Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: Chikai Yeoubi    15/12/2016    1 recensioni
La fermata dell’autobus è invivibile, oggi.
Due corse cancellate, posti ridotti, la gente si accalca e la pioggia è così fitta da fare paura. Non ho nulla di simile ad un ombrello, la giacca che ho usato come riparo implora pietà, gocciolando sul mio braccio scoperto. Potrei dannarmi ancora una volta per aver rimandato il cambio di stagione, o per non essere uscita prima da lezione, ma non ne ho più voglia. Aspetto e sopravvivo nella calca, in fondo, è una fermata invivibile, ma nulla di speciale.
Solo che non mi aspettavo di trovarci anche te.
[Non dopo anni che giochiamo a fare gli sconosciuti che una volta non lo erano.]
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Universitario
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

SAUDADE

L’amore che resta

 
La fermata dell’autobus è invivibile, oggi.
Due corse cancellate, posti ridotti, la gente si accalca e la pioggia è così fitta da fare paura. Non ho nulla di simile ad un ombrello, la giacca che ho usato come riparo implora pietà, gocciolando sul mio braccio scoperto, e sì potrei dannarmi ancora una volta per aver rimandato il cambio di stagione, o per non essere uscita prima da lezione, ma non ne ho più voglia. Aspetto e sopravvivo nella calca, in fondo è una fermata invivibile, appunto, ma nulla di speciale.
Non mi aspettavo di trovarci anche te.

Anni che giochiamo a fare gli sconosciuti che una volta non lo erano, che evitiamo gli sguardi, che salutiamo appena quando capita, e poi ci ritroviamo così, spalla fradicia contro spalla asciutta, tra la folla che aspetta un vecchio autobus di linea.
Io ti dico Ciao, tu anche, quasi insieme, ci fa quasi ridere; io poi guardo in basso, alle mie vecchie scarpe azzurre, te in alto, al cielo pieno di nuvole, poi secondi vuoti…
Poteva anche finire così, come al solito, siamo diventati bravi al gioco del Somebody I used to know.
… hai deciso che non ti andava più, perché?
Hai l’ombrello?
Stringo la giacca zuppa. No… non ci ho proprio pensato.
Neanche io.
Ridi. Meno male che lo ha fatto il mio compagno di corso.
Sgrano gli occhi, sbatto le palpebre, non trattengo il mio stupore.
… lo hai…?
Preso in prestito.
Alzi le spalle, pieghi un po’ la testa. Sono ancora un bravo ragazzo!
Oh… ah ah ah, certo.

A questo punto ci starebbe bene una battuta, una di quelle che si fanno tra amici, no? Ma io e te non lo siamo, quindi non la faccio. Quindi sto in silenzio, con la pioggia che cade, i contorni che si fanno grigi, e la voglia di chiederti “Cos’altro sei ancora?”, perché ti giuro, non ne ho la più pallida idea, non so chi sei, e non so neanche se sentirmi in diritto di scoprirlo. Abbiamo due vite diverse, un pezzetto insieme non significa niente.
Così dicono… almeno.
Non parli più, ma sento i tuoi occhi addosso. Forse ti chiedi quand’è che ho deciso di tingermi i capelli, o perché continuo a fissarmi le scarpe, o cos’altro sono ancora io. O magari non stai guardando me, ma la strada oltre, e aspetti quel dannato autobus blu che ci sta lasciando troppo tempo per parlare.
Non ho il coraggio di affrontarti, ma non sono le vecchie storie a spaventarmi, non è il come eravamo una volta e il come lo abbiamo abbandonato… su quello ci sono già passata.
E’… non lo so neanche io cos’è, è quella barba che prima non avevi, è la collana che ho perso, è l’estate che è passata, le tue spalle che sono più larghe e le mie più strette. E’ la ricerca di quel cosa c’è ancora che non dovrei volere e l’autobus che potevo prendere prima che cominciasse a piovere.
E’ un mucchio di roba, in effetti.
Il mio cellulare vibra, ma non lo tiro fuori. Tanto so chi è, risponderò appena sarò al caldo, ora come ora bagnerei solo lo schermo.
Pochi secondi dopo il tuo emette un fischiettio. Sorridi, lo accosti all’orecchio e ascolti un messaggio, poi lo riposi.
Sembra una scena costruita, ma sappiamo entrambi che non lo è.
Io nella tasca, tu in mano, abbiamo entrambi qualcuno - chiunque, in qualsiasi modo -  per quelli che siamo adesso, è così che funzionano le cose.
Non saranno cinque minuti a cambiarle, o farci desiderare che lo facciano.
Eppure…
La folla si agita, qualcuno esulta, l’autobus è finalmente in vista.
Cominciano a spingere, ovviamente, la mia giacca bagna completamente una ragazza alla mia sinistra. Sento il cigolio delle ruote che frenano sull’asfalto.
Ti guardo. Stai cercando di chiudere l’ombrello, sei distratto.
Apro la bocca. Faccio uscire le parole che non ti ho mai detto.
Mi hai sentita?
E se lo hai fatto, hai capito?
Chissà.
Ti ho visto andare alla porta avanti, trascinato dalla folla.
In mezzo al casino, dici qualcosa anche tu.

Sono salita dalla porta anteriore, non ti vedo, sarai sicuramente ad uno dei primi posti.
Tiro fuori il cellulare, sblocco Whastapp. Ora lo schermo non si bagna, ci metto poco a rispondere.
Intanto sorrido.
“Sii felice Luca!”
“Dacci dentro Claudia!”

Chissà se abbiamo capito bene. Facciamo che ci crediamo e basta.
In fondo, va bene così.





*Note Autrice*

Saudade: Dal portoghese, una di quelle parole direttamente intraducibili. Indica "L'amore che resta", quello che sopravvive anche dopo tanto tempo di separazione, ma non necessariamente in modo negativo! Vedetela così... quando condividete qualcosa con qualcuno, una relazione, un pezzo di vita, anche se poi le strade si dividono, se i sentimenti sono stati sinceri qualcosa resta.
Ma questo non significa tornare indietro, utilizzare questo pretesto sarebbe solo una scusa, significa saper andare avanti, ma con un pezzo di cuore in più.

Grazie di aver dedicato cinque minuti alla lettura! DovreiPubblicareOttomilaCose ma ogni tanto è bello comparire con una one shot a caso. uwu

~ Chikai








 
   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Chikai Yeoubi