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Autore: candidalametta    25/05/2009    4 recensioni
La one shot è ambientata nella seconda stagione della serie televisiva di mtv “Skins”,. Si basa sulla supposizione che la sua relazione, per un periodo clandestina, con il capo della banda di teppisti del quartiere lo avesse allontanato da ballo, ma ora, lasciandolo ritrovi se stesso. Ovviamente è ispirata alla canzone dei the killer human.
Genere: Malinconico, Song-fic, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Are we dancer!

destra,
sinistra,
mi abbasso sulle ginocchia tenendomi sospeso sui talloni, scatto di muscoli e sono di nuovo in piedi, ci riesco ancora benissimo.
Continuo a ballare, forse a scatti, come se le luci stroboscopiche della discoteca distruggessero la mia immagine un miliardo di volte restituendo un movimento che non sembra più il mio, quello di un umano, ma una macchina, un ballerino elettronico.
Ti vedo sul bordo della pista, osservarmi danzare da una distanza che non puoi colmare, mai più. I giochi sono terminati e tutto quello che mi serve ora è qui con me, il mio corpo che si scuote, spande e contorce come più mi piace, libero per sempre dalla tua stretta asfissiante, dalla tua presenza perennemente in me.
E ballo felice, in questo locale in mezzo a perfetti sconosciuti, dove non importa più che a guardarmi con desiderio sia una ragazza dai seni fasciati o un uomo imberbe che cerca di non dare nell’occhio. Volteggio con la semplicità che c’è nella libertà, nell’abbandono di tutte le preoccupazioni, di un cuore che credevo battesse più forte, per qualcuno e che ora scopro vuoto. Vuoto per te. Congratulazioni.
Tu che credevi di avermi incastrato con l’assurdità della tua esistenza, con il tuo negarti e tornare, con le torte di glassa verde di una speranza che ora non hai più. Ti sto lasciando non lo senti? Mentre divento questa musica che è anche il mio ritmo. Il pulsare contrito del mio cuore affaticato, mentre mi sollevo sulle punte e mi sembra di arrivare molto più in alto, ora che non ci sei più tra i miei pensieri, ora che sono tornato a ballare.
Mi avevi privato di questo, sorridendo di nascosto nel buio degli angoli, “sono cose da gay” avevi bisbigliato. “perché secondo te cosa sono?” ti avevo chiesto incredulo, “la mia checca”, eri sceso velocemente al collo senza fermare le tue idee sulle mie labbra, “e il mio ragazzo fa la checca solo con me, solo per me”. Ti avevo ascoltato e mi ero lasciato imprigionare, senza guardarmi indietro, senza timore che potessi pentirmene, perché quando amo, quando amo veramente, non mi interessa di nulla, tranne che del mio amore.
Ma non posso rimanere incastrato in questa storia ormai al termine, con questo ultimo respiro incastrato nel petto. Ho voglia di finirla, chiudo gli occhi mentre le luci di questa discoteca si concentrano su di me, e tu, macchia scura sul bordo della pista scompari da tutto questo, dalla mia vita.
Tu che bloccavi ogni mia mossa, facendomi rinunciare a qualcosa che è parte di me, che mi fa sentire vivo. Che mi rende libero, capace di sentire chi sono attraverso questa musica impetuosa che mi trascina via da te.
Eppure mi ero arreso alle tue regole, avevo obbedito ai tuoi desideri, dicendomi che era una buona idea in fondo, che se tu e mio padre pensavate che fosse la cosa migliore per me, forse, in qualche modo, lo era davvero. Mi sono illuso da solo che il mondo mi avrebbe amato di più così, dimenticandomi la verità. Ma io sono un ibrido, il figlio non voluto di un mondo scaltro. Anche volendo crederci, ai sogni di adolescenti bugiardi, in fondo sapevo che erano sogni a breve volo, prima di schiantarmi contro la realtà.
Ma ora che ho ritrovato me stesso, ora che ricordo perché ho sempre ignorato le regole, che non sono e non sarò mai benvoluto per quello che sono, ora, ricordo, che sono un fottuto ballerino. E volteggio mentre vado via.
Piroetto mentre ti sento allontanarti, via da questa sala, lontano dalla mia musica, fuori dalla mia vita. Immaginandoti tornare alla tua vita nel buio, fatta di battute crudeli verso quelli come me, quelli come te, che non potrai mai amare realmente.
Sul tuo volto ormai non c’è nulla che mi attragga più, perché sei vuoto, un vuoto passivo, inutile, non il meraviglioso nulla in cui mi sto perdendo. Quello spazio assolutamente mio in cui esisto, unendomi ai bassi di questa musica che rimbalzano nel mio petto come un secondo cuore.
  
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