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Autore: VeniceWestenra    25/12/2016    3 recensioni
Alek ha paura. Paura di quel che prova. Paura per il modo in cui Lucas - il suo compagno di squadra - lo guarda. Paura di "sbagliare". Ma se fosse la recita che ha tirato su ad essere sbagliata?
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Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
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     Dedicata a chiunque "reciti" 

 

Siamo soli. Lucas mi sta guardando, ma io fingo di non accorgermene. Le mie dita sono serrate allo sportello dell'armadietto, l'acciaio blu che sembra perforarmi la pelle.

Perché sono nervoso? Perché il mio cuore grida in odiosi, tumultuosi, sempre più forti, battiti? Vorrei fermarlo. Vorrei fermarle tutte, queste sensazioni. È sbagliato, è così sbagliato. Se qualcuno sapesse...
Ma nessuno sa. Nessuno, mi ripeto. Sfioro con la coda dell'occhio Lucas, e lo vedo abbozzare un sorriso.

Lui sa.

Chiudo lo sportello, secco rumore percuote il silenzio imbarazzante. Ho fatto, mi mancano solo le scarpe e poi potrò andarmene e svagarmi la mente. Ho bisogno di non pensare, perché se penso a Lucas, all'effetto ambiguo che mi fa, ai suoi meravigliosi occhi verdi, rischio di perdermi in qualcosa in cui non voglio entrare. Meravigliosi. Ho appena definito i suoi occhi "meravigliosi".

L'inizio della fine.

Mi tremano un po' le mani, ma riesco comunque ad infilarmi le scarpe. È quando mi alzo in piedi e sto per andarmene con il borsone agganciato ad una spalla, che Lucas mi intralcia l'uscita. Deglutisco. «Che vuoi, Wood?» sbotto, calando sul mio viso la mia espressione arcigna. Lui inclina la testa, mi osserva, ed io non riesco a non notare le sue labbra corpose, morbide, che mi tentano senza pietà. È sbagliato, ricordo a me stesso. Ma il mio io interiore è un bastardo che non vuole sentire ragioni. Vuole Lucas. Io voglio Lucas. E quel "volere" è un terribile peccato che mi avvelena la mente. Mi disorienta. Mi infastidisce. 

Voglio andarmene. Ora. Subito. Prima che il mio cervello si spenga, ed io commetta qualcosa di molto pericoloso. Perciò, faccio per superarlo, ma mi blocca la strada con un braccio nudo, un po' bagnato, una canottiera che non copre abbastanza e che mi sta dando problemi. 

Il mio corpo vergognosamente reagisce e sento affluire il sangue al viso. Lucas inclina la testa. «La-lasciami andare» balbetto, maschera che si infrange e orrende, nascoste, sensazioni che si riversano su di me come una valanga.

Non abbassare gli occhi. Ti prego, ti prego. Ovviamente, le mie suppliche non vengono accolte. Lucas lo fa: il suo sguardo scende. Trattiene a stento una risatina. 

«Non è quello che pensi...» sussurro. Fragile, del tutto inesistente, giustificazione. Appunto mentale: al centesimo posto delle cose che odio di me, ci sono ora gli ormoni. Stronzi.

«Ti piaccio, Alek?» mi domanda a bruciapelo. Un sorriso sghembo che si dipinge sul suo volto. Lucas è bello, troppo bello, troppo che mi mozza il fiato, troppo che il mio organo traditore mi crea un grosso fastidio.

«Fanculo» fiato e lo spingo via. Mani che toccano il suo petto. Nella mia mente gli dico di sì, lo bacio e premo il mio corpo contro il suo. Pensieri perversi. Sbagliati.

Il mio borsone cade per terra. Lucas mi afferra il polso sinistro con forza ed io non riesco... forse, non voglio dimenarmi. So che dovrei farlo, so che dovrei scappare, fingere di non provare niente. Fingere. Mi riesce. Lo faccio con i miei genitori, con mia sorella, con il resto della squadra. Recito ogni istante della mia vita. Ho sempre pensato che vivendo il personaggio da me creato, avrei finito per diventarlo completamente. Ma la mia teoria non si sta trasformando in realtà. La mia teoria mi sta distruggendo.

Lo guardo. Ci fissiamo. Lucas ora è serio, la sua stretta che si fa leggera. Mi sembra una sfida. Lucas mi sta sfidando. Scappare, mentire, o affrontare la realtà?

Abbasso lo sguardo. Sto per andarmene, sto per fargli capire che si sbaglia, che può tenersi le possibili offese per sé, perché non sono cosa pensa che io sia. Non voglio essere giudicato, non voglio deludere chi mi vuole bene, voglio solo essere... normale.

E poi, le sue parole, finiscono dritte nel mio cuore. Corazza che si spezza, sentimenti che riemergono, ed io lo fisso, sbalordito. «Perché a me piaci» ha detto, forte e chiaro. Serio e senza alcun timore.

Distruggo la mia gioia subito appena sboccia. Può essere un "mi piaci" amichevole, osservo. I ragazzi non lo dicono. Mi sussurra una parte di me, la parte di me che non va bene, la parte di me cattiva. Respiro. Voglio baciarlo. No. Non voglio. Non lo voglio. «Cosa?» lancio la parola con ironia, ridacchiando. Adesso sono di nuovo dentro il mio ruolo. «Sei ubriaco, Wood?»

Rido. Continuo a farlo. Ma la mia risata è così triste e dolorosa. Lucas sembra saperlo. Mi guarda con una sottile, ma visibile, comprensione nello sguardo. Me ne accorgo. Lui diceva sul serio. Non mi stava prendendo in giro. È come me. Lucas è sbagliato come lo sono io. Vorrei scoppiare a piangere. Ma sono un ragazzo, un maschio, un uomo. "Un vero uomo non piange", dice sempre papà. Dice anche che a un vero uomo piacciono le donne.

«Puoi smettere di fingere con me, Alek.» Lucas lascia il mio braccio, e il non sentire più la nostra carne a contatto, è come aver finito l'acqua in un deserto. Tutto ritorna arido. Ed io ho bisogno di lui. Perciò, butto giù le mie difese e riabbasso lo sguardo. «È sbagliato» sussurro, amara è la frase che mi esce dalle labbra.

«Sbagliato? Che cos'è sbagliato?»

«Lo sai.»

Si avvicina, mi sconvolge. Mi prende il mento tra le dita e lo alza. È molto vicino. Il suo sguardo, i suoi riccioli biondi ancora umidi dalla doccia e arruffati sulla fronte, la sua pelle chiara, ogni altro dettaglio del suo volto che mi disarma.

«Rispondimi.»

Lo faccio senza pensare: «quello che provo per te, quello che dici di provare per me.»

«Amare è sbagliato? L'amore, la cosa che più ci rende vivi, è sbagliato?» mormora, fiatando sulle mie labbra.

Ed io taccio perché lui mi bacia. Non me lo aspettavo. Sgrano gli occhi, Lucas che fa scivolare la sua lingua nella mia bocca. Le sue mani ferme sul mio volto, i suoi capelli che mi solleticano dolcemente la pelle.

Perdo il controllo.

La recita si sgretola. Riesco a vedere il fuoco che avvolge il sipario, il palco, che avvolge me.

Chiudo gli occhi. Emozioni violente scoppiano nel mio cuore. Libere, selvagge, sincere. Ed è tutto così bello, intenso, che mi rendo conto di non star sognando.

Sto baciando un ragazzo, ed è la cosa più incredibile che abbia mai provato. Il dolore s'annulla, le mie mani che scivolano sul suo petto, che si infilano sotto la sua maglietta ed assaporano gli addominali di Lucas. Sento il suo corpo premere contro il mio, mentre indietreggio. Mi sbatte contro gli armadietti, il suono come un duro battito.

Continua, continua a baciarmi come se fossero i nostri ultimi istanti di vita. Dentro di me, lo ringrazio: mi sta facendo scoprire un paradiso alternativo, libero dai pregiudizi e da ogni male.

Voglio perdermi dentro di esso per il resto della mia vita. Sfilargli ancora altre volte la maglietta, lasciare che le mie labbra scivolino lungo il suo corpo esattamente come in questo momento sta succedendo. 

E io, no, stavolta non riesco a sentirmi "sbagliato".

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Ho scritto questo racconto un po' di tempo fa, quindi probabilmente il mio stile è variato. 
Se sei interessato ad altre mie storie, visita il mio profilo. Sto pubblicando una long story paranormale (het/slash) e mi farebbe piacere avere qualche riscontro. Grazie!

   
 
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