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Autore: Avion946    15/12/2016    0 recensioni
Un modesto agricoltore austriaco, scampato agli orrori della prima guerra mondiale, approfittando di alcune fortunate combinazioni e grazie ad una notevole abilità personale, riesce, seppure fra mille difficoltà, a creare una vasta e solida impresa commerciale. Un fantasma riemerso dal suo passato lo obbligherà però a vivere un'ultima importante e rischiosissima avventura.
Genere: Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 2 i calici dell'imperatore

                                                                                      Capitolo 2^

Quando fu rimandato a casa, la famiglia lo accolse con gioia. Il fratello maggiore, Frank, era caduto nella battaglia per difendere Sant Mihiel e Hans era rimasto ferito, seppure non gravemente, ad una gamba e si era ripreso piuttosto bene. La sorella Julia aveva conosciuto il bravo ragazzo, di nome Mario Helsin, che era stato un commilitone del fratello Hans e lo aveva sposato appena possibile. Era anche lui un agricoltore della zona di Linz. Prima delle nozze aveva acquistato un discreto appezzamento di terreno confinante con quello del futuro suocero ed ora viveva con la famiglia, accolto come se fosse il figlio che avevano perduto. Tobias però sembrò non accorgersi quasi di essere tornato a casa. Sembrava non interessarsi di nulla, era come se con la mente fosse sempre altrove. Inoltre non riusciva a riadattarsi alla calma della campagna. Gli mancava il contatto con i compagni, quasi tutti morti in battaglia, la continua pressione degli eventi bellici, l'adrenalina che sul campo lo aveva tenuto in vita. Non parlava con nessuno e si limitava a fare lunghe passeggiate in compagnia dei suoi fantasmi. A casa i suoi familiari, che non sapevano come aiutarlo, dopo aver cercato di scuoterlo, di stimolarlo, ormai lo lasciavano in pace. Il padre, che all'inizio, aveva tentato di farlo reagire, con tutti i modi possibili, alla fine aveva rinunciato e si limitava a guardarlo, quando lo incontrava, scuotendo la testa rassegnato al fatto che ora aveva un figlio strambo, uno 'scemo di guerra', come venivano chiamati i reduci con le sue caratteristiche,  su cui non si poteva più fare conto. Una mattina Tobias venne condotto dai suoi passi distratti, verso il Danubio, in prossimità del castello di Greifenstein, e lì, senza sapere come, percorse il ponte omonimo che lo portò sulla riva nord del fiume. Ammesso che avesse fatto differenza per lui, non conosceva affatto la zona. Prese senza saperlo la strada che lo portava verso Stockerau. Poi improvvisamente, quasi che si fosse ripreso da un sogno, un brutto sogno, si fermò. Davanti a lui, un grande campo. Tutto il terreno, a vista d'occhio era coperto di ordinati filari di vite. Senza rendersene conto iniziò a camminare fra quelle piante. Osservava le foglie, i rami, i frutti ancora lontani dalla maturazione. Osservava le legature, i tralci, la disposizione dei filari. E all'improvviso si sentì come se fosse uscito da uno stato di catalessi. Gli tornarono in mente i fatti della guerra, l'assalto del nemico al Piave, la terrificante pioggia di granate, il suo amico falciato dalle schegge. La sensazione di dolore, di perdita, alla vista del corpo massacrato di Lukas senza vita. Poi confusamente, la cattura, la prigionia e la liberazione. Ma quest'ultima parte, confusa, come vissuta da un'altro. Sentì ancora però, nella sua mente, le parole di Lukas. Il loro sogno, il loro progetto. La loro via di fuga dagli orrori della guerra. E ora era tutto davanti a lui. Le cose di cui avevano parlato. Le caratteristiche che il suo compagno gli aveva descritto; era tutto lì. Poi, improvvisamente, si sentì chiamare in tono minaccioso e alquanto sgarbato da una dura voce maschile. Davanti a lui si materializzò uscendo dal verde, un uomo anziano, possente, massiccio. Era vestito con giacca e pantaloni di velluto, che avevano di certo visto decisamente tempi migliori, di colore verdastro, con un panciotto, sempre di velluto, abbottonato su una camicia chiara molto lisa ma pulita. Portava inoltre un paio di stivali militari malconci, evidentemente un residuato della guerra. Il viso squadrato, deciso, con due occhi piccoli ma molto vivi che lo osservavano senza perdere un solo particolare e movimento del ragazzo che gli stava davanti. Per nulla impressionato dal fucile che l'altro stringeva fra le mani in atteggiamento minaccioso, Tobias chiese che tipo di vitigno era stato usato in quella zona e perchè fosse stato potato in quel modo. Preso di sorpresa, l'altro abbassò il fucile e rispose che quello era il miglior vitigno Muller Thurgau della zona da quando era stato creato e selezionato alla fine del 1800. Cominciarono così a parlare, in quello strano colloquio durante il quale il ragazzo prese atto che non sapeva poi così tanto della viticultura e l'anziano, che l'altro era abbastanza competente, sufficientemente curioso e senz'altro molto motivato. L'uomo, il cui nome era Andreas Stainer, era proprietario di un discreto appezzamento, buona parte del quale coltivato a vigna. Considerato che molti dei suoi contadini non erano più tornati dalla guerra, aveva un disperato bisogno di mano d'opera ma, sospettoso per natura, non si fidava di nessuno. Decise però, quel giorno, di fidarsi di quel ragazzo. Ne nacque una felicissima collaborazione nel tempo, con Tobias che divenne estremamente esperto nel campo enologico e Andreas che vide la qualità del suo vino migliorare di anno in anno. In questa situazione, l'unico problema era rappresentato dai due figli del proprietario. Uno, il maggiore, di nome Daniel, faceva la vita del damerino a Vienna, spendendo spesso anche soldi che non aveva ed che il padre, sistematicamente, sborsava per mettere riparo ai debiti del figlio. L'altro, di nome Bernhard, invece viveva in campagna con la famiglia, ma non possedeva nè il talento nè le capacità per gestire una così grande proprietà. Il vecchio viticultore non parlava mai della sua vita privata ma, da uno dei vecchi contadini, Tobias aveva saputo che egli era vedovo. Molti anni prima aveva sposato una ragazza bellissima, di famiglia nobile. Lei, di salute molto cagionevole, alla fine si era ammalata e non c'era stato più nulla da fare. Andreas si incolpava per quella morte che, secondo lui, era dovuta al fatto di averla costretta a vivere in campagna, lontana dal suo mondo, dal suo ambiente. Il figlio maggiore, Daniel, alto, longilineo, delicato era praticamente il ritratto di sua madre ed era per questo che il padre, che in lui la rivedeva costantemente, non aveva il coraggio di muovergli la minima critica  per la vita disordinata che conduceva. Bernhard, l'altro fratello, grosso, robusto, che aveva preso i suoi caratteri dal padre, era stato gelosissimo di Daniel, il figlio preferito, ma ora aveva riservato questo sentimento a Tobias che vedeva, nell'immediato, come un pericolosissimo rivale, e non perdeva occasione per metterlo in cattiva luce. Purtroppo, c'era anche un altro motivo di astio. Tobias, che curava anche i rapporti con i clienti, specie se importanti, ai quali illustrava le doti del vino che produceva la proprietà, aveva conosciuto la figlia di uno di loro, un importante cliente che esportava in tutta Europa, che iniziò ad accompagnare il padre tutte le volte che poteva. Inutile dire che si era innamorata del ragazzo. Anche lui, però non era immune al fascino della giovane, che si chiamava Helena, e quando lui l'aveva conosciuta, aveva 20 anni, 2 meno di lui. Era molto bella, intelligente, colta e spiritosa. Purtroppo anche il figlio minore di Andreas ne era perdutamente attratto. Fu solo questione di tempo. Alla fine, un gravissimo e brutto episodio fece precipitare la situazione. In seguito ad un controllo periodico dei conti della proprietà e del vigneto in particolare, emerse un grosso ammanco di denaro. I due fratelli, che per l'occasione avevano deciso di coalizzarsi contro di lui, accusarono immediatamente Tobias. Questi, assai poco interessato al danaro, era naturalmente innocente del fatto. Purtroppo, Andreas, pur sospettando che sotto a tutto questo, ci fosse una macchinazione dei figli, non se la sentì di andare contro la sua famiglia e, malgrado non ci fossero prove concrete, accettò la versione dei suoi figli. Tobias, con amarezza e  delusione, non ebbe altra scelta che abbandonare la proprietà dove aveva lavorato serenamente e felicemente recuperando il proprio equilibrio, per quattro anni, convinto che la vita, per la seconda volta, lo avesse colpito duramente e, in più, sospettato di essere un ladro. Il commiato con Andreas fu una scena estremamente imbarazzante, con l'uomo anziano, che si sentiva in colpa per la sua debolezza che non gli aveva consentito di affrontare la cosa con fermezza e giustizia, e il ragazzo, che estremamente amareggiato, però non voleva infierire sul datore di lavoro che comunque lo aveva aiutato in un momento difficile. Tobias, in ogni caso, a scopo di risarcimento della palese ingiustizia subita, ricevette dal suo ex principale una somma di denaro abbastanza consistente. Il ragazzo fu dapprima tentato di rispedire immediatamente il denaro al mittente ma poi, valutò che, in realtà, quei soldi se li era in effetti guadagnati con il suo onesto lavoro che aveva concorso a migliorare decisamente i prodotti dell'azienda e conquistando diversi nuovi clienti. Era tornato a casa, accolto d'altronde a braccia aperte dai suoi familiari contenti di rivedere il 'vecchio' Tobias e aveva ricominciato il suo lavoro alla fattoria di famiglia, così come faceva, prima di partire per la guerra. Era come se in tutto quel tempo non fosse accaduto nulla. Forse sarebbe stato meglio, pensava a volte; le sue ferite profonde non ci sarebbero mai state e solo lui sapeva il dolore che esse potevano provocare. A casa aveva comunque ritrovato la sua serenità. Si sentiva utile e voleva molto bene ai suoi genitori ed ai suoi fratelli. Fu con grande sorpresa che un giorno, tornato a casa dal lavoro dei campi, trovò ad attenderlo una Helena infuriata che quasi lo aggredì. Lo accusò di essere scomparso, senza una comunicazione, senza avvisarla. Così, semplicemente, dalla mattina alla sera. Poi alla fine lei aveva saputo ciò che era accaduto dal padre e aveva scoperto dove poteva trovarlo. Lui le disse della sua delusione e della decisione di scomparire, visto che in pochi istanti aveva perso tutto, compresa la reputazione e che quindi non rappresentava più un partito degno per una ragazza della classe di Helena. Lei rimase molto colpita dalle parole di Tobias e dovette ammettere che, a parte il forte sentimento che li univa, il padre di lei non avrebbe mai dato il consenso alle nozze con un semplice contadino e soprattutto con la nomea di essere un disonesto. Invece il padre, su pressione di Helena, lo mandò a chiamare e gli disse, con grande sorpresa del ragazzo, che non aveva nessuna riserva circa matrimonio, a patto che lui andasse a lavorare immediatamente per la sua impresa. Nel periodo in cui erano stati in affari infatti, egli, che riteneva di saper valutare una persona a colpo d'occhio, aveva imparato a stimare quel giovane così appassionato e onesto. Quando aveva saputo dei fatti occorsi, non aveva creduto nemmeno per un attimo alla versione che era stata diffusa. Era anzi rimasto talmente indignato dal comportamento di Andreas, che aveva sospeso ogni contatto commerciale con lui. C'è da dire che in realtà ben pochi avevano creduto alla colpevolezza di Tobias e che quindi la sua reputazione era più che salva. Anzi, molti lo ammiravano per essersi preso la colpa a posto di qualcun altro per non ferire maggiormente il suo vecchio datore di lavoro. Nel maggio del 1926 Tobias ed Helena si sposarono ed il ragazzo cominciò con grande entusiasmo a lavorare per il suocero. Iniziò un nuovo periodo particolarmente fortunato. I rapporti con la moglie ed il suocero erano ottimi. Nell'ambito del suo nuovo lavoro stabilì contatti con operatori enologici di tutta Europa e riuscì ad allargare in modo incredibile il giro d'affari, adottando la condotta di trattare solo merce di altissima qualità. Ebbe occasione di girare cantine importanti e famose. Di discutere con autorità nel campo dell'enologia provando, assaggiando, studiando le nuove tecniche di coltura e vinificazione. Nel giugno del 1927 gli nacque un figlio, a cui venne dato il nome di Raphael. Incuriosito dai vini prodotti in California che avevano iniziato ad arrivare in Europa, partì per gli Stati Uniti dove fece un giro molto interessante, scoprendo una realtà molto particolare. Negli Stati Uniti, il 16/01/1920, era stato istituito il 'Proibizionismo' ossia il divieto di produrre, distribuire e vendere prodotti alcoolici di ogni tipo. Questo avrebbe dovuto mettere la parola fine alla produzione vinicola in America. Invece, grazie ad una serie notevole di eccezioni e dispense, come ad esempio il produrre vino per le comunità religiose che lo usavano per i loro riti, o modeste quantità di alto livello destinate solo all'esportazione, la coltivazione della vite andava avanti e si basava su prodotti di eccellenza. Fu un viaggio molto istruttivo durante il quale egli potè visitare molti terreni adatti alla produzione, ma che, al momento, vista la situazione, erano incolti e disponibili, specie nella zona di Monterey. Inoltre, durante quel viaggio fece incredibili affari con degli importatori Canadesi e Messicani, estremamente interessati alla sua merce che poi avrebbero pensato loro, a introdurre, in qualche modo, negli Stati Uniti,  destinata ai ristoranti più esclusivi presso i quali le regole del proibizionismo venivano sistematicamente eluse, con la complicità della polizia e di grossi personaggi pubblici. Dapprima Tobias non era evidentemente propenso a chiudere affari di questo tipo ma l'entità delle cifre in gioco e la presa d'atto che in realtà quella era una pratica molto diffusa, decise di accettare. Fu in quell'occasione che egli venne avvicinato in modo molto discreto da un uomo giovane ed elegantissimo. Si presentò come Henry Dowson e disse che sarebbe stato disponibile ad acquistare grossi quantitativi dei vini europei di gran marca. Quando Tobias gli chiese il motivo di tanta segretezza, l'altro candidamente gli confessò di essere un imprenditore piuttosto spregiudicato che non amava dar risalto alle sue iniziative. Effettivamente, a parte una particolare simpatia che egli sapeva suscitare istintivamente fin dal primo momento, Tobias notò nell'uomo degli atteggiamenti che non gli piacquero molto, come il suo sguardo che era, a tratti, particolarmente inquietante. Visto comunque, anche in questo caso, il volume di affari di cui si parlava, decise di accettare le sue proposte. Quando discretamente si informò sul suo conto, gli fu riferito che non conveniva avere a che fare con lui, in quanto era uno dei gangster più spietati che agiva sulla costa orientale nel campo degli alcolici e non solo.  Ormai comunque l'accordo era preso e Tobias era tutelato dal fatto che, per quella trattativa, avrebbe avuto  contatti sempre con degli insospettabili intermediari. Iniziò quindi un nuovo giro di affari, incrementando ulteriormente i guadagni del suocero, che a quel punto, decise di prenderlo come socio. Nel 1929 gli nacque una bambina a cui fu il messo il nome Christina. Fu sempre in quell'anno che accadde una cosa incredibile. Tobias volle sopraintendere personalmente alla consegna di un importante e consistente carico di bottiglie selezionate e preziose presso la sede di un cliente di Amstetten, a circa 70 miglia a nord ovest di Vienna. Mentre la merce veniva scaricata dal carro, si era intrattenuto negli uffici dell'azienda per sistemare i documenti, le ricevute e poi, completata la parte amministrativa, era tornato fuori, in strada, aspettando che venissero scaricate le ultime casse. E all'improvviso rimase come folgorato da ciò che vide. Uno degli scaricatori era un uomo di mezza età, robusto, che sollevava le casse con apparente facilità anche se la sua andatura appariva claudicante. Quella sagoma era inconfondibile. Per essere sicuro di non sbagliarsi, Tobias attese che l'uomo, scaricata la cassa che portava, tornasse all'aperto per guardarlo meglio. E a quel punto non ebbe più dubbi, anche se quello che vedeva aveva dell'incredibile. Gli corse incontro e, fermatosi di colpo davanti a lui, lo prese per le spalle. Il volto era invecchiato, i capelli si erano fatti più radi, era leggermente curvo in avanti ma... "Sergente Beker! Siete voi! Non ci posso credere! Sergente!". L'altro, preso alla sprovvista, in un primo momento era rimasto immobile, senza sapere che fare, cercando di capire cosa accadeva. Poi si accese come una luce nello sguardo, e anche lui lo riconobbe :"Tobias, il piccolo Tobias! Come sono contento!". E si abbracciarono, scambiandosi pacche sulle spalle come due vecchi amici, mentre gli altri li osservavano curiosi di sapere a cosa fosse dovuto tanto entusiasmo. Poi Tobias si riprese per primo e si ritrasse  temendo che l'altro non avrebbe preso troppo bene quella familiarità. In fondo era sempre stato il suo sergente. Ma l'altro invece non sembrò aver dato alcun peso al comportamento del giovane. "Il piccolo Tobias! Pensa un pò. Allora ce l'hai fatta! E il tuo 'gemello', dov'è Lukas?". Dallo sguardo del giovane capì subito cosa doveva essere successo e se ne dolse profondamente. Ricordava ancora i discorsi dei due ragazzi, le loro espressioni quasi sognanti quando, pure sul fondo della trincea, parlavano dei loro vigneti, del loro vino per i 'calici dell'Imperatore'. Ricordò il 'professore' e tanti, tanti altri e anche il suo sguardo fu appannato da un velo di tristezza. Ma poi Tobias riprese la parola e gli disse che era convinto che fosse morto, in quanto l'aveva visto cadere gravemente ferito mentre cercava di salvare la vita a due novellini terrorizzati. Gli chiese come avesse fatto a cavarsela e cosa stesse facendo lì, anche se i fatti apparentemente parlavano chiaro. Beker ormai, purtroppo, si guadagnava da vivere come uomo di fatica, come scaricatore, insomma approfittando di ogni lavoro che riusciva a trovare. Alla fine del combattimento in cui era stato preso prigioniero Tobias, lui era stato rinvenuto gravemente ferito, sul fondo di una buca. Fu raccolto dagli Italiani che lo portarono celermente in un ospedale da campo, nel quale gli vennero prestati i primi soccorsi che gli avevano salvato la vita. Poi in un altro ospedale gli avevano estratto dal corpo nove schegge di granata che per fortuna non avevano leso in modo serio nessun organo vitale. "Un miracolo", era stato detto, "che fortuna sfacciata!" avevano affermato i medici. E così, dopo quasi un anno di convalescenza, era riuscito a camminare di nuovo con le sue gambe e a riacquistare le forze. A quel punto, l'avevano rimandato a casa. E qui, il miracolo, la fortuna sfacciata, erano finiti. Era anziano, definito dallo esercito "malconcio", inadatto al servizio. Così, dopo ventiquattro anni di impeccabile carriera militare, con una pensioncina miseranda, lo avevano congedato. E si era ritrovato con un pugno di mosche, senza famiglia, senza parenti, senza nessuno. Sapeva fare il sergente ma apparentemente, almeno in quel momento, non sembrava una competenza molto ricercata. Tobias gli disse che si sbagliava. Proprio in quel periodo stava cercando una persona con le sue caratteristiche per affidargli un ruolo importante. Sapevano tutti e due che non era vero ma il ragazzo non voleva lasciarsi scappare quella persona ritrovata in quel modo così fortuito e l'anziano, in fondo, sperava che l'altro gli desse una mano a mutare in meglio, anche se di poco, la sua misera condizione perchè effettivamente, gli pesava veramente. Non era tanto il lavoro, che non l'aveva spaventato mai, non era la misera paga, che non avendo lui particolari vizi, alla fine gli bastava per sopravvivere. Era per come lo avevano liquidato, per essere stato definito vecchio e inutile. In realtà Tobias aveva ragionato in fretta e nel giro di pochi minuti aveva già trovato un'applicazione per l'altro. Fra le sue mansioni infatti c'era anche quella di organizzare ed, a volte, come in questo caso, seguire delle consegne molto delicate. Se avesse trovato una persona di fiducia che lo sostituisse, avrebbe avuto molto più tempo a disposizione per viaggiare e allargare la cerchia dei clienti. In realtà sentì che con quell'uomo avrebbe potuto parlare delle cose di cui non parlava con nessuno, scambiare confidenze ed esprimere dubbi. Era proprio la persona giusta. Il sergente oppose naturalmente delle riserve alla proposta, portando come elemento principale che la sua conoscenza del vino era molto superficiale. Non beveva alcolici e le sue sostanze non gli consentivano certo la frequentazione di locali. Tobias non sentì ragioni. Gli disse che quello che gli serviva sapere glielo avrebbe insegnato lui e che lo avrebbe di certo imparato in poco tempo. Quello che voleva, era una persona in grado di far marciare il magazzino senza problemi e senza discussioni. E non conosceva nessuno più adatto di lui. Così Beker alla fine si convinse e, dopo essersi fatto pagare fino all'ultimo soldo il lavoro svolto fino a quel momento, partì con il ragazzo. Per tutti e due fu una gran bella giornata. Come previsto, il sergente si adattò subito al nuovo lavoro e si diede da fare quanto possibile per essere all'altezza della fiducia accordatagli da Tobias.

  
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