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Autore: Ehilanev    07/04/2005    5 recensioni
Quando me la immaginavo, questa storia doveva venire mille volte meglio; ovviamente m'è uscita come mi doveva uscire... bah vedete voi e ditemi com'è ^^'
Philia, il Drago Dorato, che perde se stessa nei fumi di una festa antica quanto la sua razza; e un oscura figura l'attende nell'ombra...
Genere: Erotico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Philia Ul Copt, Xelloss Metallium
Note: Lemon | Avvertimenti: nessuno
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Le velate tende del letto a baldacchino sono chiuse, cosicché lei non possa distinguere chiaramente la forma di colui che la osserva.
Si sistema meglio sulle lisce coperte di raso, il bellissimo, candido e sinuoso corpo coperto solo da una corta sottoveste in seta bianca. I capelli, sciolti, ricadono, come un fiume dorato, sui tre cuscini, mentre un braccio sollevato non può fare a meno di evidenziare le morbide linee della sua figura, dall’invitante seno alla stretta vita, scivolando per i dolci fianchi e terminando con le lunghe e perfette gambe.
Indossa una maschera.
Tutti alla Celebrazione ne indossano una.

La Celebrazione è… la Celebrazione. Un atto di ringraziamento a LoN, un’esaltazione di tutto ciò che è, di ciò che è stato e di ciò che sarà. Conferma delle speranze di tutte le creature viventi, festa della vita e della gioia.
Una volta ogni dieci anni, tutte le Forze del Bene si riuniscono nella Celebrazione, abbandonandosi a canti, danze, e bevute; inneggiando alla forza della bontà e dell’amore, e spesso finendo in qualche cantuccio con qualche bella draga.
Perché la Celebrazione è il ritorno agli impulsi primitivi, una disperata ricerca di quella istintività che troppe regole e troppi preconcetti della società soffocano inesorabilmente. La Celebrazione è la Follia, una frenesia che coglie centinaia di nobili creature.
E la cosa scatena non poca ilarità da parte dei mazoku, che però evitano accuratamente di avvicinarsi ai festeggiamenti. Troppe energie positive, almeno fine a che la maggioranza non abbia bevuto abbastanza.
Tutti alla Celebrazione indossano una maschera, per celare l’identità, il grado, le parentele. Alla Celebrazione nessuno ha un’identità.
E Anche Philia Ui Copt quella sera aveva perso la sua, forse per qualche bicchierino in più tracannato un po’ troppo alla leggera, forse per le gravi crisi di rabbia che ancora la coglievano, nonostante i brutti fatti riguardanti la Stella Nera e Valgarv fossero ormai distanti anni.
Ella aveva da tempo smesso di frequentare le Forze del Bene, di qualsiasi occasione o festa si trattasse… ma mai e poi mai avrebbe rinunziato alla Celebrazione. No, non si può fare a meno di celebrare la Celebrazione.
Tutte le volte in cui aveva partecipato alla Celebrazione (precedenti alla sua Delusione nei confronti dei suoi ideali), mai si era lasciata andare in quelli che aveva sempre definito imbarazzanti e rozzi comportamenti da selvaggi. Lasciava che fossero gli altri a denudarsi in pubblico, ubriacarsi fino a vomitare e avere relazioni extraconiugali con chissà chi. Lei interveniva solo per il profondo ideale che si celava dietro quella grande festa. Ma quest’anno era diverso.
Quest’anno voleva divertirsi; fondersi con la frenesia comune, tornare ai primitivi istinti, dimentica della pessima piega che aveva preso la sua esistenza.
Vagava nella folla, per la pista da ballo, l’elegante abito rosso forse un po’ scomposto che mostrava qualche cosa in più del dovuto, la faccia accaldata coperta dalla sua maschera, raffigurante un sole incastonato in una luna.
E poi lui si era fatto avanti.
E di poco più alto di lei, ben vestito, con una strana maschera nera come la notte e ricoperta di antichi simboli.
Aveva allungato una mano coperta da un bianco guanto, invitandola a ballare. L’aveva stretta, mentre vorticavano a ritmo di una musica tribale, i loro corpi si erano allacciati, l’uno premuto sull’altro, il fiato che si condensava all’interno delle maschere, le mani che viaggiavano in audaci carezze.
La sua stretta era forte, sicura; eppure qualcosa lo disturbava, lo costringeva a volte a inafferrabili scatti, che mai avrebbe percepito, se non fosse stata così vicina a lui.
Grazie a questo indizio, Philia aveva intuito ancora prima di comprendere.
Qualcuno si era imbucato alla festa… Qualcuno di assolutamente non desiderato.
Divertita, si era allungata verso di lui, in un sussurro:
“Forse è meglio appartarsi… conosco un bel posto…”


Lui scosta le tende, studiandola; indossa ancora la maschera.
Si toglie un guanto, e la sua mano nuda la carezza lievemente… il decolté, la base del collo… sale fino al bordo della maschera, che stringe. Fa leva, nel tentativo di toglierla.
“Prima tu, straniero.” Il braccio di lei scende senza alcuna fretta, bloccandolo. “Rivela la tua identità.”
Non vede, ma intuisce il suo sorriso divertito dietro quella strana ed oscura maschera. La stessa mano che l’ha appena fatta rabbrividire torna verso di lui, levando con un solo gesto la copertura del volto, che vola lontano.
I capelli color ametista ricadono morbidi, mentre i felini occhi la studiano con divertita curiosità.
“Sorpresa?” Mormora, mentre con destrezza manda anche la sua maschera a farsi un giro in fondo alla stanza.
Le gote di Philia sono arrossate, forse per il calore che la maschera le ha provocato. O forse per l’alcool che ha ingurgitato. O forse per la gioia di abbandonarsi a tale follia.
Xelloss Metallium si china su di lei, avvolgendola, le labbra volte alla ricerca della gola, che assapora con passione. Le sfugge un breve urlo, mentre le sue dita frenetiche cercano di liberarlo dell’abito... mentre lui saggia l’infinita morbidezza della sua pelle, le mani che s’insinuano sotto il bordo della sottoveste…


Si svegliò di soprassalto. Dove…? Oh, sì. La Celebrazione…
Era appoggiata ad un tavolo, sul quale pare avesse dormito tutta la notte; attorno a lei, altri partecipanti, ubriachi ed esausti quanto lei, si erano addormentati un po’ dove capitava. Frugò nella sua memoria, alla ricerca si una qualche spiegazione e l’unica che sembrò sensata fu: ho bevuto troppo.
“Che sogno... anzi che incubo!” fece mentalmente fioretto di non toccare mai più dell’alcool. Alcuni particolari le vennero alla mente, baci e brividi di piacere; quasi fu costretta ad ammettere che proprio un incubo non lo era stato. Anzi.
Mentre gli occhi blu saettavano qua e là, alla ricerca di non sapeva bene neanche lei cosa, fu su un oggetto che si soffermarono con enorme sorpresa.
Davanti a lei, poggiata sul tavolo e agghindata con una rosa rossa, vi era una strana maschera, nera, adornata di antichi simboli.
“Oh, LoN…”

  
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