Il centro del mondo
La donna riccioluta si
stiracchiò con languore tra le coperte, godendosi quel momento di pace assoluta
in cui il mondo, al di fuori della finestra, taceva, e solo lei era sveglia.
Anzi no: qualcun altro si
godeva il silenzio.
Sorridendo Ayako si massaggiò il pancione, sentendo il battito del suo
bambino non ancora nato.
Di fianco a lei Ryota russava beatamente, abbracciato ad un cuscino,
distrutto dagli allenamenti e dai corsi preparto.
Sarebbe sicuramente stato
un padre perfetto, se fosse riuscito a calmarsi un po’.
Ricordava ancora come,
alla notizia che era incinta, fosse saltato così in alto da dare una botta
contro il soffitto.
Gli avevano dovuto mettere
cinque punti.
E alla prima ecografia era
svenuto, lasciando a lei il compito di riportarlo a casa sano
e salvo.
Salvo poi mostrarla
ossessivamente ai suoi amici, in gran parte gli ex compagni dello Shohoku, fino a quando Hanamici, esasperato, non l'aveva
fatto smettere con una testata.
A quel punto dovette
reprimere una risata, ma il bambino dentro di lei pareva trovarlo a sua volta
divertente, perché prese a muoversi e a fare capriole.
Sentendo un'improvvisa
urgenza, si alzò lentamente, per non svegliare Ryota,
dirigendosi in bagno.
Una delle cose più
fastidiose della gravidanza era proprio quel bisogno di fare pipì in
continuazione.
"Spero proprio che ti sbrighi a venire al
mondo, non ne posso più di dover andare in bagno ogni tre secondi"
Pensò rivolta al bambino,
o bambina, non aveva voluto sapere il sesso, che però la ignorò completamente,
probabilmente impegnato a decidere cosa mangiare, cioè decidere cosa lei
dovesse mangiare.
Dirigendosi in cucina,
passò davanti alla futura camera del bambino, piena di regali e pacchi vari.
C'era già persino un
piccolo canestro con un altrettanto piccola palla da
basket.
Ryota non vedeva l'ora che il bambino imparasse a
camminare, per potergli insegnare a giocare.
Sorrise di nuovo.
Quel sorriso proprio non
sembrava avere intenzione di staccarsi dal suo viso, ed era così da più o meno
cinque mesi, cioè da quando aveva saputo di essere incinta.
Una volta in cucina aprì
il frigo e prese del latte, e del ramen istantaneo,
pensando che aveva cominciato a mangiare queste schifezze solo da quando erano
cominciate le famose "voglie".
Si sedette al tavolo della
cucina, iniziando a mangiare, completamente rivolta al suo interno, sentendo
ogni singolo movimento del bambino, ogni singolo respiro, o così almeno le
sembrava.
Gli occhi visualizzavano
la creaturina, le minuscole ditine,
la faccetta imbronciata, i piedini cicciotti, la piega orientale degli occhi, i
dritti capelli in testa.
Non vedeva l'ora di
tenerlo tra le braccia, di accarezzare quella pelle liscia e morbida, profumata
di latte, di vederlo cercare il suo capezzolo con una bellissima testardaggine.
Non credeva che la
gravidanza comportasse quello: si sentiva il centro del mondo, come se
qualsiasi cosa le succedesse intorno, in qualche modo, arrivasse a toccare
anche lei.
Loro due erano una cosa
sola, uniti in modo praticamente impossibile, e soprattutto impossibile da
sperimentare in qualsiasi altro modo.
Per quanto amasse suo
marito non sarebbero mai potuti essere legati a quel modo, e capiva adesso la
leggera invidia che vedeva negli occhi di Ryota
quando la guardava assorta a quel modo.
Com'era la frase che
l'aveva colpita tanto e che aveva letto di recente?
Ah si,
ricordò
Certe
volte... aye, certe volte sarebbe bello essere di
nuovo dentro, al sicuro e... una cosa sola. Sapendo che non possiamo, tuttavia,
forse è per questo che ci viene voglia di procreare. Se non possiamo tornare indietro noi stessi, il meglio
che possiamo fare è
passare quel prezioso dono ai nostri figli, almeno per qualche tempo.
Doveva essere così, o, sicuramente, almeno una parte di verità ci
doveva essere.
Era talmente
presa da se stessa che nemmeno si accorse che Ryota
si era alzato.
Fece un balzo quando l'abbraccio morbidamente, dandole un bacio
sulla spalla.
-Di nuovo tutta presa in te stessa?-
Domandò a bassa voce, per non disturbare l'atmosfera.
-Uhm.-
Rispose Ayako con la bocca piena di ramen.
-Buongiorno piccolino.-
Disse in tono smielato, quello che usano tutti gli adulti verso i
neonati.
-Sbrigati ad uscire di lì, ho tante cose da farti vedere e da
mostrarti, e poi, , mi rubi tutta l'attenzione della
mamma, mica si fa.-
Fu lesto a levarsi dalla traiettoria della sventagliata di Ayako, che dai tempi della scuola aveva preso l'abitudine
di portare un ventaglio sempre con sè.
Facendole una linguaccia si diresse verso il bagno.
La ragazza sorrise, ancora una volta.
"Oh
si piccolino, avrai veramente un gran padre, per quanto un po’ picchiato nella
testa."
Lo informò, orgogliosa di entrambi
i suoi bambini.