Seduto nei pressi dell'edificio che ospita la Port Mafia, Dazai rifletteva sul suo futuro.
Che cosa avrebbe dovuto fare? Quale era il giusto modo di vivere? Dove poteva andare dopo una vita di omicidi e torture? Sentiva ancora l'odore di sangue sulle proprie nocche, la sensazione dei suoi calci mentre spezzavano le ossa dei suoi subordinati e le urla di coloro che aveva torturato per estorcere informazioni.
Si può mai venir perdonati dopo tutto ciò?
Dazai non si era mai posto questa domanda, non aveva mai sentito il bisogno di andare via dalla Port Mafia e cercare la redenzione dei propri peccati.
Finché l'adrenalina gli rimaneva in corpo si sarebbe sentito vivo.
Questa ormai era la linea guida della sua esistenza.
Con il tempo aveva iniziato a pensare che quello fosse l'unico modo per continuare a stare in quel mondo: o uccideva gli altri o uccideva se stesso. Non vi era una terza opzione. Ne era sempre stato sicuro.
Ma adesso le sue convinzioni iniziavano a traballare.
<< Niente a questo mondo riuscirà mai a riempire il vuoto che hai dentro.>>
Le ultime parole di Oda gli continuavano a girare per la testa. Il suo migliore amico non gli aveva detto di vendicarlo o di diventare più forte ma anzi, mentre era lì, tra le sue braccia, con il suo ultimo respiro, gli aveva sussurrato di fare del bene, salvare gli altri come non avrebbe mai potuto fare con sé stesso.
Dopo aver stretto a sé il suo corpo esanime, piangendo come mai ricorda di aver fatto prima, Dazai si era chiesto quanto di lui Oda avesse scorto a primo sguardo, quanto del demone che gli aveva divorato il cuore aveva percepito sotto tutte quelle bende che gli avvolgevano gran parte del petto. Aveva lasciato a malincuore il corpo dell'amico lì, sul pavimento, dopo avergli dato un ultimo saluto, ringraziandolo di tutto ciò che era stato per lui, poi si era avviato verso la porta. Lungo il cammino il suo sguardo aveva incontrato quello del proprio riflesso in un ampio specchio che fiancheggiava una parete.
Come si era ridotto? Il proprio corpo era ormai un cumulo di ferite di cui non ricordava nemmeno quando, dove o come si erano formate, gli occhi vitrei avevano ormai perso ogni traccia di bontà.                                                                                                                Dazai non riusciva più a ricordare come fosse la sua vita prima di entrare nella Port Mafia. Si chiese se, nonostante il peso del suo cuore avesse finito col spezzarlo dall'interno, ci fosse stato un momento in cui aveva visto del buono in lui, se avesse mai provato durante la sua misera vita ad aiutare qualcuno.
Ci fu solo silenzio.
Ed ora stava lì, davanti al luogo dove aveva passato gran parte dei suoi anni, incapace di varcare la porta come se qualcosa lo tenesse bloccato. Dazai chiuse gli occhi e sentì quasi la mano di Oda sfiorargli la spalla e sussurrargli <> ma nonostante fosse sembrato così reale, quando Dazai aprì gli occhi, sentì solo la brezza solleticargli la cute. Una lacrima gli rigò il volto ma Dazai la ignorò, si alzò, osservò la sede della Port Mafia e poi sparì.
Non sapeva dove sarebbe andato, ne se qualcuno avrebbe potuto mai perdonargli tutte le azioni malvagie che aveva compiuto ma decise che era meglio star via per un po', andare dove nessuno avrebbe mai potuto raggiungerlo e iniziare una nuova vita, cercando lui per primo di perdonare sé stesso.




Note Autrice:  Da quando ho visto la seconda stagione di Bungou Stray Dogs mi sono decisa a scrivere qualcosa su Dazai e Oda, per quanto sicuramente sarebbe stato doloroso, ma ecco qui che, ascoltando 'Spring Waltz' di Chopin, ho avuto quest'idea.
Certo, scrivere alle otto di mattina, mezza addormentata, non è il massimo ma spero di essere riuscita a mostrare una delle parti che amo più di Dazai e della sua storia. Per chi mi conosce un minimo sa quanto io tenga a questo personaggio e sono incredibilmente felice di poter scrivere di lui anche solo una breve one-shot.
​Grazie a tutti coloro che la leggeranno e si sorbiranno il mio soliloquo finale hahah
​A presto <3