Capitolo 9- Una strana notte
Il
duello tra il Kaiser e lo Slifer si era appena concluso con la
vittoria dello studente del terzo anno, a dispetto delle speranze che
i compagni di dormitorio della matricola. Yomi, nonostante si
aspettasse che il risultato non potesse che essere quello, era
rimasta comunque piuttosto sorpresa; sebbene fosse passato poco
più
di un anno dall'ultima volta che aveva visto il fratellino all'opera,
non si aspettava che desse così tanto filo da torcere al
fidanzato.
Le sue capacità erano migliorate moltissimo negli ultimi
tempi e la
cosa le aveva fatto piacere; per lei, Jaden era sempre stato un punto
di riferimento, quasi un modello da seguire nonostante fosse il
più
piccolo tra i due, e vederlo migliorato fino a quel punto non poteva
che renderla orgogliosa.
“E'
diventato decisamente più bravo rispetto all'ultima volta
che
abbiamo duellato. Se non mi impegno, potrebbe anche superarmi e
diventare più bravo di me; non posso di certo
permetterglielo!”
Jaden,
intanto, si era già alzato in piedi e si stava spolverando
alla
meglio i pantaloni grigi, mentre rispondeva ad una serie di domande
dell'amico occhialuto e ringraziava Chumley per i complimenti. La
ragazza, alla vista del fratellino sorridere spensierato, non
riuscì
a fare a meno di sorridere anch'essa.
«Vedo
che non sei più preoccupata...» fece Zane,
avvicinandosi alla
ragazza e guardando i tre studenti del dormitorio rosso parlottare
tra loro.
«Non
più e credo di essermi preoccupata fin troppo. Forse dovrei
smettere
di vederlo come un bambino...»
«Dovresti
pensare un po' più a te stessa; credevo di avertelo
già detto.»
«Lo
so, ma...» la ragazza esitò per qualche secondo.
«Meglio lasciar
perdere...»
Zane
le lanciò uno sguardo impassibile; sebbene avesse compreso a
grandi
linee cosa frullasse nella testa della studentessa in quel momento,
decise comunque di non chiedere ulteriori spiegazioni. Sapeva che
gliene avrebbe parlato prima o poi, quando avrebbe trovato le parole
giuste per farlo.
«Wow,
è stato davvero un duello emozionante! Sei davvero un
avversario
temibile, Kaiser!» esclamò Jaden, voltandosi verso
lo studente più
grande e distogliendolo dai suoi pensieri.
«Lo
stesso vale anche per me. Il tuo modo di duellare è
totalmente
diverso da quello di tua sorella e ammetto che è stata una
sorpresa.»
«Aspetta
un attimo! Quindi voi due avete già duellato
insieme?!» fece Jaden,
fissandoli con aria confusa; non capiva cosa stesse succedendo.
«No,
ho solo visto tua sorella duellare e so bene quanto sia forte. L'anno
scorso ha persino sconfitto due degli studenti migliori della scuola;
è una duellante veramente capace, ma credo che tu lo sappia
meglio
di me» rispose, impassibile, l'altro. Jaden lo
fissò, poi
grattandosi la testa fece:
«Non
hai voglia di sfidarla? Se sei consapevole di quanto sia forte, non
capisco perché non hai ancora duellato contro di
lei...»
«Semplicemente
perché stiamo insieme e non voglio mettere a rischio il
nostro
rapporto.»
A
sentire quella frase Jaden strabuzzò gli occhi, mentre Syrus
divenne
rosso dall'imbarazzo e iniziò a balbettare parole sconnesse.
Poi i
due si scambiarono uno sguardo e, in coro, strillarono:
«Perché
non ce l'avete detto?!»
«Non
vedo perché avremmo dovuto dirvelo...»
commentò l'altro,
impassibile. Poi, come se niente fosse, si voltò e si
incamminò
lungo il molo, in direzione degli edifici scolastici e dei dormitori.
Subito dopo che se ne fu andato, Yomi sentì gli sguardi
delle due
matricole fissi su di lei, come se si aspettassero qualche
spiegazione.
“Lo
sapevo che non era una buona idea dirglielo! Jaden non capisce queste
cose e di certo non si aspettava che io stessi con un ragazzo; lui e
l'amore sono due concetti opposti e incompatibili. Syrus, invece, non
capirebbe per altri motivi: suo fratello non è il tipo da
avere
relazioni. In che guaio mi ha cacciata?!”
«Sorellona?»
chiese lo Slifer, attirando la sua attenzione e distogliendola dai
suoi pensieri. «Cosa significa questa storia?»
«Jaden,
non fare il fratello geloso.»
«Non
sto facendo il fratello geloso, è solo che non capisco cosa
tu ci
possa trovare nell'amore. E' noioso e da femminucce, e tu sei un
eroe» replicò il fratello, incrociando le braccia
al petto e
annuendo convinto. Gli altri presenti si scambiarono un'occhiata
confusa; nessuno tranne Yomi aveva realmente capito cosa stesse
dicendo lo Slifer.
«Ancora
con questa storia? Non sono un eroe, non dopo tutto quello che ho
fatto alle medie.»
«Per
me sei un eroe, come Burstinatrix.»
«Jaden,
al massimo si dice eroina.»
«Quanto
sei fiscale...» commentò il ragazzo, ridacchiando
tra sé e sé.
Yomi lo fulminò con lo sguardo, poi sospirò,
passandosi una mano
sulla faccia.
«Con
te è inutile discutere. Tanto quanto lo è farlo
con Zane...»
Detto
questo, la ragazza si allontanò lungo il molo, senza neanche
aspettare gli amici e il fratello. Non aveva molta voglia di parlare
con loro o dare loro spiegazioni sulla sua vita privata. Era
riservata, tanto quanto lo era Zane, ma a differenza del fidanzato
parlare di quelle cose la metteva sempre a disagio, soprattutto
davanti al fratello. Non capiva neanche cosa volessero da lei.
Arrabbiata
per tutto quello che era successo, si diresse verso il dormitorio
degli Obelisk, per litigare anche con Zane. Non ne aveva molta
voglia, ma aveva ancora meno voglia di chiudere un occhio sullo
scherzetto che le aveva giocato. Dire quelle cose imbarazzanti e poi
lasciarla lì, in balia degli altri studenti, non
è stato affatto
simpatico da parte sua. E Yomi non aveva intenzione di perdonarlo
tanto facilmente.
Era
immersa in questi e altri pensieri, quando un'improvvisa fitta alla
testa la costrinse a fermarsi. Si portò una mano sulle
tempie,
premendo più forte che potesse nella speranza che il dolore
sparisse. Avvertiva come una serie di aghi trafiggerle il cranio,
fino ad arrivare al cervello e proseguire oltre. Era una sensazione
insostenibile, al punto che dovette sedersi in mezzo al vialetto in
attesa che il dolore smettesse. Non riusciva a pensare o a muoversi;
riusciva solo a respirare con gran fatica e a premere il più
forte
possibile sulle tempie. Se non fosse stata abituata al dolore era
certa che si sarebbe messa a piangere come una bambina, ma aveva
sofferto fin troppo e quella fitta alla testa, per quanto potesse
essere forte, non era paragonabile alla ferita che le era stata
inflitta al fianco. Quella volta il dolore era stato tale da farle
perdere i sensi.
Prese
un respiro e tentò di alzarsi; il dolore era sempre
lì, pronto a
ricordarle che lui non era ancora andato via e che era in agguato
nella sua testa. Si accasciò di nuovo al suolo, premendo
sulle
tempie tanto da conficcare le unghie nella carne; un rivolo di sangue
scorse lungo il profilo delle mani, fino a cadere a terra. Si morse
il labbro e chiuse con forza gli occhi, cercando di non pensare al
dolore. Rimase in questa posizione per diversi minuti, poi la fitta
sparì all'improvviso, nello stesso modo con cui era apparsa.
«Che
diavolo è successo?» disse tra sé e
sé. Quella era la prima volta
che si sentiva così male, tanto da non riuscire neanche a
respirare.
Non era mai stata un tipo debole e non aveva mai sofferto di mal di
testa, perciò cos'era quella fitta? Scosse la testa, come a
impedire
a quel pensiero di tornare a tormentarla, e si asciugò gli
occhi
lucidi. Alla fine il dolore era stato così forte da farle
versare
qualche lacrima.
«State
bene, principessa?» fece lo spirito di Duel Monster,
comparendo al
suo fianco. La ragazza annuì, ma non disse nulla.
«Volete che
faccia qualcosa?» continuò il samurai
dall'armatura cremisi,
alzando lo sguardo sulla padrona. Yomi scosse di nuovo la testa e gli
fece cenno di sparire. Lo spirito annuì e scomparve di nuovo
nel
nulla.
«Tutto
questo non è normale...» mormorò lei,
riprendendo il cammino in
direzione del dormitorio. «Che abbia una qualche strana
malattia?
Forse dovrei farmi visitare di nuovo da Fontaine, anche se dubito che
riesca a capire cosa sia.»
Con
queste domande senza risposta per la testa entrò nel
dormitorio
degli Obelisk e si diresse verso la camera del fidanzato. Intorno a
lei c'era un via vai di studenti che la guardavano incuriositi; non
era vietato, ma era comunque un fatto raro che una ragazza entrasse
nel dormitorio maschile e nessuno di loro aveva idea del motivo per
cui si trovasse lì. La ragazza ignorò i mormorii
che ben presto
iniziarono a circondarla e tirò a dritto, incurante di tutte
le voci
che il giorno dopo si sarebbero diffuse nella scuola.
Non
le piaceva molto la sua nuova sistemazione; preferiva di gran lunga
il vecchio dormitorio, con le sue stanze ampie e luminose e la mensa
piccola e poco frequentata. Le era sempre piaciuto mangiare
lì, in
compagnia di poche e fidate persone e lontana dagli sguardi
indiscreti della maggior parte degli altri studenti. In quel piccolo
edificio si sentiva più sicura e protetta, proprio
perché era
piccolo e raccolto, quasi come la casa di una famiglia allargata. Era
un pensiero buffo, il suo, sopratutto perché non aveva mai
fatto
realmente amicizia con nessuno degli altri studenti, eccetto Zane,
Atticus e Yusuke; era strano considerare il vecchio dormitorio una
specie di seconda casa. Però conservava dei bei ricordi e le
piaceva
vederlo sotto quella luce; per questo motivo le si stringeva il cuore
alla vista dell'edificio abbandonato su se stesso e sul punto di
crollare.
Si
bloccò a metà scale, con una mano poggiata sul
corrimano di legno
chiaro. Adesso che ci pensava quell'edificio era cambiato molto da
quando era ancora in funzione e pieno di vita. Quella stanza
circolare e scavata nella roccia che aveva trovato qualche mese
addietro insieme a Yukimura era come apparsa dal nulla, in un luogo
dove prima c'era solo nuda roccia. Adesso che ci pensava, le fitte
dolorose alla testa avevano iniziato a diventare più
frequenti
proprio subito dopo quella strana esplorazione, e negli ultimi mesi
si presentavano quasi ogni giorno. Era una strana coincidenza, troppo
strana anche per il suo scetticismo. “Forse le due cose sono
connesse, ma in che modo?” pensò. Non c'era alcuna
spiegazione
scientifica, non era possibile che una stupida grotta potesse
provocarle il mal di testa. Scosse la testa, ridacchiando tra
sé e
sé per l'idea sciocca che le era venuta in mente e riprese a
salire
le scale. Doveva farsi visitare, non c'era altra scelta; una volta
avuti i referti avrebbe pensato alle probabili cause. O avrebbe
lasciato che se ne occupassero i medici. Alla fine, questo era tutto
quello che doveva fare.
«Cosa
ci fai tu, qui?!» sbraitò una voce alle sue
spalle. Yomi si voltò
il giusto per incrociare lo sguardo indispettito di Chazz fissarla.
Lo squadrò per qualche secondo e continuò per la
sua strada, decisa
a ignorare il ragazzo.
«Come
ti permetti di ignorarmi?!»
«Taci,
marmocchio, o ti scuoio vivo» replicò lei,
lanciandogli un'occhiata
gelida. Chazz deglutì, leggermente a disagio, ma non si
lasciò
intimorire più di tanto e sostenne il suo sguardo.
«Questo
non è il dormitorio delle ragazze»
continuò, cercando di mantenere
i nervi saldi. Era difficile, visto che non aveva dimenticato
l'umiliazione che aveva subito da parte della ragazza il primo giorno
di scuola, né quella subita da parte del fratello. Se contro
Yomi se
l'era cavata grazie all'abbandono di lei, contro Jaden aveva perso e
pure malamente. Da quel giorno, era diventato lo zimbello della
classe e tutti quelli che fino al giorno prima erano disposti a
baciare la terra su cui camminava gli avevano voltato le spalle. Era
stato abbandonato da tutti e la colpa era di Jaden e, in maniera
indiretta, pure di sua sorella.
«Quello
che faccio non sono affari tuoi, moccioso, e se non sbaglio non
è
vietato entrare nel dormitorio maschile. Adesso sparisci, non ho
molta voglia di discutere con te!»
«Io
invece ne ho! Anzi, ho una gran voglia di sfidarti a duello e
sconfiggerti!»
«Chazz,
ti consiglio di lasciar perdere o potresti perdere per l'ennesima
volta.»
«Come
se tu potessi sconfiggermi!»
«Non
sapevo che ti piacesse così tanto perdere...»
ribatté lei,
accennando un sorriso cinico. «O devo ricordarti della
sconfitta che
ti ha inflitto mio fratello? Quel “Kuriboh Alato LV
10” te le ha
suonate di santa ragione, o sbaglio?»
«Taci,
demone!» sbraitò lui, alzando di parecchio il tono
della voce.
Molti studenti che si trovavano nelle vicinanze accorsero per vedere
cosa stesse succedendo e, non appena si resero che Chazz aveva
attaccato briga con Yomi, iniziarono a confabulare tra loro,
scommettendo sui vari esiti del litigio. In molti, soprattutto del
secondo e del terzo anno, erano certi che la ragazza avrebbe finito
con il pestare a sangue la povera matricola ed alcuni erano
già
pronti ad intervenire, mentre altri corsero a chiamare il Kaiser,
l'unica persona in tutta l'Accademia che potesse fermare la Obelisk.
«Ah,
giusto, ti brucia ancora perché il tuo robottone da
combattimento da
figlio di papà è stato letteralmente massacrato
da un
mostriciattolo peloso e insignificante. Dico bene, Chazz?»
«E
tu pensi davvero di essere così forte?! Ti devo ricordare
che hai
gettato la spugna dopo neanche mezzo secondo che era iniziato il
duello? Avevi paura, per caso?»
Yomi
strinse le labbra in una nota di stizza. Non aveva digerito molto
l'allusione dell'altro studente e in quel momento si malediceva per
aver abbandonato la sfida che lei stessa aveva lanciato. L'aveva
fatto perché lo aveva reputato un tipo interessante e gli
sarebbe
dispiaciuto sconfiggerlo, ma in quel momento avrebbe preferito di
gran lunga averlo bastonato un po', almeno avrebbe iniziato a
portarle il rispetto che meritava. “Perché non
l'ho sconfitto
quando potevo?” si chiese. “Ho davvero rinunciato a
vincere per
fargli un favore? Devo essermi rammollita parecchio...”
«Vuoi
che ti picchi?» gli fece, incrociando le braccia al petto.
«Ricorri
alla violenza perché non hai altri mezzi per ribattere, di'
la
verità!»
«Se
continui così ti troverai con un occhio nero, te l'assicuro,
Chazz.»
Il
ragazzo fece per ribattere, ma ci ripensò. Fece spallucce e
passò
oltre, lanciando un'occhiataccia alla studentessa, sguardo che Yomi
ricambiò.
«Ti
conviene fare attenzione, senpai» mormorò lui.
«Fossi
in te penserei a come sconfiggere mio fratello»
ribatté lei,
sorridendo compiaciuta. Chazz fece un gesto di stizza e
proseguì
oltre, facendosi largo tra la folla che si era radunata e cercando di
ignorare le risatine che gli venivano rivolte.
«Che
avete da guardare, filate via!» sbraitò Yomi,
rivolgendosi alla
folla e gli studenti si affrettarono a togliere il disturbo. Rimase
solo Zane, in piedi vicino al muro. Aveva assistito a buona parte
della scenata, perché casualmente si trovava nei paraggi
quando era
iniziata la lite. Aveva preferito non intervenire, almeno
finché la
situazione non fosse degenerata.
«Sei
stato qui tutto il tempo?» gli chiese la ragazza, non appena
lo
vide. Lo studente annuì, ma non disse nulla; il suo volto
era
impassibile come sempre. «Quel tipo mi fa saltare i
nervi...»
continuò lei, come se volesse scusarsi.
«Sei
stata brava» disse lui.
«Dici?
A dirla tutta, avevo una mezza idea di picchiarlo sul serio, ma poi
ho preferito lasciar perdere.»
«Non
sarebbe stata una buona idea... Piuttosto, posso sapere cosa ci fai
qui?»
«Non
posso nemmeno venire a trovarti?» fece lei, lanciandogli
un'occhiata
maliziosa.
«Non
se devi attaccare briga con le matricole.»
Yomi
scoppiò a ridere.
«Stavo
parlando seriamente...» commentò lui, sospirando.
«Ti
preoccupi troppo, non ti fa bene» replicò la
ragazza, prendendolo
sottobraccio e incamminandosi con lui lungo il corridoio, in
direzione della sua stanza.
«Allora
evita di cacciarti nei guai.»
«Io
non mi caccio nei guai» replicò lei. «E
comunque qualcuno deve pur
dare una lezione a quel bastardo.»
«E
devi essere tu, dico bene?»
«Non
devo essere io. Siete voialtri a non farlo, perciò non vedo
alternative» ridacchiò Yomi. Zane
sospirò e aprì la porta della
sua stanza. La ragazza entrò dentro e lui richiuse la porta.
Si
sedette sulla sedia e squadrò la ragazza che si era
già stesa sul
letto e si stava stiracchiando le braccia. Da quando la conosceva non
aveva mai capito perché si stendesse sui letti degli altri
come se
fosse il suo.
«Mi
cercavi, vero?»
«Sì»
fece lei, fissando il soffitto.
«E
cosa volevi dirmi?»
Yomi
scattò su a sedere, fulminandolo con lo sguardo.
«Mi hai lasciata
da sola a gestire una brutta situazione.» Zane
accennò un sorriso.
«Non sto scherzando, Zane! Dovevi proprio raccontare loro che
stiamo
insieme?»
«Non
c'è nulla di male, no?»
«Dici
così perché non hai visto la faccia di mio
fratello» borbottò
lei, incrociando le braccia al petto. «Adesso devi
scusarti...»
«Davvero?»
replicò lui, sollevando il sopracciglio. «Allora
tu dovresti
scusarti per aver tentato di mettere becco nei miei problemi con
Syrus.»
Yomi
divenne rossa dalla vergogna e tentò di negare
ciò che aveva appena
detto il fidanzato.
«Ti
sbagli, io non ho fatto nulla.»
«Credi
davvero che non me ne sia accorto?»
La
ragazza distolse lo sguardo, quasi imbarazzata. Quella conversazione
stava diventando seccante e il timore di averlo fatto arrabbiare per
l'ennesima volta si insinuò dentro di lei. Iniziava a
credere che il
suo unico scopo nel mondo fosse quello di far arrabbiare o deludere
le persone, Zane prima di tutti, e che forse se non si erano ancora
lasciati era per una strana forma di pietà che il ragazzo
provava
per lei. In fondo, chi mai avrebbe voluto stare con una persona che
si intrometteva negli affari altrui e che cercava di piegare il mondo
ai suoi capricci? Tutto quello che aveva fatto era cercare di
cambiare il rapporto tra Zane e Syrus in un modo fin troppo simile al
rapporto che c'era tra lei e Jaden e quando aveva visto che non ci
sarebbe mai riuscita aveva cercato di prendere il posto di Zane. Un
comportamento subdolo e viscido, il suo, e non si sarebbe sorpresa
più di tanto se l'Obelisk avesse deciso di lasciarla
definitivamente. Era l'ennesimo atteggiamento infantile che non era
riuscita a tenere dentro di sé.
«Scusami»
sussurrò, dopo vari secondi di silenzio. Quella parole le
era
costato molto, ma era un prezzo che avrebbe pagato volentieri
più e
più volte se fosse stato utile a mettere un cerotto al loro
rapporto
un po' travagliato.
Zane
si lasciò andare ad un lungo e profondo sospiro, poi
accennò un
sorriso.
«Non
ce n'è bisogno, dico davvero. So come sei fatta e so anche
che avevi
tutte le buone intenzioni di questo mondo, perciò non mi
arrabbierò.»
«Non
volevo mancarti di rispetto...»
«Non
l'hai fatto, se è quello che temi. E credo che alla fine sia
servito
tutto quello che è successo, soprattutto per Syrus. Prima ho
visto
qualcosa di diverso nel suo sguardo e credo che sia merito tuo e di
tuo fratello.»
«Quindi
non sei arrabbiato?» chiese lei, sollevando lo sguardo dalle
proprie
mani e puntandolo sul volto del giovane.
«Ti
conosco fin troppo bene e so cosa ti passa per la testa.»
Sorrise
leggermente e si alzò, sedendosi accanto alla fidanzata.
«Ti voglio
bene anche per questo tuo lato un po'... diciamo infantile.»
Yomi
ricambiò l'occhiata con una linguaccia, poi si
lasciò andare ad una
risata. Sentiva la tensione e tutte le sue preoccupazioni svanire,
come se quel sorriso fosse stato sufficiente a toglierle ogni dubbio
e paura. Si sentiva quasi sciocca per quello che le era venuto in
mente. Preoccuparsi così tanto non era da lei,
chissà cosa le stava
succedendo in quei giorni? Forse era l'arrivo di Jaden o forse era il
fatto che sentiva sempre più la mancanza di Yusuke e
Atticus, o
addirittura la depressione di Chumley. Qualsiasi cosa fosse, aveva
reso i suoi pensieri un po' più grigi e fin troppo spesso si
affacciava nella sua mente l'idea che fosse solo un'ipocrita egoista
che si approfittava degli altri per raggiungere i suoi scopi.
Allungò
entrambe le braccia e abbracciò il ragazzo, all'improvviso.
Sentì
il suo corpo sussultare e irrigidirsi, quasi come se non se lo fosse
aspettato.
«Yomi...»
mormorò lui, appoggiando la sua mano destra sul fianco della
ragazza.
«Solo
un po'...»
Zane
annuì in silenzio e ricambiò l'abbraccio,
appoggiando il mento
sull'incavo tra la spalla e il collo di lei e attirandola
più vicina
al suo corpo.
«In
questo periodo sei strana, sai?» le disse, a bassa voce. Lei
rispose
stringendosi un po' di più, quasi a volersi nascondere tra
le sue
braccia.
«Scusami...»
«Non
ce n'è bisogno, io sono qui anche per questo. Per
tutto il tempo che vorrai...»