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Autore: Van Gogh    19/12/2016    0 recensioni
la giumenta inarcò il collo e galoppava avanti e indietro lungo la staccionata, sbuffava e nitriva come una pazza...
Genere: Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Greg House/Lisa Cuddy
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Arrivarono all’ippodromo, s’avvicinarono al paddock dove una Giumenta morella portava il numero in questione: il 17 … la fantina è stata disarcionata più di quattro volte nell’ultimo mese… spiegò un ometto basso e pelato ad un uomo alto magro, vestito di tutto punto, lui si grattò la nuca con fare sospetto e esclamò che doveva farla sopprimere alla fine delle corse. Il buffo ometto si lamentò dicendo che era un gran bell’animale ma in quel periodo aveva i suoi problemi e non poteva pensare a tutti i cavalli. L’animale ma scrutò con le orecchie all’indietro, notai una leggera zoppicatura tra i cambi di andature, io lo fermai e chiesi se poteva entrare nel paddock, lui mi rispose che se volevo essere ammazzato potevo far pure, io e la bimba scrutavamo il cavallo che inarcò il collo, galoppava avanti e indietro lungo la staccionata, sbuffava e nitriva come una pazza… fece una mezza impennata ed era lì che notai un gonfiore alla zampa…. I suoi grandi occhioni azzurri erano velati dal terrore. L’uomo elegante mi disse che era una bestia troppo bella per essere abbattuta ma troppo selvaggia per essere cavalcata, figlia di campioni ma con una vena di follia, se entro la fine della stagione delle gare non faceva un buon punteggio l'avrebbe abbattuta, entrai nel paddock, la giumenta galoppava all’impazzata avanti e indietro come per tracciare un confine, buttai a terra il bastone, lei si fermò di fronte a me, ansimava come una dannata, muso basso e orecchie indietro, tentai di riprendere il bastone e lei indietreggiò, la gamba mi stava facendo impazzire, ci guardammo negli occhi, il cavallo fece qualche passo zoppicante verso di me, io m’avvicinai lentamente e gli sfiorai appena il muso... stava per uscire dal paddock mentre la giumenta zoppicante lo seguiva come un cagnolino. L’uomo elegante disse che se riusciva a rimettere in sesto il cavallo per l’ultima gara della stagione sarebbe salva. Arrivai al lavoro leggermente più veloce del solito nonostante il dolore, appesi il bastone alla lavagna… caso risolto, non era colpa della paziente ma bensì del cavallo… avevo ragione… esclamai con un malizioso sorrisetto, Cameron sorrise, Chaise stava sorseggiando un caffè e Foreman stava leggendo il giornale…. Mancava qualcuno, mi guardai attorno chiedendo dov’erano Amber e Kutner, Foreman fece spallucce, Cameron si tolse gli occhiali stupita dall’insolita domanda e Chaise incrociò le braccia, mi diressi da Wilson alla ricerca di risposte. Il giorno dopo tornai da Destiny, lei mi guardò e mi lanciò un nitrito e mi venne in contro, entrai in paddock, presi lo sgabello e poggiai la gamba buona sulla staffa caricando il peso sulla gamba menomata, con un piccolo colpetto riuscii a farlo partire, la gamba mi faceva un male d’inferno, riesco a fargli fare qualche passo, ma scendo pesantemente, facciamo qualche passo. Fine giornata, per la prima volta dopo 5 anni crollai immediatamente sul divano senza l’ausilio dell’alcool. Arrivo il pomeriggio da Destiny, riesco a stare in groppa senza cadere, con un leggero cenno della gamba buona riesco a farle fare qualche passo, ma mi sta portando nel campo con gli ostacoli, mi ritrovo davanti ad una serie di ostacoli, stringo le briglie, sono senza la sella, schiocco la lingua e lui parte come un fulmine, in quel momento la gamba non era un problema, saltammo 3 ostacoli di un 1,50 l’uomo elegante mi guardò stupito, ripresi il cavallo e m’avvicinai alla staccionata, l’uomo mi propose che se riuscivo ad arrivare al primo posto nel salto ostacoli che si teneva tra due giorni il cavallo sarebbe stato salvo, io risposi con un cenno positivo, in quel momento ero nel panico…. E se la gamba avrebbe ceduto sotto il peso dello stress durante la gara? ... Arrivai al lavoro con un’ora di ritardo, Lisa era furibonda, mi minacciò di licenziarmi ma io non dissi nulla, anzi impallidii tutto d’un colpo e questo lei lo notò immediatamente, mi chiese cosa avevo ma io dissi che stavo bene, ero un po’ stanco ma stavo bene, lei si tranquillizzò e andai nell’ufficio, riappesi il bastone alla lavagna come ogni mattina e aprii le mani come un mago, erano intenti a guardare una corsa di cavalli… Chiesi chi stava vincendo ma nessuno rispose, dopo due minuti Cameron saltò in piedi esultando dalla gioia sventolando un biglietto delle corse… ha vinto il 12… Ripeté diverse volte prima che Chaise gli passò 20 dollari passatogli da Foreman, io la fissai mentre il suo sorriso illuminava tutto l’ufficio. Quella sera tornai da Destiny, montai in groppa…. Quel gesto ormai era diventato naturale, saltammo una decina di ostacoli, nessuno ci avrebbe più fermati, mi ero preso il lusso di galoppare senza la sella, lei galoppava con il muso al vento mentre io sentivo l’aria della sera che mi scompigliava i capelli, era un’emozione unica. Tornai più tardi del solito e m’addormentai sul divano, stanco ma felice. Un raggio di sole filtrò dalla tenda leggermente socchiusa svegliandomi, la casa era illuminata da un caldo sole mattiniero, ricordai che avevo la gara per riscattare Destiny. Arrivai in moto, smontai e lo presi per la cavezza, gli diedi una pulita svelta, la imbrigliai, questa volta avevo deciso di gareggiare senza sella…. Montai subito e con un leggero trottino raggiunsi gli altri fantini con gli altri cavalli… uno mi si avvicinò con fare serio e mi disse che ero un pazzo a correre in quelle condizioni e con quel cavallo, io non risposi tutti i cavalli erano agitati…. Tutti tranne il mio Destiny. Tutti avevano fatto degli ottimi punteggi ma con un errore su un doppio ostacolo, era il nostro momento... Fu un inizio spettacolare, stavamo gareggiando meglio degli altri fantini nonostante la pesante menomazione alla gamba, l’annunciatore era gasatissimo: “questo fantino nonostante la sua menomazione e un cavallo zoppo stanno per saltare l’ostacolo che ha messo tutti in difficoltà, ancora questa curva e…. Un salto perfetto.... Incredibile” La gente esultava nelle scommesse, Wilson era spaventato al pensiero su che piega poteva prendere la gara, Cameron invece esultava di gioia. Aveva saltato alla perfezione l’ultimo ostacolo quando Ci fu' un colpo di scena, caddi da cavallo finendo sulla morbida sabbia…, mi rialzai Io alzai, mi scrollai la sabbia di dosso, recuperai Destiny, avevo guadagnato il primo posto, andai dall’uomo elegante e gli ho detto che Ho riscattato il cavallo, adesso può ridarlo a sua figlia…. Esclamai nervoso ma con una nuova nota nel tono che non seppi decifrare. Scesi dal cavallo e tentai in un piccolo passetto, la gamba cede e mi aggrappo in un suo ciuffo di crini, il passo non mi riuscì ma questa era la mia prossima missione, fare un piccolo passo alla volta, Cameron mi sorrise, io la guardai con i miei occhi di ghiaccio, Jimmy venne a congratularsi accarezzando il muso del cavallo… dissi che avevo risolto la diagnosi e per questo adesso tutte le tessere del puzzle torneranno al suo posto, lui mi guardò mentre abbozzai un piccolo sorriso stanco, chiesi dov’era il bastone ma Allyson mi rispose che non ne avevo più bisogno, divertito gli feci una ramanzina e lei mi indicò dov’era, era lì, appeso alla staccionata, solitario, mentalmente pensai che erano più o meno una ventina di passi, troppo complicato… un passo alla volta. Rimontai in groppa al cavallo per una foto di gruppo. Tornai nel mio vecchio ufficio, la paziente era stata dimessa e tutto era tornato normale, Foreman che sfogliava il giornale, Cameron che sorrideva e Chaise che sorseggiava il suo caffè… chiesi di Amber e Kutner, nessuno rispose, ma immaginai subito che si trovavano a parlare di avventure con Jimmy… entrò Lisa con il New York Times fresco di giornata… portava una mia foto in groppa a quel cavallo, mise il giornale sulla scrivania e uscì con un gentile sorriso di giovane donna. Passai davanti alla porta dell’ufficio di Wilson stranamente aperta, e all’interno lui beato con un panino nel piatto e intento a leggere quel piccolo ritaglio di giornale… non tentai di rubarglielo o di opporre resistenza per averlo ma andai avanti tranquillamente, la notizia si diffuse per tutto l’ospedale e alcuni pazienti in condizioni peggiori delle mie ogni tanto mi chiedono se riusciranno a fare qualcosa come l’ho fatto io… e io rispondo che se si ci mette d’impegno si ottiene tutto, e per questo che siamo qui, per continuare a provare. Iniziai la riabilitazione due settimane dopo, e fu faticoso abbandonare il bastone, continuai a vedere l’ufficio di Wilson sempre aperto ma di Kutner e Amber non c’era traccia. Tornai a mollare la riabilitazione due giorni dopo, non riuscivo a stare separato dal mio amato bastone, Wilson mi pregò di fare un po’ di esercizio una volta al mese, cosa che accettai volentieri. Era una fredda mattinata di fine Novembre quando entrò Cameron, mi guardò dolcemente ma qualcosa la turbava, mi chiese il perché glielo avessi nascosto per più di un mese e mezzo, io la guardai caricando tutto il peso sulla gamba malata, strinsi il bastone e in un ringhio le risposi che la vita andava vissuta e che non potevo farci niente…, lei mi guardò serissima in volto, misi una mano sulla lavagna mentre cercavo di nascondere la tremarella alle mani, abbassai lo sguardo per non incrociare il suo e continuai che la vita andava vissuta anche nelle difficoltà… uscii e mi nascosi nel bagno mentre le luci si facevano offuscate, la tremarella si fece particolarmente violenta e un conato mi fece buttare fuori quel poco di caffè della mattinata precedente, rimasi in piedi senza crollare, uscii e zoppicai a testa alta mentre i medici mi guardarono quasi stupiti. Passò la fredda giornata facendo scivolare la sera, la neve cadde leggera sotto sguardi sognanti dei bambini del reparto di terapia intensiva, la mia tremarella non destava a cedere e per questo che nelle ultime ore mi ero rifugiato nel grande terrazzo che destava all’ultimo piano…, guardavo la neve che imbiancava candida tutto il New Jersey, ingoiai 2 vicodin e continuavo a fissare le calde luci dell’inverno, tutto questo era quasi un incanto,
   
 
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