Anime & Manga > Yuri on Ice
Ricorda la storia  |      
Autore: Mimi san    25/12/2016    2 recensioni
Bene, sono anni che ci penso e, finalmente, ecco la mia prima pubblicazione su EFP! Su consiglio di amici ho deciso di rende pubblica questa piccola one shot. Ammetto che mi sono fatta trasportare da Yuri on Ice e mi sono terribilmente innamorata di Yurio :D
Se non avete visto l'ultima puntata vi sconsiglio caldamente di aspettare, prendetevi il tempo di vederla e poi leggete!
Spero davvero possa piacervi! L'ho scritta un po' di getto, è un racconto piuttosto corto, ma spero davvero possa risultare piacevole!
Buona lettura
Mimi
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Otabek Altin, Yuri Plisetsky
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Era così bello.
Così perfetto.
Quasi non sembrava essere nemmeno umano.
Solo le gocce di sudore che gli scorrevano lungo il collo lasciavano intendere che in lui ci fosse tensione. 

Ogni momento era prezioso ed ogni singolo respiro scandiva un salto, mozzando quello di chi, sugli spalti, lo stava guardando, rapito da ogni movimento.
Non sembrava esserci nessun altro, per lui, in quel momento: solo lui, le lame ed il ghiaccio. 
Il viso scoperto, i capelli raccolti in un’elegante coda e ai lati le trecce, l’espressione concentrata, ma nonostante ciò, bellissima.
Tutto in Yuri trasudava tensione e bellezza, quella bellezza strabiliante che aveva ammaliato il mondo intero.
Lo scroscio degli applausi era quasi assordante, davanti a tutti, quel ragazzino scostante, era crollato, schiacciato dal peso della vittoria, liberando le lacrime che nessuno si era mai immaginato di poter vedere scorrere sulle sue guance perfette, bagnando quei magnifici occhi verdi.
Oro.
Come i suoi capelli.
Era certamente così.
Doveva esserlo. Era stato impeccabile, di nuovo, perfetto.
Solo allora Otabek si accorse che stava sorridendo.
Stupidamente, come una delle sue tante fans. Lanciò un rapido sguardo all’allenatore di Yuri, Yakov, e a Lilia, anch’essi sorridenti e, anche se da lontano, il luccichio negli occhi era palese anche in loro.
Il pubblico era in delirio. Yuri era solo, ancora, mentre oggetti e fiori lo stavano omaggiando, cadendo sulla pista, lanciati dai fans in visibilio per lui.
Era lì, al centro della pista, in ginocchio, i palmi delle mani a raccogliere le lacrime che il ghiaccio attirava a sé, non di certo le prime, per quel ragazzo, ma di certo le più pubbliche. 
L’immagine era bellissima e straziante al contempo, sembrava che, da un momento all’altro, dalla sua schiena dovessero aprirsi delle immense ali tanto erano forti gli spasmi che lo scuotevano.
Spontaneo, come solo lui, forse, lo aveva visto, o per lo meno così si illudeva Otabek. 
Beh, una cambiamento c’era stato, indubbiamente. 
Yuri era il campione. L’oro che si meritava sarebbe di certo stato adagiato sul suo petto da lì a pochi minuti.
Avrebbe voluto correre da lui, abbracciarlo, sollevarlo da quei tremori che lo scuotevano. 
Non lo avrebbe mai fatto. 
Era un codardo, lo sapeva, davanti a lui Otabek si ritrovava ad essere impotente. Si sentiva in dovere di ringraziare il cielo per avergli permesso di gareggiare contro di lui, ma la distanza, la stessa che li aveva separati da bambini, non poteva essere colmata, anzi, in quel momento si stava forse ancor più ampliando.
Si limitò a smettere di applaudire, serrare i pugni lungo i fianchi e costringersi a non correre verso di lui che, con ancora qualche brivido, si alzava, elegante come un cigno, dirigendosi placidamente a bordo pista, in direzione del proprio allenatore. 
I pugni stretti quasi fino a farsi male, non tanto perché aveva sfiorato il podio, più per la mancanza di spina dorsale che aveva appena dimostrato a sé stesso.
Si sarebbe dovuto vergognare, ma si sentiva solo un’ombra e quella luce forte che Yuri sprigionava senza rendersene minimamente conto, non avrebbe fatto altro che accentuare le loro differenze. 
Si poggiò al muro, l’orsacchiotto che teneva con sé trattenuto tra le braccia conserte e raccolte al petto, lo sguardo basso, gli occhi quasi chiusi.
Udii il punteggio. 
Primo. Come era ovvio che fosse.
Un mezzo sorriso, di nuovo, sfiorò le labbra di Otabek, ma di nuovo i pugni si serrarono. Non aveva il coraggio, anzi, non aveva il diritto, di andare a complimentarsi con lui.
Da lì a pochi minuti si sarebbe tenuta la cerimonia per le premiazioni, avrebbe guardato da lontano, come gli si addiceva, mentre si malediceva per non essere, di nuovo, all’altezza di quell’angelo perfetto. 
Gli avrebbe fatto le congratulazioni in un altro momento.
Sarebbe di certo stato assalito dai reporter di tutto il mondo. Era il più giovane vincitore di un Gran Prix di tutta la storia del pattinaggio di figura maschile.
Quel ragazzo era nato per fare la storia e così era stato.
Una punta di orgoglio sfiorò il cuore id Otabek, sorprendendolo, per un momento aveva davvero pensato che potessero essere ‘amici’. Era stata una effimera illusione, quella che solo gli sciocchi pensano di potersi permettere.
Quasi ignorò del tutto la classifica, era arrivato quarto, il podio gli era stato precluso per pochissimi punti. Quel canadese era riuscito a scamparla grazie al carisma che sapeva mancargli. Beh, era conscio che sarebbe sempre stato il suo punto debole, aveva imparato a convivere con questa consapevolezza tempo fa. I suoi salti perfetti non avrebbero mai compensato la sua mancanza di trasporto. Eppure avvertiva una forza attrarlo, ma non ne capiva esattamente il centro. Non c’entrava la gravità, era una stretta allo stomaco che lo attanagliava mentre ignorava i reporter e si dirigeva al piano inferiore, le lame unite con i laccetti, portate sulla schiena, un fardello più pesante di quel che chiunque mai avrebbe potuto immaginare. 
Raggiunse la sua postazione e lasciò cadere pattini e orsacchiotto sulla panca, sedendosi accanto a loro, i gomiti sulle ginocchia, il capo chino, lo sguardo fisso sul pavimento.
Era solo.
Si lasciò sfuggire un sospiro, chiudendo gli occhi. Rammarico e sollievo. Passione ed oppressione. Si sentiva lacerato da troppi sentimenti che gli era difficile gestire.
Era finita.

Era così assorto che non si accorse che la sua solitudine venne violata. 
“Dov’è andato a finire?” Sentii gridare da qualcuno mentre la porta veniva spalancata con un poderoso calcio.
Osservò stupito la persona che si ritrovò davanti.
Yuri era su tutte le furie. Quell’angelo biondo in quel momento sembrava essere un vero e proprio demonio. 
Lo sguardo che gli rivolse era di mero disprezzo.
Otabek avvertì qualcosa spezzarsi dentro di sé, ma attutì il colpo, sapendo che sarebbe dovuto accedere, la sua illusione era stata spezzata, per sempre. 
Yuri gli si avvicinò con fare iracondo, qualche ciocca si era liberata dall’acconciatura e il kazako non si sarebbe stupito se fosse giunto un poderoso pugno sul suo viso. Poco male, avrebbe avuto una scusa in più per non presentarsi davanti alle telecamere. 
“Si può sapere dov’eri finito?!” sbraitò Yuri davanti a lui. 
Otabek rimase sorpreso da quella domanda. Aveva davanti a sé il campione della sua categoria che gli aveva appena chiesto, davvero, dove fosse andato? 
“Ehm…” 
“Ti ho visto durante l’esibizione! Te ne stavi in disparte! Ma almeno eri lì! Ma quando sono uscito dalla pista tu non c’eri più!” Le grida di Yuri lo stavano frastornando. Otabek non riusciva a capire.
No, non riusciva a capire nulla davanti a quegli occhi verdi che ancora risplendevano per colpa delle lacrime che li avevano bagnati. Nonostante il cipiglio corrucciato di Yuri il ragazzo non riusciva a non pensare che fosse davvero bellissimo. 
Ah, era solo un codardo, lo sapeva… 
Senza pensare molto, cosa che di rado faceva, sollevò le braccia, colmò la distanza che li separava e, senza chiedere alcun permesso, abbracciò Yuri.
Avvolse quel corpo esile con un braccio e posò delicatamente una mano sul suo capo. Lo avvertii immediatamente irrigidirsi contro il suo petto. 
Con un sussurro che solo così vicino avrebbe potuto sentire, Otabek si congratulò col campione che, sconsideratamente, tratteneva a sé.
“поздравление.” (complimenti) 
La rigidezza abbandonò il corpo di Yuri. Le mani sul petto di Otabek si serrarono sulla stoffa della tuta che aveva indosso, stringendola con forza, quasi da quella stretta dipendesse l’intera capacità del campione di restare in piedi. 
Era stato in grado di essere il migliore, di poter mantenere l’equilibrio su passi che nessuno aveva mai azzardato sul ghiaccio, aveva forzato il proprio corpo oltre ogni limite, ma tra quelle braccia si sentiva completamente inerme, privo di ogni barriera, spogliato di ogni ostilità.
Otabek era stato in grado di infrangere quello scudo impenetrabile senza fare nulla di speciale, nulla di eclatante, semplicemente restando sé stesso era stato capace di sciogliere la fortezza di ghiaccio dentro la quale Yuri aveva deciso di incatenarsi. 
Il moro rafforzò la propria presa sulla schiena di Yuri, avvertendo che le sue gambe non riuscivano a reggere il peso di quel corpo che, di nuovo, era scosso dai tremiti. 
Non disse nulla, non era bravo con le parole, non pensava di certo fosse il momento adatto per tentare qualcosa di azzardato come un discorso di incoraggiamento. Restò semplicemente così, immobile, avvertendo la felpa bagnarsi per via delle lacrime silenziose che scorrevano, di nuovo, da quegli occhi verdi che lo avevano conquistato. 
Posò un delicato bacio sulla nuca di Yuri, sfiorando quei fili d’oro che si erano liberati dalla presa dell’elastico.
Un altro gesto istintivo. 
Forse sarebbe stato quasi meglio se avesse parlato. 
Tutto ciò che stava accadendo in quello spogliatoio non era affatto da lui.
Avvertì la presa sulla sua felpa farsi meno salda, le dita di Yuri rilasciare la stoffa e poggiarsi sul suo petto. L’equilibrio tornava padrone del corpo del campione e Otabek rilassò i muscoli delle braccia che lo avevano sorretto sino a quel momento. 
Gli occhi di Yuri si fissarono per un istante eterno in quelli castani dell’altro, le ciglia imperlate di lacrime come fosse la rugiada del mattino. Una lacrima sfuggì da una di esse, ma il pollice di Otabek fu rapido a raccoglierla, prima che toccasse la guancia dell’altro.
Un mezzo sorriso, forse una distrazione di troppo, un istante di magia in cui le loro labbra si unirono.
L’ombra aveva finalmente incontrato la sua luce.
Il momento in cui i confini venivano infranti, le distanze non avevano importanza, solo il bisogno di colmarle era importante, un bisogno così trascendentale che non aveva avuto modo di sbocciare come un pensiero, passando direttamente all’azione.
Il gesto era compiuto, la distanza azzerata da entrambi, un gioco di impercettibili movimenti, un po’ impacciati forse, ma colmi di tenerezza, aveva unito due anime che, fino a poco tempo prima, parevano essere incompatibili.
Tanto dolcemente la mano di Otabek si adagiò sulla guancia di Yurio, tanto quanto le sue tornando a stringere la stoffa della felpa dell’altro, poggiando il petto su quello dell’altro, i cuori che battevano all’impazzata e all’unisono, colmi di una felicità che nessuno dei due aveva programmato, o mai osato nemmeno pensare. 
Solo il rumore di passi estranei riuscì a distoglierli da quel sogno meraviglioso che era la realtà, la loro realtà. 
Si scostarono appena in tempo, lasciando che Yakov entrasse nello spogliatoio sbraitando contro Yuri per il fatto di essersi andato a nascondere anziché presentarsi davanti alle telecamere, intimandogli di prepararsi prima di salire sul podio.
Così come era giunto se ne era anche andato. Yuri non ebbe il tempo di dire nulla, le labbra ancora umide da quel bacio interrotto bruscamente, i due erano riusciti ad allontanarsi solo di qualche passo.
Se Yuri e Otabek avevano imparato qualcosa durante quello strano anno era che non vi era nulla di cui vergognarsi, ma pensavano entrambi, seppur senza esserselo mai detto, che era meglio che alcune cose rimanessero private.
“… Devo andare.” Disse Yuri, volgendo lo sguardo nella direzione in cui Yakov aveva varcato la porta, sistemandosi una ciocca dietro l’orecchio. 
Senza dire nulla Otabek fece un passo e si avvicinò all’altro, dolcemente accarezzò il dorso della mano con cui aveva sistemato i capelli, forse troppo intimidito dall’idea di poter di nuovo agire di sua spontanea volontà. 
Yuri volse lo sguardo, facendo scivolare i capelli dorati tra le dita, lasciando che quelle del moro sfiorassero la sua guancia. Entrambi trasalirono, ma dopo il primo istante di imbarazzo si scambiarono un sorriso ed il palmo di Otabek si posò delicatamente sulla guancia perfetta del campione.
“… Devi andare a ritirare la tua medaglia.”  gli disse con un sussurro, benché di segreto, in questo, non vi fosse nulla.
“Non mi muovo da qui senza di te…” E le guance di Yuri andarono in fiamme ancor prima che avesse concluso la frase. Otabek non avrebbe mai potuto tradire quegli occhi verdi colmi di aspettative. Fece segno di assenso col capo e scostò la mano dalla carezza per sistemare alcune ciocche che Yuri, da solo, non sarebbe stato in grado di riposizionare. 
I due erano di nuovo così vicino che furono tentati di riprendere lì dove erano stati interrotti, ma nessuno ebbe il coraggio di lasciarsi andare, consci entrambi che non ci sarebbe stato mai nulla di più importante di quella realtà che solo loro due potevano condividere, nemmeno una medaglia d’oro. 
In silenzio si scambiarono un sorriso, Yuri prese la mano di Otabek, una volta che egli terminò di aiutarlo, e si avviò al di fuori dello spogliatoio. A pochi centimetri dall’uscita si voltò, si sporse nella sua direzione e lo baciò sulla guancia. 
“Resta dove posso vederti…” disse Yuri con un tono da finto convinto, lasciando trapelare tutta l’emozione che invero lo attanagliava.
Otabek non disse nulla, asserì con il capo e la presa di Yuri sulla sua mano si fece ancora più salda.
Un profondo respiro e si avviarono all’esterno. 
Ad Otabek non importava non essere giunto sul podio, aveva ottenuto un premio che nessun altro avrebbe mai potuto sognare, un oro così brillante e splendente da aver spazzato via tutte le ombre.

  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yuri on Ice / Vai alla pagina dell'autore: Mimi san