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Autore: Asia Dreamcatcher    14/12/2016    4 recensioni
Johann Schmidt è tornato e con esso le ceneri dell'oscura Hydra, pronta a risorgere.
Ma Teschio Rosso non è solo e Steve Rogers e gli Avengers dovranno vedersela con nuovi nemici. James Barnes sarà costretto, ancora una volta, a lottare contro i propri fantasmi, sperando di non soccombere.
Mentre gli echi di una nuovo guerra risuonano, Captain America e Vedova Nera si ritroveranno ad affrontare una sfida inaspettata, che potrebbe cambiare tutto per sempre.
Terza parte di "Se il passato è alle tue costole, ti volti e lo affronti"
Genere: Azione, Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James 'Bucky' Barnes, Natasha Romanoff/Vedova Nera, Nuovo personaggio, Steve Rogers/Captain America, Un po' tutti
Note: Cross-over, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Se il passato è alle tue costole, ti volti e lo affronti'
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3 Buonasera miei cari lettori! Grazie infinite per la vostra pazienza! Finalmente il miracolo è avvenuto e mi sono LAUREATA! Questo il motivo del ritardo di questo aggiornamento.
Ammetto che il terzo capitolo mi crea sempre qualche difficoltà e questo non è stato da meno, ma credo di avervi fatto aspettare anche troppo, le chiacchiere le riserviamo a fondo pagina ;)
Buona Lettura!







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Capitolo Tre: Sotto Scacco

"La caccia non è uno sport.

In uno sport entrambi i contendenti sanno di giocare"

~ Paul Rodriguez



«Uh aspetta!... No... Forse! Mmm, no... no niente!»

«Simmons!!» gridarono in coro Leo Fitz e Skye osservando storto – e esasperati – la giovane biochimica.

«Scusate» disse incassando la testa fra le spalle magre e mordendosi le labbra ciliegia «È che qui è davvero un macello...» mormorò guardandosi attorno con occhi tristi. Fitz e Skye si scambiarono un'occhiata comprensiva.

I tre agenti si trovavano nel luogo dove fino al giorno prima si ergeva la casa della famiglia Barton, costruita negli anni con fatica ma che aveva visto molti momenti di serenità e gioia, e di cui ora non ne rimaneva che il ricordo.

«Ci sono novità?» domandò Fitz monitorando i suoi sette piccoli droni che svolazzavano nell'area alla ricerca di qualsiasi indizio utile.

Skye fece segno di diniego;

«Coulson si è precipitato all'Avengers Tower con May...» disse «Ma non ha ancora comunicato nulla, quindi non credo ci siano notizie incoraggianti»

«É sempre stato il suo pupillo...» fece presente Jemma mentre il collega annuiva meditabondo;

«Davvero?» chiese Skye sorpresa, sentendo qualcosa di amaro dilagare alla bocca dello stomaco, una sensazione di fastidio la colpì. Scosse il capo non era certo il momento per farsi prendere da certi sentimenti, per quanto confusi essi fossero.

«Sembra che Barton gli debba la vita.» replicò l'agente alzando le spalle, come a dire che di quella storia non ne sapeva poi molto.

La giovane hacker si fece pensierosa, rifletté su quante cose del Direttore gli sfuggissero ancora, percepiva come tutto questo come un vuoto, una mancanza, non sapeva dire il perché “imperdonabile” ai suoi occhi.

«Provo a contattarlo!».


*


Ricordava distintamente quel momento, il momento in cui lo vide per la prima volta.


Fury l'aveva espressamente incaricato di visitare quel giovane detenuto per rapina... con un arco... il Colonnello l'aveva definito interessante, e voleva che lui, agente operativo da poco meno di un anno lo visitasse, no meglio dire analizzasse.

Entrò in quella sala grigia e asfittica, e i suoi occhi corsero subito a quella figure slanciata e matura malgrado la giovane età. Quegli occhi chiari ma al tempo stesso oscuri che conoscevano bene il male che albergava nel modo. Poteva vedere delle ombre muoversi nelle profondità di quello sguardo sprezzante, dall'apparenza duro ma attento, ogni suo movimento era meticolosamente indagato e registrato.

Phil Coulson spostò la sedia facendola stridere fastidiosamente sul pavimento, non si scompose, prese posto e rimase in silenzio.

«Chi diavolo sei tu? Il mio avvocato?» berciò il ragazzo esasperato da quell'aria imperturbabile che permeava l'uomo davanti a lui;

l'agente Coulson stirò impercettibilmente i lati della bocca all'insù;

«Oh beh vede... questo dipende» replicò sereno dando svogliatamente un'occhiata alla cartella con la sua fedina penale. L'altro sbuffò, sgranando gli occhi incredulo.

«Dipende? Da che-? Ma chi cazzo sei?»;

Phil Coulson non parve minimamente turbato dalle invettive del giovane, si limitò a fissarlo dritto negli occhi, azzurro contro azzurro;

«Dipende da quanto ancora vuoi essere un ragazzetto capriccioso che invece di tentare di cambiare la sua vita prende la via più facile... Dipende se vuoi restare tutta la vita a compiangerti, lamentandoti di quanto sia stato ingiusto il mondo con te, o invece questo mondo vuoi iniziare a migliorarlo.».

Clinton Francis Barton, quel giorno e per la prima volta, restò senza parole difronte a quel discorso fatto con il tono di voce più educato e indifferente che avesse mai sentito, pronunciato dall'uomo che pareva tutto fuorché una delle più talentuose spie al mondo.


Melinda May si avvicinò con passo felpato al direttore;

«Phil...» sussurrò preoccupata di rompere quel silenzio cristallizzato.

Coulson si ravvide e spostò lo sguardo interrogativo sulla donna, la quale gli fece cenno di accettare la tazza fumante che aveva fra le mani.

«Grazie» replicò atono tornando a guardare l'interno della stanza, dell'Avengers Tower, in cui giaceva Clint Barton ancora incosciente mentre sua moglie Laura gli si affaccendava attorno premurosa e instancabile.

«Ancora non si sveglia...» mormorò con lo sguardo assorto;

May lo fissò di sottecchi, allungò una mano verso di lui, con l'intento di lisciargli le pieghe invisibili della giacca, voleva... Ma la sua mano ricadde inerme lungo il fianco, raddrizzò le spalle ristabilendo quella labile e per certi versi fastidiosa distanza che c'era sempre stata fra loro.

«Si riprenderà» affermò sicura.

Coulson storse le labbra in un sorriso dolente;

«Tutta questa sicurezza da dove deriva?»

«So chi è stato il suo mentore.» replicò seria. Coulson annuì impercettibilmente, inspirò;

«Devo andare da Laura. Chiama Skye e fatti dire se hanno trovato qualcosa, qualsiasi cosa».

May annuì compita, sapeva che in quel momento era l'unica cosa che lo avrebbe aiutato.


*


La voce soave e cantilenante continuava a canticchiare, incurante, lo stesso motivetto senza senso. La ragazza, proprietaria di quella voce, fece una piroetta aggraziata su se stessa, i lunghi capelli ramati schioccarono nell'aria.

«Dannata pazza! Mi stai ascoltando!?» frecciò esasperato l'uomo che sedeva sul divano in pelle pregiata, che da un buono quarto d'ora picchiettava furiosamente il dito sulla superficie.

In risposta ricevette una risata tanto cristallina quanto derisoria.

«Oh Brock! Sei una tale noia! Non vuoi divertiti un po'?» celiò con una nota infantile ma maliziosa nella voce, posandogli languidamente entrambe le mani sulle cosce tornite.

Lo sfregiato serrò la mandibola, la rossa, invece, sorrise diabolica, gli occhi castano-verdi luccicarono di un bagliore divertito «Oh ma forse le rosse non sono il tuo tipo... Meglio le bionde...»;

Rumlow le afferrò di scatto i capelli strattonandoglieli con cattiveria, procurandole solo un'altra risatina divertita.

«Ti avverto Sin, finisci male-»

«E chi lo sente poi il caro paparino?» soffiò lei, facendo scivolare sensualmente la lingua sulle labbra sottili ma ben contornate;

«Su, su Brocky! Ho qui il tuo prossimo obiettivo. Non sei contento?» terminò allegramente la ragazza.

Rumlow inspirò, sorvolando su quell'osceno nomignolo, lasciò la presa scoccandole uno sguardo d'apprezzamento;

«Ora si comincia a ragionare».


*


«Sono qui!» la voce le pareva troppo lontana, così dolce e infantile.

Natasha si guardò attorno, le folte onde rosse le accarezzarono il viso, gli occhi incuriositi, l'abito candido avvolgeva gentilmente le sue forme sinuose.

«Dove sei?» domandò flebile, una risata calda e limpida le giunse alle orecchie;

«Dai! Cercami!» la voce assunse una nota quasi capricciosa.

Vedova si mosse, iniziando a correre seguendo l'eco di quella voce, che le dava una sensazione così familiare ma al tempo stesso sconosciuta.

«Ti sto aspettando...» ora quella voce era davvero troppo lontana, debole ma speranzosa...

Natasha corse più forte, iniziando ad avere il fiatone, guardò a terra notando che la via era lastricata di petali di rosa rossa; il suo passo iniziò piano piano a rallentare.

Corrucciò lo sguardo, osservando i petali liquefarsi ad una velocità impressionante, diventando una sostanza viscosa di un rosso più cupo e denso.

L'abito non era più bianco, una macchia rossa andava espandendosi dal ventre. Un'inaspettata contrazione allo stomaco fece piegare in due la donna, tanto da mozzarle il respiro; si premette le mani sull'addome percependo dei profondi squarci sul suo corpo.

L'orrore più puro la assalì, la voglia di urlare la travolse.


Si svegliò di soprassalto, nemmeno si era accorta di essersi addormentata. Natasha si sfiorò la fronte trovandola imperlata di sudore. Era crollata sul divano dell'Avengers Tower, esausta.

Sospirò, il sogno ora le sembrava meno nitido e molti particolari avevano già iniziato a sfuggirle.

«Ben svegliata!» il dolce volto di Alexandra invase il suo campo visivo, un piccolo sorriso ad illuminarla.

«Alex... Ho dormito molto?» chiese portandole gentilmente una ciocca dietro l'orecchio, la ragazzina arrossì.

«No, ma avevi un sonno agitato. Tutto bene?»;

Natasha strinse gli occhi ma sorrise comunque per rassicurarla;

«Gli altri?»;

Alex si strinse nelle spalle;

«Un po' qui un po' lì... Jace si sta allenando con Bucky e Steve».

Proprio nel momento in cui Natasha iniziava a quietarsi un lungo allarme scosse l'intera torre, mettendo tutti sull'attenti.

In pochi attimi Natasha si ritrovò insieme a Alex, May, Coulson, Sam e Sharon in sala riunioni, cercando di capire chi o cosa fosse stato attaccato. Perché quell'allarme aveva una funzione ben precisa: segnalare un attacco imminente ai loro danni.

Quando Steve accompagnato da Jace, Bucky e uno stravolto Tony – uscito di malavoglia da una delle sue sessioni nel suo laboratorio – trovò i presenti intenti a prepararsi per partire.

«Che succede?»

«Il Playground... è sotto attacco. L'allarme è arrivato da Mack!» comunicò loro Natasha assicurandosi i pericolosi morsi ai polsi.

«Possiamo aiutarvi?» trillò Jace grave.

«Sì restando qui al sicuro! Jace occupati di Alexandra e della famiglia di Clint» asserì Bucky indossando la divisa disegnata su misura per lui. Il quindicenne dovette trattenersi dall'alzare gli occhi al cielo;

«Non era esattamente ciò che intendevo...» borbottò senza però protestare ulteriormente.

«JARVIS alza le difese della torre dopo la nostra partenza» urlò Tony partendo con direttamente con l'armatura addosso seguito a breve distanza dal jet con il resto della squadra all'interno.


*


Coulson balzò con passo sicuro fuori dal jet, osservando con cipiglio severo gli agenti dell'Hydra venire contro di loro nell'hangar. Senza esitare iniziò a sparare con precisione spaventosa, senza curarsi di eventuali colpi di ritorno, May e Sharon si erano subito mosse a fornirgli protezione.

Con sorpresa gli agenti dell'Hydra non si accorsero che erano stati chiusi in un fuoco incrociato poiché Bobbi Morse e Mack, che erano riusciti ad accedere all'hangar per permettere al jet degli Avengers di atterrare, erano apparsi alle spalle.

«Situazione!» abbaiò Phil rivolgendosi ai due agenti.

«Gli agenti dell'Hydra sono penetrati senza difficoltà, l'allarme è suonato tardi, hanno invaso i primi livelli! Hunter sta coordinando una squadra a difesa del livello centrale...» spiegò il meccanico con voce profonda; a quel punto May e Coulson lo guardarono come folgorati;

«Hunter sta coordinando?» berciò il direttore poco rassicurato. Mack e Bobbi si strinsero le spalle, come a dire che quella era l'unica opzione possibile.

«Skye e i Fitzsimmons?» si informò Melinda;

«Non li abbiamo fatti ancora rientrare...» rispose la bionda agente «Skye non ne sarà molto felice»;

«Non abbiamo tempo di preoccuparci degli umori di Skye al momento!» replicò May, malgrado dentro di sé si sentisse stranamente sollevata.

«Coulson! - tuonò Steve Rogers per richiamare l'attenzione generale – Come ci muoviamo?»;

«Già Agente! - gli fece eco Stark – questa è per così dire la tua festa!».

Phil Coulson sorrise enigmatico:

«Bene signori, signore è ora di fare gli onori di casa».

Si scagliarono contro l'Hydra a muso duro, Coulson non si dava pace un attimo, era la sua base quella era sotto attacco, la sua squadra quella ferita. Il loro obiettivo primario era raggiungere Hunter e i superstiti che si erano serrati a difesa del nucleo centrale, quello che racchiudeva ogni segreto dello S.H.I.E.L.D., compreso ogni nome di agente sotto copertura e ogni mossa programmata ai danni dell'Hydra.

«Erica!» esalò Bobbi, correndo in soccorso della neo agente a terra, con una brutta ferita all'addome.

La ragazza aprì gli occhi con un lamento;

«Direttore! Mi spiace... io sono stata colta di sorpresa...»

«Stia tranquilla agente Holstein, mi creda non è l'unica! Ce la fa ad alzarsi?»; l'agente seppur con evidente sforzo e dolore riuscì, appoggiandosi a Mack, ad avanzare insieme al resto della squadra. Steve, Natasha, Tony, Sam, Sharon e Bucky procedevano spediti, abbattendo qualsiasi pericolo volesse abbattere loro.

Erano quasi giunti a dare supporto agli agenti superstiti, e dove sembrava essersi raggruppato il più alto numero di agenti Hydra; quando Sharon colse quasi distrattamente un esiguo numero di loro membri allontanarsi in direzione apposta.

«Phil! Dove porta quel corridoio?».


Il Vault D, al contrario del pandemonio che si agitava nei livelli superiori, era silenzioso e quieto e ogni rumore risultava ovattato.

«Guarda guarda chi abbiamo qui!» frecciò con voce sarcastica un uomo, bardato da soldato, difronte ad una delle celle.

Il prigioniero disteso bellamente sul pavimento, le braccia incrociate dietro la testa a fungere da cuscino, sollevò appena lo sguardo annoiato, che si sciolse in uno basito nel vedere chi se stava al di là di quella cella apparentemente senza sbarre.

«Brock Rumlow?»

«Grant Ward! Vedo che la prigionia ti fa bene...» berciò l'altro divertito;

«Beh devo dire che se la libertà ti fa quell'effetto – disse riferendosi al suo volto sfregiato – preferisco starmene buono qui»; sospirò «Stronzata a parte. Sei qui per me?» domandò con un bagliore negli occhi scuri.

«È il tuo giorno fortunato, sei richiesto ai piani alti» gli comunicò Rumlow con il suo sorriso da squalo «Ora levati che vediamo di liberarti».

Una volta uscito, Crossbones gli fece indossare una delle tute d'ordinanza dell'Hydra con tanto di casco per celare la sua identità.

«Muoviamoci!» ordinò l'agente «Ma prima...» e riuscì a disattivare definitivamente i dispositivi che tenevano i prigionieri confinati nelle loro celle.

«Avranno il loro bel daffare» constatò Ward prima calarsi il casco e ritornare ad essere ciò che non aveva mai smesso di essere, il fedele agente dell'Hydra.


«Qualcosa non va!» gridò Melinda May atterrando l'ennesimo agente nemico, e non era l'unica a pensarla così. Sia Steve che Natasha percepivano che c'era qualcosa che non quadrava. L'Hydra si stava facendo battere fin troppo facilmente, era come se raggruppando tutti loro in un solo luogo avessero raggiunto il loro obiettivo e li stessero attaccando più per far perdere loro tempo che per una reale volontà di penetrare nel livello più importante di tutti.

L'idea iniziale che era sorta nella mente collettiva era che volessero accedere ai segreti militari e logistici dell'agenzia, in questo modo l'Hydra sarebbe stata nettamente in vantaggio anche sugli Avengers; ma più passava il tempo più quest'ipotesi sembrava risultare errata.

Inoltre gli agenti stavano retrocedendo fin troppo rapidamente, abbandonavano lo scontro, ritirandosi non appena potevano.

Natasha sconfisse uno degli ultimi agenti rimasti in piedi, aveva il fiatone, fatto assolutamente anormale per lei, la testa le girava sempre più violentemente e fu costretta e tenersi alla parete.

La voce dei suoi compagni le sembrava sempre più distante, un inaspettato conato di vomito la travolse tanto da farla piegare su se stessa, e un brivido le corse lungo la spina dorsale... Che le stava succedendo?

«S...» si accorse di aver difficoltà ad articolare le parole, cercò di respirare a fondo ma con scarsi risultati. Riuscì ad alzare lo sguardo, puntandolo in quello del capitano che ora la fissava stranito. Incespicò sui propri piedi;

«Ste- Ste...ve» esalò prima che le forze le venissero meno, riuscì a sentire solamente l'eco del suo nome urlato prima di perdere definitivamente i sensi, accasciandosi come una bambola priva di vita fra le braccia di un terrorizzato Steve Rogers.


*


Mentre Natasha Romanoff cadeva esausta, preda di chissà quale male, Clint Barton, steso nel letto, al sicuro nell'infermeria dell'Avengers Tower, aprì gli occhi.

_______________________________________________________Asia's Corner

Eccoci qui al termine di questo nuovo capitolo. Spero di avervi dato qualche elemento nuovo su cui riflettere... Natasha beh non è presa benissimo, fra crolli fisici e incubi, che il prossimo capitolo sia quello della svolta? Eh, per saperlo dovrete continuare a seguirmi ;)

Spero che il missing moment (di mia invenzione) su Clint e Coulson vi sia piaciuto... Io boh mi sono sempre immaginata una cosa così fra questi due qui, a mio parere Phil è una figura molto paterna, molto più umana rispetto a Fury (e poco ci vuole eh!) e se avete fatto attenzione anche la piccola Skye la vede un po' così... Io ho sempre interpretato il rapporto fra Skye e Phil quasi come quello fra padre e figlia, e vi comunico che seguirò questa via...
Brock preferisce la bionde, questo non è proprio una notizia rassicurante! E come avete letto qualcuno, oltre a lui, sta causando un po' di problemi ai nostri eroi che sono un po' in balia degli eventi! Perchè? Eh chissà... ma ora che Ward è nuovamente libero, lo SHIELD più che gli Avengers avranno una bella gatta da pelare, visto che lui conosce bene Coulson e la sua squadra!

Bene detto questo... Natale si avvicina e... Natale significa.... ONESHOT natalizia!! Allora l'altro giorno ho cominciato a pensare su chi e cosa potrei scriverla e un'ideuzza è stata buttata giù e cercherò con tutta me stessa di postarla online il 24 o il 25 dicembre! Non solo come mio personale regalo a tutti i miei lettori ma anche per scusarmi per questo periodo un po' sottosopra! :)  Inoltre in questa oneshot (di cui ho appena trovato il finale in questo preciso istante!) scoprirete la data del prossimo aggiornamento (che in ogni caso pubblicherò anche sulla mia PAGINA FB) questo non perché voglia farvi penare, ma perché sto ancora valutando se riesco a farvi avere il capitolo entro il 31 o nel nuovo anno! E siccome ancora non ho deciso piuttosto che darvi una data a caso che quasi sicuramente non riuscirò a rispettare, preferisco prendermi ancora un po' di tempo fare i miei calcoli e darvi una data sicura! :)
Ora ho detto tutto, con la promessa di "rivederci" a Natale, vi saluto e vi abbraccio!
Grazie a tutti voi :)

   
 
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