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Autore: Nazuhi    18/12/2016    1 recensioni
Sequel di "Tutte le mie prime volte" (ripostata su gentile richiesta di una lettrice, che ringrazio di cuore)
****
Yomi è riuscita, non con poche difficoltà, a superare il suo primo anno all'Accademia del Duellante. Il ricordo del suo primo anno e la scomparsa dei suoi amici, però, continuano a tormentarla. Si sente inutile e vorrebbe scoprire cosa è realmente successo agli studenti d'élite, ma le indagini si risolvono tutte in un buco nell'acqua e la ragazza inizia ad esserne ossesionata, al punto da allontanarsi sempre più dai pochi amici rimasti. Tuttavia l'arrivo del fratello e il suo burrascoso ingresso in Accademia la aiuteranno a ritrovare la sua strada e ad allontanare i fantasmi che continuano a perseguitarla. Non tutto però è rosa e fiori; nell'ombra si nascondono dei nemici impensabili, pronti a tutto pur di portare alla luce segreti antichie dimenticati dai più, e che minacceranno la felicità degli studenti e dei due fratelli Yuki.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri personaggi, Jaden/Judai Yuki, Nuovo personaggio, Zane Truesdale/Ryo Marufuji
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 9- Una strana notte


Il duello tra il Kaiser e lo Slifer si era appena concluso con la vittoria dello studente del terzo anno, a dispetto delle speranze che i compagni di dormitorio della matricola. Yomi, nonostante si aspettasse che il risultato non potesse che essere quello, era rimasta comunque piuttosto sorpresa; sebbene fosse passato poco più di un anno dall'ultima volta che aveva visto il fratellino all'opera, non si aspettava che desse così tanto filo da torcere al fidanzato. Le sue capacità erano migliorate moltissimo negli ultimi tempi e la cosa le aveva fatto piacere; per lei, Jaden era sempre stato un punto di riferimento, quasi un modello da seguire nonostante fosse il più piccolo tra i due, e vederlo migliorato fino a quel punto non poteva che renderla orgogliosa.
E' diventato decisamente più bravo rispetto all'ultima volta che abbiamo duellato. Se non mi impegno, potrebbe anche superarmi e diventare più bravo di me; non posso di certo permetterglielo!”
Jaden, intanto, si era già alzato in piedi e si stava spolverando alla meglio i pantaloni grigi, mentre rispondeva ad una serie di domande dell'amico occhialuto e ringraziava Chumley per i complimenti. La ragazza, alla vista del fratellino sorridere spensierato, non riuscì a fare a meno di sorridere anch'essa.
«Vedo che non sei più preoccupata...» fece Zane, avvicinandosi alla ragazza e guardando i tre studenti del dormitorio rosso parlottare tra loro.
«Non più e credo di essermi preoccupata fin troppo. Forse dovrei smettere di vederlo come un bambino...»
«Dovresti pensare un po' più a te stessa; credevo di avertelo già detto.»
«Lo so, ma...» la ragazza esitò per qualche secondo. «Meglio lasciar perdere...»
Zane le lanciò uno sguardo impassibile; sebbene avesse compreso a grandi linee cosa frullasse nella testa della studentessa in quel momento, decise comunque di non chiedere ulteriori spiegazioni. Sapeva che gliene avrebbe parlato prima o poi, quando avrebbe trovato le parole giuste per farlo.
«Wow, è stato davvero un duello emozionante! Sei davvero un avversario temibile, Kaiser!» esclamò Jaden, voltandosi verso lo studente più grande e distogliendolo dai suoi pensieri.
«Lo stesso vale anche per me. Il tuo modo di duellare è totalmente diverso da quello di tua sorella e ammetto che è stata una sorpresa.»
«Aspetta un attimo! Quindi voi due avete già duellato insieme?!» fece Jaden, fissandoli con aria confusa; non capiva cosa stesse succedendo.
«No, ho solo visto tua sorella duellare e so bene quanto sia forte. L'anno scorso ha persino sconfitto due degli studenti migliori della scuola; è una duellante veramente capace, ma credo che tu lo sappia meglio di me» rispose, impassibile, l'altro. Jaden lo fissò, poi grattandosi la testa fece:
«Non hai voglia di sfidarla? Se sei consapevole di quanto sia forte, non capisco perché non hai ancora duellato contro di lei...»
«Semplicemente perché stiamo insieme e non voglio mettere a rischio il nostro rapporto.»
A sentire quella frase Jaden strabuzzò gli occhi, mentre Syrus divenne rosso dall'imbarazzo e iniziò a balbettare parole sconnesse. Poi i due si scambiarono uno sguardo e, in coro, strillarono:
«Perché non ce l'avete detto?!»
«Non vedo perché avremmo dovuto dirvelo...» commentò l'altro, impassibile. Poi, come se niente fosse, si voltò e si incamminò lungo il molo, in direzione degli edifici scolastici e dei dormitori. Subito dopo che se ne fu andato, Yomi sentì gli sguardi delle due matricole fissi su di lei, come se si aspettassero qualche spiegazione.

Lo sapevo che non era una buona idea dirglielo! Jaden non capisce queste cose e di certo non si aspettava che io stessi con un ragazzo; lui e l'amore sono due concetti opposti e incompatibili. Syrus, invece, non capirebbe per altri motivi: suo fratello non è il tipo da avere relazioni. In che guaio mi ha cacciata?!”
«Sorellona?» chiese lo Slifer, attirando la sua attenzione e distogliendola dai suoi pensieri. «Cosa significa questa storia?»
«Jaden, non fare il fratello geloso.»
«Non sto facendo il fratello geloso, è solo che non capisco cosa tu ci possa trovare nell'amore. E' noioso e da femminucce, e tu sei un eroe» replicò il fratello, incrociando le braccia al petto e annuendo convinto. Gli altri presenti si scambiarono un'occhiata confusa; nessuno tranne Yomi aveva realmente capito cosa stesse dicendo lo Slifer.
«Ancora con questa storia? Non sono un eroe, non dopo tutto quello che ho fatto alle medie.»
«Per me sei un eroe, come Burstinatrix.»
«Jaden, al massimo si dice eroina.»
«Quanto sei fiscale...» commentò il ragazzo, ridacchiando tra sé e sé. Yomi lo fulminò con lo sguardo, poi sospirò, passandosi una mano sulla faccia.
«Con te è inutile discutere. Tanto quanto lo è farlo con Zane...»
Detto questo, la ragazza si allontanò lungo il molo, senza neanche aspettare gli amici e il fratello. Non aveva molta voglia di parlare con loro o dare loro spiegazioni sulla sua vita privata. Era riservata, tanto quanto lo era Zane, ma a differenza del fidanzato parlare di quelle cose la metteva sempre a disagio, soprattutto davanti al fratello. Non capiva neanche cosa volessero da lei.
Arrabbiata per tutto quello che era successo, si diresse verso il dormitorio degli Obelisk, per litigare anche con Zane. Non ne aveva molta voglia, ma aveva ancora meno voglia di chiudere un occhio sullo scherzetto che le aveva giocato. Dire quelle cose imbarazzanti e poi lasciarla lì, in balia degli altri studenti, non è stato affatto simpatico da parte sua. E Yomi non aveva intenzione di perdonarlo tanto facilmente.
Era immersa in questi e altri pensieri, quando un'improvvisa fitta alla testa la costrinse a fermarsi. Si portò una mano sulle tempie, premendo più forte che potesse nella speranza che il dolore sparisse. Avvertiva come una serie di aghi trafiggerle il cranio, fino ad arrivare al cervello e proseguire oltre. Era una sensazione insostenibile, al punto che dovette sedersi in mezzo al vialetto in attesa che il dolore smettesse. Non riusciva a pensare o a muoversi; riusciva solo a respirare con gran fatica e a premere il più forte possibile sulle tempie. Se non fosse stata abituata al dolore era certa che si sarebbe messa a piangere come una bambina, ma aveva sofferto fin troppo e quella fitta alla testa, per quanto potesse essere forte, non era paragonabile alla ferita che le era stata inflitta al fianco. Quella volta il dolore era stato tale da farle perdere i sensi.
Prese un respiro e tentò di alzarsi; il dolore era sempre lì, pronto a ricordarle che lui non era ancora andato via e che era in agguato nella sua testa. Si accasciò di nuovo al suolo, premendo sulle tempie tanto da conficcare le unghie nella carne; un rivolo di sangue scorse lungo il profilo delle mani, fino a cadere a terra. Si morse il labbro e chiuse con forza gli occhi, cercando di non pensare al dolore. Rimase in questa posizione per diversi minuti, poi la fitta sparì all'improvviso, nello stesso modo con cui era apparsa.
«Che diavolo è successo?» disse tra sé e sé. Quella era la prima volta che si sentiva così male, tanto da non riuscire neanche a respirare. Non era mai stata un tipo debole e non aveva mai sofferto di mal di testa, perciò cos'era quella fitta? Scosse la testa, come a impedire a quel pensiero di tornare a tormentarla, e si asciugò gli occhi lucidi. Alla fine il dolore era stato così forte da farle versare qualche lacrima.
«State bene, principessa?» fece lo spirito di Duel Monster, comparendo al suo fianco. La ragazza annuì, ma non disse nulla. «Volete che faccia qualcosa?» continuò il samurai dall'armatura cremisi, alzando lo sguardo sulla padrona. Yomi scosse di nuovo la testa e gli fece cenno di sparire. Lo spirito annuì e scomparve di nuovo nel nulla.
«Tutto questo non è normale...» mormorò lei, riprendendo il cammino in direzione del dormitorio. «Che abbia una qualche strana malattia? Forse dovrei farmi visitare di nuovo da Fontaine, anche se dubito che riesca a capire cosa sia.»
Con queste domande senza risposta per la testa entrò nel dormitorio degli Obelisk e si diresse verso la camera del fidanzato. Intorno a lei c'era un via vai di studenti che la guardavano incuriositi; non era vietato, ma era comunque un fatto raro che una ragazza entrasse nel dormitorio maschile e nessuno di loro aveva idea del motivo per cui si trovasse lì. La ragazza ignorò i mormorii che ben presto iniziarono a circondarla e tirò a dritto, incurante di tutte le voci che il giorno dopo si sarebbero diffuse nella scuola.
Non le piaceva molto la sua nuova sistemazione; preferiva di gran lunga il vecchio dormitorio, con le sue stanze ampie e luminose e la mensa piccola e poco frequentata. Le era sempre piaciuto mangiare lì, in compagnia di poche e fidate persone e lontana dagli sguardi indiscreti della maggior parte degli altri studenti. In quel piccolo edificio si sentiva più sicura e protetta, proprio perché era piccolo e raccolto, quasi come la casa di una famiglia allargata. Era un pensiero buffo, il suo, sopratutto perché non aveva mai fatto realmente amicizia con nessuno degli altri studenti, eccetto Zane, Atticus e Yusuke; era strano considerare il vecchio dormitorio una specie di seconda casa. Però conservava dei bei ricordi e le piaceva vederlo sotto quella luce; per questo motivo le si stringeva il cuore alla vista dell'edificio abbandonato su se stesso e sul punto di crollare.
Si bloccò a metà scale, con una mano poggiata sul corrimano di legno chiaro. Adesso che ci pensava quell'edificio era cambiato molto da quando era ancora in funzione e pieno di vita. Quella stanza circolare e scavata nella roccia che aveva trovato qualche mese addietro insieme a Yukimura era come apparsa dal nulla, in un luogo dove prima c'era solo nuda roccia. Adesso che ci pensava, le fitte dolorose alla testa avevano iniziato a diventare più frequenti proprio subito dopo quella strana esplorazione, e negli ultimi mesi si presentavano quasi ogni giorno. Era una strana coincidenza, troppo strana anche per il suo scetticismo. “Forse le due cose sono connesse, ma in che modo?” pensò. Non c'era alcuna spiegazione scientifica, non era possibile che una stupida grotta potesse provocarle il mal di testa. Scosse la testa, ridacchiando tra sé e sé per l'idea sciocca che le era venuta in mente e riprese a salire le scale. Doveva farsi visitare, non c'era altra scelta; una volta avuti i referti avrebbe pensato alle probabili cause. O avrebbe lasciato che se ne occupassero i medici. Alla fine, questo era tutto quello che doveva fare.
«Cosa ci fai tu, qui?!» sbraitò una voce alle sue spalle. Yomi si voltò il giusto per incrociare lo sguardo indispettito di Chazz fissarla. Lo squadrò per qualche secondo e continuò per la sua strada, decisa a ignorare il ragazzo.
«Come ti permetti di ignorarmi?!»
«Taci, marmocchio, o ti scuoio vivo» replicò lei, lanciandogli un'occhiata gelida. Chazz deglutì, leggermente a disagio, ma non si lasciò intimorire più di tanto e sostenne il suo sguardo.
«Questo non è il dormitorio delle ragazze» continuò, cercando di mantenere i nervi saldi. Era difficile, visto che non aveva dimenticato l'umiliazione che aveva subito da parte della ragazza il primo giorno di scuola, né quella subita da parte del fratello. Se contro Yomi se l'era cavata grazie all'abbandono di lei, contro Jaden aveva perso e pure malamente. Da quel giorno, era diventato lo zimbello della classe e tutti quelli che fino al giorno prima erano disposti a baciare la terra su cui camminava gli avevano voltato le spalle. Era stato abbandonato da tutti e la colpa era di Jaden e, in maniera indiretta, pure di sua sorella.
«Quello che faccio non sono affari tuoi, moccioso, e se non sbaglio non è vietato entrare nel dormitorio maschile. Adesso sparisci, non ho molta voglia di discutere con te!»
«Io invece ne ho! Anzi, ho una gran voglia di sfidarti a duello e sconfiggerti!»
«Chazz, ti consiglio di lasciar perdere o potresti perdere per l'ennesima volta.»
«Come se tu potessi sconfiggermi!»
«Non sapevo che ti piacesse così tanto perdere...» ribatté lei, accennando un sorriso cinico. «O devo ricordarti della sconfitta che ti ha inflitto mio fratello? Quel “Kuriboh Alato LV 10” te le ha suonate di santa ragione, o sbaglio?»
«Taci, demone!» sbraitò lui, alzando di parecchio il tono della voce. Molti studenti che si trovavano nelle vicinanze accorsero per vedere cosa stesse succedendo e, non appena si resero che Chazz aveva attaccato briga con Yomi, iniziarono a confabulare tra loro, scommettendo sui vari esiti del litigio. In molti, soprattutto del secondo e del terzo anno, erano certi che la ragazza avrebbe finito con il pestare a sangue la povera matricola ed alcuni erano già pronti ad intervenire, mentre altri corsero a chiamare il Kaiser, l'unica persona in tutta l'Accademia che potesse fermare la Obelisk.
«Ah, giusto, ti brucia ancora perché il tuo robottone da combattimento da figlio di papà è stato letteralmente massacrato da un mostriciattolo peloso e insignificante. Dico bene, Chazz?»
«E tu pensi davvero di essere così forte?! Ti devo ricordare che hai gettato la spugna dopo neanche mezzo secondo che era iniziato il duello? Avevi paura, per caso?»
Yomi strinse le labbra in una nota di stizza. Non aveva digerito molto l'allusione dell'altro studente e in quel momento si malediceva per aver abbandonato la sfida che lei stessa aveva lanciato. L'aveva fatto perché lo aveva reputato un tipo interessante e gli sarebbe dispiaciuto sconfiggerlo, ma in quel momento avrebbe preferito di gran lunga averlo bastonato un po', almeno avrebbe iniziato a portarle il rispetto che meritava. “Perché non l'ho sconfitto quando potevo?” si chiese. “Ho davvero rinunciato a vincere per fargli un favore? Devo essermi rammollita parecchio...”
«Vuoi che ti picchi?» gli fece, incrociando le braccia al petto.
«Ricorri alla violenza perché non hai altri mezzi per ribattere, di' la verità!»
«Se continui così ti troverai con un occhio nero, te l'assicuro, Chazz.»
Il ragazzo fece per ribattere, ma ci ripensò. Fece spallucce e passò oltre, lanciando un'occhiataccia alla studentessa, sguardo che Yomi ricambiò.
«Ti conviene fare attenzione, senpai» mormorò lui.
«Fossi in te penserei a come sconfiggere mio fratello» ribatté lei, sorridendo compiaciuta. Chazz fece un gesto di stizza e proseguì oltre, facendosi largo tra la folla che si era radunata e cercando di ignorare le risatine che gli venivano rivolte.
«Che avete da guardare, filate via!» sbraitò Yomi, rivolgendosi alla folla e gli studenti si affrettarono a togliere il disturbo. Rimase solo Zane, in piedi vicino al muro. Aveva assistito a buona parte della scenata, perché casualmente si trovava nei paraggi quando era iniziata la lite. Aveva preferito non intervenire, almeno finché la situazione non fosse degenerata.
«Sei stato qui tutto il tempo?» gli chiese la ragazza, non appena lo vide. Lo studente annuì, ma non disse nulla; il suo volto era impassibile come sempre. «Quel tipo mi fa saltare i nervi...» continuò lei, come se volesse scusarsi.
«Sei stata brava» disse lui.
«Dici? A dirla tutta, avevo una mezza idea di picchiarlo sul serio, ma poi ho preferito lasciar perdere.»
«Non sarebbe stata una buona idea... Piuttosto, posso sapere cosa ci fai qui?»
«Non posso nemmeno venire a trovarti?» fece lei, lanciandogli un'occhiata maliziosa.
«Non se devi attaccare briga con le matricole.»
Yomi scoppiò a ridere.
«Stavo parlando seriamente...» commentò lui, sospirando.
«Ti preoccupi troppo, non ti fa bene» replicò la ragazza, prendendolo sottobraccio e incamminandosi con lui lungo il corridoio, in direzione della sua stanza.
«Allora evita di cacciarti nei guai.»
«Io non mi caccio nei guai» replicò lei. «E comunque qualcuno deve pur dare una lezione a quel bastardo.»
«E devi essere tu, dico bene?»
«Non devo essere io. Siete voialtri a non farlo, perciò non vedo alternative» ridacchiò Yomi. Zane sospirò e aprì la porta della sua stanza. La ragazza entrò dentro e lui richiuse la porta. Si sedette sulla sedia e squadrò la ragazza che si era già stesa sul letto e si stava stiracchiando le braccia. Da quando la conosceva non aveva mai capito perché si stendesse sui letti degli altri come se fosse il suo.
«Mi cercavi, vero?»
«Sì» fece lei, fissando il soffitto.
«E cosa volevi dirmi?»
Yomi scattò su a sedere, fulminandolo con lo sguardo. «Mi hai lasciata da sola a gestire una brutta situazione.» Zane accennò un sorriso. «Non sto scherzando, Zane! Dovevi proprio raccontare loro che stiamo insieme?»
«Non c'è nulla di male, no?»
«Dici così perché non hai visto la faccia di mio fratello» borbottò lei, incrociando le braccia al petto. «Adesso devi scusarti...»
«Davvero?» replicò lui, sollevando il sopracciglio. «Allora tu dovresti scusarti per aver tentato di mettere becco nei miei problemi con Syrus.»
Yomi divenne rossa dalla vergogna e tentò di negare ciò che aveva appena detto il fidanzato.
«Ti sbagli, io non ho fatto nulla.»
«Credi davvero che non me ne sia accorto?»
La ragazza distolse lo sguardo, quasi imbarazzata. Quella conversazione stava diventando seccante e il timore di averlo fatto arrabbiare per l'ennesima volta si insinuò dentro di lei. Iniziava a credere che il suo unico scopo nel mondo fosse quello di far arrabbiare o deludere le persone, Zane prima di tutti, e che forse se non si erano ancora lasciati era per una strana forma di pietà che il ragazzo provava per lei. In fondo, chi mai avrebbe voluto stare con una persona che si intrometteva negli affari altrui e che cercava di piegare il mondo ai suoi capricci? Tutto quello che aveva fatto era cercare di cambiare il rapporto tra Zane e Syrus in un modo fin troppo simile al rapporto che c'era tra lei e Jaden e quando aveva visto che non ci sarebbe mai riuscita aveva cercato di prendere il posto di Zane. Un comportamento subdolo e viscido, il suo, e non si sarebbe sorpresa più di tanto se l'Obelisk avesse deciso di lasciarla definitivamente. Era l'ennesimo atteggiamento infantile che non era riuscita a tenere dentro di sé.
«Scusami» sussurrò, dopo vari secondi di silenzio. Quella parole le era costato molto, ma era un prezzo che avrebbe pagato volentieri più e più volte se fosse stato utile a mettere un cerotto al loro rapporto un po' travagliato.
Zane si lasciò andare ad un lungo e profondo sospiro, poi accennò un sorriso.
«Non ce n'è bisogno, dico davvero. So come sei fatta e so anche che avevi tutte le buone intenzioni di questo mondo, perciò non mi arrabbierò.»
«Non volevo mancarti di rispetto...»
«Non l'hai fatto, se è quello che temi. E credo che alla fine sia servito tutto quello che è successo, soprattutto per Syrus. Prima ho visto qualcosa di diverso nel suo sguardo e credo che sia merito tuo e di tuo fratello.»
«Quindi non sei arrabbiato?» chiese lei, sollevando lo sguardo dalle proprie mani e puntandolo sul volto del giovane.
«Ti conosco fin troppo bene e so cosa ti passa per la testa.» Sorrise leggermente e si alzò, sedendosi accanto alla fidanzata. «Ti voglio bene anche per questo tuo lato un po'... diciamo infantile.»
Yomi ricambiò l'occhiata con una linguaccia, poi si lasciò andare ad una risata. Sentiva la tensione e tutte le sue preoccupazioni svanire, come se quel sorriso fosse stato sufficiente a toglierle ogni dubbio e paura. Si sentiva quasi sciocca per quello che le era venuto in mente. Preoccuparsi così tanto non era da lei, chissà cosa le stava succedendo in quei giorni? Forse era l'arrivo di Jaden o forse era il fatto che sentiva sempre più la mancanza di Yusuke e Atticus, o addirittura la depressione di Chumley. Qualsiasi cosa fosse, aveva reso i suoi pensieri un po' più grigi e fin troppo spesso si affacciava nella sua mente l'idea che fosse solo un'ipocrita egoista che si approfittava degli altri per raggiungere i suoi scopi.
Allungò entrambe le braccia e abbracciò il ragazzo, all'improvviso. Sentì il suo corpo sussultare e irrigidirsi, quasi come se non se lo fosse aspettato.
«Yomi...» mormorò lui, appoggiando la sua mano destra sul fianco della ragazza.
«Solo un po'...»
Zane annuì in silenzio e ricambiò l'abbraccio, appoggiando il mento sull'incavo tra la spalla e il collo di lei e attirandola più vicina al suo corpo.
«In questo periodo sei strana, sai?» le disse, a bassa voce. Lei rispose stringendosi un po' di più, quasi a volersi nascondere tra le sue braccia.
«Scusami...»
«Non ce n'è bisogno, io sono qui anche per questo. Per tutto il tempo che vorrai...»

  
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