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Autore: Dezuka    25/12/2016    1 recensioni
Il dolore della solitudine, il disprezzo del prossimo, l'odio per quel mare rosso ... Perché? Perché soffrire e disprezzare e odiare in questo giorno così speciale?
***
Revisionato
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Asuka Soryou Langley, Shinji Ikari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lo scrosciare delle onde del mare sulla spiaggia creava un ritornello che all'inizio poteva esser piacevole e armonioso, ma che con il passare del tempo diventava stucchevole e lacerante, finché non ci si abituava a quel ritornello e si imparava ad ignorarlo.
Shinji ci era riuscito, il suono martellante del mare non gli faceva più alcun effetto, non riusciva neanche a raggiunge il cervello dato che veniva ovattato e spento ancora prima che potesse iniziare a incamminarsi nel timpano.
Il ragazzo, ormai adulto nel corpo, guardava il mare color cremisi stagliarsi sull'orizzonte brumoso di una notte spenta e desolante.
Sperava che presto il sole salisse su nel cielo e che illuminasse ancora una volta con i suoi raggi il mondo.
Alzò la testa e vide per l'ennesima volta l'anello rosso che stringeva in una morsa il pianeta.
L'anello rosso ... le anime dei lilin.
Possono ritornare se vogliono, possono tornare a quella vita terrena fatta di amore e odio; ma nessuno è voluto tornare.
Quanto tempo è passato dalla disfatta degli angeli, dall'estinzione dell'uomo? 
Non lo sapeva, non si era mai interessato a contare i giorni che passavano, non ne trovava alcuno scopo; o almeno era così fino a sei anni fa. 
"Papà ..."
Shinji sorrise, un sorriso stanco e triste, un sorriso sincero e vero.
Papà ... una parola che mai avrebbe pensato di sentirsi dire, una parola piena di odio e  rammarico ma che in quel momento era la più dolce di tutte.
Il ragazzo ... no, l'uomo iniziò a camminare verso la città che si trovava alle sue spalle lasciando la scia delle sue impronte sulla spiaggia bagnata dal mare rosso assieme alla scia continua dell'albero che portava sulle sue spalle.
"Papà!" strillò quella vocina così stridula da poter gareggiare con quella della madre.
"Ciao Teri"
La bambina dagli occhi turchesi gli andò incontro e si aggrappò alla gamba del padre che, lasciando per un attimo l'arbusto, la prese in braccio.
Accarezzò la sua schiena coperta da un vestitino verdastro per poi lisciarle i lunghi capelli castani che cadevano come una cascata a metà schiena.
"Andiamo via papà, questo posto mi fa paura"
Shinji si voltò verso l'oceano per l'ultima volta, solo per intravedere la gigantesca testa di Lilith (ormai diventata teschio) nascosta dal mare, così come vide la serie degli Eva, morti con le braccia spalancate e le gambe ben radicate nel terreno, come se fossero stati crocifissi.
"E allora perché sei venuta qui?" chiese Shinji rimettendola con i piedi per terra e coprendole la visuale su quello spettacolo agghiacciante.
Teri non risposte e abbassò lo sguardo verso le sue scarpine color blu scuro.
"Che cosa è successo Teri?" chiese suo padre con voce autoritaria.
"... Mamma si è arrabbiata"
Shinji sospirò. "Perché? Cosa hai fatto?"
La bambina non sembrava intenzionata a rispondergli perciò decise che sarebbe stato meglio al momento ritornare a casa.
Prese nuovamente l'albero sulle sue spalle e prendendo la manina di Teri ritornarono a casa.
Era una vecchia costruzione rudimentale, un tugurio, ma la migliore comparata con il resto delle abitazioni della città, con muri laceri e sporchi, spoglia di qualsiasi decoro. C'erano giusto tre camere da letto, un bagno e la cucina unita alla sala da pranzo.
"Siamo tornati"
Shinji si incamminò con sua figlia dietro le sue gambe verso la sala da pranzo percorrendo quel breve tratto di corridoio, il ragazzo poté sentire una delle porte della casa chiudersi di scatto e dei passi pesanti farsi spazio nel silenzio.
"Ciao Asuka" disse Shinji con Teri che si addossava sempre più forte sulle sue gambe.
Asuka Soryu Langley, l'ex second children della Nerv, troneggiava con il suo prendisole giallo dalla porta della stanza che dava ad un secondo corridoio (dove si trovavano tutte le altre stanza) con le braccia incrociate sotto il seno e lo sguardo irritato.
"Dove sei stata signorinella?" chiese la rossa a sua figlia ignorando Shinji. "Sai quanto ero preoccupata?"
"Mi dispiace mamma"
"Dai Asuka, non è successo niente di grave ..." asserì Shinji sperando di riuscire a placare la tensione presente in quella situazione, ma si beccò un occhiataccia dalla sua dolce e affettuosa moglie (nonostante uno dei suoi occhi fosse bendato l'effetto era lo stesso).
Asuka sospirò. "Vai a lavarti le mani, la cena è quasi pronta"
La bambina obbedì.
"Cosa è successo?" chiese Shinji abbracciando Asuka che, con la testa sull'incavo del collo del ragazzo, borbottò parole sconnesse.
"Mi ha spaventata a morte. Stavo sistemando il parapetto del balcone e non mi ero accorta che lei si era affacciata pericolosamente verso il basso. Per poco non cadeva ..." 
Il ragazzo stava accarezzando la schiena della sua amata e inebriandosi del suo dolce profumo non poté far altro che ricordare quel giorno in cui si erano svegliati su quella spiaggia. Quanto si sono odiati e amati prima che la fine toccasse con mano quel mondo che è stato incapace di dare felicità ai due giovani genitori.
Ma la fine diede un nuovo inizio a Shinji e Asuka, si erano capiti, si erano accettati, si erano amati e questo amore ha dato dei frutti.
 "Guarda che ho preso"
"Un albero?"
"Si, oggi è natale"
"..."
"Beh, se mettiamo che Teri è nata il primo di gennaio ... oggi è natale"
"E con le luminarie?"
"Ho questi" Shinji prese, dallo zaino che aveva posato poco prima sul pavimento, numerose palle di natale, stelle natalizie e bastoncini fluorescenti.
Asuka sorrise. "Non ho mai festeggiato il natale, sai?" 
Shinji annuì.
Lui sapeva, sapeva ogni cosa. Il mondo non aveva più alcun mistero per lui, la conoscenza che il third impact gli aveva concesso era strabiliante.
Ancora sognava formule fisiche e geometriche, ricordi passati che lo stesso uomo aveva da sempre portato dentro di se, sin dal tempo della creazione; ricordi di un passato remoto che Shinji viveva e riviveva nella sua mente allo stesso mondo in cui si recita il mantra. 
Una sapere a lui inutile, quale utilizzo poteva avere una simile conoscenza in quel mondo distrutto?
Quando Teri ritornò nella sala da pranzo trovò solo suo padre che stava appendendo diversi oggetti sull'albero.
"Papà?"
"Mhm?"
"Cosa stai facendo?"
"Addobbo l'albero di natale"
"Cos'è il natale?"
"È una festa"
"Ah ... È cosa si festeggia?"
Shinji ebbe molta difficoltà a risponderle, ma ... "Che siamo felici, che ci vogliamo bene e ci amiamo"
Notò che sua figlia si stava mordendo il labbro inferiore, guardava sua madre in cucina mentre cercava di ultimare la sua cena. Volle imparare a cucinare poco dopo la nascita di Teri e chiese a suo marito di farli da maestro. Shinji era rimasto leggermente stordito da quella richiesta ma aveva la risposta al perché. Aveva visto scene simili in cui: madri incapaci di preparare anche solo un uovo erano diventate cuoche professioniste dopo la nascita del loro primogenito.
"Mamma è stata cattiva con me, mi ha urlato addosso" disse Teri con gli occhi rossi e umidi.
"Questo perché l'hai fatta preoccupare. Potevi farti molto male se cadevi dal balcone"
La bambina non rispose e rimase con la testa bassa a fissare le sue scarpine, suo padre le accarezzò la testa e fece un cenno alla moglie che aveva portato la cena sul tavolo al centro della sala.
La rossa sospirando silenziosamente si avvicinò ai due e si inginocchiò accanto a sua figlia che, nonostante tenesse lo sguardo fisso al pavimento, sapeva che sua madre era lì.
"Scusa mamma ... mi dispiace di verti fatto arrabbiare. Prometto che non lo farò più e che sarò una brava ..."
La rossa non la lasciò finire la frase che prese in braccio sua figlia e la baciò sulla fronte facendola ridere e la coccolò al petto. 
"A me basta solo che mi prometti che non farai più azioni così sconsiderate" la bambina annuì con la testa sul petto della madre e poco dopo si sentì il pianto di un bambino.
"Sembra che qualcuno abbia fame" 
Asuka tornò nella sala da pranzo dalla sua camera da letto dopo un paio di minuti con il piccolo Kazuya attaccato al suo seno intento a nutrirsi, Shinji si pulì le mani sui suoi jeans e andò da suo figlio di appena tre mesi e lo baciò sulla testa. Poté sentire una leggera risatina da parte di suo figlio, soppressa dalla carne della rossa.
"Forza, si mangia" disse Asuka sedendosi al tavolo con Kazuya ancora attaccato al suo seno, seguita poi da Teri e da suo marito.
Era incredibile come nonostante il mondo sia finito questa famiglia sia felice, forse è proprio questo il motivo, che sono una famiglia. Shinji e Asuka non hanno mai avuto una famiglia su cui contare, da sempre sono stati evitati e rinnegati dai loro parenti, ma ora le cose erano diverse e Shinji se ne se conto guardando nuovamente l'albero di natale. Il natale, lui non aveva mai festeggiate questa festività. Era una festa che si passava in famiglia, fra le calde mura domestiche pregne di gioia e serenità. 
Un giorno in cui esser felici, nonostante tutto il dolore che si è provato.
Shinji ed Asuka avevano perso tutto ciò che gli era di più caro, avevano sofferto la solitudine e l'incomprensione umana, ma ora erano felici.
Finalmente non sarebbero rimasti più soli.
BUON NATALE
"Aspetta, papà, non puoi ancora mangiare. Ti devi lavare le mani"
Sul volto dei genitori scappò un leggero sorriso.
"È vero"
Sbam.
La porta principale si aprì di colpo e tutta la famiglia si pietrifico, poterono sentire dei passi scoordinati avanzare verso di loro. Ci vollero pochi secondi e una figura apparve nella sala da pranzo.
"... Shinji ... Asuka ..."
"... Signorina ... Misato?"


   
 
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