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Autore: H e r a    21/12/2016    0 recensioni
"Lo guardai, e per quanto il momento fosse proprio sbagliato, scoppiai a ridere. Avevo faticato per due settimane per insegnargli un minimo di latino, e la minaccia più grande che riusciva a trovare era “mangiami le mutande”?"
***
Una minaccia incombe sull'Olimpo e Annabeth ne è fin troppo consapevole. Nessuno sembra volerle spiegare cosa sta succedendo, ma l'arrivo al Campo di quello che le sembra un completo idiota cambierà tutto. Ma tutto questo lei ancora non lo sa.
***
Vi siete mai chiesti cosa passasse fra gli ingranaggi del cervello di una Wise Girl come poche altre? Cosa pensasse mentre il suo migliore amico studiava ogni giorno nuovi piani per rovinarle la giornata? Bhe' io si, e spesso: questo è ciò che è venuto fuori.
Il ladro di fulmini visto, senza troppe pretese, dal punto di vista di Annabeth.
Genere: Avventura, Fantasy, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Annabeth Chase, Grover Underwood, Percy Jackson, Quasi tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il resto della giornata passò tranquillamente. Ormai la Casa Grande era off-limits, e non avevo neanche voglia di provare a fare delle incursioni segrete per poi rischiare di dover  lavare i piatti insieme alle Arpie per una settimana così gironzolai un po’ per il Campo. Dopo essermi allenata un po’ nell’Arena mi diressi verso il laghetto della canoe, ma non feci  nemmeno in tempo a sceglierne una, che il mio ragazzo–capra preferito mi raggiunse. Grover era quello che avevo di più simile ad un migliore amico. Lo conoscevo da quando avevo sette anni e con lui avevo un legame speciale in quanto era stato proprio lui a portarmi al Campo Mezzosangue. Capii subito che era impaziente di parlarmi perché mentre correva inciampava di continuo, perdendo le sue scarpe, e spesso era costretto a tornare indietro per recuperarle. Così non appena riuscì a raggiungermi, non potei fare altro che scoppiargli a ridere in faccia. Il satiro fece una faccia offesa, anche se sapevo benissimo che non ce l’aveva realmente con me, infatti gli passò quasi subito:                                                                                         
- Ehi Sapientona, ho una bella notizia per te:  Chirone ci vuole presenti quando farà conoscere Percy al Signr D. Anche tu. Insomma… anche tu. Se hai capito che intendo.
Mi fece la linguaccia e mi guardò con sguardo malizioso. Avrei voluto mollargli un gancio dritto in faccia. Lui infatti sapeva tutto, in quanto satiro-guardiano, ma per quanto avessi provato ad estorcergli qualche informazione, era stato irremovibile. Nonostante questo, dovevo riconoscergli  che aveva sempre pressato Chirone e il signor D per mettermi a parte del mistero. Tuttavia, conoscevo il modo di fare del Signor D da tantissimo tempo, e non credevo proprio che il dio tutto d’un tratto avesse deciso di informarmi. Sorrisi a Grover per non smontarlo del suo entusiasmo:                                                                                                                      
- Speriamo Grover, speriamo…                                                                                                                                                               
- Dai non fare la solita guastafeste! Io vado a prendere Percy tu intanto vai sotto il portico della Casa Grande. Ci vediamo lì!                                                                                                                                                                                        
Il satiro se ne andò saltellando ed io non potei fare altro che avviarmi verso il luogo dell’appuntamento.

***

Non appena arrivai, trovai il signor D e Chirone intenti a giocare  pinnacolo. Non ero ancora riuscita a capire cosa ci trovasse Dioniso in quel gioco… In realtà non ero ancora riuscita a capire Dioniso. Nonostante fossi la ragazza con alle spalle più anni al Campo rispetto a tutti gli altri, ancora non ero riuscita a comprendere su quale frequenza viaggiasse la mente del dio. Non che alla fine mi importasse più di tanto. Dopo averlo squadrato un po’ decisi che mi faceva pena. Non feci in tempo a formulare quel pensiero che lo sguardo del dio si posò su di me, e penso che se gli sguardi potessero uccidere a quest’ora non sarei qui.  L’arrivo di Percy e Grover mi salvò dalla morte sicura: l’attenzione del dio, fortunatamente, si spostò da me a loro. Era evidente che il ragazzo non si era ancora ripreso del tutto, infatti arrancava e dava l’impressione di una persona che era appena stata travolta in pieno da un tir. Mentre Grover procedeva con le presentazioni ufficiali mi ritrovai a squadrare quel ragazzo: doveva avere la mia età ,ma era più basso di me di qualche centimetro, i capelli scuri gli ricadevano sul viso in un modo molto disordinato. Aveva i vestiti strappati e dei normalissimi jeans fangosi. Non aveva niente di particolare, niente di diverso rispetto a tutti gli altri semidei del campo, se non … gli occhi. Aveva degli occhi verdi, che tendevano all’azzurro, guardare quegli occhi era come guardare l’oceano. In effetti, erano  degli occhi bellissimi. Alla fine il mio sguardo si posò sulla scatola da scarpe che teneva sottobraccio. Probabilmente dentro c’era il corno del Minotauro che, a quanto avevo sentito dire, aveva ucciso prima che arrivasse al Campo. Quando vidi che Percy mi fissava capii che stavano parlando di me:                                                                                                                          
- … aiutato a ristabilirti Percy. Annabeth, per favore, andresti ad occuparti del suo letto? Lo metteremo nella undici, per ora.                                                              
Sentii un’incontrollabile rabbia crescere dentro di me. Era per questo che mi avevano chiamato. Per rifargli il letto. Quel ragazzo era spuntato dal nulla, aveva già avuto l’occasione di battersi con un mostro, e se era riuscito, non si sa ancora come, a cavarsela con il Minotauro, poteva essere in grado anche di rifarsi un cavolo di letto.Come sempre invece, non dissi nulla.                                                                                                                                                               
- Certo, Chirone.
Risposi, senza troppo entusiasmo.                                                                                                                                                                                       
Mi sarei aspettata almeno un grazie dal nuovo arrivato, ma invece niente, se ne stava li a fissarmi. Come se dovessi essere io quella a dover  parlare.                                                                                                                                     
– Quando dormi, sbavi.             
Accontentato! Scesi dal portico e mi avviai verso la capanna di Ermes con le mani nelle tasche dei jeans. Attraversai il cortile delle capanne lanciando un’occhiata distratta verso il pino di Talia, senza riuscire a non sentire la consueta punta di malinconia che mi assaliva quando mi soffermavo sui contorni dell’albero. Fui distratta molto presto da questi miei pensieri: già a pochi metri di distanza dalla capanna 11 si sentivano le urla dei suoi abitanti:                                                                                                                                                                           
-Travis giuro che se lo fai un'altra volta ti uccido!                                                          
-Ehi fratellino, non ti scaldare! Ragazzi, il nostro Connor vuole una bella lezione!                                                        
-TU! Metti subito giù quella schiuma da barba!                                                                                                                          
Era la voce di Luke… Mi fermai un secondo, feci un respiro profondo, e poi bussai alla porta della capanna. Ci fu un improvviso silenzio, e riuscii quasi a percepire le decine di paia di occhi che si fissavano sulla porta incuriositi.                                
-Dev’essere un novellino…-bisbigliò qualcuno, con una voce troppo flebile per poter essere distinta.
-Ancora non lo sai che per entrare da Ermes non c’è bisogno di bussare?-Sorrisi e aprii la porta.
-Si chiama educazione, cari  i miei fratelli Stoll.
Luke mi venne incontro con li suo solito sorriso sghembo, che come sempre mi lasciava interdetta.
-Annabeth, non badare troppo a loro! Cosa c’è, è successo qualcosa?
Mi chiese mettendomi un braccio attorno alle spalle.Fra me e Luke c’era sempre stato un rapporto di grandissima fiducia. Ci conoscevamo da più di cinque anni, mi considerava come una sorella minore, e per lui era normale prendersi tutta quella confidenza, ma per me… Per me era tutta un’altra storia. Tutte le volte che mi abbracciava, che scherzava con me o che semplicemente mi sfiorava, sentivo una specie di formicolio alla bocca dello stomaco e non capivo più niente. Con uno sforzo non indifferente riuscii a borbottare:                                                                                                                                                
-Dovete riuscire a trovare un altro angolino per il nuovo arrivato.                                                                      
Pronunciai le parole “nuovo arrivato” come se stesse per arrivargli in casa la peggiore maledizione mai scagliata.                                                                                                                                                                                  
– Penso che non riuscirebbe a trovare un po’ di posto in questa capanna nemmeno se dormisse stando in piedi- Luke battette le mani per richiamare l'attenzione- Avete sentito ragazzi … c’è da stringersi!                                                                                                                            
Un mormorio di disapprovazione si diffuse per tutta la capanna:                                                                      
- Ma non lo possono mettere da Dioniso? Sono solo in due in quella capanna , cavolo!                                                                  
- Io devo ancora capire chi ha messo la regola che tutti gli indeterminati devono finire sempre  da Ermes!
-In realtà non so ancora se è regolare o indeterminato- dissi loro.                                                                         
- Evviva ragazzi! Carne fresca!  Travis prepara  un po’ dei nostri scherzi migliori … perlomeno ci divertiremo!          
Io e Luke ci allontanammo dalla bolgia che si era venuta a creare e ci andammo a sedere ai campi di fragole. I figli di Dioniso erano intenti ad innaffiare le piantine e le ninfe dei boschi si aggiravano qua e la cantando qualche canzone sul dio Pan. Quel posto mi rilassava tantissimo … ed ero con Luke.                                                 -E’ tanto che non riparliamo un po’ io e te – mi disse lui -Come stai Annabeth? La domanda più semplice, eppure non riuscivo proprio a trovare una risposta. O perlomeno una risposta che sia avvicinasse almeno un po' alla verità.Valutai l’ipotesi di rispondergli con un semplice “bene” ma era Luke, non sarei mai riuscita a mentirgli.                            
-Luke …- Mi portai le mani alle tempie, valutando se tirare davvero fuori tutto quello che mi stava esplodendo dentro.- Non bene.- Dissi alla fine.- Sai, è arrivato questo ragazzo e io…stavo pensando…insomma…-
Immediatamente il volto di Luke si scurì. Avevamo fatto quel discorso migliaia, forse milioni di volte, eppure ancora non eravamo riusciti a trovare un accordo.
-Ancora con questa storia? Cavolo Annabeth ma perché sei così impaziente di uscire la fuori e di farti ammazzare? Hai così tanta voglia di affrontare qualche mostro per poi tornare qui, magari sfigurata, per raccogliere la pietà di tutti?
Involontariamente il mio sguardo si posò sulla sua cicatrice:
-Io non ti ho mai trattato con pietà.
Risposi abbassando gli occhi
-Beth è solo che … va bè, tu sai come la penso.
–Si Luke lo so, infatti fino ad oggi ho sempre cercato di non pensarci, ma poi è arrivato quel Percy Jackson e allora …
Allungai le mani verso le stringhe delle mie sneackers, e cominciai a giocherellarci distrattamente.
–Chirone lo adora sai? Grover gli sbava dietro, e poi ha affrontato quei mostri. Insomma, mi sembra che in due giorno lui abbia fatto più strada di me che invece…
-Che invece cosa? Annabeth ma ti senti? Quel tizio è stato tanto fortunato che ha rischiato di morire, e nello scontro col Minotauro ha perso la madre! Quel ragazzino è orfano a causa della sua fantomatica “fortuna” !
-Sai bene che Percy non è orfano.- Mormorai sottovoce.
–Ah no? Pensi che il suo genitore divino si precipiti a riconoscerlo solo perché sua madre è morta? Vedrai Annabeth! Tu non vuoi ancora accettare il fatto che noi mezzosangue non contiamo niente per gli dei. Lo so che questo tuo desiderio di volere così fortemente un’impresa, è solo dettato dal fatto che ti vuoi far notare da tua madre! Ma guardami Annabeth … pensi che se a mio padre fosse importato qualcosa di me, avrebbe lasciato che quel drago mi riducesse così … Secondo te è stato un modo per dimostrarmi il suo affetto? Quando fai così, mi sembra che tu sia tornata la bambina di cinque anni fa …                                                                    
Mi stavo sforzando per trattenere le lacrime: Luke mi aveva appena dato della bambina, e sarei morta prima di dimostrargli che aveva ragione piangendo sul serio. Voltai la testa dandogli le spalle. Mi sembrò quasi di sentire il suo sospiro esasperato dietro di me.                                                                                               
– E’ meglio che vada a fare il letto di Percy.                                                                                                                 
Mormorò il ragazzo andandosene. Percy, Percy, sempre e solo Percy ! Quel ragazzino mi aveva già creato non pochi  problemi … e ancora non sapevo che il peggio aveva da venire.

Appunti di Viaggio
Here we are, con il primo capitolo vero e proprio. Finalmente le cose si smuovono un po' e per Annabeth cominciano i problemi. Per quanto riguarda il fatto che Luke la chiami "Beth" devo dire che sono stata indecisa fino all'ultimo se lasciarlo o meno, ma nessuno nei libri chiama mai Annabeth con un diminutivo che non sia Wise Girl, e mi piaceva l'idea che lui fosse l'unico al quale lei invece permetteva questo lusso. Io adoro Luke e Annabeth, non come pairing a livello di coppia ma proprio come evoluzione del loro rapporto, e ho adorato scrivere di loro agli inizi. Niente spero vi piaccia, come detto prima, se notate errori non esitate a dirlo :)
Enjoy ♥

 

  
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