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Autore: ale_lu_maguire    24/12/2016    0 recensioni
la giovane Regina, orfana sin da bambina, si ritrova a crescere con lo zio Henry, un uomo che lavora in una galleria di moda, dove lei incontrerà l'uomo della sua vita e dove troverà l'amore per la moda.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Regina Mills, Robin Hood
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo II

 

[Robin]

Non ho idea di quanto tempo sia passato da quando abbiamo sbattuto con l’auto. La mia vista tentenna un pò prima di iniziare a stabilizzarsi per darmi un’immagine migliore di ciò che è accaduto ore prima.
-Regina?- cercai di stabilizzare ancora di più la vista, ma non appena ci riuscì l’immagine che mi si presentò davanti mi spezzò il cuore.
-Regina!- mi avvicinai a lei, il suo corpo era inerve, il suo viso pieno di sangue. Sangue che colava da tutto il viso e si posava lentamente sul suo petto, senza macchiare il vestito. Scesi di corsa da quello che ne rimaneva della mia auto e andai ad aprire la portiera per tirarla fuori. Lo feci lentamente, senza farle del male la presi in braccio e l’appoggiai sulla quella soffice erba che c’era a pochi metri dalla macchina.
-Andrà tutto bene- le dissi, ma lei continuava a rimanere incosciente. Le accarezzai il viso e mi diressi verso la strada con la speranza di trovare qualcuno. Arrivai lì e come un segno mandato dal cielo, arrivava un’auto. Mi misi in mezzo alla strada e l’uomo alla guida si fermò. Ero totalmente ricoperto di sangue ma a me no importava, l’unica cosa che volevo in quel minuto, era che Regina sopravvivesse a quell’incidente.
-Aiuto! La prego mi aiuti!- urlai disperato all’autista che vedendomi pieno di sangue non esitò nemmeno un secondo a scendere dall’auto e seguirmi.
-La prego dobbiamo aiutarla!- ero disperato, non volevo perderla. Era tutto ciò che mi rimaneva. Era la mia vita. Il signore che mi aveva soccorso, prese in braccio Regina e delicatamente la mise nella sua auto. Eravamo troppi in quella macchina, c’era tua moglie e i suoi due figli. Presi Regina e la appoggiai a me fra le lacrime, era strano che non si fosse ancora svegliata.
-Regina- sussurrai appena tra un singhiozzo e un’altro. Era così pallida, così fragile che mi spaventavo a toccarla. L’auto arrivò e con tanta gentilezza, l’autista mi aiutò a portarla dentro quell’enorme palazzo. Eravamo in ospedale. L’unica cosa che riuscivo a fare mentre Regina era nelle mani dei medici, fu prendermi a parole in una maniera assurda e maledirmi, perchè quella era tutta colpa mia. Non doveva accadere. Dovevo guidare. Non dovevo distrarmi con la radio. Fu in quell’istante che pensai a mio padre, e che fu lui a distrarmi dalla guida.
-Ci sono parenti della signorina Regina Mills?- sentì un dottore pronunciare queste parole e l’unica cosa che riuscì a fare fu correre su per quelle maledette scale e presentarmi.
-Sì! Io!- dissi quasi urlando nonostante fossimo vicini. Senza dire una parola mi fece strada verso una piccola stanza, aprì la porta e vidi Regina distesa sul letto. Bianca come un lenzuolo, o meglio bianca come il lenzuolo che la copriva.
-Il trauma cranico è piuttosto serio, fincje non si riprende è difficile sapere quali danni ha subito- non appena finì di pronunciare quelle parole uscì dalla stanza lasciandomi solo con lei. Ogni mia speranza di rivederla sveglia stava svanendo. Presi la sedia e la misi accanto al suo letto.

 

[Mentre alla Galleria]

-Allora signora Almira che cosa è successo esattamente?- le chiese il polizziotto mentre i solleghi facevano le foto a mezzo ufficio del padre di Robin.
-Abbiamo trovato la finestra aperta- rispose la donna con gli occhi lucidi.
-Nemmeno una lettera di addio? Un biglietto un qualcosa?- beh in effetti una lettera quel poveraccio prima di morire l’aveva lasciata ma quella sfacciata di sua moglie se l’era infilata nella borsa solo perche sopra c’era scritto “Per Robin” 
-No. Nessuna lettera. Adesso se non le dispiace ho un funerale da organizzare- disse la donna allontanandosi dal polizziotto.
-Se avremo altre domande la contatteremo- queste parole le sentì in lontananza, ma la signora Almira si era dimenticata che in ufficio c’era anche il signor Henry. Infatti la seguì fino all’ascensore e lo chiamò per lei.
-Saranno vent’anni che lavoriamo insieme Henry- disse poco dopo la signora.
-Per suo marito trenta. E comunque qualsiasi cosa sia accaduta nei trascorsi di suo marito, resta fra me e il signore. Non aprirò mai bocca- disse Henry poco prima che la signora entrasse nell’ascensore.
-Bene. Perchè è meglio che alcune cose non vengano a galla- disse lei mentre l’ascensore si chiudeva.

 


[Laboratorio]

-Signor Henry! Questa è da parte di Regina!- disse Mary Margaret dandogli la lettera scritta da Regina la sera prima per poi andare vicino alla porta di servizio, dove si trovava il telefono.
-Mary Margaret hanno chiamato per dire che Regina ha avuto un incidente insieme a Robin-  il viso della ragazza si riempì di lacrime e mentre lo zio Henry leggeva la lettera lei piangeva disperata.
-Dobbiamo dirlo al signor Henry- disse David alla giovane ragazza.
-Non adesso che sta leggendo la lettera. Appena finisce magari puoi- disse lei asciugandosi le lacrime.
-Ma- il giovane voleva avvertire lo zio di Regina, ma Mary Margaret lo fulminò con lo sguardo.
-David! Devi stare zitto! Finchè il signor Henry non viene qui nessuno deve sapere che Regina ha avuto un incidente e sta in ospedale!- Mary Margaret cercava di far tacere David, ma sembrava tutto inutile.

 

[La lettera di Regina allo zio Henry]

 

“Mio caro zio,

Mi spiace se ti ho creato dei problemi, non era mia intenzione

ma anche io e Robin meritiamo una possibilità e so che se rimarremo qui

non l’avremo mai. Non ti arrabbiare.
Rallegrati per me perchè non ho fatto altro che seguire il tuo insegnamento,

lottare per ciò che voglio.

Non appena leggerai questa lettera sarò lontana ma non mi dimenticherò mai di te

e ti chiamerò non appena ci saremo sistemati.

Con Affetto.

Regina”

 

-Bene ha finito di leggere la lettera ora posso dirglielo?- chiese David a Mary Margaret.
-Sì, fai come ti pare- disse lei sbuffando e con tono preoccupato per Regina.
-Signor Henry- David avanzò verso di lui e poteva notare benissimo lo sguardo seccato del signor Henry nei suoi confronti.
-Che c’è David!- lo disse quasi urlando e David potè capire che era seccato per essere stato interrotto.
-Ecco, è arrivata una telefonata dall’ospedale. Regina ha avuto un incidente con il signor Robin- non riuscì nemmeno a finire la frase che il signor Henry era già scappato verso l’uscita.

 

 

[Ospedale.]

 

[Robin]

Ero seduto accanto a lei con lo sguardo rivolto verso il basso. Presi la sua mano e lastrinsi nella mia per poi alzare gli occhi verso il suo viso.
-Regina non puoi farmi questo- dissi con le lacrime agli occhi.
-Non adesso. Ti prego apri gli occhi- era così pallida, era così bella ma vederla così mi si spezzava il cuore.
-Voglio creare una famiglia con te- le dissi baciandole la mano.
-Avere dei figli, guardarti giocare con loro e baciare le tue labbra ogni mattina. Ti prego apri gli occhi adesso amore- la guardai distesa sul letto che ancora non dava nessun segno di vita.
-Dobbiamo andare insieme a Parigi per lavorare insieme, insiame a tutti gli stilisti che tanto ti piacciono- abassai lo sguardo per qualche istante iniziando a pregare per la mia amata hce ancora, dopo ore, non aveva ripreso conoscenza.

 

 

[Regina]

Sentivo la voce di Robin in lontananza, come se fosse lontano più di dieci chilometri da me, l’ultima cosa che ricordo è la voce della radio che annunciava la morte del signor Locksley. Poi ricordo solo il buio. Cercai di aprire gli occhi, ma non appena lo feci non riuscivo a distinguere nulla. Era tutto sfocato. Non riuscivo a distinguere se ci fosse Robin o era solo una macchia in mezzo a tante altre macchie.
-Regina?- disse Robin, sentivo la mia mano nelle sue, sentivo anche il suo calore e il suo sguardo su di me. La vista dopo alcuni secondi mi permise di distinguere ogni figura. Gli sorrisi non appena vidi i suoi occhi azzurri come il cielo. Mi limitai a sorridere, mi sentivo ancora molto debole ma stavo bene. Volevo solo rimanere lì a guardarlo. Era l’unica cosa che mi faceva stare meglio.

 

[Robin]

Uscì fuori non appena il dottore entrò per controllare Regina, almeno per sapere se c’erano danni celebrali o meno visto che non mi aveva nemmeno risposto, si era solo limitata a sorridere e a guardarmi negli occhi.
-Avevo paura di perdere anche lei- dissi non appena vidi suo zio fissarmi in malo modo. Lui non rispose alla mia frase. Rimasimo in silenzio finche il dottore non uscì dalla camera di Regina.
-Allora? Come sta?- con il dottore parla e con me no, beh non posso biasimarlo. Per colpa dell’incidente avremmo potuto perdere entrambi Regina.
-Non ha subito danni celebrali, è stata davvero molto fortunata. Ma ha bisogno di riposare per qualche giorno- il dottore concluse così la sua diagnosi e io mi avvicinai al signor Henry.
-Se ne può anche andare signor Robin, ha già fatto abbasta- mi disse mettendosi davanti alla porta della stanza dopo ch eil dottore se ne fu andato.
-Ma voglio stare con lei- gli risposi guardandolo.
-Non ha saputo che suo padre è morto? Perchè non torna a casa! La sua famiglia la sta cercando e ha bisogno di lei- sapevo che aveva ragione ma anche Regina aveva bisogno di me. Mi dissi che sarei andato a casa a cambiarmi, e sarei tornato li in ospedale appena possibile solo per starle accanto e non lasciarla nemmeno un secondo. Tornai a casa con il primo taxi che trovai e entrai dentro. Trovai tutti vestiti di nero. Mi sentì un pò a disagio, ero con una camicia bianca inzuppata di sangue, quindi direi che il mio stato d’animo era più che ovvio. Mia madre si diresse verso di me e mi afferrò per un braccio per poi portarmi verso le scale e chiudere la porta che separava i due ambienti.
-Dove diamine eri? Ti abbiamo cercato ovunque!- mi disse mia madre guardandomi arrabbiata.
-Sei il solito Robin!- mi rimproverò Zelena.
-Ho avuto un incidente con Regina! Stavo in ospedale!- quasi lo urlai.
-Con quella? Non posso crederci- disse quella sottospecie di madre che mi ritrovavo solo per sventura.
-E adesso vorrei vedere mipadre!- salì le scale e andai dritto nel suo ufficio, che ormai era diventato una specie di camera ardente. C’era la bara chiusa.
-Aprite la bara!- dissi al becchino.
-Vostra madre ha espresso chiaramente di tenerla chiusa- rispose lui. Lo fissai qualche istante e poi andai in camera mia a lavarmi e cambiarmi i vestiti.
-Tuo padre si è suicidato Robin- le sue maniere di apparire senza bussare mi facevano innervosire.
-Ha lasciato qualcosa!?- chiesi alzando la voce incredulo alle sue parole.
-No. Nemmeno una lettera- rispose Almira, si la chiamavo così perchè non era mia madre, non riuscivo minimamente a vederla come tale.
-Secondo te perche aveva tutta questa fretta che ti occupassi dell’azienda? Che trovassi una moglie facoltosa da sposare?- disse lei alzando la voce.
-Perchè non me lo ha detto?- chiesi aspettandomi una risposta decente.
-Perchè gli sarebbe costato molto ammettere il suo fallimento- disse lei uscendo dalla camera lasciandomi solo. E nella mia solitudine andai nella stanza dove si trovava la bara di mio padre. Dopo esser rimasto li per una buona mezz’ora, avevo bisogno di prendere aria allora scesi in giardino e mi sedetti sulla sedia vicino alla piscina.
-Robin- disse una voce a me conosciuta, sedendosi al mio fianco, ovvero sulla sedia vicino alla mia.
-Killian ho litigato con lui- gli dissi fra le lacrime.
-Prima di andare via con Regina ho litigato con mio padre- continuai pochi secondi dopo.
-Robin- lo interruppi, non lo facevo nemmeno parlare ero talmente distrutto che non ascoltavo nessuno.
-Gli ho detto che era incapace di riprovarci. Gli ho detto che le sue clienti erano imbalsamate. Invece di aiutarlo sono saltato in macchina e sono scappato via con Regina- mi sentivo in colpa per aver provato ad essere felice almeno un pò con la donna che amo.
-Non sapevamo che fosse in crisi Robin. Non è colpa tua- mi disse lui mettendomi una mano sulla spalla.
-Era mio padre Killian, dovevo accorgermene- gli dissi poco dopo.
-Robin non è colpa tua- ripete lui.
-Invece sì. E’ solo colpa mia- dissi io piombando in un silenzio enorme. Poco dopo riuscì a sentire le braccia del mio migliore amico stringermi in un abbraccio fraterno.

 

 

[Regina]

Erano notte fonda, ma io e mio zio eravamo ancora svegli. Lui leggeva il giornale, io invece ascoltavo la radio che spiegava l’itinerario del funerale della famiglia Locksley. Ringrazio il cielo che insieme alla bara del signor Locksley non ci sia quella dei Robin. Pochi minuti dopo aver annunciato cosa sarebbe successo l’indomani, entrò un’infermiera giovane e bionda.
-Signorina Mills, c’è una telefonata per lei- mi disse e come risposta da parte mia ricevette un accenno con la testa. Cercai di alzarmi ma non riuscivo nemmeno a muovermi. Non appena provai a mettere un piede giù dal letto la testa divenne una trottola.
-Sta ferma, ti porto il telefono- disse lo zio alzandosi per poi uscire dalla stanza. Attesi che lo zio arrivasse con il telefono, e non appena arrivò mi misi seduta e presi la cornetta.
-Regina, scusami se ti ho fatta alzare a quest’ora- era Robin, dalla voce si sentiva che stava davvero male.
-Ma no tranquillo, lo zio mi ha portato il telefono in camera, non credevo che esistessero fili così lunghi- con quella battuta riuscì a strappargli una risata dalle labbra.
-Come stai?- gli chiesi poco dopo.
-Non lo so. Vorrei tornare indietro per dirgli che gli volevo bene- era affranto e sapevo che si sentiva in colpa.
-Lo sa Robin, anche se eri un pezzo rigido nei suoi confronti- cercavo di rassicurarlo ma dal telefono non potevo fare un granchè
-Dove sei?- gli chiesi sperando che fosse in un posto vicino, così avrei potuto raggiungerlo, ma così conciata non sarei arrivata nemmeno alla porta della camera.
-A casa- rispose lui.
-Vorrei essere li per consolarti amore- avrei voluto essere al suo fianco, non potevo sentirlo cosi e non poterlo aiutare mi spezzava il cuore.
-Tu dovresti riposare, scusami. Non pensare a me- mi disse cercando di mascherare il suo stato d’animo,
-Non posso riposare se ti sento cosi amore- era la verità. Non ci sarei mai riusicita a dormire.
-Non pensare a me. Sto bene devo solo dormire un po- aggiunse poco dopo.
-Sicuro?- gli chiesi preoccupata.
-Si. Ti amo. Dormi bene amore- cercava di non farmi preoccupare, ma entrambi sapevamo che nessuno dei due avrebbe chiuso occhio quella notte.
-Ti amo- posai la cornetta e pochi secondi dopo mio zio portò via il telefono. Meditai a lungo su quello che avrei potuto fare l’indomani. Robin aveva bisogno di me, e non lo avrei abbandonato proprio il giorno del funerale di suo padre. Quindi costi quel che costi sarei andata con lui. Gli sarei stata accanto.



[Fine Prima parte]









   
 
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