Cap.1 Il maniaco del baseball
Non
voglio mentirti
So
semplicemente che lui non è quello giusto per te.
Squalo
accavallò le gambe e piegò di lato il capo,
facendo ondeggiare i lunghi capelli argentei. La luce del tramonto gli
illuminava il viso e faceva risplendere le fiamme della box arma su cui
era accomodato. Accarezzò la testa di Alo e lo squalo fece
scattare i denti. Il Capitano dei Varia osservò Takeshi
muovere la mazza da baseball. Il campo deserto era battuto dal vento e
un po' di polvere marroncina vorticava intorno Yamamoto.
"Voi!
Ti sei accorto che sugli spalti hai un nuovo spettatore?!"
sbraitò lo spadaccino.
Takeshi
voltò il capo, lo alzò verso il Varia e sorrise
abbassando la mazza.
"Squalo!"
esclamò
Il
Varia si alzò in piedi e dimenò la spada davanti
a sé, verso il giovane.
"Non
io, imbecille!" sbraitò.
Takeshi
batté le palpebre, guardò a destra e sinistra, si
sollevò il cappellino e mise la mano a schermo davanti la
fronte socchiudendo gli occhi.
"Eh?
Hai portato qualcun altro?" chiese.
"VOIH!"
ululò Squalo, indicando davanti a sé con la
protesi.
"Girati"
soffiò. Gli occhi di Alo scattavano a destra e a sinistra,
vitrei.
Takeshi
piegò il capo, si voltò e inarcò un
sopracciglio, si sfilò il cappellino infilandolo sotto
l'ascella e mugugnò.
"Uh?".
Squalo
si sporse, rischiò di scivolare e gli mise la mano sana
sulla spalla. Lo fece girare del tutto ed indicò con il
mento verso gli spalti.
"C'è
una femmina" gli spiegò.
Takeshi
alzò la mano e salutò agitando il braccio,
sorrise ampiamente.
"Bianchi!"
urlò.
Si
scostò avanzando lungo il campo, sollevò il capo
guardando gli spalti.
"Cerchi
Gokudera?".
Squalo
si lasciò di nuovo cadere sulla propria box arma, a gambe
larghe e si mise la mano sana sul fianco.
"Tzé,
non credo che Scorpione velenoso non sappia dov'è il suo
fratello marmocchio" borbottò.
Takeshi
ridacchiò, raggiunse gli spalti e alzò il capo
guardando la donna. Portò la mazza da baseball sulle spalle
stringendola con le mani, sorrise ampiamente.
"Come
mai qui?" domandò.
Bianchi
incrociò le braccia sotto il seno prosperoso, la luce del
sole si rifletteva nei suoi occhiali da aviatore.
"Volevo
guardarti allenare. Voglio farmi venire qualche idea di cosplay nuovo"
rispose.
Takeshi
storse il labbro, spostò il peso da un piede all'altro e
ticchettò con le dita sulla mazza.
"Vuoi
provare a tirare tu? E' più divertente che guardare
soltanto!".
Bianchi
arricciò il labbro superiore e sfiorò il manico
della mazza.
"Preferisco
il veleno al contatto fisico" ribatté.
Takeshi
la tolse dalle spalle e la porse alla giovane, sorrise ampiamente.
"Non
serve! Devi solo tirare la palla. Squalo può fare il
ricevitore!".
"VOOOOIH!"
si sentì ululare di sottofondo. Bianchi si nascose la bocca
con la mano e ridacchiò.
"Non
sembra eccessivamente convinto" sussurrò. Prese la mazza tra
le mani e la alzò e abbassò davanti a
sé.
"Pesa
più di quanto pensassi".
Takeshi
ridacchiò, avanzò raggiungendo una panca con
delle attrezzature abbandonate in giro. Raccolse due guantoni, prese
una palla e raggiunse Squalo.
"Per
questo la uso io!" esclamò.
Mise
un guantone in mano a Squalo, raggiunse Bianchi e le porse l'altro
guanto con la palla.
"Devi
solo mettere quello e lanciare la palla a Squalo. Io devo colpirla".
Bianchi
piegò le labbra rosa acceso in un sorriso. Porse la mazza a
Takeshi e prese il guanto. Lo appoggiò insieme alla palla
sulle gradinate e si slacciò la zip della giacca. Si
sfilò la giacchetta di pelle rimanendo in maglietta ed
infilò il guantone.
"Non
ti prometto niente" disse gentilmente.
Takeshi
sorrise ampiamente, raggiunse il posto del battitore e
indicò a Squalo la postazione del ricevitore.
"Devi
prendere la palla, pensi di poterlo fare?" chiese.
sorrise
ampiamente, prese la mazza, raggiunse*
Squalo
prese le redini della propria box arma e schioccò la lingua
sul palato.
"Dovrei
mettermi un caschetto, rovinando i capelli. Non se ne parla"
sibilò.
Takeshi
rise, ticchettò la mazza in terra e la sollevò
con entrambe le mani.
"Avanti!
Se non alzi il guanto, Bianchi ti colpirà in faccia, e
sarà molto peggio!" scherzò.
Squalo
digrignò i denti.
"Allora
trovami un caz*o di caschetto" soffiò.
Bianchi
scese in campo e strofinò la scuola della scarpa da
ginnastica sul terreno. Strinse la palla candida e le sue iridi grigie
brillarono di riflessi verde acido.
"Vediamo
di divertirci" disse, mettendo una gamba davanti all'altra.
Takeshi
si poggiò la mazza sulla spalla, corse verso la panca e
afferrò uno dei caschetti. Lo tirò a Squalo,
tornò al proprio posto e indicò a Bianchi la base
bianca del lanciatore.
"Sarà
divertente!".
Sollevò
la mazza, arcuò la schiena e socchiuse gli occhi tenendo lo
sguardo sulla ragazza.
Bianchi
si piegò di lato, facendo ondeggiare i lunghi capelli rosa.
Allargò le gambe e fissò lo sguardo sul guantone
di Squalo. Quest'ultimo guardò Takeshi, osservò
Bianchi e deglutì. Si premette con un paio di colpi di
piatto della spada il caschetto in testa e si acquattò a
terra. Alo alle sue spalle dimenò la coda e si
allontanò.
Takeshi
strofinò i piedi sul terreno, strinse la presa sulla mazza
tenendo lo sguardo sulle mani di Bianchi, le iridi castane
assottigliate.
Bianchi
lanciò, la palla fu circondata da onde cinetiche e
sollevò un polverone da terra.
Takeshi
tese le braccia piegando leggermente le ginocchia, dilatò
gli occhi e li strinse di scatto, le iridi brillarono di riflessi
più scuri e fece scattare la mazza in avanti colpendo la
palla; lo spostamento d'aria fece scivolare in terra il capellino e
ondeggiare i lunghi capelli di Bianchi e Squalo. Takeshi sorrise,
alzò il capo osservando la palla volare verso gli spalti e
si passò la mano sulla fronte sudata.
"Pfhiu!
Pensavo di non riuscire a prenderla!".
"Dannati
Hitman" gemette Squalo, nascondendosi il viso con il guantone.
Takeshi
poggiò la mazza sulla spalla, raggiunse Bianchi e le sorrise
ampiamente sollevando il capo per guardarla.
"Dovresti
fare la lanciatrice!" esclamò.
Bianchi
si protesse gli occhi con la mano e guardò il cielo,
schioccando la lingua sul palato.
"Direi
che quella palla non la riprendiamo più" commentò.
Takeshi
aprì la bocca spalancando gli occhi, si voltò a
guardare il cielo e scoppiò a ridere passandosi la mano tra
i capelli sudati.
"Accidenti,
mi sa che hai ragione!" esclamò.
Si
voltò a guardare Squalo, accentuò il sorriso
dondolando sul posto.
"Tu
giocherai la prossima volta, Squalo!".
Squalo
si tolse il guantone e glielo lanciò in faccia.
"Io
torno da BakaBoss, devo controllare che sia ancora vivo"
ringhiò. Gettò il caschetto a terra, mosse il
capo facendo ondeggiare i capelli e corse via.
Bianchi
lo vide balzare in groppa ad Alo, allontanandosi in volo.
Fece
apparire una fiamma rossa della tempesta tra le dita della mano libera
e ci giocherellò.
"Forse
dovrei andare anch'io. Amoruccio avrà sicuramente bisogno di
me" sussurrò, arrossendo.
Takeshi
sporse le labbra osservando Alo allontanarsi in volo,
mugugnò abbassando la mazza.
"Ma
quindi perché era venuto?" borbottò.
Scrollò
le spalle, si voltò verso Bianchi e sorrise indicandole con
la mazza l'interno.
"Il
moccioso stava facendo un nuovo gioco con Tsuna, in piscina. Posso
accompagnarti, se vuoi".
Bianchi
spense la fiamma della tempesta e si tolse il guantone.
"Mi
farebbe piacere" disse. Raggiunse gli spalti e si rimise la propria
giacchetta. Tornò da Takeshi e si sporse in avanti,
giocherellando con le proprie collanine.
"Il
guantone lo rivuoi?" domandò.
Takeshi
scrollò le spalle, indicò le panche piene di
materiale sparso e sorrise.
"Quella
è della scuola! Invece questa mazza è mia, il
moccioso me l'ha regalata proprio perché è
pesante!".
Bianchi
lanciò il guantone su uno degli spalti, facendolo atterrare
accanto a una pezza candida. Allungò una gamba e si
piegò in avanti, massaggiandola con entrambe le mani. Si
stiracchiò e si raddrizzò, massaggiandosi la
spalla.
"Sicuramente
il mio adorato Reborn aveva i suoi motivi profondi per farti un regalo".
Takeshi
raggiunse la panca, afferrò la custodia della mazza, vi
infilò l'oggetto e mise la borsa in spalla. Strinse il
manico, infilò il cappellino da baseball e sorrise
dirigendosi verso l'uscita del campo.
"Beh,
diventa una spada, certe volte. Mi è stata d'aiuto un sacco
di volte in cui il Vongola Gear era eccessivo!".
Bianchi
arricciò una ciocca dei propri capelli intorno all'indice
pallido.
"Immaginavo
si trattasse di proteggere Tsunayoshi" ammise.
Takeshi
sporse le labbra, mugugnò avanzando nel cortile verso uno
degli edifici coperti, alzò le spalle e sollevò
lo sguardo.
"Già!
Facciamo un gioco pericoloso, quindi è meglio avere delle
armi!".
Bianchi
appoggiò una mano sulla guancia e con l'altra si strinse il
bacino.
"La
vita è un gioco pericoloso". Concesse.
Takeshi
piegò il capo di lato, sorrise e si strinse la sacca con la
mazza dimenando l'altra mano.
"Parlavo
del GDR della mafia! Succedono sempre un sacco di cose!".
Bianchi
incrociò le braccia sotto il seno.
"L'avevo
capito, ma preferivo una visione più vasta"
ribatté.
Takeshi
la guardò, batté le palpebre e scrollò
le spalle. Raggiunse il capannone, aprì la porta scorrevole
e sgranò gli occhi. Reborn stava seduto su una mini-sedia da
bagnino con un megafono verde in mano, mentre Tsuna era legato per i
piedi ad uno dei trampolini, con il capo immerso nell'acqua. Ogni volta
che il ragazzo tirava fuori la testa, i lacci che gli tenevano i piedi
scattavano facendolo finire nuovamente sotto. Takeshi portò
le mani dietro il capo, sorrise perplesso.
"Come
hai convinto Gokudera a non stare sott'acqua per prenderlo?" chiese.
Reborn
abbassò il megafono, che tornò Leon e gli
zampettò sulla spalla. Reborn sorrise, sollevandosi la falda
del cappello.
"Chi
ha detto che l'ho fatto?".
Bianchi
raggiunse Reborn e si sedette accanto a lui. Gli sorrise battendo le
palpebre.
"Fammi
indovinare, è lì sotto in apnea che cerca
inutilmente di scioglierlo" sussurrò, mettendo la bocca a
cuore.
Reborn
sogghignò, carezzò il capo di Leon e si
poggiò contro lo schienale della seggiolina.
"Quel
ragazzo è proprio patetico".
Vide
un'ombra sfrecciargli davanti, sgranò gli occhi osservando
la borsa vuota di Takeshi rotolare sul pavimento, si voltò
di scatto e vide il ragazzo tuffarsi. Reborn emise un versetto
stizzito, si morse il labbro.
"Tsk.
Avrei dovuto dirgli di non intervenire" borbottò.
Takeshi
riemerse con Gokudera appeso ad una spalla e Tsuna appeso all'altra;
tenendo la spada con la bocca. Poggiò i due sul bordo,
afferrò la spada in mano e sorrise.
"C'è
mancato poco!".
Gokudera
tossì un paio di volte, socchiuse gli occhi arrossati ed
ansimò.
"D-Decimo"
gemette. Bianchi si mordicchiò un labbro e congiunse le mani.
"Non
capisco perché non lascia morire l'altro ragazzino e basta"
borbottò con voce rauca.
<
Reborn mi troverebbe patetica se gli dicessi che mi ero preoccupata
> pensò.
Tsuna
sputò acqua, si mise a gattoni sollevando il capo e le
ciocche di capelli castane bagnate gli ricaddero sulle guance arrossate.
"G-grazie
Yamamoto" sussurrò.
Takeshi
sorrise, uscì dall'acqua e si guardò i vestiti
gocciolanti. Sospirò, scrollò le spalle e
afferrò la propria borsa.
"Come
siete finiti in quella situazione?".
Reborn
incrociò le braccia, saltò sulla spalla di
Takeshi e socchiuse gli occhi neri.
"Era
un addestramento, e tu l'hai rovinato".
Lanciò
un'occhiata a Bianchi, assottigliò le labbra.
"Tsuna
deve diventare Neo-Primo Boss dei Vongola. Ha molta strada da fare,
prima di morire".
Bianchi
congiunse le mani all'altezza del seno. Allungò le gambe e
piegò di lato il capo.
"Appena
sarà finito torneremo in Italia, vero?" domandò
con voce cinguettante.
Gokudera
si sedette per terra e vomitò acqua.
Tsuna
si passò ripetutamente il braccio sulla bocca,
deglutì e sgranò gli occhi.
"Reborn!
Ti ho già detto che non farò il Boss proprio di
un bel niente!" sbottò.
Reborn
saltò colpendolo dietro il collo, facendolo ricadere con il
capo in terra.
"Zitto,
ImbranaTsuna" ordinò.
Takeshi
ridacchiò, si sedette in terra e incrociò le
braccia dietro la testa.
"Stai
esagerando, moccioso" disse, gioviale.
Bianchi
si avvicinò a Gokudera e quest'ultimo si sdraiò a
faccia in su.
"Che
ne dici se torniamo a casa?" domandò. Gokudera si nascose il
viso con il braccio.
Reborn
strinse le labbra, saltò nuovamente sulla spalla di Takeshi
e si mise seduto.
"Ti
preoccupi troppo, Bianchi. Devono imparare a cavarsela" disse, duro.
Tsuna
si rimise in ginocchio, deglutì e si avvicinò a
Gokudera, lo aiutò a mettersi seduto e gli passò
la mano sulla schiena.
"Stai
bene, Gokudera-kun?" domandò.
Takeshi
incrociò le gambe, portò le braccia dietro la
testa osservando Bianchi, guardò Reborn sulla propria spalla
e storse le labbra.
"Non
capisco come fate voi due ad andare d'accordo" disse.
Gokudera
guardò in viso Tsuna, arrossì e chinò
lo sguardo.
"Sono
lieto che stiate bene, Decimo" sussurrò.
Bianchi
si voltò verso Takeshi.
"Cosa
intendi?" domandò.
Tsuna
sospirò di sollievo, si mise in ginocchio di fianco a lui e
voltò lo sguardo verso Takeshi.
"Lo
sai che sono stati amanti, no?" chiese.
Takeshi
annuì, mugugnò e allungò le gambe
mentre la maglietta e la giacca gocciolavano sul pavimento della
piscina.
"Beh,
ma sono completamente diversi! Tanto per cominciare lui è un
moccioso!".
Gokudera
si massaggiò il collo.
"Mia
sorella andava all'asilo quando si sono messi insieme"
sussurrò.
Tsuna
sgranò gli occhi e guardò verso Bianchi con la
bocca aperta, Reborn saltò sulla seggiolina e vi rimase in
piedi guardandoli dall'alto.
"Ad
essere precisi, ho accettato di stare con lei quando ha cucito il mio
primo cosplay; alle elementari" disse.
Takeshi
fischiò ampiamente, si passò la mano tra i
capelli bagnati.
"Non
mi sembra il tipo giusto per lei!".
Bianchi
ridacchiò.
"Certo
che quella pioggia è davvero un tipetto strano. Non trovi
tesorino?" domandò.
Reborn
sogghignò, carezzò Leon e lo strinse nel palmo
piegando il capo.
"Yamamoto
non è un ragazzo normale".
Tsuna
deglutì avvicinandosi maggiormente a Gokudera, chiuse gli
occhi.
<
Ora lo ammazza! > pensò.
Takeshi
sorrise ampiamente, scrollò le spalle e raccolse il fodero
della mazza, infilandola dentro.
"Beh,
non voglio mentire. Se io sono strano, voi lo siete di più!".