Serie TV > Glee
Ricorda la storia  |      
Autore: Giuls_BluRose    27/12/2016    1 recensioni
Morte.
Quante volte questa parola echeggiava nella sua mente, quante volte ha avuto l'impulso di lasciare tutto ed andare via; aveva iniziato ad odiare la gente, i pregiudizi, le provocazioni, la società.
Scendere in strada e sentirsi ridere dietro lo distruggeva interiormente, sentirsi dare l'appellativo di “gay” ed essere preso di mira per questo lo aveva portato ad odiare le persone, gli omofobi e si, pure se stesso: perchè era nato diverso, perchè era nato unico.
Questo, però, Kurt non lo capisce: lui sente solo gli insulti e le risate, vede solo la parte malata del mondo, quella che non ha cuore, che non ha sentimento.
Eppure c'era stato un periodo durante il quale la sua omosessualità lo aveva portato ad essere il ragazzo più felice del mondo, anche in un epoca fatta solo di dolore e distruzione, dove la guerra inneggiava come simbolo di libertà e necessità.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Blaine Anderson, Kurt Hummel | Coppie: Blaine/Kurt
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Paradise Destination

 

La macchina che sfreccia veloce nell'oscurità della notte.
Il tettino sempre aperto, pure d'invero.
Raffiche di vento violente muovono i capelli castani di Kurt, battono contro il suo viso come se volessero schiaffeggiarlo, punirlo delle colpe delle quali si è macchiato nel tempo.
I suoi occhi color del cielo brillano nel buio: hanno quel colore che dona sicurezza, fierezza, ma chi lo conosce, chi conosce i suoi demoni interiori, sa bene che quelle iridi non appartengono a lui, ma soltanto a quella maschera che Kurt si porta addosso.
Non è facile convivere con la morte, lui lo sa bene, l' ha provato sulla sua stessa pelle; non è facile perdere affetti, vederli volare via come piume d'angelo; non è facile vivere bene quando cresci, quando capisci che i mostri non si trovano sotto al letto, ma che quelli veri, più terrorizzanti, albergano in noi.
Kurt sa bene che non sempre l'apparenza è la realtà, sa bene che un paio di occhi fieri possono nascondere un immenso dolore, sa bene che un sorriso può portare alla morte.
Morte.
Quante volte questa parola echeggiava nella sua mente, quante volte ha avuto l'impulso di lasciare tutto ed andare via; aveva iniziato ad odiare la gente, i pregiudizi, le provocazioni, la società.
Scendere in strada e sentirsi ridere dietro lo distruggeva interiormente, sentirsi dare l'appellativo di “gay” ed essere preso di mira per questo lo aveva portato ad odiare le persone, gli omofobi e si, pure se stesso: perchè era nato diverso, perchè era nato unico.
Questo, però, Kurt non lo capisce: lui sente solo gli insulti e le risate, vede solo la parte malata del mondo, quella che non ha cuore, che non ha sentimento.
Eppure c'era stato un periodo durante il quale la sua omosessualità lo aveva portato ad essere il ragazzo più felice del mondo, anche in un epoca fatta solo di dolore e distruzione, dove la guerra inneggiava come simbolo di libertà e necessità.
L'amore però aveva vinto, l'amore lo aveva fatto crescere felicemente, l'amore gli aveva fatto capire che nel mondo, per quanto esso brutto sia, c'è sempre un briciolo di speranza, un bagliore che brilla nell'oscura depressione.
Blaine: questo era il nome della sua gioia, questo era il nome del suo sorriso, questo era il nome del suo miracolo, questo era il nome della sua vita.
Il soldato dai capelli corvini gli aveva insegnato tante cose, lo aveva fatto crescere insieme a lui; gli aveva insegnato in parte a combattere, gli aveva insegnato a difendersi, ma soprattutto gli aveva insegnato ad amare e che l'amore era ovunque il cuore lo portasse, che l'amore va oltre i pregiudizi sociali.
Blaine lo aveva riportato veramente alla vita, quel giovane dalla forza di volontà immensa era riuscito a fargli addirittura amare la sua diversità in campo sessuale, si era innamorato di quei diamanti color nocciola che gli brillavano sul viso, amava veramente tutto di lui.
Quegli anni catastrofici avevano nascosto per loro due una dolce complicità, poi diventata amore, che aveva fatto in modo di riportare speranza e gioia nel cuore di entrambi, erano felici finalmente, si bastavano a vicenda per salvarsi.
Ma Kurt sa che le cose belle non sempre durano, che la tranquillità può cadere in un attimo come un castello di carte sfiorato dal vento: in uno scontro sul fronte est della città l'esercito rivale gli tolse malamente la sua gioia, strappò via la vita del giovane corvino, lasciando il suo amante solo e sconsolato, morto e vuoto dentro.
Il mondo va avanti pure senza Blaine, un modo in cui adesso è finalmente tornata la pace dopo mesi di lotta, all'esterno magari, ma non dentro all'anima di Kurt: dentro di lui il mondo si è fermato a quel drammatico giorno, per lui adesso la vita è solo come un girotondo di anime senza corpi, fredde e spente, che prima o poi dovranno smettere di girare e finire tutto, cadere nell'oscuro oltretomba.
Il mondo va avanti, si, ma Kurt sprofonda ancora sotto ai nuovi insulti sulla sua omosessualità, ricade vittima di quelli che sono i pregiudizi della società, si macchia di gesti che mai avrebbe fatto se Blaine fosse stato ancora lì con lui.
E' gay, lo sa perfettamente, ma la società lo ripudia, allora che fare?
La notte sfreccia con la sua auto sulle strade deserte, musica a tutto volume per coprire il brulicare dei suoi pensieri e guarda ai cigli di esse, dove aspettano le prostitute, altre emarginate sociali come lui.
Donne sfruttate, maltrattate, usate, tanto che ci si può ancora domandare “Ma queste sono davvero delle donne? Oppure sono solo oggetti, le ombre e le conchiglie di loro stesse?”
Kurt odia i pregiudizi sociali, Kurt odia doversi confrontare con una società che sente non essere sua, Kurt odia essere giudicato. Sa che non è legale, sa che non è moralmente giusto, ma vuole sentirsi “etero” per una volta, vuole smorzare quella sua natura omosessuale, vuole limitare se stesso.
Con le mani che stringono forte il volante guarda dritto davanti a sé, dal ciglio della strada vede queste donne-oggetto vestite di tutto punto, ma con lo sguardo morto, proprio come il suo, e riesce a riconoscersi in quel volto di chi, come lui, vorrebbe cambiare, ma i pregiudizi li incatenano in un ruolo che calza loro stretto.
Con la sua maschera indossata accosta l'auto ed apre solo lo sportello del passeggero chinandosi un poco in di lato: ha paura e sa che non è il gesto giusto da compiere, ma ormai il suo cuore sta imparando a non dare più ascolto a se stesso, ma solo a quello che impone la società, non è più Kurt, ma l'automa del suo essere.
Nell'auto entra una ragazza che avrà ad occhio e croce neanche la maggiore età, capelli rosso fuoco, vestita più che altro della sua stessa pelle e un viso che il castano conosce benissimo: il viso di chi si è arreso, di chi subisce per non morire, ma vorrebbe morire per smettere di subire.
Con la voce fredda, senza che possa trapelare neanche un solo sentimento, Kurt chiede il prezzo di quella donna, ma nella sua mente si corregge: lei non è una donna in quel momento, lei è solo una merce comprabile e scambiabile, niente altro. Non fa un piega il ragazzo all'udire della somma richiesta, pensa che ormai la società in cui vive lo abbia privato della sua natura e che spendere qualcosa per comprare una sua simile non sia altro che una formalità; ancora prima di partire per raggiungere un luogo appartato dà in mano alla prostituta il denaro, senza un accenno di espressione, con il nulla più totale negli occhi.
Signore, dove siamo diretti?”
Destinazione Paradiso”
Si sente sporco a pronunciare quelle parole, ma gli sono uscite sole dalle labbra, non le ha potute controllare, ma subito se ne pente, mordendosi forte il labbro fino a che un rivolo di sangue non scende sopra al suo mento. A Kurt in questo momento non importa del dolore, vuole soltanto essere come tutti al meno per quella sera, ma non capisce che in questo modo si sta solo mischiando con gli altri, sta diventando come il resto della massa.
Destinazione Paradiso: quelle due parole gliele aveva tolte di bocca solo Blaine, questo perchè insieme al bel corvino qualsiasi cosa era come il Paradiso, nulla era meglio di qualche ora passata in sua compagnia, tutti i problemi del mondo sembravano sparire con lui.
Adesso, quelle stesse parole, le aveva dette ad una ragazza che vedeva per la prima volta, non si sapeva spiegare bene il perchè, ma cercava in lei le stesse sensazioni che provava quando stava con il soldato, cercava di rivedere Blaine negli occhi chiari della ragazza; sapeva però che non era possibile, sapeva che stava tentando una caccia impossibile.
L'auto che riparte veloce lungo la strada, nessuna parola viene pronunciata dai due: lei leggermente intimidita da quel ragazzo così chiuso e freddo, lui con una sola idea in mente, quella di sentirsi uguale agli altri almeno quella notte. Nessuno dei due è accettato in quel mondo, entrambi sono degli emarginati e vorrebbero solo spogliarsi di quegli abiti macchiati di quegli insulti e di quel dolore che provano.
Kurt continua a guardare freddo la strada, non ha neppure lui una destinazione definitiva, ma, alla fine, con la mente vuota, decide di fermarsi vicino alla stazione della città, vicino a quei treni che lui vorrebbe tanto prendere, ma la paura lo blocca.
Dalla sua auto il castano continua a fissare quelle macchine che viaggiano su rotaie, quelle che forse, in modo allegorico, potrebbero riportarlo dal suo amato Blaine: vorrebbe tanto salire sul treno verso di lui, vorrebbe tanto rincontrarlo e tornare ad essere finalmente felice una volta per tutte. Vorrebbe tornar da lui, non essere più giudicato per quello che è, vorrebbe solo vestire panni propri.
Mentre nella sua mente si fanno largo questi pensieri, però, la ragazzina riesce a catturare la sua attenzione e Kurt, con quasi un nodo alla gola, decide di fare quello per cui è andato fino a lì: sono soli, in un luogo appartato, dentro la macchina di lui. Kurt compie quei gesti senza neanche pensare a quello che sta facendo veramente, come se per lui tutto quello non fosse altro che un gioco di cui lui può tranquillamente tenere le redini.
Abbassa completamente il sedile anteriore e fa sdraiare su di esso la ragazza, mentre lui la sovrasta con il suo corpo: è la prima volta che si spinge così con una ragazza, non è quello il suo orientamento sessuale e lui lo sa bene, infatti non prova nessun tipo di attrazione per quella prostituta, non sente passione, non sente amore, non sente nulla; fa tutto quello meccanicamente, come un robot progettato dal suo stesso mondo, dove tutto è uguale e monotono. Neanche un piccolo sorriso si delinea sul suo volto mentre le mani corrono sul corpo femminile, i suoi occhi sono vuoti e neanche adocchia il corpo di lei mentre, lentamente, si priva pure dei pochi indumenti che indossa.
Lo sguardo di Kurt si abbassa su corpo della ragazza solo quando rimane completamente nuda, senza più ripari dal tocco del giovane: le sue iridi si posano sul corpo snello della ragazza, sul suo collo, i seni rotondi, il ventre piatto; uno sguardo fugace si posa pure sulla sua intimità, scendendo poi sulle gambe affusolate.
Lui non capisce dove sia tutta quella magia che gli altri uomini sembrano provare, non prova quella sensazione che aveva con Blaine, non prova niente di niente per quella donna, per le donne in generale. Rimane a guardare quel corpo nudo e solo uno sguardo di disprezzo verso la sua società malata e frivola si può leggere sul suo volto. Un volto di chi non capisce il mondo in cui è nato, che non capisce di essere unico e speciale.
Si spoglia lentamente pure lui, alla fine quella che ha sotto di lui è solo una macchina del sesso, tanto che non può essere più considerata donna, in quanto ha perso i suoi valori e la propria dignità.
Rimane nudo pure lui, ma non è come quando era con il bel corvino, non riesce a provare le stesse emozioni: si sente vuoto, freddo, come se stesse facendo una cosa che non ha la minima importanza nella sua giornata, nella sua vita. Il castano non fa neanche tanti complimenti, non ha preoccupazioni o cose varie: senza il minimo preavviso entra violentemente nel corpo della ragazza, il suo membro si insinua nelle carni della giovane e si spinge verso il fondo. Non prova emozioni, non prova sentimenti: inizia il suo movimento altalenante del bacino, sperando finalmente di comprendere anche lui cosa si prova ad essere come tutti gli altri; sente la ragazza gemere leggermente sotto la potenza delle sue spinte, ma Kurt ancora non riesce a provare nulla, anzi, solo disprezzo verso tutto quello che lo circonda, verso le convenzioni sociali e verso il suo stato di ingiusto emarginato. Prova quasi ribrezzo al solo pensiero di sfiorare quel corpo, non ne vuole sapere, ma continua a guardare davanti a sé, senza rivolgere alla prostituta uno sguardo o un sorriso, nulla.
Ormai è arrivato a quel punto, non può andarsene in quel modo, vuole comunque raggiungere l'orgasmo in qualche modo, visto che quell'esperienza lo lascia indifferente: nella sua mente si formano i ricordi delle notti di fuoco con il suo amore corvino, ricorda di quando bastava poco per trovare affinità tra loro, ricorda ogni minimo gesto, ogni minima parola sussurrata, ogni minima cosa.
In quel modo non ci mette molto a venire all'interno dell'intimità femminile, non si è neppure preoccupato di indossare un preservativo, ha fatto tutto senza pensare a possibili conseguenze, come se non veramente non gli importasse più niente di niente.
Quell' esperienza però lo lascia vuoto, capisce che non si può comprare l'amore di una donna, quello è stato solamente sesso, nulla si può comprare di affettivo in una vita, ma in quel modo neppure si possono comprare le persone, i pregiudizi. Come è stata comprata quella donna, però, sa che pure lui è stato bollato e messo in esposizione come se fosse la merce su uno scaffale di un negozio, è stato etichettato come un pezzo difettoso però, non idoneo al resto della popolazione, è stato emarginato, usato come scarto e rifiuto.
Si sente sporco per quello che ha fatto, vuole sono smettere di essere considerato nullità, non vuole molto, ma solo che la gente lo riconosca e apprezzi per quello che è: un uomo, con un orientamento sessuale diverso, ma pur sempre un essere umano.
Si rivestono entrambi, Kurt dà alla ragazza delle monete per poter chiamare un taxi e tornare sola da dove era venuta, mentre lui, ormai un corpo senza anima, si incammina silenzioso e solo verso i bagni di quella vecchia e sporca stazione. Non c'è nessuno a quell'ora della notte, tutti i binari sembrano morti e quei treni inizia ad odiarli veramente, ma con la coda dell'occhio guarda nella loro direzione, sempre con la remota speranza di vedere quello che lo conduca dal suo eterno amore.
Entra silenzioso in uno di quei bagni sporchi e puzzolenti, si siede a terra con la schiena contro il muro e finalmente dà libero sfogo a tutte le sue emozioni represse: stringe le mani contro al viso e scoppia in un tremendo pianto liberatorio, le lacrime cadono copiose dai suoi occhi celesti e scendono sulle guance come rivoli di lava incandescente, dolci e amare. In quella società non c'è più posto per lui, tutto si basa solo su pregiudizi e non sull'essere delle persone, se non sei come il resto della massa non vali più nulla.
Sente che non c'è posto in quel mondo per un ragazzo apparentemente duro, ma in realtà molto fragile, un ragazzo che è nato diverso dagli altri, che è nato diverso dalla branca di persone comuni.
Spera solo che almeno in Paradiso non ci siano tutte queste provocazioni e pregiudizi sul suo essere gay, spera solo di rincontrare l'amore della sua vita e ricominciare a vivere felice insieme a lui, spera solo che un giorno capiscano tutti che l'emarginazione sociale fa solo indietreggiare un popolo e non lo fa progredire, fa solo in modo che ingiustizia e criminalità, dolore e paura affondino le radici in una popolazione già debole e troppo facilmente controllabile mentalmente.
Che si fottano tutti i pregiudizi per Kurt, che si fottano gli omofobi e il razzismo, che si fotta tutto per questo ragazzo che avrebbe solo voluto vivere una vita normale, non all'insegna di offese e insulti, non all'insegna di odio e repulsione.
Poi, però, pensa se la sua destinazione sarà veramente il Paradiso, pensa se potrà veramente ritrovare il suo Blaine; non ha molto però su cui riflettere, quella notte gli è stata di lezione per capire la frivolezza e l'odiosità del mondo in in cui vive, gli è servita per rendersi conto che ormai la gente pensa di poter comprare tutto con il denaro, ha imparato che se non sei come la massa sei solo un emarginato sociale.
Lui però è diverso, non è come tutti gli altri: non capisce la gente che lui non deve essere giudicano, non capisce nessuno che una persona non si allontana o disprezza solo perchè non corrisponde al modello sociale, ma non capisce neanche perchè sta subendo tutto questo, se essere nato omosessuale abbia fatto di lui un mostro davanti agli occhi degli altri, non capisce se essere nato sia stato o meno un bene.
Tira fuori dalla tasca una lametta che porta sempre con sé, sorride malinconico verso lo specchio e per poco neanche riesce più a riconoscersi in quel riflesso appannato: non è più Kurt, non è più un uomo, non è più nessuno e questo davanti a gli occhi di tutti, ormai pure agli occhi di se stesso.
La lametta sfiora la sua pelle, mentre solo un'ultima lacrima scende sulle sue guance, un sorriso di disprezzo verso tutto quello che lo circonda solca il suo volto e l'immagine della sua felicità si delinea nella sua mente. Spera di riuscire a prendere quel treno verso quella sua amata destinazione, spera di poter finalmente incontrare il suo soldato, spera di vederlo accanto a lui in quel viaggio ultimo verso la meta, spera di non lasciarlo mai più e di poter iniziare una nuova vita felice, insieme al suo amato guerriero.
Ha amato in quegli anni, ha amato Blaine come non mai, è sempre stato il suo punto di riferimento e adesso vuole solo tornare insieme a lui, non gli importa più nulla di tutto il resto, vuole solo smettere di vivere per chi lo giudica e non lo merita, vuole solo la gioia una volta nella sua vita.

Destinazione Paradiso”

Queste sono le sole parole che, tremanti, escono dalle labbra di Kurt, mentre rincorre quel treno che lo poterà da Blaine e l'immagine del corvino si imprime nella sua mente, nei suoi occhi, nel suo cuore.


 


E' mattina, la porta del bagno si apre leggermente, dentro il corpo senza vita di un ragazzo moro, con una lametta affondata nel polso e il corpo pieno di tagli e lividi; la cosa che più attira l'attenzione di tutti però è la scritta, fatta col sangue, che si trova sul muro sporco della latrina:

Porta a questo la società in cui vivete e io sono felice di non farne più parte.”

 

The end


 

Note dell'autrice:
Ciao ciao ragazzi! Eccomi qua con questa nuova OS un pochetto Angst (?). E' una mia storia vecchia, che però mi piaceva molto e quindi ho deciso di modificarla per questo Fandom. Spero che sia di vostro gradimento. Ovviamente mi sono ispirata alla canzone "Destinazione Paradiso" e al libro "Noi, i ragazzi dello Zoo di Berlino".
Mi farebbe davvero molto piacere se mi faceste sapere che cosa ne pensate, vorrebbe dire veramente molto per me.
Non ho molto altro da dire, se non augurarvi una buona lettura.
Bacioni!

Giulia Pierucci

 

   
 
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Glee / Vai alla pagina dell'autore: Giuls_BluRose