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Autore: kithiara    22/12/2016    5 recensioni
Quattro amici, una serata in un locale non convenzionale e una scommessa apparentemente semplice da vincere. Niente va come previsto.
E' una Destiel, con ben più di un accenno Sabriel, ambientata in un universo parallelo e che vede un'interessante coppia Virgin!Dean & Stripper!Castiel.
Genere: Erotico, Generale, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Gabriel, Sam Winchester, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
Capitoli:
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A chi ha ancora la costanza di seguire questa storia e che pure le riserva parole di elogio, vanno i miei ringraziamenti. E naturalmente questo lunghissimo capitolo conclusivo...più o meno, c’è un piccolo epilogo per il quale però non vi farò aspettare così tanto, ma che posterò domenica...sempre se sopravvivo ai bagordi natalizi.
E a proposito...Tantissimi Auguri di Buone Feste a tutti!
Come regalo, in fondo al capitolo troverete un paio di fanart che mi hanno dato ispirazione. Spero vi piacciano.
Grazie
Chiara

 
 
Capitolo5
 
Le mani legate lo fanno sentire molto vulnerabile, Dean se ne accorge subito, appena passa la sensazione meravigliosa di sentire la presenza di Castiel accanto a lui, intento a stringere, non troppo forte da far male, la cravatta di seta intorno ai suoi polsi.
Il fatto di essere legato ad una sedia, ancora di più.
E’ incredibile quanto non poter usare le mani ti faccia sentire sbilanciato, incapace di prendere possesso dello spazio davanti a te e completamente in balia di chi ti sta di fronte…o di lato…o ovunque nel suo caso, visto che il moro non ha ancora smesso di girargli d’attorno in maniera provocante, decisamente troppo vicino, decisamente troppo presente, semplicemente troppo.
 
Lo fissa, con uno sguardo indecifrabile negli occhi color del cielo, uno sguardo che sembra volergli leggere dentro, per carpire ogni suo più piccolo segreto.
Come un felino lo circonda, lo bracca, lo impegna in una danza dalle movenze lente e misurate, sfiorandolo ogni tanto, quasi casualmente, come se volesse fargli sapere che non può scappare.
Come se Dean volesse veramente farlo poi.
 
Il suo profumo lo inebria, odora di tabacco e resina, lo sente forte e potente, amplificato dal calore del suo corpo che riesce a percepire anche attraverso i vestiti.
I vestiti. Dean non può più sopportare di vedergli quella giacca addosso, una giacca anonima, informe, che nasconde un corpo che di anonimo non ha decisamente nulla.
Così glielo dice, recuperando il coraggio da chissà dove.
 
“Quella giacca è un orrore, perché non te la togli?”
Lo vede sorridere, apparentemente compiaciuto dall’audacia della sua richiesta.
Poi se la lascia scivolare lentamente lungo le braccia, senza staccare gli occhi da lui, beandosi della reazione chiaramente eccitata che gli vede in volto.
“Che c’è Dean, non ti piacciono i miei abiti di scena?”
“Abiti di scena? Pensavo che per uno striptease si usassero vestiti meno…”
“Banali? Sai com’è, mio fratello Gabriel è più uno da lustrini, io sono un tipo molto più…semplice.”
“E pensare che ti avevo scambiato per un impiegato…” ridacchia
“Già…e ci avevi anche provato spudoratamente con me, ragazzo cattivo.” lo canzona con tono provocante.
 
Dean sente una scarica di piacere arrivargli direttamente al basso ventre a quelle parole perché davvero, la voce di Cass è eros allo stato puro e il modo in cui ha ripreso a danzargli attorno, facendogli scivolare le mani addosso sensualmente, lo sta facendo andare su di giri. Troppo su di giri.
 
Vediamo cosa sei capace di sopportare.
 
Di questo passo non molto, è il pensiero che gli passa per la testa.
Deve trovare il modo per trattenersi, non può certo venire nei pantaloni come un ragazzino davanti al suo primo porno!
Peccato che Castiel ci si stia mettendo d’impegno per farlo divertire.
E’ bravo. E’ dannatamente bravo.
Il modo in cui si muove, il modo in cui si tocca, il modo in cui…santo cielo, quella camicia è praticamente trasparente!
Dean può chiaramente vedere la tonalità leggermente più scura della pelle di Cass sotto il bianco candido della camicia, il cui colletto è solo leggermente slacciato. Gli altri bottoni se ne stanno immobili e ordinati nelle loro asole, ignari di quanto la loro stupida staticità lo stia facendo impazzire.
Se solo potesse, allungherebbe le mani per tiralo a sé e di quei bottoni non resterebbe assolutamente nulla.
 
Di nuovo una scarica di piacere gli percorre il corpo e si perde sotto la cintura.
Chissà se Cass se n’è accorto. Chissà se ha notato che Dean è già completamente duro nei jeans, duro e dolorante sarebbe più preciso, essendo costretto in quella morsa.
Vorrebbe trovare sollievo, vorrebbe quantomeno poter calare i pantaloni, ma sa che quello è un lusso che non può (non deve) concedersi.
Si agita un po’ sulla sedia, gemendo di sconforto e vede lo sguardo di Cass farsi più velato.
“Che c’è Dean, stai soffrendo?”
“Diciamo che questa sedia non è particolarmente comoda.”
Un vero e proprio strumento di tortura sarebbe una definizione più appropriata.
Castiel ride, una risata di gola, che fa contorcere piacevolmente lo stomaco di Dean.
“Vuoi che facciamo una pausa?”
Annuisce. Una pausa.
Forse Dean ne ha bisogno…beh il piccolo Dean ne ha sicuramente bisogno.
 
“Quindi, cosa vuoi fare?” chiede all’indirizzo del moro
“Parlare.”
“Pensavo non ti piacesse parlare.”
“Parlare…di te.”
Lo guarda interrogativo chiedendosi dove voglia andare a parare.
“C’è una cosa che mi incuriosisce…perché un ragazzo come te decide, deliberatamente, di fare una scelta di vita così…drastica?”
“Intendi…rimanere vergine?”
 
Annuisce, sedendosi a gambe incrociate davanti a lui e guardandolo dal sotto in su, la testa inclinata da un lato.
Il giovane pare riflettere per un attimo poi
“Cosa intendi con…un ragazzo come me?”
“Beh Dean, non puoi certo negare di essere un ragazzo attraente…e immagino che le occasioni non ti siano mai mancate. Quindi…perché? Chi te lo ha fatto fare? Sei forse cresciuto in un ambiente bigotto che ti ha plasmato la mente? O semplicemente, non ti piace l’idea del sesso? Insomma, spiegami ti prego. Voglio capire.”
 
Dean ci pensa un po’ su poi sorride, perché sì, forse è stato piacevole sentirsi dire da Cass che lo trova attraente.
“Niente di tutto questo in effetti…”
Si inumidisce le labbra con la lingua, non deliberatamente questa volta, solo per radunare i pensieri e cercare di spiegarsi meglio che può.
Non è facile spiegare la sua scelta, non è facile farlo davanti a nessuno, figuriamoci davanti ad un ragazzo che ha deciso, nella vita, di fare lo stripper.
Ha paura di risultare sciocco, antiquato, impopolare.
Per un momento medita di mentirgli, ma ci ripensa subito e decide che Cass merita sincerità.
Così si ritrova a parlargli di lei.
 
“Mia madre è morta quando avevo quattro anni. Si chiamava Mary. Era meravigliosa e diceva sempre che io ero il suo ometto.” sorride al ricordo
“Mi preparava i sandwich al burro d’arachidi e toglieva sempre tutte le croste, perchè sapeva che non mi piacevano. La sera mi rimboccava le coperte e mi raccontava delle storie. Storie di angeli.”
Fa una pausa, cercando di scorgere in Castiel un qualche tipo di reazione alle sue parole.
“Vedi, lei mi diceva sempre che, da qualche parte, un angelo vegliava su di me. E io sono cresciuto convinto che, prima o poi, lo avrei trovato quell’angelo e...sarei stato solo suo.”
Sente la propria voce spezzarsi, così se la schiarisce.
”Assurdo, vero? Lo so, sono un idiota...” dice scuotendo la testa e abbassando lo sguardo a terra
 
Castiel si alza sulle ginocchia e avanza carponi verso di lui, il modo in cui lo sta guardando ora potrebbe far andare Dean in autocombustione.
Il viso del moro ormai è ad un soffio dal suo, il naso che si sfrega lungo la linea della sua mandibola, seguito subito dalle labbra che lo sfiorano appena.
Dean chiude gli occhi, il battito impazzito del suo cuore che gli rimbomba nella testa, tutti i sensi completamente all’erta e il folle desiderio di allungarsi e baciare quelle labbra provocanti.
Prova a farlo, ma Castiel si ritrae e gli sorride.
“Ricorda le regole, Dean...non puoi toccarmi, nè baciarmi.” lo rimprovera bonariamente
“Ma...allora perchè tu...? protesta il biondo
“Io posso fare ciò che voglio.”
E detto questo ricomincia a torturarlo con piccoli morsi sul collo, dietro l’orecchio e Dean si lascia andare ad un gemito di frustrazione.
 
Poi Castiel si stacca da lui e con voce seria afferma
“Sai, un po’ ti invidio.”
Dean lo guarda interrogativo.
“La mia famiglia è molto diversa dalla tua. Malgrado io li ami tutti, l’unico fratello con cui ho un rapporto più stretto è Gabriel e comunque non è nulla di paragonabile a quello che avete tu e Sam.”
Lo guarda sorpreso.
“Che c’è, ti stupisce che Gabriel mi abbia parlato di Sam?”
“Direi di sì, visto che io nemmeno sapevo che tuo fratello esistesse, prima di stasera!” dice risentito
 
“Sei arrabbiato perchè tuo fratello non ti ha mai parlato di lui o perchè non ti ha mai detto di essere gay?”
“Non sono arrabbiato perchè...o andiamo, non lo sono! Solo...avrei voluto che me ne parlasse.”
“Così avresti potuto consigliargli di fare la tua stessa scelta?”
“Cosa? Io...no!” risponde indignato “Potrò anche essere un testone, Benny me lo dice sempre, ma non sono un ipocrita. Sono dell’idea che ognuno debba fare le proprie scelte e conviverci, ma credo anche fermamente che tra fratelli debba esserci un rapporto di fiducia...Sam a quanto pare non ne ha avuta in me.”
E la cosa mi ferisce vorrebbe aggiungere.
 
Cass lo guarda, sembra indeciso se parlare o meno. Alla fine pare propendere per il sì.
“Per quel che vale, penso che Gabriel sia veramente preso da lui. Conosco mio fratello, è uno che ama scherzare e non prendersi troppo sul serio, ma quando parla di Sam...beh penso che dovresti dargli una possibilità.”
 
Dean sente gli occhi pizzicare, non vuole che l’altro se ne accorga, non vuole che lo consideri un sentimentale.
Diamine, l’unica cosa che vuole in quel momento è che Castiel la pianti di parlare e che ricominci a fare quello che deve...
“Sai cosa penso? Penso che tu adesso stia parlando troppo. E penso anche che sia ora che tu ti tolga quella camicia...Anzi, sai che ti dico? Io voglio che tu ti tolga quella dannata camicia!”
 
Castiel sorride e Dean sta iniziando a pensare seriamente che non ci sia nulla di più bello del suo sorriso.
Poi però lo vede iniziare a slacciare i bottoni della camicia, con estenuante lentezza, mentre si morde le labbra in un gesto tremendamente sensuale e pensa che forse, dopotutto, in Castiel ogni cosa è assolutamente perfetta.
Si lascia andare ad un sospiro, sentendo il proprio bassoventre fremere ad ogni bottone che salta, lasciando scoperta una sempre più generosa porzione del suo petto.
 
Come se non lo stesse già stuzzicando abbastanza, il moro gli si avvicina e…gli si siede addosso.
Dean si irrigidisce sulla sedia quando l’odore di Cass gli penetra prepotente nelle narici, tutto ad un tratto davanti a lui ci sono solo i suoi occhi e lui si perde in quel blu indescrivibile, la sua sanità mentale che questa volta rischia davvero di andare a farsi benedire.
Vorrebbe far aderire ogni cellula del suo corpo a quella del ragazzo davanti a lui, che invece si diverte a concedere per poi ritrarsi, in un balletto a dir poco estenuante.
Dean sta quasi per riuscire a posare le labbra su una porzione di pelle di quel candido collo e sta per esultare, quando un movimento di bacino di Cass gli mozza il respiro e gli strappa un ringhio primordiale dal fondo della gola.
 
Solleva uno sguardo lucido e febbrile sul giovane che gli sta davanti e che ricambia lo sguardo con la stessa intensità, una luce lussuriosa che gli brucia negli occhi e gli arrossa le guance.
Dio, gli piace…
Può sentire chiaramente l’erezione del moro premere contro la sua, attraverso la stoffa dei pantaloni e…merda, deve smettere di pensarci.
Cerca di allontanarsi un po’ dall’orlo del precipizio, spingendosi un po’ all’indietro sulla sedia, ma in quel modo il suo bacino si solleva quel tanto che basta per andare a cozzare nuovamente contro quello del ragazzo sopra di lui che, preso alla sprovvista, si lascia scappare un gemito di piacere dalle labbra dischiuse.
 
Dean non pensa di potercela fare.
“Cass…ti prego.” lo implora
Ansimante, il moro si stacca da lui, alzandosi in piedi e allontanandosi poi di spalle.
Sembra che stia riprendendo fiato, Dean pure cerca di incamerare quanta più aria possibile, senza però perdersi nemmeno un movimento dell’altro, il quale sempre di spalle, si libera definitivamente della camicia.
 
Lo smarrimento di Dean è grande nel momento in cui i suoi occhi si posano sulla schiena nuda di Cass.
“Ali…” sussurra in un filo di fiato
O andiamo, sul serio?
Un meraviglioso paio d’ali nere spicca sulla pelle diafana del giovane stripper e si spiana su tutta la schiena e fino alle spalle in uno spettacolo mozzafiato.
Boccheggia quando Castiel si volta a guardarlo da sopra una spalla, un sorriso malizioso che gli affiora alle labbra e raggiunge gli occhi color del mare in tempesta.
 
“Ti piacciono?”
E naturalmente vorrebbe dirgli di no, perchè Dean non ama i tatuaggi no, non li ama proprio, trova che siano volgari, un vero insulto per la pelle.
Soprattutto per delle pelli morbide e delicate come quella di Cass.
Ma queste ali…oddio, sembrano vere. E sul suo corpo stanno divinamente.
Quindi non può fare altro che annuire in silenzio, perché sa che se anche provasse ad aprire bocca, la sua voce non uscirebbe.
 
La risata di Castiel spezza il silenzio, una risata spontanea e dal suono familiare.
Poi si volta verso di lui e Dean si perde a fissarne i muscoli sodi e ben delineati dell’addome e delle braccia, seguendo lascivamente il percorso delle sue ossa iliache, lasciate scoperte dai pantaloni che scendono bassi sui suoi fianchi stretti.
“Vuoi che vada avanti, Dean?”
Il tono con cui lo chiede è noncurante, leggero eppure in fondo ai suoi occhi gli sembra di scorgere una supplica.
Anche lui è provato, lo vede, forse non immaginava che le cose potessero farsi così calde.
Dean si chiede se la cosa lo spaventi nello stesso modo in cui spaventa lui.
Però, che Dio lo aiuti, lui non vuole che si fermi.
“Togliti i pantaloni, Cass.” gli risponde quindi, la voce più bassa di un’ottava e calcando più del dovuto sulla esse finale.
 
E’ certo di vederlo rabbrividire, mentre lentamente porta una mano al bottone dei pantaloni e si passa l’altra sul petto in una sensuale carezza.
Il bottone scivola nell’asola, la mano di Cass abbassa la zip e con un movimento di bacino ben calibrato, i pantaloni cadono magicamente a terra.
Restano a fissarsi per un tempo infinito, occhi verdi persi dentro occhi blu.
Poi lo sguardo di Castiel scende verso le sue labbra e quello di Dean, beh…ancora più in basso.
“Sei la cosa più bella che io abbia mai visto.” sussurra a fior di labbra, ma non è certo che l’altro l’abbia sentito fino a quando non lo vede arrossire.
 
Ed è assolutamente vero, perché quello che gli sta davanti ora, in tutta la gloria del suo corpo statuario in boxer scuri, se non è un angelo, almeno è come Dean ha sempre immaginato che dovesse esserlo.
Un angelo sotto mentite spoglie.
 
Inizia a fremere sulla sedia, quella posizione diventata improvvisamente insopportabile, le dita delle mani che pizzicano per il desiderio di poter toccare.
Lo sguardo che Dean gli lancia è carico di significato, Cass lo ricambia con uno altrettanto confuso.
 
“Tu sei…destabilizzante, Dean.” gli dice
Poi aggrotta le sopracciglia pensieroso, il petto che ancora si alza e si abbassa ad un ritmo più veloce del normale.
“Quando ti sono vicino, non sono in grado di gestire quello che sento…cioè, sono convinto di poterlo fare, ma poi tu fai qualcosa o dici qualcosa e io…”
Dean resta in silenzio, la bocca completamente asciutta, non che gli servirebbe molto poter parlare, perchè comunque non saprebbe cosa dire.
 
Cass gli si avvicina di nuovo, abbassandosi su di lui fino quasi a far combaciare le loro bocche, il suo alito caldo che lo solletica e gli fa rizzare i peli sulla nuca.
“Mi piaci, Dean.” ammette, la voce così bassa e graffiante
Quella voce ha un effetto devastante su di lui, si trova a gemere incontrollato, quando una scarica di piacere più forte delle altre lo attraversa.
 
E allora lo supplica.
“Ti prego…Cass.”
“Cosa? Cosa vuoi, Dean?” lo incita
“Ti prego…slegami.”
L’altro si allontana.
“Non posso, Dean.”
“Ma io…lo voglio. Maledizione, io ti voglio Cass!” dice piantandogli addosso uno sguardo di feroce desiderio
“Lo so. Non sei particolarmente bravo a nasconderlo.” sorride prendendosi scherzosamente gioco di lui, ma nei suoi occhi Dean può comunque scorgere compiacimento e la stessa smania che lo pervade.
“Però anche tu mi vuoi.” afferma quindi con stizza
“Non posso, Dean.” ripete
“Però non neghi di volerlo.”
“Non serve che io lo neghi. Mi sembra che anche questo sia piuttosto chiaro.” dice indicando sé stesso e l’evidente erezione che i suoi boxer aderenti mascherano ormai a fatica.
“Allora perché?”
“Perché l’ultima volta che qualcuno mi ha desiderato nel modo in cui mi desideri tu, non è finita molto bene…per me.”
 
I suoi grandi occhi celesti vengono attraversati da un lampo d’inquietudine.
“Cosa? Io…non capisco.”
Il moro sospira.
“Mi pare di averti detto che di solito non faccio spettacoli privati.” spiega con voce calma “Non ti sei chiesto perché?”
Lo aveva fatto.
“La verità è che io intendevo che non ne faccio più. Non da quando qualcosa è andato storto e mi sono ritrovato al pronto soccorso con qualche costola rotta ed ecchimosi su tutto il corpo.”
 
La sensazione di pugno nello stomaco lo colpisce, quando capisce il significato delle sue parole.
“Chi è stato?” chiede sentendo montargli dentro una rabbia sorda
Chi è l’idiota che si è permesso di mettere le mani addosso a quell’angelo?
Il suo angelo.
“Un cliente. Sembrava a posto, uno come tanti, ma quando le cose hanno iniziato a scaldarsi…” rabbrividisce
“Lui ti ha…?” le parole gli muoiono in gola
Non ha bisogno che parli, gli basta guardarlo negli occhi per capire.
Castiel è stato ferito, in molti modi e non ha dimenticato, anzi il ricordo è vivo e ancora lo tormenta.
 
Dean non riesce ad immaginare, non ci prova neanche, come l’altro possa aver sofferto.
Si sente impotente davanti a quanto ha appena scoperto, svuotato di ogni energia.
E ha realizzato solo in quel momento che Castiel potrebbe essere spaventato da lui.
Non può permettere che questo accada.
Al diavolo la smania e il desiderio che prova…lui non potrebbe mai fare del male a Cass!
 
“Perché allora hai accettato di fare questo spettacolo per me?” gli chiede spezzando il silenzio
Il moro fa una smorfia che vorrebbe assomigliare ad un sorriso, ma non ci riesce.
“Suppongo per mio fratello, in parte. Odio il fatto che sia sempre pieno di debiti, ma è pur sempre mio fratello e se posso lo aiuto. In parte perchè fuori da quella porta c’è un energumeno di nome Uriel, pronto ad intervenire ad un mio cenno. E poi perché, te l’ho detto, in quel vicolo mi avevi colpito.”
“E adesso te ne sei pentito…lo capisco, io…”
“No!” risponde di slancio “No.” ripete poi, sfiorando Dean con uno sguardo dolce.
“Te l’ho detto, nessuno mi ha costretto, lo volevo fare…lo voglio fare.”
 
Dean sente il cuore mancare un battito, la tensione che lo abbandona di colpo, lasciandolo svuotato.
Se non fosse seduto, le ginocchia gli avrebbero già ceduto.
“Quindi, vuoi veramente continuare?”
“Sì, Dean. Il tuo amico Crowley ha pagato per il pacchetto completo e avrai il pacchetto completo.”
Un attimo di smarrimento lo coglie.
Pacchetto completo?
“Aspetta…che intendi con pacchetto completo?”
“Oddio Dean, dovresti vedere la tua faccia in questo momento.” ridacchia divertito Castiel “Stai tranquillo…uscirai da qui tutto intero.” aggiunge facendogli un occhiolino provocante
“Ma dovrai sudartela…” sussurra rimettendosi a cavalcioni su di lui e iniziando a strusciarglisi addosso senza pudore.
 
“O cazzo…” si lascia scappare, mordendosi poi le labbra, non riuscendo a tenere la testa dritta e affondando quindi il volto nell’incavo della spalla nuda del moro.
Cass lo lascia fare, probabilmente ormai conscio del fatto che, in quelle condizioni, Dean non può essere certo pericoloso…non per lui almeno.
Se non fosse tremendamente eccitato, probabilmente gli verrebbe da ridere.
Sente ancora quel formicolio alla punta delle dita, a questo punto spera seriamente che non sia la circolazione
nelle sue mani che sta tirando gli ultimi.
 
“Dean…” sussurra Cass al suo orecchio, la voce sempre più arrochita di desiderio, mentre rabbrividisce al tocco delle labbra di Dean che finalmente è riuscito a conquistare un lembo di pelle dell’altro e ora sta depositando piccoli baci lungo la linea della sua mandibola, leggermente ispida di barba, decisamente approfittandosi della situazione.
Quel che non può toccare, Dean inizia a baciarlo…il collo, le spalle, il petto del ragazzo che gli sta sopra e che ansima stringendosi a lui, accarezzandolo con impeto, facendo aderire sempre di più i loro corpi, le loro erezioni, ancora troppo coperte, bloccate nel mezzo.
“Dean…” ripete come un mantra, mentre gli passa le mani fra i capelli, strattonandoglieli poi all’indietro, in modo da costringerlo a guardarlo.
E Dean lo guarda. I suoi capelli neri tutti scompigliati, la sua bocca carnosa che si schiude invitante, il blu dei suoi occhi che si fa sempre più intenso.
“Cass…” dice solo, ma in quella sillaba è racchiuso tutto quello che Dean sta provando in quel momento.
Il desiderio di lui.
La consapevolezza di non poter più fare a meno di quel ragazzo dagli irresistibili occhi blu che in poche ora gli ha praticamente stravolto la vita.
E la paura che per lui non sia lo stesso.
 
Si fissano per un tempo interminabile, i cuori che battono all’unisono all’impazzata, poi quasi avesse finalmente preso una decisione, il moro lo attira a sé e fa scontrare le loro labbra in un bacio da entrambi a lungo atteso.
Un bacio che ha il sapore della vittoria, per Dean.
Un bacio che ha il sapore della riscossa, per Castiel.
Le lingue si cercano, si trovano, si esplorano.
I corpi si attraggono ancora e ancora e ancora fino a quando il cervello di Dean non realizza che è finita, che non riuscirà più a lottare, perché il suo corpo ha vinto e in un ultimo gemito disperato, viene, tremante, fra le braccia del suo angelo, che lo segue un attimo dopo.
 
Ancora ansante, appoggia la fronte su quella di Cass.
“Sono veramente pessimo…sono venuto come un ragazzino nei pantaloni.” scherza
Castiel gli accarezza il viso dolcemente, poi gli posa un piccolo bacio al lato della bocca e si alza da lui, lasciandolo solo su quella sedia con una sensazione di freddo che gli cresce dentro.
Non parla, semplicemente si gira di spalle, raccoglie i pantaloni, infilandoseli poi velocemente e senza voltarsi si avvicina alla porta.
“Farò venire qualcuno a slegarti.” sono le sue ultime parole, prima di uscire dalla stanza
Il cuore di Dean si ferma di colpo.
 
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Castiel fugge dalla stanza senza guardarsi indietro nemmeno una volta.
Si vergogna come un ladro per essere scappato in quel modo, sa che ora Dean lo starà odiando e maledicendo, ma l’alternativa, restare, era ancora più spaventosa. Sì perchè se fosse restato non sarebbe più stato in grado di andarsene.
Avrebbe slegato Dean e l’avrebbe preso lì, consenziente o meno lui lo avrebbe preso, lo avrebbe posseduto, lo avrebbe scopato.
E Dean non merita davvero di essere solo scopato, Castiel lo sa, Dean merita di essere amato…ma Castiel non crede di poter essere lui a farlo, teme di non esserne in grado, teme di non essere abbastanza.
Quindi meglio andarsene che rischiare di rovinare quanto di buono quel ragazzo è e rappresenta.
 
E’ ancora sovrappensiero e non si accorge dell’uomo che gli sta di fronte fino a quando praticamente non gli va a sbattere contro.
In quel momento solleva la testa e incontra lo sguardo irriverente di un uomo sulla quarantina, capelli e barba corti e ben curati, vestito di un completo scuro con cravatta rossa.
Cravatta rossa.
“Crowley.”
“In carne e ossa, dolcezza.” lo apostrofa l’uomo
“E tu devi essere Castiel. Balthazar non esagerava quando parlava di te…sei veramente notevole.”
Castiel accenna una smorfia.
“Che cosa vuoi ancora da me? Ho fatto quello che avevi chiesto, adesso mio fratello non ti deve più nulla.”
“Oh io e Balthazar siamo a posto così, non dubitarne.”
“Bene, allora puoi anche andartene ora.” cerca di liquidarlo
“Aspetta. Sono curioso di sapere com’è stato. Voi due piccioncini siete rimasti in quella stanza per un bel po’ di tempo...”
 
Castiel non trova parole per descrivere la sensazione di fastidio che quell’uomo gli provoca.
Lui e le sue insinuazioni. Non può fare nulla per nascondere l’espressione schifata che gli si dipinge in viso.
“Non so che razza di idea tu ti sia fatto, ma in quella stanza non è successo nulla di quello che immagini.”
“Oh ti sbagli, in quella stanza è successo esattamente quello che immagino.”
“Che vuoi dire? La scommessa...beh l’hai chiaramente persa, Dean è ancora...”
“Vergine? Non lo metto in dubbio. Tuttavia…io non ho mai detto che il ragazzo avrebbe perso la verginità in questo posto. Ho semplicemente detto che non avrebbe più voluto essere vergine una volta uscito da qui... C’è una sottile differenza, credimi.”
Poi lo vede fissare un punto all sue spalle, ghignando in modo veramente irritante.
“E se quello sguardo non mi inganna...ho già vinto.” poi rivolto a qualcuno alle sue spalle “Ciao, Scoiattolo!”
 
Castiel sussulta.
Si volta lentamente, sa già chi si troverà davanti…e infatti eccolo lì, le guance arrossate, i capelli spettinati e le labbra ancora gonfie per i baci.
E’ bellissimo. Non si è nemmeno preso la briga di riallacciare la camicia e stringe la giacca di pelle in una mano, con stizza.
E’ piuttosto alterato, Castiel non può che incolpare sè stesso per questo.
Lui però se la prende con l’amico.
“Fanculo Crowley, tieniti i tuoi dannati soldi!”
E così dicendo sbatte sul petto dell’uomo una manciata di banconote che quello incassa soddisfatto.
Castiel sa che non avrà bisogno di contarli, sa che sono esattamente 200 dollari.
E non capisce. Socchiude gli occhi guardandolo pensieroso, Castiel non lo sa, ma ha appena assunto la posizione con la testa inclinata che ha tanto attirato il biondo al loro primo incontro.
“Ti amo anch’io tesoro.” lo canzona lo scozzese, lanciandogli un bacio volante “E’ sempre un piacere fare affari con te.”
 
Dean gli lancia uno sguardo di fuoco, ma Castiel potrebbe giurare che l’ombra di un sorriso gli abbia appena incurvato le labbra, arrivando fino agli occhi verdi.
Poi quegli occhi meravigliosi si fissano su di lui e sono così intensi e profondi che Castiel si sente mancare.
Dean lo afferra per un polso e lo trascina con sè.
“Andiamo. Noi due abbiamo ancora un conto in sospeso.”
Castiel rabbrividisce, ma malgrado questo lo segue di buon grado.
 
Quando girano l’angolo, Crowley ormai lontano, Castiel si ritrova letteralmente sbattuto al muro e un attimo dopo le labbra di Dean sono sulle sue, calde ed esigenti e le sue mani sono ovunque.
Castiel è senza fiato, lo spavento che si mischia all’eccitazione, poi improvvisamente più nulla, solo le mani di Dean che salgono ad incorniciargli il viso, la fronte dell’altro sulla sua, l’alito caldo sulla sua pelle sensibile.
“Non azzardarti mai più a lasciarmi da solo in una situazione del genere...anzi, non azzardarti mai più a lasciarmi e basta.”
Castiel annuisce, senza essere ben conscio a cosa esattamente stia acconsentendo.
Lo sguardo di Dean è velato e malinconico. Castiel non può dire di conoscerlo bene, in fondo l’ha incontrato solo poche ore prima, eppure giurerebbe che Dean sia prossimo alle lacrime.
“Ti voglio, Cass.” E in quel ti voglio Castiel sa, senza bisogno che il ragazzo glielo dica, che è compreso molto di più…è un voglio stare con te, conoscerti meglio, uscire insieme, capire se possiamo essere qualcosa di più.
Castiel lo sa, perché è esattamente quello che significano per lui quelle parole, nel momento in cui gli risponde.
“Ti voglio anch’io, Dean.”
 
Il sorriso più bello e luminoso che Castiel abbia mai visto, si dipinge sul suo viso.
Sembra un bambino che abbia appena ricevuto il regalo più desiderato.
“Lo sapevo che avrei fatto bene ad aspettare. Sapevo che ti avrei trovato...angelo.”
Castiel ride sereno davanti all’espressione così compiaciuta dell’altro.
Che pare però bloccarsi, improvvisamente insicuro di qualcosa.
“Ma tu…vuoi essere il mio angelo, vero Cass?”
Castiel gli si avvicina, sfiora il naso col suo, poi lo bacia dolcemente, beandosi della morbidezza di quelle labbra.
“Sarò qualunque cosa tu vorrai, Dean.”
 
 
 
 
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