Provai anch’io a fumare. Non mi piacque molto, al primo tiro capì immediatamente che tra me e la nicotina non avrebbe potuto esserci nulla, neanche dopo essermi abituata al bruciore che mi attraversava la gola quando aspiravo quella schifezza color cenere. Tuttavia, ci provai, ad abituarmi, a farmela piacere. Il motivo non è difficile da indovinare, probabilmente è quello che spinge due quarti degli adolescenti a prendere la mano nel rovinarsi i polmoni: apparire maturi. 
C’era una ragazza, al secondo anno di liceo, alla quale non riuscivo a smettere di pensare. Era abbastanza alta, aveva i capelli argentati che si posavano con dolcezza sulle spalle, gli occhi color nocciola, il fisico snello che veniva trascinato con decisione da una camminata felina.
Fortunatamente condividevamo alcune amiche ed io riuscì a entrare nel suo gruppo. Fumavano tutte, quindi decisi di provare anch’io. Uno schifo, ma voletti continuare, per sembrare matura ai suoi occhi, per trovare qualcosa con qui legarci.
Una sera eravamo tutte a casa sua. Io ero sul balcone, con la mia solita sigaretta che avrei sopportato anche quel giorno. La sentì aprire la porta-finestra e appoggiarsi al parapetto, vicina a me.
-Le altre sono stese sul divano, hanno avuto la brillante idea di fare a gara a chi butta giù più shot di Tequila- mi disse ridendo.
-Ah sì?- sorrisi debolmente.
Ero arrossita nel sentirla ridere, aveva una splendida voce, era bellissima con i capelli smossi dal vento, ma cominciavo già ad avvertire un senso di nausea a causa del fumo. Cercai di non darlo a vedere ma lei, continuando a sorridere, aveva già capito tutto – Guarda che lo so che non ti piace- indicandomi la sigaretta con lo sguardo.
Sgranai gli occhi. Provai a controbattere ma dalla mia bocca non uscì nulla, il suo sguardo mi immobilitava la voce, riuscì solo a perdermi nei suoi occhi come sempre. Mi sentivo così stupida.
-Perché lo fai?- ora mi guardava seriamente, quasi per rimproverarmi del mio gesto. Fu come ricevere una pugnalata al petto. Era stato tutto inutile, fingere non era servito a nulla.   
Abbassai gli occhi, mi vergognavo troppo. Sperai che tutto quello finisse presto.

-Ti faccio provare io qualcosa di più buono- mi tolse la sigaretta, mi prese il viso tra le mani e mi baciò sulle labbra.
Fu un bacio lento, sensuale.
Mi rimangiai tutto. Volevo che quel momento durasse per sempre. Stavo finalmente assaporando l’unica cosa che volevo assaporare fin dall’inizio.
Mi baciò ancora.
E ancora.
E ancora.
E ancora.
Sulle labbra.
Sul collo.
Sul seno.
Sul ventre.
Sulle gambe.
Fino a quando non si fermò, chiedendomi il permesso di continuare, mordendosi il labbro in preda al desiderio. Fu la scelta più bella che abbia mai fatto.
Chiusi gli occhi, e lasciai andare ogni preoccupazione. Lasciai che le sue mani mi toccassero ovunque. Lasciai la sua bocca esplorare ogni centimetro del mio corpo, fino al più delicato. Sentì solo il piacere quella notte. Non volevo nient’altro.

Mi svegliai tra le sue braccia, nel letto della sua camera. Lei ancora dormiva, il suo respiro era leggero. Sembrava un uccellino. Sorridendo, le accarezzai una guancia, mi rivestì lentamente e tornai sul balcone per prendere un po' d’aria.
La sigaretta era ancora lì, ormai spenta.
Aveva ragione. Le sue labbra erano molto più buone.