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Autore: Kore Flavia    17/12/2016    1 recensioni
[Gajuvia Brotp]["Something you said while I was crying"][I blame Elisa for the prompt]
[Ambientata a Phantom Lord][Gli element four non sono ancora stati creati]
Gajeel "consola" Juvia nel modo in cui Gajeel potrebbe farlo (cioè male, ma benissimo allo stesso tempo)
Dal testo:
Juvia ricorda ancora la prima volta in cui le parlasti.[...]
Era punto a capo e le stesse lacrime di bambina le sottraevano la vista. [...] E allora la pioggia celava tutto.
Genere: Fluff, Introspettivo, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Lluvia
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Note d'autrice: E' da una vita che non posto nulla su questo fandome devo ringraziare/maledire (me lo direte voi) Elisa per questo.
Il prompt era tipo: "Somthing you said while I was crying" e a me è venuta in mente questa... roba? Idk ditemelo voi. 
Gajuvia Brotp (non li shippo assieme, se voi lo fate buon per voi, se non lo fate buon per voi)
Scrivere in terza persona è un sacco faticoso, ma ho fatto del mio meglio. (E voi direte "se questo è il tuo meglio non voglio sapere cosa sia il tuo peggio!")
Momento /spiegazioni/ sui miei headcanon: 
Juvia proviene da una famiglia ricca/altalocata e da qui deriva la sua educazione e temperamento calmo e "freddo".
Juvia ha avuto un momento in cui la pioggia si è fermata, ma lei ha deciso di non guardare il cielo schiarirsi per la prima volta. (Quello accadrà con Gray)
Juvia odia il picchiettio perché, com'è logico, è un rumore persistente ed è la dimostrazione della sua infelicità.
(Se volete vederci hint di una possibile relazione tra Gajeel e Juvia fate pure. L'idea, personalmente, non mi dispiace)
Vi lascio alla lettura, sperando che non sia /così/ tremenda.



 

Sprazzo di luce 


Juvia ricorda ancora la prima volta in cui le parlasti. Da quando era arrivata nessuno l'aveva fatto, non direttamente, almeno. Perché  parlavano eccome, ma alle spalle e ben attenti a non farsi sentire. Come se la trovassero una creatura strana, fastidiosa, scomoda. Sì, scomoda, era così che si era sentita in quel primo periodo a Phantom lord, eppure José le aveva promesso grandi cose "sarai una maga famosa" aveva affermato ghignando. Juvia non era entrata per quello, però. No, lei voleva solo stare assieme ad altri maghi come lei, assieme a maghi che la potessero capire, perché, chissà, anche loro avevano problemi a controllare il proprio potere. Il risultato, però, non era stato quello sperato. Era punto a capo e le stesse lacrime di bambina le sottraevano la vista. La stessa pioggia di sempre scivolava sui vetri delle finestre, nascondendo il panorama ai suoi compagni di gilda: se lei non poteva vedere perché loro sì? E allora la pioggia celava tutto. Il suono familiare del picchiettio sui vetri e sul tetto a Juvia non era mai piaciuto, era monotono e frustrante e lei, essendo “la donna della pioggia”, non era così diversa. Era lei a scivolare sui vetri, era lei a nascondere il mondo agli altri, era lei la pioggia. E la pioggia non c’era nessuno che potesse apprezzarla.

Juvia ricorda le tue prime parole, Gajeel: "piangere è sciocco." e ti credette un po' idiota. Il tatto non è mai stato il tuo forte e ancora ora sembri avere molto da imparare. Juvia lo vide che si era trattenuto malamente dal fare una battuta. “C’è già abbastanza acqua fuori” o “non allagare anche a gilda”. Solo dopo avrebbe scoperto che non lo avresti detto con cattiveria o malizia, ma solo per sdrammatizzare. Perché è questo quello che riesci a fare meglio, sdrammatizzare.
Juvia non mutò espressione, ma dovesti notarlo in qualche modo che tanto d'accordo non era. Juvia era piccata e tu l'avevi capito. L’avevi capito perché tu scemo non lo sei stato mai, Gajeel, semmai talvolta lo fingi. Fingi di essere meno sveglio di altri, di ridere per un nonnulla, di essere quel che non sei e che solo dopo avresti avuto il coraggio di tirar fuori.
Ghignasti. Ti eri seduto davanti a me, nel frattempo, a gambe incrociate e la testa poggiata sul pugno destro. Parevi divertito. 
Juvia strinse forte il suo teru-teru Bozu, nascondendolo da te. Lo notasti, ma continuasti a ridere silenziosamente. Sembravi essere incurante davanti al suo disagio e fastidio nei tuoi confronti.
"Ridere di chi piange lo è di più." Juvia lo rimbrottò debolmente, quasi non ne valesse la pena. Aveva una così bassa considerazione di te, perdonala per questo. 
Juvia ricorda che le rimasi davanti. Fermo, ma non come a guardare una creaturaccia da analizzare e temere, ma così, come se la cosa ti servisse a passare il tempo. La osservasti tranquillamente, finalmente in silenzio e senza quel ghignetto strafottente sulle labbra.
Juvia ricorda anche il modo in cui la consolasti abbracciandola impacciatamente. O meglio, come lei si gettò tra le tue braccia stizzita dalla disperazione che l'aveva portata ad abbracciare proprio te. “Doveva esser finita proprio in basso”, aveva pensato così ed era stata cattiva a farlo. Perché abbracciare te non era abbassarsi ancora di più, ma alzarsi sui propri piedi e fare i primi passi con qualcuno. Abbracciare te era stata per Juvia la possibilità di cominciare a risalire verso la cima del crepaccio da cui era scivolata.
Ridesti e sogghignasti nuovamente per tutto il tempo, per niente infastidito dal suono fuori luogo che usciva dalla tua gola.
"Non ridere di me." mormorò contro la maglia del mago. "Non fa ridere." 
"Fa sbellicare." puntualizzasti te. "E comunque non ridevo di te." 
Juvia alzò lo sguardo su di te e lo vide chiaramente che, se ridevi con la bocca, gli occhi erano seri e pesanti come macigni. Si rese conto che sostenerli era troppo faticoso e riportò la propria attenzione alla maglietta bagnata di pianto e, se ne vergogna ad ammetterlo, di muco, non c’era nulla di altolocato in quella situazione eppure Juvia si è sentita più ricca che mai tra le tue braccia.
"Ah no?" chiese stanca. 
"Ah no." ripetesti, placando finalmente la risata sguaiata di prima. 
"Bene." 
"Bene." 

Juvia ricorda come ti limitasti a rispettare il silenzio che stava mutamente supplicandoti. Ricorda le leggere e goffe pacche date alla testa di Juvia e ricorda anche che non ti lamentasti della maglia inzuppata.
Ricorda che per un momento il picchiettio s’interruppe e lei poté bearsi del silenzio vero, fatto del semplice respiro degli esseri viventi. Ricorda che preferì te a guardare il sole per la prima volta. Ricorda che per la prima volta non era stata pioggia.




 
   
 
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