Esprimi un desiderio, Nick
.1.
Niente regali.
Nick Wilde è più che convinto di essere stato chiaro, coerente, cristallino con lei a riguardo.
Niente regali carotina, intesi?
L’ha detto col suo solito sorrisetto sornione e, davvero, non gli importa proprio niente.
Intesi, volpe brontolona.
Ha risposto lei di rimando, sbattendo le lunghe ciglia che incorniciano i suoi occhioni viola.
Se non che, Nick avrebbe dovuto immaginarselo, Judy Hopps fa sempre di testa sua.
Risultato? Ad accoglierlo al lavoro trova una torta di carote con tanto di candeline e un party improvvisato in ufficio coi colleghi schiamazzanti tra i palloncini pronti a intonare: “Tanti auguri agente Wilde, tanti auguri a te!”.
“E la torta a me!” è l’entusiasta chiusa di Clawhauser.
“Ma non eri tipo da ciambelle, tu?” Commenta Nick sarcastico, suscitando l’ilarità di tutti.
È bravo a distogliere l’attenzione da sé, a smorzare i complimenti, le domande scomode, i monologhi strappalacrime. Si presta però di buon grado a quel rito di sorrisi, ringraziamenti, il taglio della torta, addirittura a soffiare sulle candeline come non gli capitava da tempo.
“Esprimi un desiderio, Nick.”. La voce di Judy in mezzo a tutto il chiasso.
La volpe chiude gli occhi, non deve nemmeno pensarci, eccolo lì, il suo desiderio.
Judy
che gli sorride, Judy che lo abbraccia, Judy e il suo pelo
morbidissimo, Judy che quando si commuove i suoi occhioni viola
sembrano ancora più enormi, Judy carotina,
Judy così piccola eppure la più grande tra loro, Judy determinata,
Judy non deludi,
Judy che vorrebbe avere sempre l’ultima parola ma con lui non ci
riesce e sbuffa, Judy emotiva, Judy e il nasino che trema, Judy che –
per fortuna – non lo ascolta quasi mai.
E quello che si dipinge sul
muso di Nick non è il solito sorrisetto sornione, ma un sorriso da
volpe ottusa che gli fa rizzare il pelo e battere forte il cuore.
Volpe
ottusamente
innamorata di una coniglietta.
“È commovente lo zelo con cui disattendi ogni mia richiesta, carotina.”
Sono alla stazione di
Zootropolis. Natale è alle porte, Judy lo passerà coi genitori,
mentre Nick ha prima blaterato qualcosa su un’allergia agli aghi di
pino, per poi proseguire: “hai presente quella storia dove un tizio
verde e peloso odia tutto e tutti, vorrebbe eliminare il Natale per
sempre e quasi ci riesce? Ecco, io ci sarei riuscito!”.
Ma non è tanto la festività a
suscitare l’ironia di Nick in quel momento, quanto il pacchetto
infiocchettato che Judy gli sta porgendo.
“Avevi specificato niente regali di compleanno, ma si dia il caso che sia anche Natale.”
“Coniglietta acuta.”
“È solo un pensiero, Nick, non arruffarti la coda per così poco.”
“ Il ‘è solo un pensiero’ devo interpretarlo come una tua giustificazione nel caso non lo gradissi? Soffri di ansia da prestazione da regalo, carotina?”
“Lo prendo come un Grazie Judy, non dovevi!” Sbuffa lei, segno che si sta spazientendo.
Nick se ne accorge, ci è abituato, quasi avesse un termometro personale che lo fa desistere quando avverte che lei sta raggiungendo il livello massimo di sopportazione del sarcasmo. Ne approfitta per schioccargli un bacio sulla guancia rigonfia da coniglietta.
“Grazie Judy, non dovevi.” Mormora suadente al suo orecchio e il tremolio fugace di quel nasino rosa lo soddisfa particolarmente.
“Sicuro di non voler venire?”
Judy l’ha ripetutamente invitato a passare il Natale assieme, visto che, come tutti i conigli – prolifici per natura e di compagnia per indole - fatica a tollerare un’esistenza in solitudine che può diventare insostenibile in ricorrenze simili.
“Siamo in 275, per i miei genitori un ospite in più è una bazzecola!”
Nick sorride. La sua purezza a
tratti ingenua è un balsamo profumato il cui odore lo inebria e,
allo stesso tempo, lo stordisce.
Non ci è abituato. Non è abituato
alla fiducia. Non è abituato all’affetto disinteressato. Non è
abituato alla generosità. È una volpe che ha sempre vissuto la vita
nell’ombra, a colpi di espedienti, di profili bassi, di sentimenti
mascherati, di ambizioni annullate, solo 200 zampe di ghiacciolo alla
volta, giorno per giorno, e nulla più.
Se le vecchie abitudini sono dure
a morire, quelle di sempre sono inscalfibili più dei diamanti.
“Sarò
qui ad aspettarti quando tornerai.” Sussurra, mentre cerca di far
tacere quella vocina nella sua testa che gli ripete incessantemente:
volpe ottusa,
dille la verità!
Verità, altra cosa a cui,
purtroppo, Nick non è abituato.
Un
cd. Nick alza gli occhi al cielo - Chi diamine usa più i cd
oggigiorno? - ma non esita a inserirlo nel computer, un misto di
eccitazione e timore che lo attraversa.
Si apre una finestra e, con
sua grande sorpresa, è Judy quella che appare in video – Ok, un
dvd te lo concedo carotina
-.
“Ciao
Nick! Lo so, lo so avevi detto: niente regali!”
Esattamente.
“Ma…
Non abbiamo mai avuto modo di festeggiare come si deve il tuo
ingresso in polizia, abbiamo risolto così
tanti casi insieme da allora, e…”
Puoi
dirlo forte.
“Volevo
solo farti sapere quanto sono fiera e orgogliosa… Parlo di te,
volpe ottusa, so che stai fingendo di guardarti intorno!”
Beccato.
“Quindi
spero che questo regalo ti faccia capire quanto sei speciale…
Perché lo sei Nick… Lo sei, per me.
Buon compleanno… E buon
Natale!”
Oh,
Judy.
Solo allora, il cuore in tumulto,
la volpe si accorge di un piccolo sacchetto di velluto rosso dentro
la scatola, prima nascosto dal dvd.
Quello
che cade nella sua zampa è uno stemma dorato – a Nick ricorda i
suoi cinque anni, una medaglia con su scritto la
miglior mamma del mondo
e lei che si commuove – ma niente potrebbe prepararlo a
quell’incisione:
Zootropolis Junior Rangers – NICHOLAS P. WILDE
C’è anche un piccolo biglietto, una frase soltanto: “É sempre appartenuto a te. Judy”
E
in quel momento – Nick ha otto o nove anni, non ricorda bene – ha
di nuovo l’uniforme addosso, quella che la mamma gli ha comprato
risparmiando giorno per giorno, è ancora in quel vicolo, solo e
deluso, irrimediabilmente tradito e ferito, la museruola che gli
strozza il muso e l’umiliazione che brucia ancor di più, perché è
vero: lo voleva più
di ogni altra cosa. Nick ha otto o nove anni, non
ricorda bene, ma non importa più: la museruola che dal muso era
passata al cuore si strappa, si lacera, cade e gli sembra quasi di
avvertirne il rumore. Gli occhi gli si riempiono di
lacrime, ne cade una, poi un’altra e un’altra ancora: gli rigano
il muso, gli macchiano la camicia, cadono a terra. Piange Nick, come
quel giorno, come non faceva da così tanto tempo – tanto da non
ricordarselo più – addirittura singhiozza.
Senza pudore. Senza
vergogna. Se quel giorno si era sentito
perso, ora più che mai si sente compreso, rinato, ritrovato e lo
deve solo a lei, a quella coniglietta coraggiosa, così piccola
eppure tanto più grande di lui. Capace di vedere tutto nel suo
sentirsi un niente. Capace di scalfire perfino i diamanti.
.2.
“Qualcosa non va, Judy non deludi?”
É solo per il richiamo di quel nomignolo che la coniglietta si decide a tornare alla realtà. Da quando è arrivata a casa le riesce difficile fare altro che guardare fuori dalla finestra che dà sul cortile, sospirando incessantemente. L’unico animale che vorrebbe scorgere è una volpe fulva dalle camicie improbabili, l’andatura dinoccolata e il sorriso sornione: Nick.
Nick
e quegli occhi color smeraldo, Nick dalla battuta pronta, Nick che le
arruffa affettuosamente le orecchie, Nick che sa sempre
tranquillizzarla, Nick tanto
lo so che mi adori,
Nick strafottente e irresistibile, Nick che la chiama carotina,
Nick e la sua voce suadente, Nick che le ha dato un bacio sulla
guancia alla stazione e ancora le trema il naso al pensiero, Nick che
le ha offerto un pezzo del suo passato su quella funivia e lei da
allora non sa come sdebitarsi di un regalo così grande, Nick che è
diventato poliziotto e Judy non ricorda di essere mai stata talmente
orgogliosa di qualcuno in vita sua, Nick volpe
ottusa.
E lei una coniglietta acutamente
innamorata di lui.
Judy si volta verso sua madre e,
se è vero che a Natale si torna tutti un po’ cuccioli, lei
vorrebbe ancora essere abbastanza piccola – più piccola - da
nascondersi tra le pieghe del suo vestito e dirle tutto, ma proprio
tutto, di Nick, del regalo, della festa a sorpresa, del saluto alla
stazione, di come le dispiace che non sia lì con lei, di quanto le
manchi, di quel sentimento che le pare così immenso per il suo
cuoricino da coniglietta. Perché Judy non è abituata a non sentirsi
padrona della situazione.
È
cresciuta nel purgatorio delle ambizioni, tra bulli e campi
sterminati di carote, tra recite dalla vena pulp improbabile e due
genitori speranzosi che la fissa per la polizia durasse solo il tempo
di un travestimento per carnevale. Invece lei lo voleva più
di ogni altra cosa. Ce
l’aveva fatta, l’agente Judy Hopps.
E le era parso così
naturale, incontrovertibile, così a portata di mano, non perché
fosse stato facile, ma perché l’aveva sempre creduto possibile.
Ora,
ogni qual volta che Nick la guarda, le fa un sorriso, la sfiora col
suo pelo fulvo – ma lo fa apposta? - la chiama carotina,
le rivolge una battuta sarcastica per poi spiazzarla con una frase
affettuosa, lei si sente invadere da un calore inesprimibile a parole
e l’unica domanda che le attraversa la mente è:
e
se fosse possibile anche questo?
Ma
Judy
non è abituata a non sentirsi padrona della situazione. Ha già
rischiato di perdere Nick una volta, per colpa sua, ed è stato
orribile. Non potrebbe mai, mai lontanamente sopportarlo di nuovo. La
sola idea è talmente dolorosa da inondarle gli occhioni viola di
lacrime e farla desistere da qualunque proposito. Così, si sforza
per non far notare alla volpe il naso che trema – maledetta
emotività da coniglio – e lascia perdere.
“No mamma, niente, sono solo un po’ stanca.”
“Ehm,
Judy, c’è qualcuno per te.” É la voce un po’ goffa e
tremolante di papà.
E la coniglietta non sa se sia questo, il suo
intuito da agente, la sua inossidabile positività,
quell’inconfondibile odore di selvatico o tutte queste cose insieme
che la fanno precipitare alla porta. Eccola lì, quella dannata
volpe, con un’altra dannata camicia assurda, quel dannato sorriso
sornione e una ridicola coccarda dorata in testa.
“Immagino
ti chieda cosa c’entri. Credo sia una scusa per dirti quanto sono
orribile a fare regali e quindi ho pensato di, beh, essere
il regalo, visto che hai insistito così tanto e io sono stato così
ottuso da declinare ogni tua singola e reiterata richiesta,
perciò...”
E
Nick per una volta ringrazia l’emotività dei conigli che gli fa
saltare Judy letteralmente
al collo spegnendo quel discorso delirante e senza un filo
logico, mandando a farsi benedire qualunque prova col registratore a
forma di carota del giorno prima.
“Grazie
di essere qui.” Sussurra la coniglietta ancora stretta a lui e a
quelle parole Nick pensa che il suo pelo fulvo potrebbe quasi
prendere fuoco.
“Carotina,
c’è un posto dove possiamo parlare… In privato?”
Judy si stacca da lui come se
avesse preso la scossa da un teaser per volpi, come se si fosse resa
conto solo in quel momento di essergli praticamente saltata addosso e
si ricompone come può lisciandosi le orecchie.
“Certo, da questa
parte.” Mormora imbarazzata, indicandogli l’orto di casa.
“Judy, io… Ho aperto il tuo regalo e…”
“Oddio, di già? E me lo fai sapere solo adesso? Ti prego dimmi che non l’hai trovato patetico Nick, te l’ho detto, non era nulla di che… Solo un pensiero...”
“Frena la tua emotività coniglietta, fammi finire, per favore!”
La volpe è così risoluta nella sua richiesta da prenderle le zampine minuscole tra le sue. Smeraldo e indaco che s’incontrano.
“Nessuno,
ti giuro, nessuno
ha
mai avuto lontanamente un pensiero del genere per me. Sei tu quella
speciale Judy, non io.
Tu mi hai fatto capire che potevo essere
qualcosa di più di un rivenditore di ghiaccioli. Mi hai reso una
volpe migliore.
E tutti questi complimenti sbrodolati e assolutamente
non da me sono solo il pallido tentativo di dirti che io sento tanto,
ma proprio tanto per te e...”
“Nick, guarda...” La volpe è così presa dal proprio discorso da non comprendere subito perché Judy l’abbia interrotto sul più bello, poi alza il muso verso il cielo ed eccola: una stella cadente.
“Esprimi
un desiderio, Nick.” La voce della coniglietta ora sembra
rimbombare nella notte campagnola.
E, per la seconda volta, la volpe
chiude gli occhi, ma si tratta una frazione di secondo e qualcosa lo
porta a sgranarli di nuovo e quel qualcosa è Judy che si è protesa
verso di lui tanto che ora i suoi musi si toccano. Lo sta baciando. E
non per sua fantasia stavolta.
“Anche
io ti amo, Nicholas Wilde.” Sussurra, gli occhioni viola così
languidi che l’altro vorrebbe tuffarcisi se solo fosse possibile.
“Vogliamo andare?” Continua poi, la zampina grigia che non vuole
sapere di lasciare la presa su quella fulva di lui.
“Non ancora, carotina.” Risponde Nick, che vuole avere sempre l’ultima parola e, da buona volpe strafottente qual è, si esibisce in un casquet da ballerino consumato e la bacia ancora, tanto intensamente da far temere a Judy che il cuore possa balzarle fuori dal petto. Ma è assolutamente disposta a correre questo rischio.
“Ti amo, Judy Hopps.” Mormora suadente. “Ecco, adesso possiamo andare.”
E quando la porta si riapre di nuovo e Judy dice: “Mamma, papà, lui è Nick.” e Nick dice: “È un piacere conoscervi, signori Hopps.” entrambi sentono che, improvvisamente, non serve altro.
ANGOLO DELL'AUTRICE: L'ho fatto. Non solo ho ripostato su EFP dopo mesi di niente, ma sono anche riuscita a scrivere qualcosa su questi due che sono così adorabili insieme. Zootropolis
mi ha conquistata in tutto e per tutto, ma Judy e Nick in
particolare sono due personaggi talmente ben caratterizzati come
raramente si vedono. Spero quindi di averli resi IC (soprattutto Nick)
e che il tutto non risulti smielato, complice l'atmosfera delle feste.
Aggiungo solo che la storia si colloca qualche mese dopo rispetto alla
fine del film e che il riferimento di Nick riguardo al Natale è Il Grinch.
Attendo pareri di qualunque genere, ne sarei onorata, ho letto storie splendide su questi due qua dentro.
Prendetelo come un regalo di Natale in ritardo!
- Charly -