In ritardo come mio solito, sì. Il wifi mi ha
abbandonata DISONORE A LUI, DISONORE ALLA SUA FAMIGLIA, DISONORE ALLA SUA
MUCCA *la sopprimono*
Comunque, si continua con le cose senza senso – il tutto ovviamente farcito con il mio amore per il flangst e per Viktor e Yuuri, soprattutto Yuuri. Ah, se vi vengono a dire che alla mia età ho chiesto ai miei se per il mio compleanno mi regalano il peluche grandezza naturale di Katsuki Yuuri e che ho intenzione di usarlo come cuscino e non staccarmene mai, non ci credete. Sono tutte dicerie becere e infondate.
Di cupcake e desideri
Happy Lonely Birthday
Non ha mai
considerato il Venticinque Dicembre un giorno diverso dagli altri.
La sveglia suona
sempre alle sei e mezza, Makkachin chiede da mangiare
come al solito, alle sette e mezza è già fuori a correre e poi alle otto e un
quarto è in pista a provare i salti dei suoi programmi.
Un giorno come tanti
altri, per Viktor, tolto qualche piccolo particolare – come la brioches che la
ragazza che lavora al bar vicino a casa gli lascia senza fargliela pagare o le
lettere che i fan gli spediscono per il suo compleanno…
Per il resto, è la
solita monotona giornata d’allenamento.
La sera arriva a casa
- e Makkachin gli salta in braccio chiedendo le
coccole e leccandogli la faccia – e si permette un piccolo sgarro alla dieta
mangiando un cupcake al cioccolato. Sulla glassa
azzurra ha incastrato una candelina e osserva per qualche attimo la fiamma
traballare, colpita dai suoi sospiri.
Chiude gli occhi,
come gli aveva insegnato sua madre – “Devi
esprimere un desiderio, Vitya, prima di soffiare sulle
candeline”. L’anno prossimo sarà di nuovo così, ormai lo sa, ma sperare non
costa nulla.
Soffia sulla
candelina forse un po’ troppo forte e la lascia scivolare sul tavolo insieme a
un poco di glassa ormai sciolta.
-Buon ventiseiesimo
compleanno, Vitya… -
C’è qualcosa di
diverso, quella mattina. Viktor se ne rende conto appena sveglio.
Perché a buttarlo giù
dal letto non è stata la sveglia impostata sul cellulare – o una delle solite filippiche
incazzate di Yakov sul suo ritardo o sull’essere un
lavativo scansafatiche – e nemmeno Makkachin che gli
si acciambella sulla schiena con sommo disappunto dei suoi grandorsali.
A svegliarlo è uno strano quanto buonissimo profumo che sente provenire dalla
porta socchiusa della camera – profumo di thè con zenzero e cannella, sembra, e
anche arancia – e il lieve uggiolare del cane che chiede da mangiare.
-Makkachin, sssh.- sussurra
qualcuno, zittendo dolcemente il cucciolo. A Viktor viene da sorridere, mentre
si gira sulla schiena e si trascina dietro tutte le coperte – e sobbalzando
leggermente quando qualcosa impatta contro il pavimento.
Si sporge un poco
oltre il materasso e si ritrova ad addolcire lo sguardo, sollevando
delicatamente il paio di occhiali caduto a terra e posandolo con cura sul
comodino. Districa le gambe dall’intrigo di coperte e si alza, stiracchiandosi
e facendo scrocchiare le giunture.
Dopo quasi tredici
anni passati a condividere quelle quattro mura solo con sé stesso, deve ancora
abituarsi a quelle piccole cose – come sentirlo camminare in punta d’alluci per
non svegliarlo, vedere due tazze colme di caffè sul tavolo o trovare
l’asciugacapelli fuori posto – però non si pente di aver proposto a Yuuri di trasferirsi da lui. Anche perché, da quando il suo
compagno – compagno compagno
compagno, come suona bene questa parola se
riferita a Yuuri - si è stabilito in pianta stabile
nel suo appartamento, Viktor sorride molto più di prima.
E sta ancora
sorridendo quando si appoggia allo stipite della porta che si apre sulla cucina
e lo osserva controllare il bollitore del thè cercando di non ustionarsi le
dita.
-Giù, Makkachin.-
brontola appena, Yuuri, spingendo dolcemente il cane
seduto. –Aspetta un attimo e ti do da mangiare, fai il bravo… -
-Ascolta più te che
me, a quanto pare.- lo prende in giro, e cerca di non
scoppiare a ridere quando Yuuri si volta di scatta
verso di lui.
–Vi…-
-Buongiorno, splendore.- ciondola verso di lui, stringendogli le mani
intorno ai fianchi – proprio su quel centimetro di pelle scoperta, tra il bordo
dei pantaloni e la maglia, ben sapendo di avere le mani gelate. –Potevi anche svegliarmi.-
Yuuri si ritrae appena, appoggiandosi
contro il piano della cucina. –Tu devi spiegarmi come fai a dormire i mutande
quando siamo sempre intorno allo zero termico.-
Zero
termico? Pff, una passeggiata. Ha affrontato
temperature più gelide.
-Perché?-
ghigna, Viktor, nascondendo il viso contro il collo di Yuuri
ancora tempestato dai piccoli lividi dei succhiotti. –Non ti piace quello che vedi?-
Yuuri gli circonda il collo con le
braccia, tenendoselo vicino. –E chi l’ha mai detta, una cosa simile?-
Viktor alza appena la
testa dal suo collo dopo aver lasciato l’ennesimo livido e gli solleva il mento
con due dita, piegandosi in avanti per baciarlo.
-Ah-ah.- sussurra ancora il più giovane, posando due dita sulle
labbra di Viktor. –Non hai voluto baciare la mia medaglia, e io non bacio te.-
Dio, adora quei
momenti in cui Yuuri lascia quell’Eros che sa essere
sopito in un angolino del suo inconscio libero di sfogarsi – però ora proprio no.
-Ma… Ma Yuuri.-
uggiola, chinandosi ancora verso di lui. –È Natale!-
-E allora?-
Yuuri si sottrae, scivolando via dal suo abbraccio.
Viktor lo riafferra per i fianchi e se lo stringe contro il petto, le mani che
vagano sotto la sua maglia.
-A Natale si dovrebbe
essere tutti più buoni… -
-Ma io sono buono con
te tutti gli altri giorni.- gli sfugge ancora,
lasciando il russo con ancora le braccia sollevate. -Lasciami essere un po’
meno buono almeno a Natale.-
Makkachin gli si accuccia accanto, forse
percependo l’abbassamento d’umore del suo padrone come neanche una colonnina di
mercurio in un congelatore.
-Makkachin!- piagnucola. –Yuuri mi tratta male proprio il giorno del mio compleanno!-
Yuuri ride e lo abbraccia, sollevandosi
sulle punte e sfiorandogli appena le labbra con le proprie, poi fa un gesto con
la testa verso il tavolo: c’è solo un piccolo cupcake
alla crema, sul piano chiaro, vicino a sue tazze vuote che aspettano solo di
essere riempite di thè.
-Volevo prendere una
torta, ma ieri abbiamo finito tardi con gli allenamenti e… Viktor?-
Viktor nasconde il
viso contro il suo collo, sussurrando un “Va
benissimo così” che gli si impasta sulla lingua per il pianto che gli sale
in gola.
Yuuri si lascia stringere e affonda una
mano trai suoi capelli.
–Buon compleanno.- gli bacia la tempia. -Dopo ti tiro le orecchie.-
I love you like storybooks.
I love you like in the ballads.
I love you like a lighting
bolt.
I’ve loved you since the third
month you came and spoke to me.
-Holly Black, “The darkest part of
the forest”
D.D.R: Deliri Della Ritardataria
Sì, sono ancora qui.
In ritardissimo, lo so, a non potevo non
augurare un buon compleanno a quel gran pezzo di figo Viktor
Leggenda-Vivente Nikiforov!
Tanti auguri anche se in ritarderrimo, Vitya! *lancia un Eros!Yuuri*
[…tutto questo mi fa venire in mente che prima o poi voglio scrivere davvero qualcosa con Eros!Yuuri per il semplice fatto che Eros!Yuuri è vita - ma sto divagando]
Comunque, ci tenevo a ringraziare tutte le persone che hanno anche solo
letto il mio sclero di 4900 parole su Vitya e le sue
seghe mentali che in parte sono anche mie e non essere venuti a cercarmi
a casa. Vi sommergo di panettoni di Verona.
Detto questo, fatemi sapere cosa ne pensate. Mi interessano sempre le vostre opinioni :D *anche perché la Maki è più volubile e bipolare di sir Tyki Mikk in persona, quindi se magari ora questa cosa le piace non è detto che tra un paio d’ore la pensi alla stessa maniera*
Alla prossima! ‘ché la fine della serie mica la fermerà, che credete
Maki