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Autore: DonnaBart    31/12/2016    0 recensioni
A Jouette, cittadina alsaziana situata nell'estremo nord della Francia, le temperature sembrano essersi fermate a quelle del Natale.
Lainey vi giunge in vacanza proprio in quel periodo, e due anni dopo non è riuscita ad abbandonarla: adesso co-gestisce il Miracle d'Hiver, un modesto bistrot, con il bizzarro proprietario.
Lainey ha ventitré anni, la tendenza al pragmatismo, e nessun amore in vista.
Almeno, fino a che Gaige Cosgrove, un inglese dall'aspetto solido e seducente, giunge in città per risollevare le sorti dell'unica biblioteca di Jouette...
La loro conoscenza sfocia in amicizia, c'è solo un problema: i sentimenti che Lainey si scopre nutrire per lui sono tutt'altro che amichevoli.
Ce ne sono due, di problemi: Gaige è parecchio fuori dalla sua portata, visto che è decisamente fidanzato.
Tra fraintendimenti, lotterie natalizie che mettono in palio appuntamenti, scomode gelosie e terzi incomodi, Lainey cercherà di conquistare il suo lieto fine, e ci proverà proprio nella notte più attesa dell'anno: la vigilia di Natale.
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Un gancio dritto, secco, preciso. Lainey sussultò, come se un pugile spuntato dal nulla avesse scambiato il bar per un ring, e lei per il suo avversario.
L'aveva stesa.

Anche se, a guardarla dall'esterno, non si sarebbe detto; Lainey non concesse ad alcun muscolo di guizzare sotto lo sguardo inquisitore di Gaige, ma dentro... si sentiva disorientata, non sapeva che dire, l'aveva presa in contropiede. Aveva creduto che... no, lei ne era proprio convinta, che tra i due non ci fosse più niente.

Insomma, Gaige non aveva mai menzionato la ex fidanzata - eccezion fatta per il giorno in cui si erano lasciati - ma da allora era sicura di non averlo più visto crucciato, pensieroso. Dal tenore allegro che aveva caratterizzato la loro amicizia, Lainey aveva avuto la sensazione che Gaige fosse andato avanti; a giudicare dall'espressione sollevata con cui le aveva comunicato la notizia, però, come se avesse finalmente espirato tutta l'aria trattenuta da mesi, le fu evidente di essersi sbagliata.
Lasciarsi, doveva essere stato qualcosa che Gaige Cosgrove non aveva né avrebbe mai programmato; tornare con Tyra, ciò che aveva sempre desiderato.

A conti fatti, quella circostanza non era dipesa da lui: era stata Tyra a proporre una pausa nella loro relazione. Una pausa... perché solo di quello si era trattato, ed ora che la sua ex aveva cambiato idea, il tempo era scaduto, e la pausa era finita.
Per Gaige, probabilmente mai iniziata.

"Allora, è il tuo turno. Cosa volevi dirmi?"

Il silenzio conseguito alla buona nuova venne rotto dalla voce profonda di Gaige. Era strano, quel silenzio. Oscurava persino le luci vivide che avevano sempre tenuto caldo e luminoso quel bistrot; fu solo una sensazione, ma improvvisamente non gli parve emanassero lo stesso calore di sempre.

Lainey ripensò al motivo per cui gli aveva chiesto di passare, a ciò che avrebbe voluto dirgli, quindi intrecciò le parole l'una all'altra, in un nodo indissolubile da spingere nelle profondità remote della sua mente.
Sarebbero tornati insieme.

Lucidando l'interno di una tazza, Lainey sperò di aver spinto abbastanza quell'ammasso di parole, e tutte le emozioni che si trascinava dietro, da farlo disperdere nei meandri delle sue emozioni, fino a scomparire.

"Beh, è... positivo!"
Si costrinse a cinguettare, con un allegria che stonava col ritmo lieve del suo cuore, per regolare poi il tono a temperature asettiche, meccaniche. "Comunque, ti ho chiamato per dirti che la notte di Natale, purtroppo, sarò di turno. E quindi..."

"E quindi, avevamo programmato, Lainey."

La sua reazione fu istantanea.

"Sino a ieri, la questione dei turni era sistemata."

Assolutamente.
E continuava ad esserlo, difatti, al punto che avevano organizzato di trascorrere il Natale insieme; Gaige si trovava a Jouette da circa un anno, e poteva ritenersi perfettamente amalgamato alla comunità cittadina, ma quella non era la sua casa, non c'erano i suoi parenti né gli amici con cui spendere le feste come avrebbe fatto in Inghilterra; dal canto suo, Lainey viveva una situazione analoga ma la fortuna di gestire il Caffè, che avrebbe lasciato le sue porte aperte anche la vigilia del Natale, per i clienti e gli abitanti che avevano deciso di passare insieme alla famiglia Mulain la ricorrenza.

Erano in molti a farlo, e perfino i concittadini che trascorrevano il Natale nella propria casa, finivano presto o tardi per fare un salto al Miracle, a condividere la convivialità natalizia, il vin brûlé e i dolci sfiziosi carichi di zucchero a velo, con gli amici di sempre.

Non era un fatto casuale, aver concordato con il signor Mulain un turno che l'avrebbe tenuta a lavoro tutto il giorno, così da avere libera la serata; l'avrebbe trascorsa ugualmente al locale, ma non da dipendente, bensì da ospite. L'anno precedente - il suo primo a Jouette, si era sentita a suo agio con la famiglia di Mulain e quelle dei cittadini, riunite nella fragorosa tavolata che l'aveva ospitata come se avesse vissuto lì da sempre. Il solo pensare che quest'anno l'avrebbe speso anche con Gaige, le faceva traballare le tazzine fra le mani, perché avrebbe potuto finalmente mettere in atto quanto preparava da settimane: non avesse trovato il coraggio di palesare, in quei giorni, i sentimenti nutriti per lui, ci avrebbe pensato la vigilia del Natale stesso, avvicinandoli abbastanza perché trovasse la determinazione di farsi avanti.

Sarebbe dovuta andare così.
Ma ora, invece, non c'era più spazio per dichiarazioni, intenzioni o desideri: gioia e trepidazione, appena andate in frantumi sotto i suoi occhi, negli occhi di Gaige.

La presenza della sua ex a Jouette significava che lui l'avrebbe portata al locale con sé, annullando le speranze che Lainey aveva riposto in quella serata, dandone vita ad una opposta: quella che Gaige non si presentasse affatto. In fondo non avrebbe trascorso il Natale da solo, se avesse deciso di passarlo nel proprio appartamento piuttosto che al locale, visto che con lui ci sarebbe stata la sua donna.

Quella consapevolezza sfumò in scenari che vedevano la coppia, al tepore della loro casa, contagiati dalla magia del Natale, lasciarsi andare in tenerezze che, se l'avessero trascorso al bistrot, non avrebbero potuto di certo manifestare.

Magari non sarebbe stato così male, ritrovarseli al Miracle...

Non era per niente vero.
Seppur si fosse tenuta occupata a servire le pietanze, prima o poi sarebbe stata costretta a vedere l'uomo a cui stava per aprire il suo cuore, con un'altra persona al suo fianco. A mezzanotte, Gaige avrebbe baciato Tyra, al tavolo, davanti a tutti? O le avrebbe riservato, durante la cena, gli sguardi teneri che Lainey aveva sperimentato su di sé pochi istanti prima, quando Gaige aveva creduto fosse distratta perché influenzata?

Le immagini proiettate dalla sua mente le graffiarono la gola, scombussolandole l'umore. La realtà era che non importava dove Gaige avrebbe trascorso in Natale: il punto era che sarebbe ritornato con la sua ex fidanzata.

"Era tutto risolto, ma avevamo messo in conto che avrei dovuto aiutare, fosse stato necessario. Gestisco questo bistrot, Gaige. Non sarebbe giusto, se fossero i familiari di Mulain ad occuparsi della clientela al posto mio."

Lainey aveva scacciato sul nascere la patina bollente che voleva vestirle gli occhi, mentre Gaige l'ascoltava senza tradire alcuna emozione. Non ribatté nemmeno.
Era fatta.
Quasi. Non poteva semplicemente dargli buca, doveva costringersi a pronunciare le premure tipiche di un rapporto d'amicizia. Amici, come lo erano loro.

"Naturalmente ci saranno molte persone, e si giocherà a carte. Se vorrai comunque unirti..."
A denti stretti, la sua voce di invitante aveva ben poco, e Gaige dovette capire l'antifona, perché la sua replica si fece ermetica.
Ostica.
"Non dovessi avere di meglio da fare, vedrò se passare."

No, rimbombava forte e chiaro la sua risposta.

Gaige non ne comprendeva il motivo - e a quel punto non gli interessava nemmeno, perché era cristallino che Lainey non avesse improvvisamente più voglia di trascorrere il Natale con lui, come concordato. Non aveva mai avuto la necessità di convincere una donna, amica che fosse, e non sarebbe sceso a compromessi con la sua indole quel giorno: se le cose stavano così, no, che non si sarebbe presentato.
"Nero, Lainey."
La durezza del suo timbro le si scontrò contro la pelle, mentre lui abbandonava la tazza dopo un sorso stentato.
"Ti avevo chiesto del caffè nero."
Esternò, seccato per la prima volta dacché Lainey glielo aveva servito zuccherato, nonché dalla prima che aveva messo piede nel suo Caffè.
Non si era mai lamentato, fino ad allora.
Fino al momento in cui Gaige spiaccicò gli spiccioli sul bancone, un cenno di saluto, e marciò lontano, scomparendo in men che non si dica dalla sua vista.

~

Due giorni dopo, gli abitanti di Jouette componevano un'euforica fila che iniziava dalla porta principale del Miracle e finiva al suo bancone, dove il signor Mulain si occupava di distribuire gli ultimi biglietti della lotteria natalizia.
Erano andati letteralmente a ruba.

Creava sempre un gran daffare e tanto chiasso, quell'evento; non era tanto quel che metteva in palio - per lo più si trattava di oggetti comuni, qualche elettrodomestico di dimensioni ridotte e un buon numero di colazioni prepagate per qualche settimana; il merito apparteneva all'atmosfera bonariamente competitiva, alle blande scaramucce su chi si fosse aggiudicato premi vantaggiosi più di altri, era l'allegria condivisa a suon di bevute, a rendere la lotteria annuale un evento iper atteso dai veterani dell'imbiancata cittadina, almeno quanto lo erano i suoi mercatini natalizi per i turisti, che ora gironzolavano in massa per le sue stradine.

Quando l'ultimo dei biglietti si esaurì, Lainey si mostrava preoccupata.

Circa un mese prima, il suo co-gestore le aveva chiesto un favore, mentre lei era intenta a chiacchierare con Gaige e la signora Polette, dopo aver servito loro un pezzo di cheescake.

Più che di una richiesta, si trattava di un'autentica assurdità, come, mettere in palio un appuntamento con lei. Notato l'evidente sgomento della ragazza, Mulain l'aveva immediatamente rassicurata sul fatto che quella era solo la dicitura - alquanto farcita - riportata sul biglietto. Tecnica di marketing, l'aveva definita, spiegandole che in realtà si trattava solo di un'ora che il vincitore avrebbe trascorso con lei nello stesso bistrot, ad un tavolino selezionato da lui personalmente - il più vicino alla cassa - affinché tutto avesse luogo sotto la sua vigile e severa attenzione.

Conoscendo la natura dei concittadini, entrambi sapevano che, in linea di massima, Lainey avrebbe potuto dormire sonni tranquilli, inoltre Mulain aveva approntato un eventuale premio di riserva, qualora l'uscita fosse stata vinta da un turista, nonché perfetto sconosciuto.

"Aumentare gli introiti, sì, ma con tutte le precauzioni del caso!"
Aveva esclamato l'uomo, per ragguagliarla sul grado di sicurezza della faccenda. E, non che Lainey si ritenesse talmente importante, ma se anche le avessero procurato un body guard, avrebbe comunque rifiutato quella bizzarra richiesta d'aiuto.

"Gli affari sono affari, Lainey."
Aveva richiamato la loro attenzione Gaige, che oltre il bancone aveva involontariamente ascoltato la conversazione.
"Compro un biglietto."
Aggiunse, ancor prima che Lainey comunicasse loro la sua scelta.

Lanciandogli un'occhiata vispa, le labbra le si allargarono in un sorriso scaltro e vivace, prontamente ricambiato da quello dell'amico. E una lampadina le si accese per la testa, rischiarandole le idee: se avesse accettato, ci sarebbe stata la probabilità che Gaige vincesse l'appuntamento con lei.

Okay, era il caso di dire che sarebbe stata lei a vincere un appuntamento con lui... comunque, tutto ciò era avvenuto prima che il loro rapporto si raffreddasse come nell'ultimo giorno a quella parte: Gaige era passato dal locale la sera prima, come di consueto per lavorare al computer, e avevano scambiato poche battute, tenendosi sul civile quanto forzato.
Lainey aveva mantenuto le distanze, lui gli occhi incollati al pc; lei si era tenuta occupata tutta la sera, lui aveva alzato i tacchi all'orario abitudinario, senza perdere tempo in convenevoli perché troppo impegnato al telefono.

Inevitabilmente, si era domandata se parlasse proprio con Tyra, ed il dubbio le aveva causato una fiammata di gelosia. Si interrogò anche se fossero tornati già insieme, e quanto tempo sarebbe passato prima che la portasse lì, al locale, con lui.
Dubbi dei quali non desiderava realmente conoscere risposta.

Stava di fatto che non sarebbe accaduto quella sera, visto che Gaige era appena entrato nel Miracle, con andatura spedita verso il bancone. Verso di lei.

"Ehi. Una tazza del tuo pancake, non sarebbe una cattiva idea."
Un sorrisetto provocatorio accompagnò l'ordinazione, facendogli guadagnare un'occhiataccia per il solito appellativo rifilato alla sua mug cake.

Ricambiato il saluto con un altrettanto magro "Ehi", Lainey appurò che Gaige non mostrava la minima traccia di cruccio, men che meno interesse per la piega gelida che stava prendendo il loro rapporto; la cosa non avrebbe dovuto infastidirla - o magari dispiacerle - così tanto.

"Pare che qualcuno abbia trovato dell'oro."
Gaige indicò la folla con un'alzata del capo.

"In effetti, è così che potrebbe definirsi un'uscita con me. Grazie."
Ribattendo ironica - al limite del sarcastico, gli servì la fetta di pancake che Gaige studiò accigliato.
Non era ciò che aveva richiesto. Almeno, non realmente. E in un attimo, un sorriso furbo gli solcò il volto: stavolta, Lainey gliel'aveva fatta pagare.

"D'abord, prendiamo tutti posto. Vite, vite! È tempo di lotteria, per Jouette!"
La voce grossa Mulain squillò grave al microfono, aggrottando ulteriormente i tratti di Gaige. Lainey intuì che non aveva la minima di idea di ciò che stava per svolgersi all'interno del suo Caffè, probabilmente non ricordava del giorno in cui il suo co-gestore le aveva parlato della lotteria: il che significava che per lui, un'uscita con Lainey non aveva nulla di eccezionale, niente che meritasse di essere tenuto a mente.
E non poteva nemmeno fargliene colpa, loro erano amici, semplici amici, ed era normale che Gaige non lo ritenesse l'evento del secolo.

Nel frattempo, Alec - coetaneo di Lainey, in compagnia della sua ragazza, si approssimò al bancone per ordinare una birra, dando l'opportunità a Gaige di carpire le parole chiave della loro conversazione, svelandogli la ragione di tanto clamore presso il Miracle d'Hiver. Pagata la sua porzione di pancake, decise, così, di prendere posto ad un tavolino per assistere all'estrazione; non aveva con sé il biglietto, ma ricordava di avere il numero ventiquattro, e lo ricordava perché era la data in cui era giunto un anno prima a Jouette, proprio la vigilia di Natale.

"Mesdames et Messieurs, l'innovativa - poi mica tanto - stufa alogena, quattro potenze e dispositivo di sicurezza ad auto spegnimento, finirà tra le mani del fortunato numero... 28!"

A inaugurare la lotteria, la signora Boisseux, una donna di mezza età che qualche istante dopo il ritiro del suo premio, quando i partecipanti indirizzarono nuovamente la trepidante attenzione a Mulain ed al prossimo premio in estrazione, Lainey scorse donarlo all'ottuagenaria Endrique, che ne avrebbe beneficiato quanto, forse più, di lei.

La cosa andò avanti per un po'; il paese stava conquistando frullatori ad immersione di ultima generazione, colazioni prepagate, un set di make-up francese - (vinto dall'imbronciatissimo signor Roupert) -, fino ad arrivare ai soli tre biglietti non ancora premiati.

Compreso quello di Gaige.

Il cuore prese a palpitarle talmente agitato che le sarebbe guizzato in gola da un momento all'altro: non solo Gaige era ancora parte attiva dei giochi, ma lo era anche l'appuntamento con lei!

La possibilità che fosse proprio lui a vincere l'uscita, innescò un uragano di sentimenti contrastanti: una parte di sé avrebbe sempre desiderato che fosse Gaige ad aggiudicarselo, nessun altro. Ma adesso che Tyra era tornata, tutto era cambiato, ed una parte di lei - una massiccia parte di lei, non era più sicura di volere del tempo con lui: sarebbe stato come avere il proprio dolce preferito tra le mani, inalare il suo profumo e pregustarne il sapore, tuttavia senza poterlo nemmeno avvicinare alle proprie labbra.

"E ora, siamo giunti al momento dei momenti, crème de la crème della serata, amici miei! L'unico e solo appuntamento con la nostra splendida, quanto intelligente - è anche cintura gialla di karate, per i più giacobini fra voi - Lainey, è aggiudicato dal numero..."

La signora Lepont, unica sopravvissuta fra i due non ancora sorteggiati, sembrava piuttosto partecipativa. Lainey viveva a Jouette da abbastanza, per poter affermare di conoscere i suoi polli, pertanto c'erano due alternative: o la signora Lepont era molto contenta di condividere un appuntamento con lei, oppure lo era di scambiarlo con quella che sarebbe stata la vincita di Adrien, il ragazzo che era rimasto a gareggiare con Gaige, assicurandosi di ottenere un premio che l'avrebbe soddisfatta.

"...Le numéro 57 !"

"La vie me sourit! "
Un urlo richiamò a sé mezza Jouette.

L'esclamazione esultante venne strimpellata dalla persona che, sollevandosi di scatto dalla sedia, aveva finito per riversarla all'indietro, fiondando a braccia tese verso l'alto la mano che stringeva il numero appena chiamato, quasi fosse un trofeo a lungo aspettato.
Adrien, il ragazzo che stava dimostrando tutta la sua felicità per il premio accaparrato, era quello con cui Lainey avrebbe dovuto trascorrere un appuntamento. E, in realtà, Lainey si era accorta che Adrien cercava di dimostrarglielo da parecchi mesi a quella parte, ma suo malgrado, era sicura di non potergli dimostrare lo stesso.

Il ragazzo si avviò a passi convulsi verso di lei, sembrava sul punto di fiondarsi sul suo corpo per sollevarla dal terreno e farla giravoltare tra le sue braccia.

Lainey mosse un indietro istintivamente dinnanzi alla sua foga, fortunatamente il ragazzo mantenne un certo contegno, limitandosi ad investirla con genuina esaltazione fatta di frasi e schiamazzi gioiosi, misti alle pacche che i suoi amici gli rifilavano sulle spalle, spintonandolo sempre più verso di lei. Ma Lainey non riusciva ad ascoltarlo, a vederlo, perché la sua mente, i suoi occhi cercavano disperatamente Gaige nel caos della sala, come se il suo sguardo lucido avesse potuto...
Cosa?
Convincerlo a raggiungerla? Magari a strapparla dalle attenzioni di Adrien, e da qualsiasi altro appuntamento non fosse con lui?

La malinconia le ammorbidì i tratti del volto fino a convogliarli verso il basso; forse, certi desideri erano destinati a rimanere dei sogni. Bellissimi, irrealizzabili, sogni. Eppure, mentre il suo sguardo rinunciava alla ricerca dell'unica persona con cui Lainey aveva desiderato di stare, una scintilla sfrigolò nell'aria quando la traiettoria confluì i loro sguardi in uno solo.

Il signor Mulain gli stava di fianco, intento ad assegnargli un premio.
Gaige era fermo, stringeva il suo premio fra le mani, guadagnandosi le congratulazioni delle signore che gli passavano di fianco, senza ricambiare nessuna di loro.
Lainey si costrinse ad offrire un fugace sorriso ad Adrien, che era lì, di fronte a lei, da quelli che avrebbero potuto essere minuti come ore, senza scostarsi dal suo campo visivo di un solo millimetro, inondandola con la sua gioia, prima ritornare a Gaige.

Gaige... che le aveva già voltato le spalle, per incamminarsi verso l'uscita, senza nemmeno degnarla del cenno di un saluto a distanza.

Come poteva, l'arrivo della sua fidanzata, aver scombussolato a tal punto il loro rapporto, radendo al suolo un'amicizia che durava da mesi, persino i suoi modi di fare sempre attenti e gentili nei suoi confronti, tutto nel giro di pochi giorni?

Le giornate di Lainey si caratterizzavano del costante contatto con la gente, ma quella sera aveva bisogno di un'eccezione.
Voleva chiudere prima, aveva bisogno di rintanarsi nel suo appartamento, al caldo del suo pigiama, concedendo esclusivamente ad una cioccolata calda ed una maratona di serie tv su Netflix, di popolarle la vista e i pensieri.
E così fece; dopo aver riordinato, spense le luci, infilò le maniche del suo cappotto in panno rosso, e si avviò all'uscita del locale.
Mentre chiudeva le porte del suo Caffè, ciò che faceva capolino dalla pattumiera attirò la sua attenzione, ed i suoi passi, fino a ritrovarsi di fronte ad una centrifuga per verdure e frutta, nuova di zecca.

Il premio di Gaige.

~

Il giorno dopo Lainey stava lustrando il bancone.

Più lustrava, meno riusciva a toglierselo dalla mente, lo sguardo profondo che si erano scambiati mentre Adrien le stava di fronte. Le parole con cui le aveva comunicato il ritorno della sua ex fidanzata. Il bacio.
Il loro bacio.

Avrebbe dovuto dimenticarlo.

Non era significato niente. La loro amicizia non ne aveva subito la minima ripercussione, lo sviluppo del loro rapporto ne era stata la dimostrazione; si era trattato di nient'altro che un escamotage, pura finzione utilizzata a fin di bene, senza significati né sentimenti nascosti. Ma Lainey non sapeva rimuovere il sapore delle sue labbra, il modo in cui le sue mani erano aderite alla sua vita, lo slancio di passione in cui lei, di finto e inscenato, ci aveva relegato ben poco. Era avvenuto qualche mese indietro, molto prima che diventassero amici, eppure le sensazioni che le suscitava il solo ricordo erano vivide, come fosse appena accaduto.

...Approfittando di una festa locale, che sembrava tenere sveglia l'anima della cittadina oltre le porte del locale, Gaige si era trattenuto a lavorare presso il
Miracle fino a tardi, godendo della quiete, per concentrarsi sul business plan che gli spettava esaminare e riorganizzare, per risanare l'imminente crollo della libreria.

Lainey gli aveva portato una tazza di cappuccino fumante, poco più tardi un dolce, e un paio d'ore dopo aveva insistito perché assaggiasse la speciale birra di Jouette, prodotta esclusivamente in quel periodo, tra le più buone dello stato: beneficiando delle tecniche dei vicini tedeschi, custodiva un sapore delicato, privo delle note amare tipiche della bevanda, ma l'alcol, anche se stemperato dalle note lievi del grano, c'era eccome.

E Jerome Lacroix, imprenditore che abitava in una cittadina limitrofa, investitore della parata annuale di Jouette, si stava occupando di darne prova, flirtando con lei in un modo che i telecronisti calcistici avrebbero a dir poco definito pressing.

Jerome aveva una quindicina d'anni in più di Lainey, ma giocava le sue carte con lei ogni qualvolta metteva piede in città; per lo più, il tenore dei suo approcci si teneva sullo smargiasso, senza mai oltrepassare i limiti - anche se la definizione di limiti risultava un concetto opinabile, visto che Lainey era costretta ad evitare lo sguardo grondante di malizia che l'uomo riservava al suo corpo ogni volta che la vedeva, mettendola a disagio come pochi riuscivano.

Probabilmente dovevano essere i gradi di alcol in più del solito, quella sera, a renderlo particolarmente sgradevole; nulla che Lainey non sapesse gestire, ne era convinta, ma l'insistenza di Jerome nel volere ballare con lei, nel locale ormai desolato, data l'ora, sommata alla sua brama di stabilire un contatto intimo con la sua pelle, con i suoi capelli, ed il suo collo, stavano per mandarla su tutte le furie. Se non l'avesse piantata nel giro di pochi istanti, Lainey l'avrebbe rimesso al suo posto, e non ci sarebbe stato nulla di comprensivo nel modo in cui l'avrebbe fatto.

"Andiamo... che sarà mai, ti sto chiedendo solo un ballo."
Jerome, con più forza di quanta ne possedesse lei nel liberarsi dal suo abbraccio, aveva avviato un percorso lascivo che le scivolava lungo i fianchi, soffermandosi sul retro delle cosce, nella loro parte più alta.

"Ti ho detto di smetterla, stronzo!"

Imprecò improvvisamente acuta, in quella presa, salda non abbastanza da evitargli una ginocchiata nel punto in cui gli si erano maggiormente accumulate le fantasie.

"Si può sapere che problemi ci sono?"

Jerome l'aveva lasciata andare da pochi secondi, piegato in due su stesso, ma alla stentoreità della una voce aveva squarciato l'atmosfera silenziosa del Caffè, come un temporale alle sue spalle, cercò furbamente di rimettersi in piedi, preservando l'impressione che non stesse accadendo nulla che non andasse.

"Nessuno, Gaige."

Vibrò Lainey, in un mix di rabbia, coraggio, e spavento. "Jerome stava per andarsene. Non è vero, Jerome?"

Lui non la considerò, per scoccare un sguardo di sfida all'uomo che la stava affiancando, circondandole la vita con decisione, come se gli spettasse farlo. Lo stesso, che lo stava tramortendo con una minaccia affatto velata nelle iridi.

Gaige pressò Lainey contro il suo petto, non per confortarla, ma con l'impeto di un amante che, appena rincasato, abbraccia la sua donna in saluto. Lainey intuì le intenzioni dell'amico, captò il significato dell'occhiata di fuoco che le indirizzò, quindi stette al gioco, ricambiando la presa attorno al suo bacino, come fosse la cosa più naturale al mondo. Lo assecondò, certo... ma non si sarebbe aspettata lo scatto con cui le aveva improvvisamente reclinato il capo e catturato le labbra, facendole sue, completamente sue, come se lo fossero da sempre. Come se lo fossero davvero.

Jerome chinò appena la testa da un lato, stringendo gli occhi. Passati pochi istanti, sollevò le mani in segno di resa.

"Certamente, cara. Alla prossima . "
Ricusò, con un ghigno sbilenco, voltandosi per andarsene.
Ma non accadde.
Perché le mani di Gaige lo avevano già rivoltato sul posto, strattonandolo per il colletto della t-shirt con una forza che gli impallidì le nocche delle mani, gonfiandogli le vene delle braccia.

"Sarà meglio che ti riferisca alla volta in cui mi chiederai di portare le tue scuse alla mia fidanzata, per non rimettere più piede qui dentro. O la prossima di cui parli, non sarà così piacevole."

Un pugno sbilanciò indietro Jerome, facendogli perdere l'equilibrio. Lainey credette che Gaige si fosse reso conto di avere esagerato quando lo riportò in piedi, riafferrandolo per il colletto prima che cadesse, ma dovette ricredersi quando l'osservò trascinarlo verso l'uscita, al di fuori della quale l'uomo atterrò con una picchiata ben più dolorosa di quella che gli avrebbe procurato il cazzotto.

La sera successiva, Gaige le portò le scuse di Lacroix che, se dopo quella volta si ripresentò a Jouette, si tenne ben distante dal bistrot.
Al contrario di Gaige, che da quell'occasione prese a frequentarlo stanzialmente tutti i giorni, abbandonando definitivamente il giro a rotazione che lo portata in altri ristoranti e bar della città.

Fu così che nacque la loro amicizia, un rapporto che, di giorno in giorno, acquisì solidità e complicità: con un bacio.


Ciao!

Et voilà il capitolo, appena rifinito. Nonostante fosse pronto - come del resto tutti gli altri, la revisione mi ha impegnata, tipo, per ore.

E sono sicura che è ancora presente qualche super errore, svista o ripetizione, il che è irritante.

Intanto, vi ricordo che sul mio profilo Instagram potrete trovare foto personali e non, novità riguardo le mie storie, e anteprime! Mi trovate come: @donnabart_ Se vi va, fatemi sapere se vi è piaciuto, e non esitate a segnalarmi tutto ciò che non va.

Baci!

   
 
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