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Autore: sissi149    13/12/2016    5 recensioni
Nel Principato di Yomiuri Land, a prima vista, tutto scorre tranquillamente, senza grossi problemi. In realtà il Principe Legittimo è partito da più di un anno per un viaggio senza meta, seguendo uno strano individuo che un giorno si era presentato al castello. Il compito di governare è affidato al fratello e al fedele Sovrintendente, ma il primo è da qualche tempo colpito da misteriosi malori.
Nella foresta, invece, si sta formando un gruppo agguerrito di Ribelli, deciso a porre fine ad alcune crudeli decisioni dell'ultimo periodo prese dalla casa reale.
Tra gli schieramenti trovano posto anche la serva del Signore del Caos e la devota alla Dea dell'Armonia. In più, un tradimento è dietro l'angolo...
[I personaggi sono più di quelli indicati nello specchietto, dove il massimo è 5]
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ed Warner/Ken Wakashimazu, Genzo Wakabayashi/Benji, Jun Misugi/Julian Ross, Kojiro Hyuga/Mark, Koshi Kanda
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Poemi di Yomiuri Land'
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L'esplosione era stata talmente forte da far scappare i tre fratelli Hyuga dalla Casa di Transito, inseguiti da un preoccupatissimo Jito: chiusi al sicuro non avevano la minima idea di come stesse evolvendo la situazione sulla piazza, per quanto ne sapevano i combattimenti potevano essere ancora in corso.

“Kojiro!!!” Chiamò Naoko, mentre cercava disperatamente il fratello, attraverso la polvere ed il fumo che avvolgevano quasi ogni cosa.

“Naoko! Masaru! Takeru! State bene?!” Kojiro corse loro incontro e li abbracciò forte tutti e tre insieme, con il Carceriere arrivava dietro di loro, riprendendoli con la sua voce potente:

“Ragazzini, vi sembra il modo di fare? Scappare fuori a quella maniera dopo un'esplosione!”

Hyuga lo guardò torvo e pronto ad affrontare anche quell'ostacolo, ma capì che il rimprovero dell'uomo era dovuto alla sincera preoccupazione per l'incolumità dei tre fratelli, più che dal desiderio di riportarli in prigione. Rudemente si rivolse a Jito:

“Grazie per averli protetti durante gli scontri.”

“Dovere. Tuttavia finché sua Altezza non si pronuncerà io non li posso abbandonare, resterò qui con tutti voi.”

Il Capo dei Ribelli annuì, tutt'altro che entusiasta.

La polvere ed il fumo lentamente si diradarono, rivelando che il piccolo muro al lato nord della piazza era quasi completamente distrutto. Su uno dei mucchi di pietre divelte giaceva il corpo immobile di Yayoi Aoba.

Nel rendersi conto di ciò che era accaduto, il Principe sentì una morsa stringergli il cuore, come nei giorni della sua malattia. Si precipitò accanto alla Strega.

“Yayoi! - la chiamò scuotendola leggermente – Yayoi, per amor della Dea, apri gli occhi!”

Si ritrovò a pregare, come mai aveva fatto in tutta la sua vita, affinché la donna fosse ancora viva. Non avrebbe mai saputo darsi pace se così non fosse stato.

“Yayoi, torna qui.”

Anche Maki, da sotto la pedana, non appena riuscì a mettere a fuoco la scena, sentì un nodo allo stomaco al vedere l'amica che non dava segni di vita.

Dopo quella che a Jun parve un'eternità, la Strega aprì lentamente gli occhi:

“Jun...”

“Yayoi! Sei... sei...”

La donna, a fatica, gli appoggiò una mano sulle labbra.

“Sono tanto stanca, ho dovuto usare tutta me stessa per respingere gli incantesimi della Strega Nera.”

Il Principe, al colmo della felicità, incurante che tutti i presenti nella piazza, a cominciare dalla Guardia Reale, stessero guardando nella loro direzione, si chinò sulla Strega e la baciò con passione, assaporando ogni istante. Yayoi rispose con la stessa passione ed il desiderio accumulato durante le ultime settimane.

Lentamente si separarono e lo sguardo della donna cadde sul braccio sinistro del Principe, dove la ferita inferta da Kanda non aveva cessato di sanguinare:

“Jun, sei ferito!”

“È solo un graffio.” Minimizzò l'uomo.

“Dovresti in ogni caso farlo disinfettare.” Insisté Yayoi.

“Più tardi, te lo prometto. Ora ce la fai ad alzarti?”

La Strega annuì:

“Solo se tu mi permetti di appoggiarmi a te.”

Delicatamente il Principe l'aiutò a mettersi in piedi, cingendole la vita con un braccio ed aiutandola a camminare. Si guardarono attorno e videro la desolazione che le poche ore di battaglia avevano portato all'interno della Cittadella. I feriti erano parecchi, in entrambi gli schieramenti e tra i cittadini che non erano riusciti a trovare un riparo per tempo. I Priori si muovevano rapidi a cercare di alleviare le sofferenze di tutti. Matsuyama stava impartendo la benedizione ad alcuni cadaveri deposti in prossimità del tempio: appartenevano quasi tutti ai Ribelli più giovani ed inesperti, ma che avevano comunque voluto partecipare all'azione. Pochi erano i membri del Gruppo Speciale ad aver trovato la morte. Eppure un corpo mancava all'appello: da nessuna parte si riusciva a trovare qualche traccia della presenza di Lady Sugimoto, sembrava si fosse dissolta nell'aria.

Jun sussurrò a Yayoi:

“Credi che sia scappata?”

“Credo sia stata colpita dal suo stesso incantesimo, dopo che è rimbalzato contro il mio scudo. Temevo mi avrebbe annientata, invece all'ultimo istante le si è come rivoltato contro. So che era abbastanza potente da distruggere qualcuno, ma con le serve di Gamo non si può mai dire nulla, soprattutto in assenza di un corpo.”

Il tramonto stava scendendo velocemente sulla Cittadella e presto sarebbe stato difficile lavorare all'aperto.

Il Principe fece ancora qualche passo, scendendo dalla piattaforma, sempre sostenendo Yayoi. Wakabayashi e gli altri erano in attesa dei suoi ordini.

“Jito!”

Il Carceriere si inchinò:

“Comandate mio signore.”

“Prendi in consegna Kanda, lascia pure andare i tre ragazzi.”

“Sì, Altezza.”

Il Principe si rivolse ora ai fratelli Hyuga:

“Kojiro, nei prossimi giorni vorrei sentire da loro il racconto di come si sono svolti i fatti a Saitama, prima di dichiararli completamente liberi, anche se non ho dubbi che sarà dimostrata la loro innocenza contro qualsiasi accusa gli abbia mosso il traditore. Nel frattempo, questa notte tutti i Ribelli potranno alloggiare nella Sala dei Ricevimenti alla Fortezza, sarete miei ospiti.”

Il Capo dei Ribelli annuì, fissandolo negli occhi.

“Hai mantenuto la tua promessa, hai salvato i miei fratelli e hai sconfitto il tiranno.”

I due uomini si strinsero, in segno di stima reciproca ed affetto, la mano per un istante, per poi lasciarsi andare ad un più fraterno abbraccio: quei mesi condivisi li avevano uniti nel profondo. Il Capitano ed il Vice rimasero a bocca aperta per la familiarità con cui il Ribelle si rivolgeva al loro Principe.

“Abbiamo sconfitto il nemico, insieme. Vorrei potervi offrire di più di un tetto sopra la testa. – proseguì il sovrano, sciogliendo l'abbraccio – Domani darò ordine che vi vengano preparate le stanze degli ospiti.”

Akamine, che aveva prontamente afferrato Yayoi quando Jun aveva manifestato il suo affetto a Kojiro, si intromise nel discorso:

“Hai già fatto molto anche così, non ci aspettavamo di essere ricevuti alla Fortezza. Anche se...”

“Prosegui, Maki.” La invitò il Principe.

“Vorrei poter portare la notizia al Toho, in modo che non si preoccupino.”

Jun sembrò soppesare la cosa, era giusto far sapere al villaggio che gli scontri si erano conclusi, però avrebbe voluto egli stesso portare la notizia e annunciare personalmente i nomi dei caduti. Alla fine si pronunciò:

“E sia. Vice Capitano Izawa, farete in modo che domani mattina, appena si leverà l'alba, sia fornito a questa donna il cavallo più veloce della guarnigione. Maki tu porterai la notizia e ordinerai a tutti di venire alla Cittadella, li voglio presenti quando indirò il Concilio.”

La donna si inchinò rispettosamente, rendendosi conto che non era più il loro compagno di avventure nelle foresta a parlare, ma il Principe che aveva ripreso a pieno il suo ruolo.

“Capitano Wakabayashi!”

Genzo fece un passo avanti, inginocchiandosi.

“Affido a voi la gestione dei feriti e dei prigionieri. Mi fido delle vostre scelte e confido che agirete nel rispetto dei miei desideri.”

“Potete starne certo, Altezza!”

Il Capitano si rialzò ed iniziò a dare ordini ai suoi uomini ed ai Priori.

Il Principe si spostò verso il Tempio con Yayoi, voleva condurla al più presto al riparo, dove potesse riposare: nonostante avesse appena dato prova di possedere grande forza, la sentiva così fragile tra le proprie braccia.

Lungo la strada vennero bloccati dal Priore Katagiri, quasi in stato confusionale:

“Vostra Maestà! Vostra Maestà! - sembrava sull'orlo di una crisi isterica – Voi dovreste essere morto. Io vi ho visto morto! Eravate morto! E ora...”

“Ora sono vivo Katagiri. E non certo grazie a voi!” Jun tentò di toglierselo di torno, con più bruschezza di quanto effettivamente avrebbe voluto, ma non riusciva a dimenticare il fatto che colui che si reputava la massima autorità medica del Regno non avesse riconosciuto in lui i sintomi dell'avvelenamento.

“Un qualche maleficio, senz'altro! - Ribatté l'uomo, cercando di darsi un contegno, afferrando al volo il monocolo prima che cadesse rovinosamente sulla strada. - Ora lasciate che vi visiti per assicurarci che Vostra Maestà stia davvero bene! Siete anche ferito!”

“Priore, ci sono feriti più gravi di me di cui occuparsi!”

“Ah!” Yayoi lanciò un grido e si staccò dal Principe, cadendo in ginocchio, troppo debole per reggersi in piedi da sola. Proseguì carponi fino al vicolo, da dove provenivano strani lamenti.

“Hanji!”

Urabe era per terra in una pozza di sangue, pallido e debole.

“Presto, un aiuto, ha perso molto sangue!” Gridò la Strega, tentando di arrestare l'emorragia delle ferite alla gamba con la propria gonna. Sfortunatamente non aveva nessuna delle sue erbe a portata di mano.

Il Principe, che l'aveva seguita, chiamò:

“Katagiri, se volete fare qualcosa di utile, occupatevi di lui!”

Senza attendere sollevò Yayoi in braccio e la allontanò dal vicolo. La Strega protestò:

“Jun, io devo aiutare Hanji!”

“C'è un Priore con lui, tu ora hai bisogno di riposare. Mi hai insegnato tu a non strafare.”

Arrivò alla porta del tempio dove trovò la giovane Yoshiko Fujisawa, impegnata a sciacquare i graffi di alcuni ragazzini, e, poco più in là, Matsuyama. Lì chiamò:

“Fujisawa, Matsuyama, posso affidarvi lei? Ha bisogno di un posto tranquillo.”

Il Sacerdote corse incontro al Principe e subito riconobbe che colei che portava in braccio non era una donna qualsiasi.

“Altezza, la casa della Dea Machiko è sempre aperta per le sue devote. La prendo io.”

Delicatamente Matsuyama prese la Strega in consegna nelle proprie braccia.

“Io ho solo bisogno di riposare, non voglio arrecare disturbo.” Sussurrò Yayoi, ormai quasi allo stremo.

Il Sacerdote la guardò intenerito:

“Voi non disturbate, potrete riposarvi quanto vorrete.”

Jun le si avvicinò fino a che le loro fronti si toccarono:

“Non fare stupidaggini, ti amo.”

“Ti amo anch'io.”

Prima di allontanarsi, il Principe si rivolse un'ultima volta al Sacerdote:

“Matsuyama, un favore personale: tenete i Priori lontani da lei, non capirebbero.” Jun sapeva che non appena i Priori avessero realizzato dove e chi Yayoi fosse, avrebbero dato il via ad una sorta di caccia alla Strega e, finché non si fosse ristabilita, non voleva che si trovasse ad affrontare anche quel problema. Inoltre, dopo quanto accaduto con lui, non si fidava totalmente dell'ordine di studiosi.

 

 

 

 

 

Genzo perlustrava la piazza e le vie circostanti, vigilando affinché a tutti venisse fornito l'aiuto necessario. Aveva già provveduto a far avvisare alla Fortezza dell'arrivo dei Ribelli ed iniziato a far trasferire i più in forma, mentre i suoi uomini conducevano nelle celle i Sicari ed il traditore Kanda. Aveva anche mandato un gruppo della Guardia Reale a tenere a bada tutti i curiosi che avevano avuto notizia del ritorno dal regno dei morti del Principe e che una volta cessato il pericolo volevano curiosare in quella faccenda.

Soprattutto, però, voleva ritrovare la sorella, assicurarsi che stesse bene. L'aveva vista poco prima dell'inizio del combattimento, poi, nella foga, l'aveva persa. Conoscendola, non si era messa al riparo, quasi certamente era invece andata alla ricerca di un'occasione per gettarsi essa stessa mischia, accidenti a lei.

Improvvisamente si ritrovò col fiato mozzato, non poteva credere a ciò che vedeva davanti ai suoi occhi: la morigerata vedova Sorimachi era seduta su una botte, con la gonna lacerata a lasciarle le gambe completamente scoperte fino al ginocchio, sporca di sangue su ciò che restava dell'abito, ed un uomo sconosciuto le stava appoggiando le mani sulle spalle. La donna sembrava pure gradire quelle attenzioni, tanto che aveva adagiato il capo contro le braccia dell'uomo.

Il Capitano si tolse di fretta il mantello e si avvicinò a rapide falcate.

“So che resterà comunque un ricordo traumatico per voi – stava dicendo il Ribelle, sicuramente di uno di loro si trattava – uccidere un uomo non è mai semplice, ma se può consolarvi avete salvato un'altra vita.”

Lady Sorimachi annuì impercettibilmente, fissando con sguardo vacuo le proprie mani ancora insanguinate.

“Yasu – tuonò Genzo – Cosa fai lì mezza svestita?!”

Senza attendere repliche le gettò addosso il mantello, coprendola, e lanciò un'occhiata tagliente al Ribelle che aveva osato sfiorarla. Riconobbe l'uomo che aveva accompagnato il Principe alla Cittadella qualche sera prima. Quest'ultimo, al sentire la voce, era sobbalzato all'indietro, allontanandosi di qualche passo, come colto in fallo.

“Capitano, vi posso assicurare che non ho fatto caso al succinto abbigliamento di vostra sorella.” Ken tentò una pezza giustificativa e Yasu sbottò:

“Mi fa piacere, fratellino, che il mio decoro sia la cosa che preme più di tutte, perfino della mia stessa incolumità.”

“Yasu...” Volle ribattere Genzo, ma la sorella gli tappò la bocca.

“E poi chi vuoi che si sia messo a badare ai miei vestiti mentre combattevo?”

Wakabayashi chinò la testa, sospirando:

“Ti stavo per chiedere: sei ferita?”

“No. - rispose secca, fin troppo – Io l'ho fatto fuori, il bastardo che ha ucciso Kazuki, con queste mani.” Rivolse le palme al fratello, poi, inaspettatamente scoppiò a piangere.

“Credevo che mi avrebbe fatto stare meglio, invece mi sento svuotata.”

Genzo le si avvicinò e l'abbracciò forte, cercando di calmarla e sussurrando:

“Ci sono passato anch'io.”

Ken, silenziosamente, si allontanò, lasciando quel momento all'intimità dei gemelli.

 

 

 

 

 

 

Quella mattina la sala del Trono era gremita: non appena tutti i feriti della Battaglia della Cittadella, com'era già stata battezzata, si furono ripresi e si furono svolte le esequie dei caduti, Jun aveva convocato il primo Concilio della sua nuova Reggenza, per rendere note alcune sue decisioni. Il potere della famiglia reale era assoluto, ciò non toglieva che i sovrani potessero avvalersi, oltre che della collaborazione del Sovrintendente, del consiglio della nobiltà e dei rappresentanti delle varie istituzioni del regno in alcune situazioni spinose. Nei giorni precedenti il Principe aveva fatto svolgere molte indagini, interrogato molte persone, tra cui Kanda ed i suoi scagnozzi, condannandoli al trasferimento alla prigione Hirado. Era anche riuscito a risalire alla sorte del suo Attendente personale, Sanada, bruciato al suo posto nel suo falso funerale. Da ultimo aveva infine dovuto cedere alle insistenze dei Priori e farsi esaminare attentamente da Katagiri, finché questo non si fu convinto del suo stato si salute ebbe ammesso che il suo cuore era perfettamente funzionante.

Il trono rialzato sulla pedana era ancora vuoto, ma sulle panche collocate lungo la parete alla destra di chi vi avrebbe preso posto già sedeva l'intero Collegio dei Priori, con Katagiri in testa. Dal lato opposto erano disposti i nobili, il Capitano della Guardia Reale e il sacerdote Matsuyama. Sul fondo della sala erano collocati i Ribelli, adeguatamente ripuliti e forniti di abiti un poco più consoni all'occasione rispetto al loro consueto abbigliamento.

Nell'esatto momento in cui il sole faceva capolino nella grande finestra rotonda istoriata, il Principe fece il suo ingresso nella stanza da una porta laterale, seguito da un nuovo Attendente. Sulle spalle portava il mantello giallo decorato con una spada blu ed uno scudo rosso ricamati ed al fianco aveva la spada.

Tutti nella sala si alzarono in piedi per accoglierlo, chinando il capo in segno di rispettoso saluto.

Giunto davanti al trono il Principe sollevò la mano destra:

“Potete accomodarvi. Vi ho convocato qui perché dopo i fatti dell'ultimo periodo è necessario operare dei cambiamenti. Innanzitutto verranno aperti i granai e le riserve reali: parte del loro contenuto verrà distribuito agli abitanti dei villaggi maggiormente colpiti dalle conseguenze negative della siccità o distrutti dagli uomini assoldati da Kanda.”

Un mormorio di assenso provenne dalle file dei Ribelli, mentre qualcuno dei nobili si scambiava occhiate perplesse.

“A questo proposito – proseguì Jun – qualcuno dei Priori dovrebbe recarsi ad Hokinawa e dintorni a studiare l'epidemia dei salmoni.”

Sistemata la questione più urgente della popolazione, il Principe bevve una coppa d'acqua prima di dedicarsi a situazioni più specifiche:

“Dopo attente indagini e valutazioni è mia ferma intenzione riabilitare il nome di Lord Fujisawa, ingiustamente accusato e condannato a morte e porgere le mie più sentite scuse alla sua famiglia.”

Si alzò, scese i gradini e raggiunse il Sacerdote Matsuyama e la cugina:

“Lady Fujisawa, so che questo non vi restituirà vostro padre, ma sappiate che ha sacrificato la vita per difendere una donna da una brutale aggressione. Potete essere fiera di lui.”

Yoshiko annuì grata, mentre calde lacrime le rigavano le guance: la verità sulla morte del padre avrebbe lentamente lenito una ferita ancora aperta.

Il Principe tornò al trono, proseguendo sul suo programma:

“Capitano Wakabayashi! Venite al centro della sala.”

Genzo ubbidì, non troppo sorpreso per quella chiamata, avanzando fiero col lungo mantello rosso rappresentante il suo grado, e si inginocchiò ai piedi del trono:

“Vostra Altezza, comandate.”

“Alzatevi pure, Capitano. Come certamente ricorderete non è mia abitudine intromettermi troppo negli affari della Guardia Reale, tuttavia ritengo doveroso un mio intervento in questo momento.”

“Capisco.”

A Genzo non andava molto a genio che il Principe si intromettesse negli affari della Guardia, come del resto aveva sempre mal sopportato le ingerenze di Kanda, ma era consapevole che, dopo il ritorno sul trono, Sua Maestà aveva intenzione di fare parecchi cambiamenti, anche per evitare che in futuro accadessero nuovamente situazioni incresciose come le ultime.

“Innanzitutto voglio porgere un plauso a tutti i soldati che sono intervenuti nella Battaglia della Cittadella, dimostrando ancora una volta il valore di questo corpo militare: senza il loro tempestivo intervento le sorti dello scontro sarebbero state diverse.”

“Vostra Altezza è troppo buono. - rispose Wakabayashi – i miei uomini hanno solo svolto il loro dovere, scegliendo di indirizzare la loro fedeltà al vero Sovrano.”

“Oltre alla Guardia Reale, anche coloro che sono stati definiti Ribelli, in realtà miei alleati – il Principe calcò volutamente sulla parola alleati, prevenendo una qualsiasi contestazione – hanno combattuto con valore, perciò offro a tutti coloro che tra di essi lo desiderano, la possibilità di entrare a far parte della Guardia.”

Un brusio si levo nella sala, un misto di eccitazione, da parte dei Ribelli, e di mal contento, di cui Genzo si fece interprete:

“Vostra Altezza, io comprendo che questi uomini vi siano stati fedeli, ma siete sicuro che siano in grado di far parte del corpo militare?”

Jun sorrise tranquillamente:

“Ovviamente, Capitano, a voi spetterà il compito di valutarli e di stabilire se ci sarà chi potrà già ricoprire il servizio attivo o se dovranno tutti svolgere il normale periodo da Cadetti. Lo standard della Guardia Reale rimarrà invariato. Tuttavia su un nome ho da porre una richiesta particolare: Wakashimazu, avanzate anche voi.”

Se il Capitano della Guardia non era stato sorpreso di venire convocato pubblicamente, per il Ribelle la situazione era esattamente all'opposto, non aveva la più pallida idea del perché dovesse recarsi in mezzo al salone. Con circospezione si alzò e si accostò a Wakabayashi, esibendosi in un inchino stiracchiato: non era molto avvezzo al cerimoniale di corte.

“Vostra Altezza.”

“Capitano, Lord e Lady, questo è Ken Wakashimazu, figlio di Katsumoto Wakashimazu, che sono sicuro tutti ricorderete come validissimo Maestro d'armi di mio padre. Ken ha ricevuto un addestramento completo ed è mio desiderio che si occupi di formare all'interno della Guardia Reale un gruppo di arcieri specializzati. Capitano, concorderete con me che il tiro con l'arco può essere considerato il punto debole della Guardia.”

A malincuore, Wakabayashi dovette ammettere che il Principe aveva ragione: di tutte le specialità marziali quella era la più trascurata nella formazione dei soldati.

“Naturalmente, Capitano, se Ken accetterà l'incarico, resterà sempre sotto il vostro comando diretto e non usurperà neppure i gradi del Vice Capitano Izawa. A voi la scelta, Wakashimazu.”

I due si fissarono per un lungo istante: Wakabayashi non poteva dimenticare di aver visto il Ribelle piuttosto intimo con Yasu, anche se poi lei gli aveva spiegato che si erano trovati a combattere fianco a fianco ed a salvarsi reciprocamente la vita. Gli era indubbiamente grato per ciò che aveva fatto, ma non lo voleva troppo vicino alla sorella, aveva una strana sensazione al riguardo. Wakashimazu nutriva all'incirca le medesime perplessità, aveva intuito quanto il Capitano fosse protettivo nei confronti della sorella ed era innegabile che l'esperienza dei giorni precedenti lo avesse fatto avvicinare alla Lady. Voleva avere la possibilità di rivederla.

Fu Ken il primo a fornire una risposta:

“Per me sarebbe un grande onore poter servire in questo modo il Regno e credo che anche mio padre ne sarebbe fiero.”

Il Capitano si sfiorò il mento ed espresse il suo parere:

“Se la mia autorità sulla Guardia Reale resterà inalterata, non vedo perché dovrei oppormi alla possibilità di aumentarne le abilità. Inoltre tutti conosciamo il nome di Katsumoto Wakashimazu e non ci potrebbe essere migliore garanzia di questo.”

I due uomini si strinsero le mani e tornarono ad accomodarsi sui rispettivi sedili.

Jun ne approfittò per bere nuovamente, prima di affrontare il successivo argomento, che certamente gli avrebbe procurato più obiezioni.

“In questi giorni ho appreso molte notizie a riguardo dello stato di decadimento in cui versa la città di Saitama. Come forse molti di voi sapranno, un tempo era la più prestigiosa città del Regno. È mio desiderio che tale città venga riportata in vita, non pretendo fino ai livelli del suo massimo splendore, ma voglio che ritorni ad essere un punto di riferimento nel Regno. Beninteso, la capitale resterà alla Cittadella ed i Principi continueranno a risiedere alla Fortezza Musashi.”

Molti dei nobili parvero turbati a quell'iniziativa:

“Maestà, vi rendete conto dello stato di degrado in cui versa quel posto?”

“Molto più di voi, Lord Honma. Tuttavia buona parte delle abitazioni in muratura mi risultano essere in piedi, e perfino la scuola è ancora funzionante. Non nego ci sarà molto lavoro da fare, ma stare qui a discutere non cambierà le cose.”

“Altezza – intervenne un altro nobile – con la strada in quelle condizioni non si riuscirà a convincere nemmeno il più disperato venditore ambulante a mettere piede a Saitama. Come pensate di fare?”

Jun rispose deciso:

“Infatti inizierò proprio dalla strada. Sono d'accordo con voi, senza vie di comunicazioni adeguate, un insediamento urbano è destinato a rimanere isolato. Ora prego Kojiro Hyuga di avanzare al centro della sala.”

Kojiro si irrigidì all'istante, non gli piaceva essere al centro dell'attenzione di una simile assemblea, tra politicanti e gente avvezza alle chiacchiere. Era un uomo pratico e il lungo periodo di latitanza nella foresta aveva contribuito a rendere i suoi modi più grezzi di quanto già non fossero. Scambiò un'occhiata indecisa con Maki, che gli rispose con un sorriso incoraggiante.

“Eccomi, vostra Altezza.” Si piazzò dove gli era stato richiesto, ma evitò di inchinarsi, cosa che non passò inosservata a nobili e Priori.

“Hyuga, ho una proposta interessante per voi, ma prima rispondete a questa domanda: è vero che la vostra famiglia è originaria di Saitama?”

“Sì, Principe.”

“Quindi immagino che il progetto di rinascita della città vi possa interessare particolarmente.”

“Ovviamente sì.” Rispose il capo dei Ribelli, con una punta di impertinenza: cominciava a stancarsi di quello strano giochetto.

“Benissimo. Io vorrei nominarvi Maestro di Saitama, sarete i miei occhi ed il mio rappresentante in città, per tutto il tempo che sarà necessario a far ritornare Saitama una città vitale. Nulla potrà essere fatto laggiù senza la vostra esplicita approvazione. Periodicamente ci incontreremo per valutare insieme i progressi e le azioni da intraprendere.”

Hyuga era rimasto senza parole, non si aspettava una proposta del genere. Jun gli aveva accennato che avrebbe fatto in modo di ricompensare i Ribelli, già la possibilità di entrare nella Guardia Reale era molto, addirittura diventare il responsabile della rinascita della sua città era qualcosa che andava oltre i suoi sogni.

“Io... Io ne sarei molto onorato, Principe.” Si inchinò con tutta l'eleganza che poté.

Alla risposta, i nobili, già irrequieti, esplosero affannandosi a gridare ognuno il suo parere. Anche i Priori mostravano segni di un certo disagio.

Il Principe alzò una mano, per far tacere l'assemblea.

“Parlate uno alla volta! Prego Lord Honma, fatti portavoce per gli altri nobili.”

“Maestà, è una follia! Quest'uomo ha guidato apertamente una ribellione contro il Principato e la corona ed invece di punirlo gli affidate un compito ed una carica così prestigiosi? Ci sono un sacco di altri uomini”

“Quest'uomo – Jun lo interruppe bruscamente, scattando in piedi e parlando freddo e deciso – è stato il primo ad accorgersi del marcio che c'era nel Regno, è stato il primo a tentare di fare concretamente qualcosa per aiutare il popolo vessato. Forse avrà sbagliato il modo, ma vi chiedo, Lord Honma, cosa avreste fatto voi, se aveste visto la vostra casa distrutta da coloro che avevano il compito di proteggervi? E non mi pare che nessuno di voi nobili abbia fatto qualcosa per aiutare il popolo. Quindi non accetto rimostranze da voi, che eravate pronti ad appoggiare un sovrano che voleva giustiziare tre ragazzini. Certo, avrei dovuto accorgermi io stesso dei tradimenti perpetrati sotto il mio tetto, ma ora sono qui per rimediare e Kojiro Hyuga è la persona più adatta ad occuparsi di Saitama. Io mi fido di lui, gli affiderei la mia stessa vita.”

Terminata l'arringa il Principe si sedette, mentre la fazione dei Ribelli esplodeva in un fragoroso applauso all'indirizzo del sovrano. Nobili e Priori non osarono più obiettare nulla.

Dopo qualche istante, il Principe parlò di nuovo:

“Risolta la faccenda, vi annuncio che per ora non ho intenzione di procedere alla nomina di un nuovo Sovrintendente, voglio prendere del tempo per scegliere qualcuno di cui mi fossa fidare ciecamente. Quando Tsubasa tornerà, se vorrà procedere diversamente, allora farà come desidera. Ora, prima di concludere, qualcuno ha delle ulteriori questioni da sottoporre al Concilio?”

I Priori si guardarono, era il momento che più avevano atteso durante la lunga mattinata. Katagiri, in qualità di rappresentante del gruppo, avanzò e si rivolse al Principe:

“Vostra Maestà, noi del Priorato vorremmo esporre un pensiero, condiviso anche da molti nobili.”

A Lady Sorimachi la premessa non piacque per niente, a cominciare dal fatto che per trovare i 'molti nobili' sostenitori della mozione, lei non era stata interpellata e nemmeno lontanamente informata sul contenuto della stessa. Guardò sospettosa il fratello, il quale non poté far altro che stringersi nelle spalle, ignaro quanto lei di ciò che stava per avvenire.

“I Priori avranno deciso di accamparsi in pianta stabile alla Fortezza per scongiurare nuovi avvelenamenti.” Ironizzò.

Tuttavia Jun sembrava disposto ad ascoltare:

“Parlate pure, Priore Katagiri.”

“Grazie Altezza. Noi abbiamo pensato che, a seguito degli eventi dell'ultimo anno e considerando anche che ormai è molto tempo che il Principe Tsubasa manca dal Regno, sia il caso che vostra Altezza, ehm, fornisca un erede, onde assicurare la continuità dinastica.”

Il Principe continuò a sorridere, per nulla disturbato dall'impudenza con cui gli era stata posta la questione, lanciando però uno sguardo a Yayoi dalla parte opposta della sala:

“Mi sembra un parere condivisibile e sono certo che se colei che desidero diventasse mia moglie accettasse, voi sarete i primi a saperlo.”

Il Priore sentì farsi la gola secca, dato che non aveva ancora terminato il suo discorso:

“Maestà, siete consapevole che nella vostra posizione non potete scegliere una donna qualsiasi?”

“Io non ho nessuna intenzione di scegliere una donna qualsiasi.” Jun ora spostò lo sguardo dritto verso Katagiri. Chiunque altro al suo posto sarebbe indietreggiato di fronte a quella determinazione.

Sistemandosi nervosamente la lunga veste verde, l'uomo proseguì:

“Intendo dire che noi abbiamo designato la sposa ideale per Vostra Maestà, anche in accordo con i desideri dei defunti Principi. In fondo è compito del Collegio dei Priori assicurarsi che la candidata a Principessa sia idonea.”

A quelle parole Yasu sentì un campanello d'allarme scattarle nella testa e si ritrovò a maledire mentalmente di aver scelto proprio quel giorno per rinunciare agli abiti del lutto.

“Prima di occuparvi della eventuale moglie di un Principe, dovreste preoccuparvi di mantenerlo in vita! – Jun non intendeva tollerare altro e senza rendersene conto aveva scagliato una vera e propria freccia avvelenata – Katagiri, venite al dunque e poniamo fine a questa scena patetica.”

“Noi riteniamo che dovreste sposare al più presto Lady Sorimachi, come era desiderio anche di vostra madre.”

Nella Sala del Trono il silenzio cadde pesante per alcuni istanti, finché la voce di Yasu non lo ruppe:

“Io mi rifiuto! - Annunciò, spostandosi per fronteggiare Katagiri, evitando agilmente i tentativi del Capitano Wakabayashi di trattenerla – Priore, vi ricordo che sono vedova e che non potete obbligarmi a risposarmi!”

“Se si tratta del bene del Regno, possiamo. Inoltre mi sembra che il tempo consono sia trascorso.”

“Priore! - Il Principe tornò ad esprimersi – Io non intendo prendere in moglie una donna che non lo desidera. Inoltre, per quanto Lady Sorimachi sia un'ottima dama, non potrà mai avere il mio amore, è un'altra colei che io desidero.”

Messo alle strette, Katagiri non trovò nulla di meglio da fare che mettersi ad urlare:

“Non vi riferirete forse a quella Strega che sta laggiù?” Con un indice accusatore indicò Yayoi, che se ne stava in silenzio con la testa bassa. La donna non riusciva a sopportare che Jun le venisse strappato a quella maniera.

“Quella donna mi ha salvato la vita. Dovreste esserle grato, invece di accusarla.”

“Non permetteremo mai che una Strega sieda sul trono di Yomiuri Land!”

Il Principe strinse i pugni e li sbatté violentemente sui braccioli del trono:

“Prendetevelo pure voi Priori, il trono, se ci tenete tanto.”

Katagiri, che non si aspettava una tale risoluzione da parte del Principe, fece un passo indietro. Sentì che le sue stesse armi gli si stavano rivoltando contro: se sua Altezza lasciava il trono, il Regno sarebbe piombato nel caos, molte famiglie nobili avrebbero accampato diritti sul trono, scatenando una guerra civile.

A sciogliere il momento di stallo, intervenne il Sacerdote Matsuyama, che aveva assistito in silenzio fino a quell'istante:

“Scusate se mi permetto di intromettermi, ma vorrei ricordare a tutti i presenti alcuni degli insegnamenti fondamentali della Divina Machiko. Anche voi Priori dovreste ricordarli. - Guardò direttamente gli uomini di scienza, pronto ad intavolare uno dei suoi sermoni – Innanzitutto, le Streghe Bianche come la qui presente sono state benedette dalla Dea col potere di aiutare i bisognosi. Vi assicuro che non vi sono dubbi sul fatto che Yayoi Aoba sia una di queste: ha trascorso gli ultimi giorni alloggiata da me presso il tempio e il favore della Dea verso questa donna era chiaramente percepibile a chi, come me, ha dedicato la sua vita a servirla. Inoltre, non è forse l'amore il dono e l'insegnamento principale della Dea? È così chiaro, al punto da essere ciechi per non vederlo, che questi due giovani si amano del più puro sentimento e che sono stati messi sulle reciproche strade dalla Dea. Chi siamo noi mortali per interferire con i disegni della Divina Machiko? Io sarei orgoglioso di avere una Principessa benedetta dalla Dea e, viceversa, un Principe che sceglie di sposarsi per amore e non per convenienza politica. Lasciate che l'amore viva, lasciate che l'amore trionfi, lasciate che Machiko ci guidi.”




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E finalmente la lunga battaglia contro Kanda ed i suoi si è conclusa, ma un nuovo ostacolo si è messo sul cammino di Jun.
Riuscirà il discorso di Hikaru a far breccia tra i Priori ed i nobili decisi ad obbligare il Principe ad un matrimonio forzato?
Un grazie molto particolare a berlinene, suggeritrice di questo imprevisto tra Jun e Yasu. :)

Ma soprattutto: Genzo, dovresti rivedere le tue priorità! XD
 
  
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