalmente c’è l’hai fatta. E’ stato divertente guardarti mentre ti disperavi. » mormorò lentamente la vampira, con un sorriso disegnato sul viso, mentre a passo lento si avvicinava a lui.
« Mi hai spiato? » borbottò Kai portando di nuovo lo sguardo su di lei, per qualche secondo, si allontanò avvicinandosi al carrello dei liquori versandosi un bicchiere di bourbon,  che la vampira gli rubò dopo qualche secondo. Il vampiro sospirò facendo una smorfia, versando il liquido ambrato in un altro bicchiere, bevendone un sorso.
« Eri divertente. Sei la prima persona reale che vedo da quando sono qui, prova a capirmi. » disse quest’ultima mentre si sedeva comodamente sul suo divano, Kai si girò appoggiandosi contro al bancone mentre beveva tranquillo scrutandola in silenzio.
« Cosa ci fai qui, Katherine? » le domandò inclinando leggermente la testa, mentre lei si limitò a sorridere solamente. Un sorriso malizioso, la vampira si divertiva a provocarlo o con qualche scherzo di cattivo gusto, oppure stuzzicando le sue nuove emozioni che erano amplificate e che quasi Kai non le sopportava più.
La vampira si alzò lentamente dal divano avvicinandosi di nuovo a lui, portò una mano sul suo petto facendola risalire lentamente. Mentre gli sfiorava piano le labbra lentamente, Kai abbassò lo sguardo verso di lei chiudendo una mano in un pugno quando gli stava per dire qualcosa lei portò un dito sulle sue labbra. « Vieni con me. Ora. »  Si limitò a dire solamente, con un piccolo sorriso sulle labbra per poi girarsi dandogli le spalle dirigendosi verso la porta.
Kai socchiuse lentamente gli occhi, osservandola mentre usciva dal suo appartamento, indugiò per qualche secondo sul da farsi per poi seguirla chiudendosi alle spalle la porta dell’ingresso.
 
Katherine Pierce camminava guardandosi intorno nei corridoi del liceo di Mystic Falls, forse, non era stata una bella idea quella di provocare quel giorno Kai Parker. Si stava davvero vendicando di lei, erano giorni che non si faceva una doccia, ne beveva del sangue, combattevano fino ad uccidersi.
Ma la vampira aveva più di cinquecento anni, era molto più forte del ragazzo anche se lui per essere in vantaggio con lei usava la magia. Non era leale come scontro, però nel combattimento non se la cavava molto male, anche se aveva davvero bisogno di qualcuno che gli insegnava qualcosa.
Il suo sguardo cadde sui suoi piedi nudi, un’altra smorfia di rabbia si dipinse sul suo volto stanco, poco prima per colpa del novellino si erano rotti le sue adorate scarpe. Il bello, era che poteva trovare altre paia nel negozio a New York, era l’unica cosa positiva di vivere in un mondo deserto.
Ma comunque, le dava lo stesso fastidio.
Entrò furtivamente nella mensa della scuola, aveva davvero bisogno di fare una pausa e poi aveva ancora conficcata nella schiena un pezzo di legno. Dopo essersi assicurata che nella stanza lui non ci fosse, in realtà non sapeva nemmeno se si fosse ripreso e liberato,  per evitare di avere un paletto conficcato nel cuore Katherine gli aveva rotto il collo e poi aveva usato le sue stesse catene per incatenarlo da qualche parte della scuola.
Si mise seduta su una sedia, fece un lungo respiro profondo prima di togliere il paletto in un gesto secco, si morse il labbro per non fare il minimo rumore. Di certo, non voleva affatto che lui diventasse suo nemico visto che potevano rimanere per l’eternità in quel luogo e almeno poteva parlare con qualcuno.
Ma aveva davvero esagerato, questa volta lo sapeva benissimo.
Però era sempre divertente stuzzicare dei nuovi vampiri, nei loro primi mesi, quando le loro emozioni erano amplificate e tutto di loro cambiava. Ma a quanto pare, Kai Parker, non aveva il senso del divertimento.
« Katherine. Oppure ti devo chiamare Katerina? » Alzò la testa di scatto spalancando leggermente gli occhi, era più che certa che aveva nascosto il libro della sua famiglia in un posto sicuro. In un angolo segreto della camera di Damon, in questo gli era stata grata ma come poteva averlo trovato? Strinse una mano in un pugno, per poi alzarsi velocemente avvicinandosi verso una mazza che spezzò.
Mentre aspettava che lui arrivava, sentendo i suoi passi farsi più vicini, si rigirò tra le dita il paletto improvvisato con uno sguardo arrabbiato. Non sapeva cosa stava succedendo, dopo che erano usciti dal suo appartamento lei gli stava mostrando una cosa che aveva trovato qualche ora prima e dopo ciò.
Non ricordava affatto cosa fosse successo, era arrivata una sorta di tempesta il che era strano visto che c’era solamente il sole e poi la notte. Anche lui, non se lo spiegava ma dopo quei strani temporali, entrambi erano cambiati cercando di uccidere senza sosta.
Anche se era impossibile, visto che in quel mondo nemmeno la morte era concessa anche se in quel punto, dopo quello che stava succedendo. E questa tempesta, che sembrava non voler calmare nemmeno un po’ non ne era più sicura.
Kai entrò nella stanza, nemmeno lui era nelle condizioni migliori, ormai i loro abiti erano sporchi di sangue e laceri per le continue pugnalate che si davano a vicenda. Quei due giorni almeno, non erano stati monotoni come la settimana prima.
« Sei morto, Malachai. » Katherine sottolineò bene il suo nome, per quanto era stata una settimana noiosa anche lei aveva fatto alcune ricerche su di lui. Scoprendo cose che lui non le aveva detto, notò subito una faccia infastidita, sulle labbra della vampira si dipinse un piccolo sorriso divertito.
Kai alzò una mano mormorando qualcosa, la vampira portò entrambi le mani sulla testa, lasciando cadere il pezzo di legno per terra cercando di non urlare. Di non dargli nessuna soddisfazione, si rialzò in piedi combattendo con il dolore.
I suoi occhi castani si chiusero in una piccola fessura, mentre lo guardava in silenzio, in tutti quei secoli aveva imparato a combattere contro quei piccoli trucchi delle streghe. Era grazie ad Emily che riusciva ad alzarsi in piedi, ad ignorarlo del tutto. Emily Bennett le aveva insegnato molti trucchi durante quei pochi anni insieme, in un certo senso, anche se non era da “Katherine” si erano aiutate a vicenda.
Si abbassò afferrando di nuovo la mano, stringendola con forza,  corse velocemente verso di lui sbattendolo a terra per poi mettersi comodamente seduta su di lui. Roteò piano il pezzo di legno, sorridendo nel vederlo inerme che la osservava.
 « Sai che non morirò davvero, vero? » Portò entrambe le mani dietro la sua testa, facendo tipo da cuscino, osservandola con un sorriso sulle labbra.
Katherine inarcò velocemente un sopraciglio osservandolo, per poi ridere lentamente scuotendo leggermente la testa. « Ti ucciderò di nuovo. Sai.. » Mormorò abbassandosi leggermente, giusto per sfiorargli lentamente la labbra sentì il ragazzo irrigidirsi del tutto. Anche se erano pieni di rabbia, con la voglia di uccidere che era quasi pari a quando non ti nutrivi da tempo, le sue emozioni non erano ancora del tutto controllate. « Ogni giorno, fino a quando ne avrò voglia, ti ucciderò in modi diversi.. Fino a quando non mi annoierò. »
Ritornò alla posizione di prima, stringendosi piano nelle spalle, mentre gli sorrideva tranquilla portò il paletto alla posizione del suo cuore fino a quando sfiorò piano con la punta il petto di lui, notò il suo sguardo trasformarsi in paura. Non cercava in nessun modo di nasconderlo.
Ma lei non indugiò affatto e mentre stava per ucciderlo, si ritrovò ad urlare per il dolore. Un dolore immenso che le faceva mancare il respiro, lasciò cadere il paletto a terra mentre si portava le mani di nuovo alla testa.
Kai si ritrovò a guardare quella scena senza parole, non era stato lui ad usare la magia in quel momento anche perché si era stancato in qualsiasi gioco stavano facendo. Era stanco e affamato quelle emozioni, insieme alle provocazioni della vampira doppelganger lo avevano reso vulnerabile e nervoso.
In quel momento che Katherine era in preda dal dolore, ne approfittò, di certo non voleva morire giorno dopo giorno, fino a quando lei non si sarebbe annoiata o sentita troppo sola per decidere che poteva tornare in vita. Prese il pezzo di legno che era caduto e mentre lei giaceva inerme sul pavimento, osservandolo mentre lui andava verso di lei, prima che poteva fare qualsiasi cosa.
Qualcuno lo bloccò, prendendolo per mano, Kai si girò di scatto verso quel uomo cercando di fare qualcosa ma quest’ultimo. Lo bloccò. Non sapeva spiegarsi cosa stava succedendo in quel momento, era come se non aveva più nessun controllo del suo corpo.
Katherine si alzò lentamente mettendosi al fianco di Kai, era colui che aveva iniziato quella specie di gioco, nella foresta? L’uomo sorrise, illuminato dalla luce della luna che filtrava nelle finestre della mensa, buttò il paletto lontano in qualche parte di quella stanza.
« Non mi sbagliavo. Siete quelli giusti. »



[ Angolo dell'Autrice ]

Buongiorno a tutti!
Finalmente dopo tanto tempo, sono tornata con questa nuova fanfiction! Ho sempre desiderato scrivere qualcosa su Kai e Katherine, ed eccola qui, ho lavorato davvero moltissimo a questa fanfiction e spero che vi piaccia! Mi farebbe piacere se lasciate un piccolo commento, per sapere cosa ne pensate e tutto il resto! 
La fanfiction: ' Dark Family. Dark Paradise. ' ambientata con la nuova generazione dei Mikaelson, continuerà tranquilla  giorni posterò il capitolo, ho avuto molti problemi sia con il computer ed ho passato un brutto periodo ma.. Sono tornata!

A presto,
LadyEffeMikaelson.
   
 
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