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Autore: Knock    24/05/2009    5 recensioni
Gerard Way, questo era il nome del fantomatico, ipotetico, fiabesco ma soprattutto immaginario, amore della vita del piccoletto, sopracitato Frank Iero. In realtà di fiabesco aveva ben poco, apparte il viso da elfo e le movenze leggiadre che lasciavano trapelare tutto dai jeans stretti sul fondoschiena. Forse personaggio di una macabra e cimiteriale favola vietata ai minori di 18 anni, Gerard era costantemente perso nella sua mente ingarbugliata e non faceva caso a tutto quello che gli succedeva intorno, ottima occasione per l'inibizionismo del più piccolo, che lo ammirava, lo spogliava con gli occhi senza dover preoccuparsi di una reazione.
Genere: Romantico, Commedia, Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Frank Iero, Gerard Way
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia non è scritta a scopo di lucro, i personaggi non mi appartengono e tutti i fatti descritti sono di mia pura invenzione.





1: Prince Charming

Il cielo era limpido sopra la calda Belleville, le pozzanghere riflettevano accecanti la luce del sole, reduci di un giorno di pioggia.
Frank guardava al di fori della finestra; sulla schiena lo zaino scucito e malridotto lo spingeva ad una leggera gobbaggine sulla spalla destra.
La corporatura del ragazzo era quella che era: cicciottella e robusta. La statura era bassa, cosa che gli provocava non pochi complessi.
Non aveva niente di particolare, Iero. L'aspetto era quello di un ragazzo come tutti gli altri, con gli occhi color del mogano, i capelli castani, la pelle soffice e pallida a sufficenza.
La stanza che lo circondava non era il massimo dello charme, le pareti bianche ricoperte di poster facevano da scudo a quel che c'era fuori.
Tutto in quella camera profumava di conto suo, lavanda, cannella e foglie di pesco che spuntavano dalla finestra, figlie dei rami.
La sua bocca prese una smorfia non appena si accorse di essere in ritardo così, sbuffando, afferrò lo zaino poggiato malamente sul pavimento e chiuse la porta alle sue spalle.
Arrivò appena in tempo alla fermata dell'autobus, inciampando ogni tanto sui suoi stessi lacci, che sembravano non andare d'accordo con lo sbilenco fiocco creato dalle dita mangiucchiate del ragazzo.
Quando era nervoso, Frank si morsicava spasmodicamente le pellicine nei contorni delle unghie, scorticandosi le falangi callose che abitualmente accarezzavano le corde di una chitarra.
Il sedile di plastica arancione era scomodo sotto le sue natiche e  il manico della tracolla armato di gomma gli strusciava contro emettendo un suono a dir poco imbarazzante.
La strada che lo conduceva a scuola era troppo grigia per i suoi gusti, i prati delle casette patriottiche sfioravano il limite della perfezione, era tutto talmente pignolo da dare il voltastomaco.
Fortunatamente il grande edificio bianco che lo doveva ospitare non distava molto da casa sua, percui strinse la stoffa dei jeans che gli ricadeva sul ginocchio in un pugno e aspettò la sua fermata, per poi scendere, impacciato.
Arrivatogli davanti prese un lungo respiro, assaporando a pieno polmoni ogni singola particella d'aria.
Un sorso di ossigeno fresco prima del purgatorio era lecito, no?
Il quinto anno, l'ultimo in quela prigionia, sembrava congedarsi prima del solito, gli insegnanti erano accinti ad arrendersi difronde ad una lampante evidenza che accerchiava i loro studenti, stufi delle loro solite ramanzine. Così lasciavano correre tutto.
Ma lui, Iero era un bravo ragazzo, forse troppo ingenuo e innamorato della vita per rendersene conto.
E sorrideva, sotto gli sguardi schifati dei compagni, mentre percorreva il corridoio del purgatorio che infondo, gli piaceva tanto.
La prima ora era dedita alla chimica, materia prediletta dal ragazzo, probabilmente e sicuramente non per l'ebbrezza di scuoiare rane innocenti, ma per la presenza del suo "Principe Azzurro".
I suoi avevano colto la notizia dell' omosessualità di Frank come un  confuso passaggio adolescenziale delle sua vita, stringendosi le mani a vicenda e sorridendo falsamente seduti sul divano a ridicole stampe floreali, il padre soprattutto non ne andava fiero.
Gerard Way, questo era il nome del fantomatico, ipotetico, fiabesco ma soprattutto immaginario, amore della vita del piccoletto, sopracitato Frank Iero.
In realtà di fiabesco aveva ben poco, apparte il viso da elfo e le movenze leggiadre che lasciavano trapelare tutto dai jeans stretti sul fondoschiena.
Forse personaggio di una macabra e cimiteriale favola vietata ai minori di 18 anni, Gerard era costantemente perso nella sua mente ingarbugliata e non faceva caso a tutto quello che gli succedeva intorno, ottima occasione per l'inibizionismo del più piccolo, che lo ammirava, lo spogliava con gli occhi senza dover preoccuparsi di una reazione.
E non meno buona anche la chance di Meredith, la secchioncella di turno che gli sbavava dietro.
-"Oggi si lavora a coppie, vi prego non costringetemi a tirare fuori la motosega e sedetevi, di grazia."- il professor Bouther apparve con il suo solito copriabito color caramello da dietro la porta, e fece il suo abituale gesto con le mani che intendeva mettere a tacere gli studenti, frenetici di trovare un compagno.
I loro sogni vennero infranti non appena questi aprì il registro e cominciò a farfugliare nomi, che intendeva unire per formare delle improbabili coppie.
-"Brandon con Whooks"- esalò, provocando l'esultazione di due ragazze sedute di fianco nell'ultima fila, che si diedero il cinque.
Esitò per un paio di secondi e passò lo sguardo dal temuto quaderno verde alle faccie speranzose del suoi allievi.
-"Iero...Iero Iero"- borbottò guandando il diretto interessato con sguardo sadico, godeva ogni goccia di sudore che solcava la fronte del povero Frank.
-"Con Way."- sentenziò soddisfatto.
Lo stomaco del ragazzo fece una giravolta non appena le sue orecchie udirono quel cognome, tanto decantato dalla sua mente contorta.
-"Professore, professore!"- Cheng Lì, insopportabile leccaculo orientale, spasimante del nostro protagonista, attirò l'attenzione del pover'uomo seduto davanti alla cattedra.
-"Sì?"- sbuffò questi, sfilandosi gli occhiali dal naso.
-"Posso stare in coppia con Iero? La prego, non credo di aver capito l'ultimo argomento e sono sicura che lui sia al corrente di tutto il programma."- con voce mielosa sbattè le ciglia sotto le maledizioni di Frank, che intanto imprecava come un dannato nascosto dalla mano sproporzionata al resto del corpo che gli copriva la bocca.
-"E va bene, ma vedi di rimmetterti in pari visto che la prossima settimana avrà luogo un compito in questa sottospecie di fattoria che voi chiamate classe."- guardandosi attorno con faccia schifata continuò a sparare nomi a caso, finchè non ebbe consumato l'elenco.
Un senso di strano vuoto percorse il petto del ragazzo, sollevato ma quasi dispiaciuto di non poter condividere uno spazio a distanza minore di 10 metri con il suo caro.
E imprecò nuovamente quando Cheng gli si sedette accanto, con quel suo sguardo saccente ed attraente quanto un merluzzo sotto aceto.
-"Sai Frank, ho mentito. In realtà sono perfettamente in pari con gli studi, l'ho fatto solo per starcene un pò da soli."- abbozzò un occhiolino, che gli riuscì oltretutto male mentre aspettava una risposta.
-"Beh, non saresti comunque andata lontano con me, visto che il mio libro di chimica ha ancora la copertina intatta."- rispose malamente il moro, guardando distratto il banco pieno di scritte.
La ragazza emise una risata talmente acuta che tutta la classe si girò verso di lei.
Impercettibilmente si colse un pallido viso voltare la testa e catturare lo sguardo assonnato del più piccolo che sprofondava lentamente nella sedia, ignorando tutti le altre espressioni stranite.
In quei momenti avrebbe molto probabilmente voluto sparire, insieme all'intenso color porpora che gli colorava le guance.
Distolse subito gli occhi dalla figura davanti a lui, rivolgendola al microscopio che, come per magia, gli era apparso davanti insieme al sorriso soddisfatto della compagna.
-"Sapete cosa dovete fare, il materiale è sul bancone. Io vado a prendermi un maledettissimo caffè, per favore, cercate di non porre fine alla specie umana."- il professore si scharì la voce, catturando le attenzioni di tutti nella stanza e sbattendosi dietro la porta.
Dopo una serie di vani tentativi di approcci amorosi da parte di Cheng la campanella si fece sentire, e si fecero sentire anche le urla di gioia e lo stridulio delle sedie sul pavimento.
Tutto meno, che il principe azzurro, scomparso misteriosamente.
-"C'è mancato poco."- una voce richiamò la figura di Frank.
Alle sue spalle un ragazzo che sembrava troppo cresciuto ma che in realtà aveva la stessa età del moro sebbene fosse alto, per ipotizzare, mezzo metro più di lui.
Inconfondibile la sua massa di capelli che probabilmente pesava più di lui ed era direttamente proporzionale alle dimensioni delle mani e dei piedi, lasciando da parte le labbra carnose che attiravano subito dopo l'attenzione.
-"Già, menomale, mi stavo cagando sotto."- rispose quell'altro con voce tremante.
-"Ma stà zitto, tanto lo sò che ti dispiace. Poteva essere la tua grande occasione, Ching Ling se la dovrà vedere con me."-
-"Cheng Lì."- lo corresse il piccolo.
-"Quello che è. Approposito: quando ti deciderai a dirlo a Mikey?"-
-"Mmmh, vediamo. Beh valutando la situazione diciamo...mai."-
-"Dirmi cosa?"- curiosò una voce fuori campo che prese subito dopo forma in un bizzarro ragazzo con una montatura improponibile d'occhiali e un ciuffo tinto di un biondo che tendeva al giallo canarino.
-"Oh, thò guarda che coincidenze nella vita"- fischiettò il ricciolo, facendo il finto tonto.
-"Nulla. Assolutamente nulla."- premendo sull' "assolutamente" Frank lanciò un occhiataccia all'amico che aveva escogitato il tutto.
-"Vedi Mikes, Frank è innamorato di tuo fratello"-

  
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