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Autore: crimsontriforce    23/05/2009    4 recensioni
Calma significa anche tempo per fare i conti col presente.
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Wakka
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dedicata a sony1987 e piichan, in primis perché siete dei tesori e poi perché avevate chiesto delle altre ipotesi e una era questa... quasi. Cioè l'idea di base è la stessa, solo che il prompt non è più “hurt/comfort” da fanfic_italia ma “silenzio-assenso”, che ci sta anche meglio, dall'iniziativa estemporanea-brucia-sabati-pomeriggio-ma-tanto-il-picnic-al-parco-l'ho-fatto-lo-stesso-nyaaah di Criticoni.







Credito di fede



Wakka trovò il coraggio di partire dopo un anno.
Aveva dato tempo alla sua ferita di rimarginarsi ma quella pungeva ancora, insistente, quando la mattina all'alba scendeva in piazza e la trovava vuota e doveva accettare ogni volta di avere un'ora libera al giorno in più. Allora tornava a dormire, che era comunque il modo in cui avrebbe preferito impiegare il suo tempo fino all'ora di pranzo e magari oltre, ma il suo era, ogni volta, il sonno irrequieto dei colpevoli.

Doveva tornare all'origine. A un'origine. Wakka ci aveva pensato a lungo (troppo a lungo, secondo Lulu, che aveva trovato la stessa soluzione da mesi ma aveva avuto la pazienza di aspettare che l'amico ci arrivasse da solo), sedendosi per ore in un angolo del letto con la testa sulle ginocchia raccolte, scartando tutte le origini che avevano travolto nel loro pellegrinaggio. Alla fine glien'era rimasta in mano una sola, come una pagliuzza. Aveva deciso di seguirla.

Partì da solo, con la benedizione dei suoi compagni. Il viaggio fu lungo e tranquillo: senza Sin, la strada era più sicura, più difesa, più frequentata. Camminava al fianco di viaggiatori di ogni razza ed età, impegnati nei cammini più diversi. Spesso Wakka li salutava. Spesso si rabbuiava quando non rispondevano, non riconoscendo in lui uno dei salvatori del loro mondo, ma il malumore era di breve durata e lasciava presto il passo alla serenità ovattata con cui si accompagnava in quei giorni.

La reggenza di Guadosalam era stata avvisata del suo arrivo e lo scortò fino al portale con tutto lo sfarzo possibile in tempo di ricostruzione, perché pochi sentieri e pochi onori sono preclusi a un Guardiano Leggendario – almeno quando si annuncia come tale e non confida nelle conoscenze altrui.

*

Provò l'impulso di inginocchiarsi. Ma era un residuo del passato e venne seccamente buttato fuori dai suoi pensieri. Sei venuto fin qui a fare, tipo, l'esatto contrario. Non rovinarti tutto ora, ya?

Sull'orlo di una piattaforma sospesa nel cielo di un mondo ignoto, Wakka si schiarì la voce, strinse i pugni e se li piazzò sui fianchi. E si concentrò su tutto quello che gli era stato tolto in quell'ultimo anno – tutto quello che era falso e non avrebbe mai dovuto avere, eppure aveva impregnato ogni giorno della sua vita e restare d'improvviso senza faceva male, per... dannazione.
Ricordò ogni precetto che era stato tramandato a tutti loro da generazioni immemori, storie d'uomini che si diramavano all'infinito, perdendosi nelle nebbie della Storia, fino a ricongiungersi in un unico faro ancestrale scintillante di luci fatue:

“Milady”, disse. “Credo di aver diritto a delle scuse.”

Le nubi vorticarono di fronte a lui e la prima Alta Evocatrice prese forma, splendida sotto quella luce più di quanto la ricordasse fra le stelle fittizie di Zanarkand, con le lunghe ciocche di capelli candidi smosse da un vento che lui non sentiva.
Lady Yunalesca restò immobile. Teneva una mano chiusa sul cuore; l'altra era aperta, col palmo rivolto verso l'alto. Dal luogo remoto in cui si trovava, lo stava osservando.

Sostenne il suo sguardo. Si abituò ai suoi occhi dorati, obliqui come quelli di una fiera. Wakka non era capace di leggere nel cuore della gente, ma più ci si perdeva più gli sembravano tristi.
Alle sue spalle apparve, sfuocato, un giovane uomo in armatura dorata. Dietro di lui un'altra figura, consumata anche nel ricordo dal tempo e dall'evocazione.

Si fece bastare la risposta.
La perdonò un poco e s'incamminò verso casa.



















Ovviamente è quella su Yunalesca XDDDDD Nata nel seguente modo: “Ma sì vedi, devi aiutarmi tu a scegliere per 'sta cosa perché su FFX si potrebbe scrivere H/C anche al contrario cantando, piglia anche due personaggi a casissimo e riesci a montarcela su. Che so, Yunalesca e... e... e Wakka.” *riflette due secondi su quel che ha detto* “...e saprei anche dove farla funzionare. '_'”

Un'altra 'finalista' era una cosa speciale su Rikku e Auron che però voglio sviluppare meglio, con più tempo e pianificazione. Prima o poi arriva, promesso.
Mentre la terza era partita come Braska che conforta Yuna alla morte della madre. Poi però ho pensato che Braska sarebbe stato 'davvero un po' (cit.) poco adatto a un ruolo del genere, tutto considerato che appena morta la moglie è andato a suicidarsi. Quindi al posto suo ci ho messo Auron che era un po' meno coinvolto a livello personale. Relativamente parlando. Cioè, è youngAuron, drama queen's my name and emo's my game e tutto, ma vabbe'. Questa non so se arriva, ma è un'immagine mentale che mi piace coccolare. :3

Ah, riguardo a Yunalesca: l'interpretazione ovviamente è tutta di Wakka. Il Farplane... qualunque cosa sia... dovunque sia (hint: 'al centro di Spira' non è una risposta sensata)... fornisce solo memorie immobili di morti. Oltre a una notevole eccezione sferomunita che sarebbe interessante trattare in fanfiction. Perché a prima vista anche lui non è sensato, però boh...
   
 
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