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Autore: _thantophobia    20/12/2016    2 recensioni
[VikYuuri | OcxViktor][OOC per paranoie dell'autrice][Introspettivo, Maliconico, lievemente Angst forse]
Viktor Nikiforov ha tutto quello che un ragazzo di diciotto anni potrebbe desiderare[...]
Eppure si sente come se gli mancasse qualcosa – qualcosa di fondamentale, indispensabile, che non riguarda solo quella coreografia che lo ossessiona da anni e che non lo soddisfa mai. È qualcosa di profondo, incomprensibile, e gli sale il nervoso quando non riesce a capire cosa sia.
[...]
-Dopo la Finale, chiudiamola qui.- non una sola inflessione nella voce così dannatamente piatta. Yuuri non sembra nemmeno lui.
…forse è anche per questo che, all’improvviso, fa di nuovo così freddo.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nuovo personaggio, Victor Nikiforov, Yuuri Katsuki
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Note: Porcaloca quasi 4900 parole. Ulp.

 

 

Nikephoros

 

[And it’s cold again]

 

 

 

 

 


He was handsome and charming.

But, if the truth be told, there was something about him

that made you feel respect, and a little uneasy

 

 

 

 

 

 

Viktor Nikiforov ha tutto quello che un ragazzo di diciotto anni potrebbe desiderare: un futuro splendido su una pista di pattinaggio, fama e fortuna – e anche un bel conto in banca con una cifra non trascurabile sopra. Grazie sponsor.

 Eppure si sente come se gli mancasse qualcosa – qualcosa di fondamentale, indispensabile, che non riguarda solo quella coreografia che lo ossessiona da anni e che non lo soddisfa mai. È qualcosa di profondo, incomprensibile, e gli sale il nervoso quando non riesce a capire cosa sia.

 

-Perché continui a modificarla, Vitya?- Yakov glielo chiede tutti i giorni da anni, ormai, sempre con il solito tono imbronciato. –È praticamente perfetta.-

-No, non lo è.- “Non puoi capire cosa manca, anche perché non lo so nemmeno io.”

Yakov – che forse invece ha capito tutto solo guardandolo in faccia – si limita a sospirare, ancora, e prepararsi a rifargli la stessa domanda l’indomani.

 

*

 

Fa freddo, a San Pietroburgo (anche se, a dire la verità, fa sempre freddo a San Pietroburgo) e Viktor sente quel freddo molto più del solito – è come se gli entrasse dentro, fin oltre le ossa, lì, dove batte il cuore – e inconsciamente comincia a cercare un po’ di calore.

La prima volta che trova un poco di calore manca meno di una settimana alla Rostelecom Cup e Yakov l’ha lasciato da solo ad allenarsi fino al collasso - “Fa quello che ti pare. Cerca solo di non ammazzarti” – e non sa bene come sia finito su una delle panche fuori dalla pista avvolto in una coperte e con una felpa chiaramente non sua addosso. E ha comunque freddo quando si alza lentamente e si mette seduto – e oh, gira tutto.

-Ah, stai bene.- si riprende giusto un attimo prima di sentire qualcuno avvicinarsi a lui e sedersi alle sue spalle. Solo in quel momento lo riconosce: è Dorian, uno dei ragazzi della squadra di hockey, è anche carino e sembra niente male. E poi ha le mani calde e la sua felpa sa di un leggero dopobarba che gli piace tanto…

-Pensavo fossi congelato.- ridacchia, scavalcando la panca e sedendosi accanto a lui. –Da quante ore eri steso sul ghiaccio? Avevi le labbra completamente viola.-

E Viktor si sente arrossire fino alla radice dei capelli – che figura di merda – e Dorian ride ancora. Comunque, Dorian lo accompagna a casa – “È tardi, ormai. Chissà cosa potrebbe succederti.”; “Vuoi portarmi iella?” – e si ritrovano a scherzare su ogni cosa. Nemmeno se ne accorge, Viktor, di essersi stretto contro il fianco di Dorian; se ne accorge solo quando il ragazzo gli solleva il mento e lo bacia.

Calore.

-Vuoi salire?- lo chiede con sguardo ingenuo, lo sguardo di qualcuno che non sa minimamente cosa comporta una risposta a quella domanda. Vuole solo un po’ di calore.

Alla fine, non raggiungono neanche il suo letto: si ritrova scaraventato sul divano ancora con il cappotto addosso e Dorian tra le gambe – e le sue labbra sul collo e le mani sotto la maglia. Non pensa più a nulla, Viktor: inarca la schiena e geme, lasciandosi andare a quella dolce sensazione di calore.

 

 

Viktor adora il pattinaggio – sul serio, questo pensiero non è ironico, ama davvero il pattinaggio – ma se c’è una cosa che proprio non sopporta sono i pattini nuovi.

Ecco, quelli li odia davvero, perché lo costringono a camminare per mesi con le scarpe da ginnastica – anche in pieno inverno e con la neve – perché sono le uniche scarpe che riesce a mettere quando ha i piedi fasciati per evitare che le bolle si aprano in tagli dolorosi. E perché le scarpe da ginnastica sono le uniche in cui riesce a infilare le calze di lana spessa sopra i calzini di spugna. Almeno evita le cancrene – circa.

Fatto rimane che probabilmente la sfiga ce l’ha con lui, perché tutte le volte che cambia i pattini le situazioni sono due: o scende quasi un metro di neve – e quindi col cazzo che passa il tram che lo porterebbe fino davanti a scuola – o viene giù il Diluvio Universale e prontamente c’è una pozzanghera di una decina di centimetri ad aspettarlo.

È in quei giorni che i suoi nervi sono messi veramente alla prova – crede di aver sviluppato una nuova sorta di meditazione, la terapia CCS: Concentrazione, Contegno, Serietà. Soprattutto contegno, non sarebbe una bella cosa imprecare davanti alla quasi totalità degli studenti della sua scuola – e allora sorride e prosegue come se nulla fosse, mentre nella sua testa medita atroci vendette.

Atroci vendette che sfumano in una tazza di caffè preparato ad arte da Dorian. A calmare i nervi tesi di Viktor ci penseranno dopo, per adesso bastano un paio di baci leggeri lungo la linea del collo.

Se lo chiede spesso, Viktor, quale sia il loro rapporto. Non riesce a vedere la sua relazione con Dorian come qualcosa di più del semplice Friends with benefits – infondo, nessuno dei due ama davvero l’altro, è solo sesso occasionale per sciogliere i nervi in un orgasmo. Però è sesso che merita, eccome se merita.

 

-Mi piacciono.-

-Cosa?-

-I tuoi capelli. Mi piacciono.-

Viktor è ancora seduto sul bacino dell’altro, quando gli sorride in quel modo che Dorian ha spesso definito osceno ma maledettamente sexy.

Oh, lo sa che gli piacciono i suoi capelli – lo ha sempre saputo, fin da quella volta in cui glieli ha tirati così forte da fargli male mentre veniva e subito dopo sfiorarglieli quasi con devozione.

Si china su di lui – i capelli gli scivolano oltre le spalle e sfiorano il petto di Dorian – e muove leggermente il bacino.

Già, il sesso con Dorian merita eccome.

 

 

È in un momento indefinito trai diciannove e i vent’anni che capisce che non può più portare i capelli lunghi. Si è semplicemente guardato allo specchio dopo una doccia e ha capito che erano ormai fuori luogo e che era ora di cambiare. E poi si era anche stancato di litigare con l’asciugacapelli e gli elastici che sembra abbiano la capacità di sparire proprio nei momenti meno opportuni.

Prende un paio di forbici dal cassetto della cucina, le soppesa sul palmo della mano e poi le solleva contro la luce dello specchio in bagno muovendo lentamente le lame una sull’altra – zac, zac.

Inspira profondamente, portando le lame a sfiorare i capelli all’altezza dell’orecchio sinistro.

Zac.

Di nuovo, un po’ più indietro e un po’ più su.

Zac, zac.

E ancora e ancora – e zac, zac, zac.

Vere e proprie manciate di capelli color platino cadono nel lavello recisi come i gambi di fiori morti mentre lui li osserva senza emozioni. Makkachin uggiola sconsolato, osservandolo accucciato sulla soglia del bagno.

Sarà Dorian a piangere al posto suo, sfiorandogli delicatamente i capelli ora corti della nuca una settimana dopo la sua drastica decisione.

 

*

 

Probabilmente Dorian ha capito che è tutta una scusa per farlo andare via senza dirgli che si è stancato di lui.

-Non riusciamo mai a vederci, con i nostri impegni. Non ha neanche senso stare insieme.- aveva sganciato la bomba una sera, Dorian era appena tornato da un’importante partita ed erano finiti per fare l’amore fino a crollare esausti. Lo sente sussultare e trattiene il fiato, liberandolo in un respiro tremulo solo quando Dorian mormora che l’indomani mattina avrebbe preparato le sue cose e sarebbe andato a stare dalla sorella.

E l’indomani mattina lo guarda preparare le sue cose in silenzio, la testa piena di pensieri vuoti.

-Non sei mai stato bravo a mentire, Vik.- lo dice dolcemente, baciandolo un’ultima volta prima di caricarsi in spalla il borsone e uscire dal suo appartamento. –Magari troverai qualcuno che te lo farà capire.-

È proprio in quell’istante che il mondo di Viktor – che fino a qualche minuto prima era caldo come gli abbracci di Dorian e profumava di caffè e del suo dopobarba – piomba di nuovo nel gelo totale, sterile e incolore.

E allora inizia a mentire sempre, di continuo, anche a sé stesso. Prende a modello David Bowie e i suoi mille alter ego e comincia a stare al gioco di quella crudele società che è il mondo dello spettacolo: diventa quello che gli altri vogliono che sia, nient’altro che un sex symbol e un atleta geniale - ma non troppo, l’intelligenza non è una qualità adatta a un atleta, in barba al suo diploma lasciato ad ammuffire in una vecchia cartella portadocumenti insieme alla tesi e a quel modulo d’iscrizione per l’Accademia di Belle Arti completato per metà.

 

 

Incontrare Yuri – dodici anni, caratterino niente male e scodella di capelli biondissimi a incorniciare un visino da bambola – sembra quasi una manna dal cielo nella grigia monotonia della vita di Viktor.

Ha grinta da vendere, Yuri, e Viktor vede per lui un futuro splendido – più radioso anche del suo, perché Yuri ha suo nonno, ha qualcuno che lo ama e lo sostiene.

Yuri ha qualcuno in cui può cercare calore.

-Puoi vincere anche senza quadrupli. Scommetterei volentieri su di te.-

-Allora, se vinco senza usare dei quadrupli, penserai a una coreografia per il mio debutto nei senior!-

Già, ha proprio grinta da vendere, è una piccola tigre.

Per questo l’impulso lo spinge a prendere quel ragazzino ribelle e guardarlo crescere nel disperato tentativo di raggiungerlo e superarlo – e forse ce la farà, quasi sicuramente.

 

-Ancora questa coreografia?- Yakov e il suo solito tono scocciato. –Non sei ancora soddisfatto?-

Non lo sarà mai, forse.

Perché è troppo freddo per riuscire a pattinare quella coreografia.

 

*

 

Sorride, entusiasta, mentre si accascia esausto sulle ginocchia appena la musica si zittisce..

-Vitya?- Yakov lo guarda confuso, non riuscendo a capire cosa abbia provocato quella reazione nel suo allievo.

-Ce l’ho fatta, Yakov.- ansima, fissando il soffitto sopra di sé senza davvero vederlo. –Ce l’ho fatta.-

Yakov ci mette qualche minuto a collegare i pezzi, poi sorride pure lui.

Ce l’ha fatta, finalmente.

 

-Be my coach, Viktor!-

E le poche certezze che Viktor si era costruito negli ultimi quattro anni di vita vanno letteralmente a farsi fottere insieme al suo autocontrollo e alla sua terapia CCS davanti a quello Yuuri ubriaco che gli si appende al collo quasi come se non volesse più lasciarlo andare.

E in qualche modo è quello che succede, perché alla fine si ritrova a doverlo riaccompagnare in camera – il suo coach ha tagliato la corda quando ha visto la strana piega che stava prendendo quella serata, a quanto pare. Gli ciondola accanto continuando a bofonchiare quelle poche parole e altre in giapponese che non capisce…

-Che stai…?- non vorrebbe alzare la voce, ma il sentirsi spingere dolcemente ma con forza con la schiena contro la fredda parete di quell’anonimo corridoio l’ha sorpreso un po’. Yuuri lo bacia appena, timido e impacciato, mentre sussurra il suo nome e scende lungo il collo - e ancora più giù, arrivando a inginocchiarsi a terra e a sciogliergli la cintura con movimenti pigri delle dita e sempre pigramente fa scivolare il bottone fuori dalla sua asola.

Sobbalza e lo allontana con un forte colpo contro le sue spalle, ma Yuuri è tenace e riprende subito da dove era stato interrotto – e Viktor è costretto a mordersi con forza un labbro per non gemere quando sente la cerniera dei pantaloni abbassarsi, scorrendo troppo lentamente sul principio di erezione che l’alcool e il calore della pelle di Yuuri hanno incentivato a nascere. Yuuri gli sorride – un sorriso dolcissimo, che gli scioglierebbe il cuore se non fosse in una situazione simile - mentre gli sfiora gli obliqui con la punta del naso, respirando sulla pelle attraverso la stoffa leggera della camicia.

Alla fine cede alla sensazione di calore del respiro di Yuuri sulla pelle tesa dell’inguine: getta la testa all’indietro e geme sommessamente, stringendo dolcemente i capelli neri dell’altro tra le dita.

Quando torna in camera si ricorda di aver lasciato il cellulare su uno dei tavoloni del party – ma per fortuna c’è Yakov sempre con lui e non si stupisce di ritrovarlo sul comodino vicino a una scatola intera di antidolorifici per smaltire il mal di testa da sbornia che lo attanaglierà l’indomani mattina. Si pente di aver guardato le chiamate perse nello stesso istante in cui riconosce il numero di Dorian.

-Sono a Soči. Sei ancora qui anche tu?- la voce pacata di Dorian è un pugno nello stomaco con un guanto chiodato, anche se è solo la registrazione della sua segreteria telefonica. -…mi manchi, Vik.-

 

*

 

-Cos’ha in mente per la prossima stagione?-

Cos’ha in mente? Nulla. Assolutamente nulla. Non sa nemmeno se vuole continuare a pattinare – non c’è più motivazione, è stanco e le ginocchia non lo reggono bene come prima.

Non ha più richiamato Dorian, nemmeno nei giorni successivi – e Dorian forse ha capito e ha smesso di cercarlo, con sommo disappunto di quella parte poco razionale di Viktor che invece vorrebbe solo che l’altro si presentasse davanti a casa sua e non se ne andasse mai più.

 

È ormai quasi aprile quando Dorian si fa sentire di nuovo – e Viktor ringrazia di essere a casa quando vede i messaggi che l’altro gli ha mandato.

-Capisco che tu non voglia più parlare con me 08:10 PM  

“No, non dovresti, ma sei sempre stato fin troppo bravo a capire cosa mi passava per la testa.”

–Ma questo devi vederlo 08:11 PM 

È un link a un video di Youtube e non ha proprio voglia di guardarlo, ma alla fine decide di dare uno sguardo comunque – così, giusto perché non ha niente da fare e non ha nemmeno voglia di prepararsi qualcosa per cena – e si ritrova a sgranare gli occhi e il cellulare quasi gli scivola dalle mani.

Yuuri – quello stesso Yuuri dell’anno scorso, quello che dopo il fallimento al Grand Prix Final sembrava scomparso senza un perché – che copia perfettamente il suo programma libero. Nessun errore - tolta qualche sbavatura con i quadrupli e quel flip un po’ schifoso – e Viktor riesce quasi a sentire Stammi vicino in sottofondo e qualcosa scatta nella sua testa. Ferma il video e fissa per qualche minuto il muro di fronte a sé, poi scatta in piedi facendo cadere a terra il povero Makkachin.

 

*

 

-Allora?- 

-Sappi che ti odio, Dorian.-

-Perché?-

-Sto preparando le valigie. Yakov mi ammazzerà.-

Dorian ride con la sua solita risata serena e Viktor si ritrova a sorride per nessuno motivo apparente.

-Sapevo che vedere quel video ti avrebbe ridato un po’ di motivazione. Ricordati che ti sosterrò sempre, Vik.-

-Sei il mio fan numero uno, lo so.-

-No. È che ti amo ancora.-

Questa volta, il cellulare scivola davvero tra le dita.

-…Vik? Ehy, tutto a posto? Vikt… -

 

…okay, forse presentarsi a casa sua senza un minimo di preavviso è stata una mossa un po’ avventata.

Ma, ehy: è o non è Viktor Nikiforov? Stupire la gente è parte integrante del suo lavoro!

-Yuuri! A partire da oggi, sarò il tuo coach.- Yuuri è pietrificato di fronte a lui e sembra non capire cosa stia succedendo. –Ti farò vincere il Grand Prix Final.-

…probabilmente lo strillo di Yuuri si è sentito fino in Siberia. Uh, che ugola.

“Oh, beh: sarà divertente.”

Yuuri è sicuramente l’essere umano più timido e insicuro che abbia mai conosciuto – e probabilmente anche bipolare: insomma, come fa una persona così impacciata essere la stessa che quasi quattro mesi prima gli era letteralmente saltato addosso mezzo nudo?! Non riesce a capacitarsene.

E per qualche strana ragione pensa che Yuuri non l’abbia preso sul serio – anche se vede molto più scetticismo nello sguardo della sua insegnate di ballo, Minako. Deve essere molto affezionata a Yuuri

-Yuuri, provi qualcosa per Minako?- è sicuro di aver fatto una domanda innocente, davvero, mica gli ha chiesto chissà cosa. Eppure Yuuri reagisce imbarazzatissimo – e sì, è adorabile.

-Cosa? Ma no!-

-Hai una ragazza?- “O un ragazzo. Ehy, sono di mentalità aperta, io. Alla faccia di Putin.”

-No.-

-Ex-ragazza?-

-N-no comment… -

-Allora parliamo di me!- ‘ché infondo adora essere al centro dell’attenzione. –La mia prima storia… -

-Stop!-

E da una parte è meglio che l’abbia fermato, perché sarebbe stato un bel colpo al cuore parlare di Dorian.

“Che poi, io non ho mai davvero amato Dorian. Era sesso e basta!”

“Ma forse Dorian non l’ha mai pensato così.”

“…Viktor, sei un coglione.”

Comunque, deve ammettere che Yuuri continua a sorprenderlo: perde peso con la stessa facilità con cui – a detta di Minako – lo prende, quindi non ci vorrà molto prima che torni in perfetta forme per iniziare ad allenarlo.

 

-Yuri, sei qui.- “Ma mi segui ovunque? Che palle.” –Mi stupisco che Yakov ti abbia lasciato venire fin qui. Cosa vuoi?-

Yuri sembra furioso. Ulp.

-A giudicare dalla tua faccia, ho dimenticato qualcosa che avevo promesso.-

…ah. Ah.

Merda.

Se n’era completamente dimenticato della coreografia per il debutto di Yuri.

…oh, beh, poco male. Non sarà di certo un ragazzino in piena tempesta ormonale a rompergli le uova nel paniere. E sfrutterà al massimo l’idea geniale delle tre bambine: niente riuscirebbe a rendere quei due così competitivi se non una sfida su una pista di pattinaggio.

…peccato non avesse fatto i conti con l’insicurezza di Yuuri.

 

-Yuuri!- lo vede sobbalzare sul posto e non può fare a meno di pensare che, infondo, è dannatamente adorabile. –Come ti è sembrato?-

-Eh. Ah. Hum.- caracolla sulle sue stesse parole, prima di scattare sull’attenti e: -C’era un sacco di Eros!-

Sì, dannatamente adorabile. Soprattutto ora, mentre lo osserva distrattamente mentre cerca di capire cosa sia davvero l’Eros per lui…

 

-L’ho trovato!-

Viktor quasi si strozza con il boccone che gli va di traverso.

-Il katsudon! Quello è il mio Eros!-

 “Eh?”

“Che cazzo sta dicendo, questo qui?”

 “Il freddo deve avergli congelato il cervello.”

Si morde l’interno delle guance per non scoppiare a ridere troppo forte. Ma sì, forse è meglio assecondarlo: forzare troppo su quello che è successo l’anno scorso al party non ha avuto il successo sperato. Peccato, davvero un peccato, ci proverà magari più avanti.

 

 

Perché tanto anche Yuri era consapevole che non sarebbe tornato in Russia – “Hai fatto un viaggio a vuoto, ragazzino. Non ho intenzione di tornare indietro ancora per un po’”: Yuuri l’ha completamente stregato, di nuovo.

E il suo mondo freddo e asettico comincia a prendere le tonalità degli occhi color cioccolato di Yuuri e il leggero calore di quel timido abbraccio.

 

*

 

Arrivare fino alla Coppa Cina, secondo Yuuri, è già un immenso traguardo. Finire primo con il programma corto è un piccolo sogno che si avvera. E Viktor, ovviamente, è più che fiero dei risultati del suo allievo…

Solo che qualcosa non va come dovrebbe, e forse ha capito troppo tardi cosa sia. Si sta affezionando a Yuuri – e non va bene, non va bene per niente preoccuparsi così tanto dei suoi attacchi di panico e della sua ansia. Eppure è quello che fa: lo trascina via, lontano da ogni possibile fonte di altro panico.

I parcheggi sono l’unico posto che gli è venuto in mente, insieme all’unica soluzione possibile per farlo reagire.

“No, Vik, non lo fare.- riesce quasi a sentire la voce angosciata di Dorian nelle orecchie, quello stesso tono che usava sempre con Viktor quando voleva fare qualche pazzia. –Non lo fare, Vik. Peggiorerai solo la situazio-”

-Yuri. Se fallirai a eseguire il libero e non salirai sul podio, me ne prendo le responsabilità e mi dimetto.-

Non l’avesse mai fatto. Yuuri è immobile di fronte a lui, congelato sul posto – e inizia a piangere, in silenzio, senza far rumore.

-Per… perché dici una cosa simile proprio ora? Mi… Mi vuoi mettere alla prova?-

Ha reagito, certo, ma nel modo sbagliato. Merda.

-Ah, scusa, Yuuri… - gli si avvicina lentamente, come se avesse paura di trovarsi un pugno dritto sul naso vista tutta la forza con cui sta tremando e si sta conficcando le unghie nei palmi.

Cos’ha fatto? E adesso? Che fa? Non è mai stato capace di consolare la gente, quello bravo era Dorian…

-Abbi solo un po’ più di fiducia in me di quanta ne abbia io!- Yuuri strilla ancora, la voce sempre più rotta dal pianto e il viso sempre più rosso e umido di lacrime. –Non devi fare nulla! Solo resta con me!-

 

-Che ci fai qui?- Viktor alza la testa appena smette di sentire i fiocchi di neve cadergli sui capelli. –Vuoi prenderti un malanno?-

Dorian – l’ombrello carico di neve teso verso di lui e con il suo solito sorriso dolce - gli si siede accanto senza più dire una parola e fa un paio di carezze a Makkachin. Non passano che una manciata di minuti prima che la mano di Viktor vada a cercare la sua e la stringa forte.

Dorian sorride e ricambia la stretta. Solo ora tutti i pezzi tornano al loro posto.

 

E Yuuri è spettacolare, davvero: non saprebbe con quali altre parole descrivere tutte le emozioni che sente provenire dalla pista – e si convince che potrebbe morire all’istante, dopo quel quadruplo flip proprio alla fine, perché tentare un salto così difficile senza nemmeno averlo provato è da suicidi.

Ma Yuuri ci riesce e l’intero palaghiaccio non ha occhi che per lui.

E Viktor si accorge di avere iniziato a correre quando è ormai di fronte a Yuuri.

-Viktor.- Yuuri gli pattina incontro a braccia spalancate e con un sorriso bellissimo che gli scalda il cuore. –Sono… Sono stato bravo, vero?-

Bravo? Oddio, quel bravo è dannatamente riduttivo.

Prende la rincorsa e gli salta tra le braccia, intrappolandolo in un abbraccio soffocante e improvviso quasi quanto il bacio immediatamente successivo. E davvero è riuscito soltanto a pensare a questo per stupirlo quanto Yuuri ha stupito lui.

E poi, il dolcissimo sorriso di Yuuri vale dare mille volte delle ginocchiate contro il ghiaccio per saltargli tra le braccia.

 

*

 

La Rostelecom Cup è sempre più vicina e insieme a lei il loro biglietto per la finale di Barcellona. Possono farcela, Yuuri può farcela benissimo – si piazza bene, con il programma corto, se rimane secondo andrà tutto bene e passerà con un buon piazzamento per la finale e...

-Devi tornare in Giappone!- Yuuri è maledettamente testardo, quando si impunta su qualcosa.

-Te l’ho detto, non posso.-

-Sì, invece. Io me la caverò. Makkachin… -

Vorrebbe urlargli che lui è più importante di Makkachinche è stato l’unico vero amico e unica compagnia quando era da solo, dopo Dorian e prima di Yuuri – ma il suo allievo si intestardisce ancora di più e alla fine è costretto a tornare a casa.

…casa. Ha appena chiamato Hasetsu “casa”. Gli viene da sorridere, visto che non ha mai davvero considerato San Pietroburgo come casa – solo lo stretto indispensabile, quattro mura non proprio così calde che ti accolgono con il loro asettico “Bentornato”.

Ma, forse, Hasetsu non sarebbe male come “casa”…

 

 

Vedere una chiamata di Dorian è l’ultima cosa che si aspetterebbe in questo momento - è troppo emotivamente instabile per rispondere alle sue domande, ora.

Ma Dorian insiste ed è costretto a rispondere.

-Pron… -

-Che cazzo stai facendo, razza di rincoglionito?-

Uh, perché è così furioso? Che ha fatto?

-Che ho fatto?-

-Che hai fatto? Cosa non hai fatto!- Dorian è davvero furioso. –Per una volta che le cose sembra ti vadano bene, tu cosa fai? Lasci quel ragazzo lì da solo ad affrontare il programma libero in un paese che non conosce con persone che non conosce e di cui non ti fidi nemmeno tu?-

-Ma… Makkac… -

-Scusa, Vik. Per quanto voglia bene a Makkachin, non credo che sia una buona ragione per lasciare Yuuri là da solo. Non dopo quello che è successo a Pechino.-

E Viktor gela sul posto, immobile su quella sedia fredda nella sala d’attesa del veterinario.

-Cosa… -

-L’ho visto, Vik, se è quello che ti stai chiedendo. E non sono arrabbiato per il fatto che probabilmente tu ti sia anche già infilato nel suo letto.- “Mi stai dando dell’approfittatore?! Ma brutto stronzo!” –Sono arrabbiato perché so che stai di nuovo buttando tutto alle ortiche!-

-Non sto… -

-Allora perché non sei con lui?-

-Perché è stato Yuuri a chiedermi di tornare a casa!- si rende conto di aver urlato solo dopo aver finito di parlare. Abbassa la voce, cercando di contenere il nodo alla gola.  –Non l’ho lasciato perché volevo, davvero. Hai frainteso tutto. E se mi lasciassi parlare te l’avrei detto anche prima.-

Dorian sembra calmarsi. –Mi prometti che questa volta non mollerai tutto?-

-Dor… - sospira, stanco di tutto il fiume di parole che Dorian gli sta riversando addosso.

-Promettimelo.-

-…va bene. Te lo prometto.-

 

-Resta con me fino al mio ritiro!-Yuuri è rosso in viso, po’ per il freddo e un po’ forse per l’imbarazzo di dichiarare una frase del genere proprio in aeroporto.

Sembra quasi una proposta di matrimonio – e glielo dice anche, perché l’imbarazzo di Yuuri è qualcosa di dolcissimo che gli colora le guance meglio di un acquarello.

E Yuuri non lo sospetta, ma la faccenda della proposta l’ha presa sul serio.

 

 

-Già, non fatevi l’idea sbagliata.- interviene solo quando Yuuri è completamente nel pallone per l’imbarazzo e biascica frasi sconclusionate. –Questo è solo l’anello di fidanzamento. Ci sposeremo quando Yuuri vincerà l’oro.-

E poi indica Yuuri - che è diventato più pallido di un lenzuolo e sembra sull’orlo di un attacco di panico.

-Vero, Yuuri?-

-V… Viktor!- ci mette qualche secondo a capire cosa abbia comportato quella frase.

-Medaglia… -

-…d’oro.-

-Eh… -

-Tch.-

Uh, forse ha esagerato… Ma la competizione è cosa buona e giusta! Serve per incrementare la motivazione!

Yuuri trema e arretra, balbettando qualcosa – aw, il suo piccolo dolce Katsudon tremendamente insicuro è tornato.

A rovinare il momento arriva JJ con le sue solite stronzate – e un pochino si sorprende nel notare che tutti l’abbiano ignorato alla grande. Si sente meno solo.

 

-Viktor Nikiforov è morto.-

Ancora? Uffa, ma lasciatelo crogiolarsi in pace nella sua piccola e appena nata felicità.

Si sforza di restare calmo e di sorridere a Yuri – “Ti faccio mettere sul conto dell’albergo anche il lavaggio del mio cappotto, piccolo troglodita.”

-Perché hai quell’aria così felice quando fai da balia al Porco?-

…ora lo mena sul serio.

“No, Vitya, non puoi. Resta calmo. Ricorda: Concentrazione, Contegno e Serietà. Sei un allenatore, adesso. Se picchi Yuri, sarai sospeso e Yuuri non avrà più un allenatore.”

-Volevi gareggiare contro di me?- forza un sorriso che pare quasi uno dei suoi soliti sorrisi stupidi, ma Yuri lo conosce troppo bene e forse ha capito – e, proprio come un gattino, si diverte a giocare con i suoi nervi e a farlo incazzare.

-Non darti troppe arie. Non tutti i pattinatori del mondo aspirano a gareggiare contro di te.- Ah, davvero? Che strano, fino a qualche mese fa Yuri era uno di loro… -Sbrigati a levarti dai piedi, vecchio.-

Ora però sta esagerando. Gli solleva il viso con uno scatto deciso della mano destra – e la sente tremare per tutta la forza che sta usando per evitare di tirargli un sinistro dritto sul naso.

-L’anello che ti ha dato il tuo caro Porcellino è soltanto una patacca.- Come osa. –Vincerò solo per il gusto di dimostrarti quanto sia incompetente il suo proprietario.-

Certo, credici.

 

*

 

Si rende conto di aver saltato anche lui solo quando sbatte con forza le mani sulla transenna e i polsi fanno un crack inquietante.

Si sforza di trattenere l’imprecazione che sente premere contro il palato quando sente lo speaker annunciare che il quadruplo flip di Yuuri è riuscito solo in parte – ha toccato il ghiaccio con le mani, merda, gliel’aveva detto che era ancora troppo presto per mettere quel quadruplo flip nei programmi, ma ovviamente Yuuri non lo ascolta e lui è così maledettamente cotto che non riesce neanche ad essere autoritario quel tanto che basta per farsi valere.

Si sente crollare il soffitto addosso quando lo vede collassare sulle ginocchia – e sa che si sta incolpando di tutto, anche di qualcosa di cui non è nemmeno indirettamente responsabile. Ed è con il suo misero 97.83 in tasca che Yuuri ciondola lentamente verso gli spogliatoi per prendere gli occhiali e lui vorrebbe urlare ai giudici che non è possibile, non gli sembra possibile che per un piccolo errore il punteggio sia precipitato così tanto, che non è un punteggio equo e che sono tutti dei gran stronzi che non hanno mai messo piede su una pista e si permettono di sparare giudizi sul lavoro di mesi.

Li ha sempre odiati, i giudici, e da quel momento li odia una volta di più.

Così concentrato a reprimere tutte le imprecazioni che gli salgono in gola insieme a litri di bile per il nervoso, non nota la crescente ansia di Yuuri. Se ne accorgerà quando sarà troppo tardi, perché questo non è un attacco di panico come quello di Pechino: è silenzioso e non lascia segni evidenti, Yuuri soffre dentro e contiene le emozioni come una pentola a pressione. E, onestamente, Viktor ha paura di cosa possa uscirne quando non riuscirà più a trattenersi.

 

-Volevi dirmi qualcosa?- trattiene il brivido che sente correre lungo la schiena per l’ennesima volta, spaventato da cosa possa passare per la testa di Yuuri in quel momento.

-Dopo la Finale, chiudiamola qui.- non una sola inflessione nella voce così dannatamente piatta. Yuuri non sembra nemmeno lui.

…forse è anche per questo che, all’improvviso, fa di nuovo così freddo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

S.C.P.P.: Sproloquio Chilometrico Post Partum

…allora.

Intanto, se siete arrivati fino qui sappiate che vi amo.

Poi, non guardatemi troppo male. E lo so, ne sono pienamente consapevole che necessitate di qualche spiegazione. Sono qui per questo.

Da dove partiamo? Partiamo dicendo che questa cosa è un insieme di headcanon e teorie mie e non tutte shackerate insieme e poi sparate endovena con il risultato di ridurre la gente come nemmeno un doping estremo di nitroglicerina e caffè ristretto.

Continuiamo dicendo che anche la Conviventeh ha la sua parte di colpa perché metà delle teorie presenti qui dentro sono sue. E perché ama tantissimo Dorian. Dorian che è nato ad mentula canis(?) e non so nemmeno perché, forse avevo solo bisogno di qualcuno che facesse da Grillo Parlante a Viktor.

Ci ho lavorato per una settimana a queste 4900 parole e tipo sono esausta. Aggiungere la parte sull’episodio 12 mi ammazzerebbe del tutto, anche perché ci metterei tipo una settimana solo per riprendermi e per dare un nuovo senso alla mia vita dopo la fine di YoI, Eyewitness e Bungou Stray Dogs a distanza di pochi giorni.

 

Se domani più o meno a quest’ora sentite un urlo che sembra molto quello di un elefante che muore, non preoccupatevi: è solo la Maki che ha finito di vedere l’ultimo episodio e cerca di ricomporre i frammenti del suo cuoricino infranto e di ridare un senso alla propria vita.

 

Non vogliatemi troppo male, please.

Maki

  
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