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Autore: Master Chopper    31/12/2016    3 recensioni
Xian, divenuta folle per la rabbia, sfida Tengoku per decretare chi sarà degno del titolo di Boss dei Vongola. Vengono decisi degli scontri, ma a quanto pare, tra un rifiuto di Tsunayoshi e un'affermazione da parte di Xanxus, non si riesce ancora a capire la reale motivazione dei Bravi.
Perché mirare alle sconfitta di Ten, anche se consapevoli che non otterranno mai il titolo di Boss e Guardiani?
Cosa si nasconde dietro il silenzio dei Boss e le cicatrici della Figlia dell'Ira?
- STORY OF A FAMILY: SAGA DEI SETTE PECCATI CAPITALI -
E' obbligatoria la lettura di '[SoF] Saga della Nascita' per la comprensione delle vicende e degli avvenimenti trattati.
Genere: Azione, Introspettivo, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Reborn, Sorpresa, Tsunayoshi Sawada, Xanxus
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Stories of a Family [SoF]'
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A cura di nekomata04


 

Target Number 13: Il sorriso della morte sotto la pelle.



Una stanza buia e silenziosa, dove l’aria era pesante, rappresentava l’unica immagine della speranza rimasta.

 

Perché proprio era in quella sala, caratterizzata da un lungo tavolo al di sotto di tre lampadari, che numerosi uomini e donne da ogni parte del mondo combattevano la paura.

Il timore dell’ignoto, l’angoscia di ciò che sarebbe potuto accadere, e il presagio di una sventura imminente.

 

Quelle persone erano Boss, tutte riunite sotto lo stemma intagliato sul lungo tavolo: il simbolo della Famiglia Vongola.

Un nome tanto importante da suscitare rispetto, ammirazione o timore in chiunque lo sentisse, ma che adesso, rappresentava solo un qualcosa in lento decadimento.

 

Tsunayoshi Sawada, trentacinquenne, sedeva dando le spalle al dipinto ad olio di Giotto, Primo Vongola e fondatore della stessa Famiglia.

Alla sua sinistra, una donna dai capelli castani, alla sua destra, un uomo dai capelli grigi e in giacca rossa.

 

Il Decimo Vongola fissava ormai da interminabili minuti la schiera di capofamiglia, politici, uomini di chiesa e letterati seduti a quel tavolo.

Forse non capiva più per cosa ne avesse bisogno.

 

“ Io …”

Nel silenzio più profondo, una voce femminile echeggiò, facendo sollevare d’improvviso numerosi sguardi.

 

Persino Tsunayoshi sembrava meravigliato, soprattutto perché la donna ad aver parlato era seduta al suo fianco, ossia sua moglie Kyoko Sasagawa.

La riunione andava avanti da ore, e lei, come spesso faceva, non si era espressa su nessuna questione.

Nessuno faceva mai domande alla moglie del Boss, forse per via della classica tradizione che vigeva per gli uomini più bigotti.

Chiaramente, nonostante la rispettassero solo in quanto moglie del Boss dei Vongola, la sottovalutavano a prescindere da quanto sapessero sul suo conto. Ma Kyoko Sasagawa era una donna decisamente intelligente, che aveva dedicato la sua vita agli studi prima di sposarsi felicemente ed accettare questo ruolo.

 

“ Io penso che questa violenza che stiamo subendo tutti noi, viene resa molto meno brutale per via di come la stiamo osservando.”

Nessuno comprese inizialmente le sue parole, forse per ché storditi dal silenzio, o anzi da quella sua voce delicata, che però parlava in maniera sicura.

 

“ Non è più solo una questione di territori, e noi oltre che ad essere parte di una Famiglia… siamo una famiglia, inteso come un’insieme di persone legate da sentimenti, oltre che dal sangue.”

La sua voce tremò leggermente.

“ A morire sono delle persone. Esseri umani. Cuori che un tempo battevano, braccia che abbracciavano i loro cari, volti che sorridevano quando provavano gioia…

Ci sono madri che non possono più riabbracciare i loro figli, quanto bambini che non potranno più vedere i loro genitori. Noi non siamo macchine da guerra, siamo passioni, amore, onestà …”

 

“ Mio figlio adesso è lontano dalle nostre protezioni… è lontano anche dai suoi genitori, è vero, ma sono sicura che non è affatto abbandonato da persone che gli vogliono bene.”

La sua mano candida andò a sfiorare quella del marito, che in quel momento aveva lo sguardo perso nel vuoto, immobile mentre ascoltava il suo discorso.

 

“ Come molti sanno, lui si è reso responsabile di impedire a Xian l’ottenimento del titolo di futuro Boss dei Vongola. E come invece tutti conosciamo, la squadra dei Varia ha disertato pochi giorni fa, dichiarandosi sostenitrice degli ideali della ragazza.
Ebbene, a me non interessa sapere quanti di voi pensano che mio figlio e dei ragazzi non siano adatti a combattere contro questa minaccia, oppure di chi preferirebbe arrendersi… io voglio solo dirvi che questo odio e quest’ira provocano in me tanta tristezza.”

 

Numerose gole deglutirono a vuoto, sentendosi colpite dalle parole umane di Kyoko.

“ Non è di certo un capriccio quello di Xian, ma anzi… questa sua innaturale rabbia è senza dubbio manipolata da qualcuno, che la usa come un semplice giocattolo per far rivoltare la nostra Famiglia.

Conosco Xian da quando era una bambina, e posso dire di averla cresciuta con lo stesso amore che dedicavo a mio figlio. Non vedo negli occhi di quella ragazza, la stessa timidezza e gentilezza che brillavano in quelli della bambina che tanto amava il mondo.”

 

Tsuna ebbe un impercettibile sussulto.

Strinse forte il pugno, alla vista di un ricordo che aveva rimosso.

Una bambina dai lunghi capelli neri, che giocava insieme a Tengoku, a Veronica e a Simon, nell’ampio giardino della sua Magione.

 

Quelle immagini gli procurarono una dolorosa fitta al cuore.

 

“ Ma come donna, e come madre… mi rivolgo a tutti i genitori che stanno vedendo i loro figli strappati da questa sottospecie di guerra. Ipnotizzati da queste ideologie, che promettono un futuro alle nuove Generazioni… un futuro basato sulla distruzione delle loro famiglie, e su tutto quello che noi gli abbiamo dato. Oppure anche per chi, come mio figlio, è sulla strada per affrontare questo pericolo, inseguendo una speranza che non sanno per certo di poter ottenere …”

 

Ryohei, il decimo Guardiano del Sole, strinse forte la mano a suo figlio Polluce, in lacrime al suo fianco.

Anche Lambo, Guardiano del Fulmine, fece lo stesso con sua la sua piccola figlia San-Pin. Le loro rispettive mogli, Hana Kurokawa e I-Pin, annuirono silenziosamente con uno sguardo determinato.

Essendo amiche di Kyoko, comprendevano da sempre al volo tutto quello che lei diceva, ma anche come madri, la situazione descritta non poteva non smuoverle dei pensieri.

 

“ Dino, Enma… è per questo che vi chiedo di dirmi dove si trovano Simon e Veronica.”

Improvvisamente, come se fosse risorto dalla sua tomba, Tsunayoshi parlò con voce grave… ma incredibilmente flessibile.

“ E soprattutto dove si trovano Tengoku e i suoi amici.”

Stava davvero chiedendo un favore ai suoi più cari amici, che lo avevano accompagnato e reso quello che era adesso. Non era un Boss.

Era un padre.

 

Dino Cavallone, sospirò profondamente, con un’espressione seria in volto, mentre Enma Kozato si limitò a corrugare la fronte a braccia conserte.

Infine, entrambi senza nemmeno essersi accordati reciprocamente, diedero segno di essersi arresi alla richiesta di Tsuna.

Il Decimo sorrise debolmente, con una lacrima in bilico sulla palpebra, che avrebbe dovuto trattenere, almeno in quell’ambito.

 

Ma una persona in particolare non prestò attenzione alle parole dette in seguito.

Quell’uomo era Mukuro Rokudo, seduto tra sua moglie Chrome, Decima Guardiana della Nebbia, e il posto vuoto lasciato dopo la morte di Hibari Kyoya.

 

Il killer dai capelli blu era assorto nei suoi pensieri, dopo un attimo di sconvolgimento per via della parole pronunciate da Kyoko.

Non avrebbe mai scommesso che le parole di una donna qualsiasi potessero fargli quell’effetto.

 

Ma in fin dei conti, il suo ragionamento girava attorno ad una sola certezza.

Lui era sempre  stato un personaggio negativo rispetto a Tsunayoshi. Eppure, dopo dieci anni ancora si ritrovava nei suoi paraggi, perlopiù senza ostacolarlo.

Aveva iniziato a sentirsi inutile, perché a modo suo sapeva quanto sarebbe stato stupido e per nulla appagante rovinare Tsunayoshi una volta ottenuto il titolo di Boss.

Sarebbe diventato solo molto più casuale e scontato, di quanto già non lo fosse in adolescenza.

 

Così si era limitato a continuare la sua parte di antagonista, almeno per quanto riguardava la tranquillità della vita nella Magione, e si era sposato con Chrome.

 

E adesso il problema era diventato quello, non il suo matrimonio, bensì il frutto dell’unione: suo figlio Doku.

 

Un figlio che, ad appena undici anni era scappato di casa. Contemporaneamente alla scomparsa di Devon, in vacanza sugli Appennini, e alla disfatta della Famiglia Plaza da parte dei Bravi.

 

L’uomo si lasciò scappare un ghigno nervoso, carico di stupore. Abbassò la testa quasi fin sotto il tavolo, per poi prendersi il volto tra le mani.

 

Chrome Dokuro si voltò verso il marito, ma prima che potesse domandargli qualcosa, lo sentì bisbigliare.

“ Vuoi forse diventare un antagonista migliore di tuo padre? Kfufufufu …”

 

 

 

 

Italia, Napoli.

 

In uno dei più rinomati ristoranti del Vomero, turisti ed italiani, stavano consumando un raffinato pasto, accompagnati dalla musica di un pianista che suonava al centro sala.

 

Sotto le note di una musica da camera, una donna stava consumando, seduta da sola, un piatto di salmone e funghi porcini.

Non poteva avere più di quarant’anni, aveva dei lunghi capelli biondi, che risaltavano sulla sua pelle abbronzata. Indossava un decolté color platino, con delle maniche lunghe fino al gomito, mentre le spalle erano lasciate scoperte.

 

Improvvisamente un suono metallico si udì vicino a lei, ma la donna non si mosse minimamente.

Un uomo, con aria decisamente imbarazzata per l’accaduto, si avvicinò scusandosi.

Sorridendo nervosamente, si abbassò per raccogliere la forchetta caduta dal tavolo avanti, dove era seduto lui. Così facendo arrivò molto vicino alle gambe della donna.

 

“ Ehi …” con uno scatto fulmineo i loro sguardi si incrociarono.

 

“ Razza di pervertito maleducato! Come osi ?!” ma i due non fecero in tempo a proferir parola, perché un grosso cameriere dalle spalle larghe afferrò per il bavero della camicia l’uomo chinato.

Senza più dedicargli nemmeno un’occhiata, rivolse un sorriso dispiaciuto alla cliente.

 

“ Mi perdoni per la rozzezza, signora. Questo bifolco voleva forse spiarla …”

Ma quando i suoi occhi incrociarono il volto di lei, poté notare un’espressione di tensione e rabbia.

 

Non riuscì a reagire, né a parlare per una terza volta.

 

Lentamente si lasciò cadere sulle ginocchia, per poi distendersi a terra nel totale silenzio.

La musica cessò.

Tra mormorii confusi, sempre più clienti iniziarono ad accasciarsi sul pavimento marmoreo, a volte trascinando con loro anche posate, piatti e tovaglie.

 

Dopo una manciata di secondi, erano rimasti svegli solo la donna bionda e l’uomo, che si rialzò.

“ Sei un maledetto.” Ringhiò la donna, portandosi una mano sulla testa.

Così facendo, si tolse quella parrucca bionda che indossava, rivelando una lunga chioma color viola, di capelli lisci.

 

“ Mi conoscevi già, a quanto pare. Giusto, Bianchi ?”

Anche l’uomo si portò una mano al viso, questa volta però andandosi a rimuovere parte della faccia, che risultò quindi essere una maschera di gomma.

Ora, la parte superiore della sua testa, dal naso in su, era quella di un uomo dai capelli rosso porpora molto corti, con un naso aquilino e diverse macchie nere sulla pelle.

 

“ Come non conoscere Virus, uno degli assassini chiamati Quattro Cavalieri dell’Apocalisse. Un ex-farmacista greco con la passione per i veleni utilizzati nella Germania nazista.”

Bianchi era in tutto e per tutto adirata, la presenza e la fama di quell’uomo sembrava metterla davvero in allerta.

 

“ Ma a quanto pare sei resistente al mio gas.” Sogghignando con il sorriso della maschera, Virus, il Cavaliere della Pestilenza rimase immobile.

Da quella situazione Bianchi capì che, come le dicevano le voci, lui non fosse per niente portato nel combattimento corpo a corpo. Era il più efficace negli assassini misteriosi, tra tutti i Cavalieri.

 

“ Un’esperta di veleni come me non può farsi battere dal primo che capita.”

 

“ Non mi vanterei così tanto di fronte ad un professionista di veleni e trappole come me.”

L’uomo sorrise nuovamente, facendo brillare gli occhi scuri.

“ La mia invenzione è assolutamente imbattibile. Le narici della mia maschera di gomma trasformano l’anidride carbonica  che espiro in un gas di mia invenzione, dagli effetti narcotizzanti.”

 

Mentre il killer parlava, notò un movimento sospetto della donna, ma non reagì con spavento.

Anzi, ne sembrò divertito.

“ Puoi provare ad usare anche la tua inutile Poison Coocking, se vuoi! Tra una manciata di secondi, il gas che state inspirando adesso, invertirà il processo metano-monoossigenasi del ferro contenuto nel sangue. In poche parole, vi ritroverete tu, e tutti quanti in questa sala, con un sangue contaminato da cui non potrete liberarvene !”

Infine, Virus si scatenò in una folle risata, inarcando la sua schiena all’indietro.

“ E sai qual è il bello? Che hai perso un sacco di tempo per sentirmi parlare, e quindi ti ritrovi con i secondi contati! Bwahahahahaha !!”

 

“ Che scadenza …”

“ Cos- ?!”

 

Troppo tardi Virus si accorse che il volto di Bianchi trasmetteva in realtà un sorriso beffardo, e non una smorfia di rabbia e preoccupazione.

“ Ti dichiari davvero un esperto? E cosa mi dici della tartare de boeuf che hai mangiato poco fa ?”

“ Eh? Come facevi a-”

 

Il tempo parve fermarsi.

La stanza si era improvvisamente trasformata nell’occhio di un ciclone.

La calma, ma allo stesso tempo il freddo e la forza del vento.

 

Fu troppo tardi quando Virus comprese di essere l’unico a provare quelle sensazioni.

 

Provò ad emanare un altro respiro, l’ultimo della sua vita, ma la sua lingua e la sua faringe si riempirono di sangue. Così cadde a terra, morendo.

 

Avendo smesso di respirare, il gas prodotto dalla maschera smise di circolare, e rapidamente salì verso il cielo, passando dalle numerose finestre aperte nel ristorante.

 

“ Sarai anche bravo a preparare veleni …” mormorò Bianchi, andando a tastare i polsi di alcuni clienti, accertandosi che fossero ancora vivi.

“ Ma forse nei travestimenti avresti dovuto impegnarti di più: ormai sapevo da giorni che mi stavi seguendo. E’ stato facile per me entrare in cucina e manomettere con del veleno la tua portata.”

 

L’assassina infine si diresse verso la porta, ma non prima di strapparsi con determinazione la spallina del suo decolté, rivelando sulla spalla sinistra un tatuaggio raffigurante uno scorpione con un cuore al posto del pungiglione.

“ Non ti sei neanche accorto, che forse ero io quella a voler perdere tempo per far circolare il veleno !”

 

E silenziosamente uscì, consapevole che ben presto tutti i clienti, tranne uno, si sarebbero risvegliati.

 

Il sole e il vociare nelle strade la colpirono, trasmettendole subito il calore, dopo quella battaglia tanto pericolosa.

La donna abbassò la testa, con aria colpevole, per poi accarezzarsi un braccio.

 

- Sono ormai cinque giorni che ti cerco per tutto il Sud Italia, dove ti avevano avvistato… ma tu, dove sei ?-

 

Emettendo un sospiro tremolante, si asciugò un occhio da una lacrima che stava per uscire.

E così, riprese la sua strada, continuando a camminare. Niente l’avrebbe fermata.

 

 

La nostra visuale si sposta a circa 350 metri di distanza, nella stanza di un’azienda.

 

Il balcone era non troppo grande, infatti apparteneva ad un piccolo ufficio.

 

Sdraiato a pancia in giù per terra, c’era un ragazzo con in mano un fucile da precisione anti-materiale.

La canna dell’arma sporgeva da sotto la ringhiera più bassa del balcone, poco sotto un tappeto appoggiato su quella più alta. In questo modo l’arma risultava invisibile da chiunque guardasse quel palazzo dalla strada.

 

Il ragazzo però, non sembrava molto sicuro, nonostante la perfezione che aveva quel suo posizionamento. Era da tempo che ormai non riusciva più neanche a guardare nel mirino.

 

Una goccia di sudore scivolò dal suo ciuffo nero, posandosi per qualche istante sulla punta tinta di viola, per poi cadere un ticchettio sul suolo.

 

Nel mirino ora c’era una donna. Sua madre.

 

Devon stava per vomitare, provava una sensazione così forte e dolorosa che probabilmente mai aveva sofferto prima.

Nemmeno quando aveva concepito di non avere più un padre, e di essere rimasto con una madre abbandonata dal compagno…

La stessa madre che adesso puntava con l’arma.

La stessa madre che lo aveva amato e cresciuto.

 

E lui, soltanto dopo aver sentito un ordine, si era ritrovato lì.

Pensava di essere pronto a tutto. Pensava di poter diventare davvero un assassino senza dubbi e timori.

 

Ma che senso aveva adesso la sua vita, se la poteva distruggere semplicemente premendo un grilletto?

Un ordine da Sebastian valeva quanto la vita di sua madre? La Nascita dell’angelo figlio del demoni… l’Utopia Mai Narrata…

 

Ripensò a Taylor… e si sentì debole.

Quella ragazza lo stava convincendo di essere la persona più gentile del mondo, di essere tenero, di avere un cuore d’oro.

Quindi si sentiva debole, mentre fingeva di non essere tutte quelle cose.

 

“ Sta per sparire, Scolopendra.”

La voce di un bambino lo fece riprendere dai suoi pensieri, e la vista gli tornò.

 

Doku Rokudo Dokuro, in piedi al suo fianco, stava osservando la strada con uno sguardo freddo. Ma un sorriso tagliente era comunque presente sulla sua faccia pallida.

“ Stai forse pensando di non potercela fare ?”

 

Ogni sua parola, come al solito, era una coltellata nel cuore di Devon. Il moro ebbe un sussulto, pensando di star davvero per rigettare.

 

“ Eppure è solo questo il compito che ti hanno affidato… è addirittura più semplice di quello che dovrò svolgere io questa sera.”

Bianchi si allontanava dalla portata del fucile.

 

“ D’altronde Virus serviva proprio a questo, se non fosse riuscito ad ucciderla. Il Direttore ha chiesto il tuo supporto in questa missione prima che Bianchi ritorni alla Magione.”

Mancava poco e la donna sarebbe scomparsa all’orizzonte.

 

“ Forse sta raccogliendo informazioni, lontana dai territori di Xian in Nord Italia. Se li riportasse al Decimo Vongola, potrebbe rivelarsi un intralcio.”

Devon strinse la presa attorno al fucile, distendendo la sua gamba destra.

Numerose scolopendre viola e nere si attorcigliarono attorno alla sua mano, stabilizzando la mira dell’arma.

 

Il moro deglutì a vuoto.

 

Il secondo successivo, Bianchi vacillò. Un rapido spasmo le colpì le gambe, mentre un fiotto di sangue inondò la strada che doveva ancora percorrere.

I capelli violacei divennero in parte rossi, così come la sua pelle.

Con brutalità cadde di faccia nella pozza del suo stesso liquido, sprofondando per sempre nel silenzio.

 

Ma l’eco del suo ultimo pensiero, come per magia, si librò nell’aria.

- Dove sei finito Devon ?-

 

 

Devon si morse così forte il labbro, che i denti fecero esplodere diversi capillari, producendo uno spruzzo di sangue nella sua bocca.

Con gli occhi rossi e i nervi tesi, osservava impotente quella scena.

 

Al suo fianco, Doku imbracciava un identico fucile da cecchino silenziato.

Senza dire nulla, il ragazzino sospirò, per poi scomparire nelle tenebre.

 

Devon era stato lasciato solo, ma pensava nemmeno di dover provare vergogna per non essere riuscito a sparare a sua madre.

Provava solo un immenso dolore e una grande solitudine.

 

 

 

Sempre nella stessa giornata, a distanza di sei giorni dagli scontri.

Namimori, in un lasso di tempo indeterminato a partire dalle 17:10.

 

 

Akane, Akira, Momoka ed Azura si erano imbattute in ciò che Kevin era diventato.

La presenza di tutta quell’energia rossa e altamente devastante, però, non suggerì alle ragazze un pericolo reale.

 

Piuttosto, riconoscere l’ex presidente del Comitato Disciplinare della Namimori, avvolto da quelle Fiamme della Tempesta simili ad un tornado, suggerì loro che il ragazzo fosse quello veramente in pericolo.

Era come in autodistruzione.

 

Quello fu il loro primo pensiero, anche se l’unica a non aver analizzato la situazione sotto quel punto di vista, era Momoka.

Lei, forse perché non conosceva affatto Kevin, o perché la situazione fosse spaventosamente tesa, ebbe solo paura del ragazzo. Lo riconobbe come un nemico, un pericolo.

 

“ Ascoltatemi bene, forse so come possiamo cavarcela.”

Il sussurro di Akane, nonostante il vento generato dal turbine di pressione, riuscì a squarciare le menti delle altre come un fulmine a ciel sereno.

La mora che adesso portava Azura sulle spalle, si voltò lentamente, mostrando però un volto teso e per niente calmo come invece cercava di avere.

“ Quello che dobbiamo fare adesso è cercare di evitare uno scontro diretto. Finché lui rimane fermo, noi abbiamo tutto il tempo per trovare una via di fuga, anche se dobbiamo sbrigarci …”

 

Akane, dall’alto della sua esperienza, aveva ben capito che uno scontro sarebbe stato inutile di fronte ad una potenza di Fiamma così alta, nonostante loro fossero in quattro.

Ed in fin dei conti, non le importava nulla di Kevin, per questo poteva tranquillamente continuare a restare in quella forma, fino all’arrivo di Reborn o qualcuno in grado di fermarlo.

 

Ma non ci fu tempo per cercare una via di fuga, come invece lei aveva pensato.

 

Prima ancora che potessero provare a scappare, il ragazzo aveva compiuto un balzo verso il loro gruppo, avvicinandosi di numerosi metri in un solo secondo.

A quella distanza, la mora poté scorgere persino la sua immagine riflessa negli occhi del rosso.

 

Non poteva muoversi. Sapeva che non avrebbe potuto muoversi prima che lui l’avesse attaccata.

 

Ma quando riaprì gli occhi, un lampo di luce gialla e bianca coprì interamente la sua visuale, oscurando persino la luce delle fiamme rosse.

Quella massa di luce, presto prese una forma più umana, modulandosi e plasmandosi di fronte al suo sguardo, e a quello ancora più sorpreso delle altre ragazze.

 

Dei capelli biondi spuntarono per ultimi da quella creatura, avvolta in abiti dal colore giallo. Tutte loro ormai sapevano che se avessero potuto vederla di fronte, sarebbe stato reso visibile anche il bianco di una maschera sorridente.

“ Ho fatto più in fretta che potevo, spero di non avervi fatto rischiare troppo la vita.” Esordì Kiiro, allargando le sue braccia in protezione di Akane e Azura alle sue spalle.

 

“ Kiiro-kun !” esclamò la rossa, vedendo il corpo della macchina killer fumare come un macchinario in surriscaldamento.

 

“ Non preoccupatevi per me, signorine …” nella voce del biondo c’era come un’interferenza, un suono graffiato che a volte sembrava distorcere la fine delle sue parole.

“ In questo momento Kevin sta subendo l’effetto collaterale del trapianto delle potenti fiamme del signor Fon. Reborn mi ha avvisato che solo una di voi in questo momento potrebbe …”

 

Kiiro si interruppe a metà, sotto lo sguardo allibito delle ragazze.

“ Perfetto. C’era da aspettarselo, d’altronde sono entrambe Fiamme molto potenti.”

Il sorriso sulla maschera sembrò rispecchiare alla perfezione il suo stato d’animo dopo ciò che aveva visto.

 

Incuriosite, Akane, Azura ed Akira si voltarono seguendo lo sguardo della macchina, venendo così sorprese da un intenso bagliore color indaco.

“ La modalità difensiva del Cellulare Posseduto di Momoka: Il Contatto della Vipera Fantasma.”

 

Gli occhi della ragazzina castana erano completamente fosforescenti, brillavano come fari di una macchina, mentre il suo corpo pareva essere avvolto da una nebbia luccicante composta da Fiamme del Coraggio di Morire. Era senza dubbio merito della protezione dell’Arcobaleno della Nebbia.

 

“ E adesso ?” domandò impaziente Akane, un secondo prima di accorgersi che il vento e la pressione stavano sensibilmente diminuendo di intensità.

“ E adesso si aspetta… e  si spera.” Dopo quella fredda risposta, Kiiro sembrò improvvisamente risentire dei danni subiti, e si artigliò il torace cadendo in ginocchio.

 

Davanti a loro, anche le Fiamme della Tempesta che formavano il tornado si stavano placando.

 

 

Nessuno avrebbe potuto saperlo, ma in quel momento, all’interno di un angolo remoto della coscienza di Kevin Celeste, lo stesso ragazzo era stato confinato.

 

Come un prigioniero inconsapevole, tutta la sua volontà e la sua forza era trattenuta in una camera nel suo subconscio, rappresentata come uno spazio sospeso tra immagini in continuo movimento.

 

Lì, il rosso, coperto solo da Fiamme della Tempesta fatte a brandelli sul suo corpo, manteneva lo sguardo dritto davanti a sé. I lunghi capelli, cresciuti durante i suoi allenamenti, gli ricadevano sulla faccia donandogli un aspetto selvaggio, come del resto faceva la peluria incolta sul suo mento.

 

Davanti a lui, manifestata come una ragazza avvolta da un telo svolazzante fatto di colori in mutazione perpetua, c’era colei che inconsciamente lo aveva portato lì.

Momoka Reader.

 

“ Quando la finirai di combinare guai a Namimori, potremo finalmente andare alla ricerca di Tengoku,”

Con una freddezza per niente comune, la ragazza colpì il rosso con le sue parole dirette.

 

Kevin inarcò il sopracciglio per lo stupore.

“ Pensavo fossi troppo stupida per parlare, ma a quanto pare ci riesci benissimo.”

Un po’ troppo tardi si ricordò delle parole di Fon riguardo l’essere gentili con il prossimo, per almeno cercare di sembrare carini e disposti a fare amicizia.

 

Però non gli importava. In fondo quella era la sua testa, se ne rendeva benissimo conto, e lì poteva comportarsi come voleva.

 

“ Non sono stupida. Stupido è chi si fa sconfiggere dalle proprie debolezze, mentre continua comunque a fare il gradasso con gli altri.”

La ragazza sostenne un lungo sguardo accigliato da parte del rosso.

“ Sconfitto? IO ?!” Kevin sembrò star per scoppiare a ridere.

“ E tu come fai a sapere queste cose ?” Puntò il dito verso Momoka, senza però avvicinarsi o aggiungere altro.

 

“ Mi hai fatto entrare tu nella tua mente, ed adesso ho la completa possibilità di leggere come una mail i tuoi ricordi.” Con un piccolo sorriso in volto, lei mostrò il proprio cellulare, dove era aperta una finestra di testo piena di elenchi e date.

“ Inconsciamente la tua mente mi ha dato il permesso di portarti qui, io non ho fatto nulla.”

 

“ Cosa ?!” tuonò Kevin, e per un istante Momoka si zittì, spaventata dall’improvviso cambio di tono del ragazzo.

Kevin fino ad allora sembrava essere sulla difensiva, ma comunque non ostile, mentre in quel momento era quasi furioso.

 

Ed infatti, mantenendo quella voce spaventosa, gridò nuovamente:

“ Tu stai guardando trai miei ricordi ?! Vuol dire… vuol dire… !”

“ Sì… non ti mentirò. Ho visto quello che ti è successo.”

 

L’espressione di Kevin diventò interrogativa una volta sentita la nota di tristezza nelle ultime parole della ragazza.

“ Ma c’è un perché a quello che sto facendo, Kevin. Io sono in contatto quasi permanente con Viper, e lei mi tiene aggiornata su delle investigazioni che sta svolgendo assieme a tutti gli altri Arcobaleno. Ed il motivo per il quale stavo investigando nei tuoi ricordi …”

 

Con la mano quasi tremante dalla tensione, Momoka mostrò al ragazzo una foto sul suo cellulare, alla vista della quale il ragazzo ebbe un sussulto.

Quel ricordo pensava di averlo perso per sempre: rappresentava un uomo muscoloso, dal volto molto simile al suo e con un’ispida chioma di capelli rosso scuro, che lo teneva in braccio quando era ancora un bambino.

Il suo primo padre, prima che Don Celeste adottasse lui ed Angelyca in America.

 

“ Noi crediamo che tuo padre possa essere Providence, l’assassino che sta compiendo una strage nella Famiglia Vongola, Kevin !”

 

Come un lamento che straziò il cuore della ragazza, risuonò nello spazio il pianto di una bambina, rimasta senza il padre. Erano i rimasugli della memoria di Kevin, che adesso stavano riemergendo.

 

“ Tu prima hai parlato di non farsi sconfiggere dalle proprie debolezze …”

Forse per la prima volta nella sua vita, l’ex Presidente del Comitato Disciplinare della Namimori, rivolse uno sguardo angosciante, di richiesta d’aiuto.

“ Ma come posso adesso io anche solo pensare di presentarmi di fronte a quel nanerottolo di merda, quando saprà questo di me ?!”

 

Kevin Celeste aveva vissuto una metà della sua infanzia sotto protezione della mafia, fino a quando le necessità della vita lo avevano portato a combattere contro i pericoli di ogni giorno, a costo di guadagnarsi con le unghie e con i denti la propria soddisfazione.

Aveva sempre pensato a sua sorella, ma ogni tanto rivolgeva i suoi pensieri alla madre, lontana chissà dove in America, e a suo padre, di cui non sapeva nulla.

 

Però, ora per lui la priorità era di essere accettato, cosa che credeva impossibile, e che non aveva mai desiderato. Per la prima si sentiva anche lui, nella sua freddezza… di essere in diritto di voler proteggere qualcun altro oltre a sua sorella.

 

“ Tu… non devi preoccuparti di questo.”

La distanza tra lui e la ragazza si accorciò come per magia, e lentamente la luce di lei illuminava il suo volto, riflettendosi nei suoi occhi lucidi.

“ Insomma, se hanno sopportato me, una stupida che non riesce a parlare con i ragazzi, allora non ci saranno problemi con te. Non credi ?”

Un sincero sorriso.

 

Un bellissimo sorriso, era tutto ciò di cui Kevin aveva bisogno, e fu ciò che trovò sul viso commosso di Momoka.

 

“ Perché cazzo stai piangendo, scema ?” domandò con una risatina il rosso, lasciandosi scappare un singhiozzo mentre sollevava lo sguardo.

“ Ho solo una Fiamma della Tempesta nell’occhio, sai com’è !” rispose scherzosamente lei, ridendo di gusto mentre si ripuliva da una lacrima.

 

Entrambi si fecero contagiare da quella risata, e lentamente si dissolsero nella mente di Kevin.

 

 

Intanto, all’esterno Kiiro, affiancato dalle ragazze, stava  aspettando nervosamente il ritorno dei due.

“ L’effetto dovrebbe scadere tra pochi secondi, ha solo due minuti di tempo prima che la troppa potenza faccia scaricare la batteria.”

 

Ed esattamente dopo aver pronunciato quelle parole, la luce indaco proveniente da Momoka svanì.

Il vento si era placato del tutto, e nemmeno un rumore infrangeva il silenzio della periferia di Namimori.

 

La prima cosa che fece la castana appena ripresa, fu tendere in avanti la mano.

Poi, sotto lo sguardo interrogativo di tutti, da questa iniziò a materializzarsi una strana luce solida.

 

Contemporaneamente a quell’evento, il Kevin che fino a poco prima era avvolto dalle Fiamme iniziò a sgretolarsi per poi svanire come polvere.

Infine, dalla mano di Azura si era materializzata una copia identica del ragazzo, con addosso i suoi vestiti di sempre, che stringeva la mano della ragazza.

 

“ Posso farti una domanda ?” domandò il rosso, appena ritornato dalla sua coscienza.

“ Perché dentro la mia testa ero quasi del tutto nud-”

“ AAAAAARGH, PRESTO, ANDIAMO A RECUPERARE TENGOKU !!” strillò la castana, improvvisamente più rossa dei capelli di Kevin, mentre correva via.

 

Senza comunque aver capito nulla, Kiiro scoppiò a ridere.

 

 

 

Ormai nel mondo è ufficialmente certificata la morte di Tengoku Marco Sawada, ragazzo italo-giapponese, nonché unico soggetto riconosciuto come complice dell’attentato alla Scuola superiore Namimori del 28 Marzo.

A circa un mese dopo la sua scomparsa dal Giappone, il ragazzo è stato ritrovato in un giardino nella periferia della città dove viveva, con un foro di proiettile in fronte.

La scientifica nega assolutamente il suicidio, e tutte le prove riconducono ad un omicidio voluto.

 

Il suo cadavere è seppellito nel cimitero della città, ed è un dato di fatto che il ragazzo sia morto. Dopo diverso tempo, gli altri ragazzi ricercati si pensarono avessero subito una stessa fine, e per questo l’indagine venne chiusa dopo poco più di tre mesi.

 

 

Un altro dato di fatto è, che se si fosse guardato lungo le vie di periferia di Namimori alle ore 18 dello stesso giorno in cui era stato ritrovato il cadavere del ragazzo, si sarebbe visto proprio Tengoku Marco Sawada correre ad alta velocità.

 

REBOOORN! MI RICONGIUNGERÒ AGLI ALTRI A COSTO DELLA VITA !!

 

Con grande enfasi, il piccolo bruno stava dando fiato ai suoi polmoni, seppur fosse in mutande e con una fiamma arancione che ardeva sui suoi capelli, trasportando nella corsa anche il corpo di Drake Schlmit.

“ Porca… Ten! Ti ho detto che non era necessario portarmi così !” il biondo, venendo trasportato sulla spalla dell’amico come un sacco di patate, stava a malincuore accusando delle forti fitte allo stomaco ad ogni curva intrapresa.

 

“ Ma così faremo prima !” Gli rispose il ragazzo, attualmente in modalità Rinascita, e quindi totalmente impossibilitato a non cercare di esaudire il suo ultimo desiderio prima di morire.

“ Eh… ma penso di soffrire il mal di persona che corre !” imprecò tra i denti il tedesco, continuando a lamentarsi di quell’agonia.

 

Intanto, seguendoli dall’alto dei tetti, il Tutor Hitman Reborn rideva di gusto osservando quella scena.

 

 

 

 

 

Alle 18:40, con il favore dell’oscurità che lentamente avvolgeva il cielo all’imbrunire, una macchina lasciò Namimori senza passare dal casello di controllo.

 

Sui sedili davanti sedevano Reborn e Kevin, mentre dietro Tengoku, Drake e Kiiro, per continuare con Akane, Azura ed Akira agli ultimi sedili.

 

Tutti erano consapevoli che il silenzio di Tengoku e Drake nascondesse in realtà qualcosa, ma nessuno osò insistere. Gli sbagli del ragazzo avevano avuto un rimedio, e per questo non meritavano altre discussioni.

 

Il biondo fu segretamente grato all’amico per questo silenzio.

 

Del resto, ormai in quella compagnia si erano creati molteplici legami, come tanti fili di diversi colori che alla fine formavano un gomitolo intrecciato, ma perfettamente sferico.

Erano diversi, ognuno di loro aveva commesso i propri sbagli, ed ognuno di loro nascondeva degli scheletri nell’armadio dal loro passato, ma erano lo stesso tutti uguali. Erano una Squadra.

 

“ Anche se nessuno di voi me lo ha chiesto …” iniziò Reborn, mentre le luci dei lampioni appena accesi sulle strade illuminavano ad intervalli il suo volto.

“ Vi rivelerò il reale motivo per il quale abbiamo… anzi, ho deciso di condurvi fino a Namimori.”

 

Se qualcuno dei ragazzi avesse mantenuto il sorriso fino a quel momento, il tono grave nella voce del Tutor fece presagire il peggio. Le poche occasioni nelle quali il sicario più temuto del mondo aveva parlato così, erano state solo presagi di sventura.

 

“ Indagini private di una squadra speciale dei Vongola, che si è prestata al nostro aiuto, ha recapitato informazioni talmente tanto segrete che Dame-Tsuna non ne è ancora a conoscenza.”

Con Dame-Tsuna, ormai tutti loro sapevano a chi si stesse riferendo Reborn: a men che meno di Tsunayoshi Sawada, corrente Decimo Boss della Famiglia Vongola in persona, una delle organizzazioni a stampo mafioso più conosciute nel mondo.

 

“ Sono informazioni talmente sensibili, che i nostri unici informatori non sono stati più rintracciati dopo avercele inviate.” E con quella frase, il Tutor si calò un po’ di più la fedora sugli occhi, come se segretamente stesse mandando una preghiera, o un ringraziamento alle persone morte per aiutarli.

 

“ Corex Licaone, Ottavo Boss della Famiglia Licaone, è stato ucciso e abbandonato nei pressi di una vecchia base dove erano nascosti i possibili complici di Xian. In seguito, Devon Gokudera, nipote del Guardiano della Tempesta, e Doku Dokuro Rokudo, figlio del Guardiano della Nebbia, sono stati scoperti avere contatti con i Bravi di Xian.

Ormai i sospetti riguardo la mente criminale che sta agendo dietro Xanxus e la sete di potere di sua figlia, conducono ad un solo uomo: il Secondo Boss della Famiglia Anonimato, Sebastian.”

 

Tengoku per un attimo ebbe uno strano impulso. Gli tornò alla mente lo sguardo di Xian, il sorriso di Xanxus, la voce di suo padre mentre lo cacciava via. Tutto insieme, come le tessere di un puzzle sparpagliate sul pavimento.

 

Solo per una frazione di secondo venne assalito da un misterioso desiderio di uccidere, legato al nome appena pronunciato di Sebastian, ma svanì così in fretta che nessuno se ne accorse.

 

Reborn continuò a parlare, ignaro di cosa fosse successo.

“ Ed inoltre, Kevin… oltre al figlio di Irie Shoichi, presidente della C.E.D.E.F, è scomparsa dalla Magione Vongola anche tua sorella.”

 

Il rosso, seduto accanto al killer, sollevò il pugno per abbatterlo istintivamente su qualsiasi cosa gli capitasse sotto il naso, ma stranamente si trattenne.

E così, con la mano sospesa a mezz’aria, abbassò la testa, contratta in una smorfia di sofferenza.

 

“ Bastardi! Angelyca …” il suo dolore, proprio perché così improvviso, non poté non contagiare anche tutti gli altri membri della compagnia.

Forse era stato proprio vedere il ragazzo così distrutto, come nessuno tranne Momoka lo aveva visto prima, fu la fonte della vera sofferenza.

 

“ Inoltre …” riprese Reborn, sebbene dentro di lui ci fosse qualcosa che gli ordinava di fermarsi immediatamente. Si sentiva infinitamente colpevole di causare tutto quel dolore a degli adolescenti innocenti.

“ Ci siamo allontanati dall’Italia perché in questi giorni i collaboratori di Xian, e gli uomini di Sebastian, stanno setacciando la penisola alla ricerca di Tengoku. Solo qualche ora fa ci hanno mandato un messaggio, dove ci impongono di anticipare la battaglia per il titolo di Boss a domani sera !”

 

“ A domani ?!” esclamò sconvolta Akane, ricevendo come risposta solo il silenzio.

“ No, questa volta non puoi dirmi che non è sospetto !” urlò Azura dall’ultima fila di sedili, sporgendosi avanti il più possibile per cercare di richiamare l’attenzione del Tutor.

“ È assolutamente ovvio che lo hanno fatto per catturare Ten, non gli importa più nulla del titolo di Boss !!”

Una voce straziata dalla rabbia. La ragazza rossa poteva comprendere e sopportare tutto, ma non vedere il suo amico venir esposto ad un rischio così grande.

 

E mentre il bruno in questione sembrava star tremando dal nervosismo a pochi centimetri da lei, si rendeva conto che forse… stava diventando tutto troppo incontrollabile per loro.

 

Loro, semplici ragazzi. Si stavano addentrando fin troppo in un mondo adulto, fatto di crudeltà, stratagemmi subdoli e uccisioni.

 

Ma per loro fortuna non erano soli, anche se si sentivano tali. Davanti a loro, per guidarli in ogni momento, c’era qualcuno pronto a sfidare in prima linea quell’intero mondo.

“ Ed è proprio per questo che abbiamo intenzione di prendere in ostaggio Xian, domani.”

 

 

Diverse ore più tardi, ad un aeroporto in Giappone molto lontano da Namimori, sulla pista di atterraggio.

La notte era il velo oscuro che copriva il cielo, mostrando qualche stella splendere nel buio.

 

“ Tu avresti una famiglia ?!”

La domanda di Tengoku, ormai ripreso dallo shock, era rivolta ad un Vito Bovino alias Yukiteru, ormai non più sotto copertura.

 

“ Sì. Per favore, vi chiedo di scusarmi ancora, ma gli agenti sotto copertura come me non possono rivelare la loro identità e la loro reale età così superficialmente !” Ed inchinandosi numerose volte come uno zerbino, l’uomo continuò per diversi secondi a porgere scuse al gruppo di ragazzi e ragazze che, come lui stavano sostando lungo la silenziosa ed immensa pista di atterraggio.

 

Poi, estrasse dal suo portafogli una piccola fotografia, ormai un po’ rovinata per tutte le volte che l’aveva aperta e ripiegata.

Era molto graziosa, raffigurava due giovani italiani, un maschio e una femmina, abbracciati vicino ad un muretto che dava sul mare.

 

Una scritta riportava “Sorrento, Italia” e la data era di almeno cinque anni prima.

 

Il ragazzo era identico a Yukiteru, solo con i capelli più corti, la pelle più abbronzata e un’espressione di imbarazzo in volto. Mentre la ragazza aveva anch’ella i capelli corvini, lisci come una cascata di cielo notturno che ricadeva su di un vestito bianco ed immacolato.

Portava un cappello per ripararsi dal sole, che mentre abbracciava il ragazzo si era tutto ripiegato sulla testa di lui, mentre lei mostrava un sorriso gioioso in una candida risata.

 

“ Lei è mia moglie Lara, in viaggio di nozze sulla Costiera Amalfitana. Vi vorrei mostrare una foto anche di nostra figlia, ma purtroppo adesso non la porto con me.”

Il sorriso sul volto dell’uomo, mentre guardava la foto di sua moglie, era la manifestazione del benessere e della felicità. Sembrava quasi di veder proiettato in quel sorriso, una vita bellissima a cui tutti aspireremmo.

 

Era l’espressione dell’uomo più felice del mondo, senza dubbio, e lo compresero perfino quegli adolescenti con diversi problemi di relazioni.

 

“ Sapete, la dinastia di mia moglie è strettamente legata a Primo Vongola, quindi col passare degli anni la loro genealogia è stata da tutti considerata come un ramo della stirpe dei Sawada. È praticamente una pro-pro cugina di Tsunayoshi.”

Tengoku si dimostrò molto interessato a quel discorso. Del resto, con il passare del tempo aveva iniziato a sentirsi molto più vicino a suo padre, nonostante la distanza che li teneva costantemente separati.

 

“ Suo padre è stato per molti anni un uomo di tutto rispetto nella Famiglia, tanto che in molti lo trattavano alla pari del suo amico Timoteo, ossia il Nono Boss dei Vongola. Ho dovuto passare …” e qui Yukiteru si lasciò sfuggire un brivido, mostrando un espressione terrorizzata mentre ripensava al passato.

“ … circa due anni di inferno per cercare di frequentare Lara, per poi guadagnarmi la sua benedizione per il matrimonio non ne parliamo. Brrr !”

 

“ Yukiteru, posso chiederti quanti anni hai ?” domandò Azura, che lentamente stava cercando di abituarsi a chiamare il moro con il suo vero nome. Anche se un po’ gli dispiacque di dover abbandonare Vito Ello.

“ Trentacinque anni. Con Lara mi sono sposato all’età di venti anni, e in quello stesso periodo abbiamo dato la luce a nostra figlia.”

Fu un po’ difficile credere che quell’uomo avesse la stessa età di Decimo Vongola, nonostante per tutto quel tempo si fosse dimostrato un adolescente, ma il sorriso disinvolto sulle sue labbra aiutarono i ragazzi a crederci.

 

 

Esattamente come ha detto Yukiteru, la famiglia a cui appartiene Lara è da considerarsi sotto ogni aspetto un ramo dei Vongola. Addirittura, ai tempi della scelta del futuro Boss, i figli maschi di quel determinato ramo sono da prendere in considerazione come candidati.

Sfortunatamente Dado Emanuele Vongola, padre di Lara, ai tempi della scelta del Decimo Boss dei Vongola aveva tre figlie tutte femmine, altrimenti Xanxus e Tsuna avrebbero avuto un terzo contendente al titolo di Boss con cui avere a che fare.

 

Le sorelle di Lara, la figlia intermedia, sono due. La prima, Elisabetta, si sposò con un ricco uomo prima di venir uccisa in una strage assieme al marito, mentre alcuni dicono che la figlia minore sia appena un’adolescente, ma che viva in segreto lontana dalla Famiglia.

Nei primi anni in cui Tsunayoshi rivestì la carica, si parlò molto della scoperta di un figlio maschio di Dado, forse della stessa età della figlia minore. Il caso rimase un mistero, e l’uomo mantenne il silenzio fino alla sua morte.

 

 

“ Ora possiamo andare. Siete pronti ?” La voce di Reborn sopraggiunse nel silenzio, accompagnata dal rumore del motore della sua macchina appena parcheggiata vicino ad un jet.

 

I ragazzi si erano accorti della scomparsa di Reborn da almeno un’ora, ed in effetti erano molto incuriositi sul dove fosse andato in quel lasso di tempo.

Maggiore sorpresa la ricevettero quando una seconda persona scese dalla vettura.

 

Era un uomo alto e muscoloso, con dei lineamenti che lo facevano assomigliare ad un attore americano molto conosciuto. La sua testa era pelata, la carnagione abbronzata e vestiva con una giacca mimetica arrotolata sulle maniche per mettere in mostra i grossi bicipiti, e dei pantaloni rimboccati nei pesanti stivali militari.

 

“ Dannazione, ehi! Non possiamo metterci troppo tempo, abbiamo i minuti contati fino a domani pomeriggio, ehi !”

Sembrava molto nervoso, come se avesse un atteggiamento per nulla consono al suo aspetto.

 

“ Lui è Falco, l’animale del’Arcobaleno Colonnello trasformato in umano. Mentre noi eravamo a Namimori lui ha compiuto un’ispezione assieme a Leon del territorio circostante. In poche parole sono quelli che vi hanno parato il culo  dai militari …” e mentre diceva questo con aria fortemente ironica, Reborn andò ad accarezzare con dolcezza il piccolo camaleonte verde sul suo cappello.

L’animale emise qualcosa simile a delle fusa di un gatto, per poi agitare la sua lunga lingua nell’aria.

 

“ E noi invece? Abbiamo fatto solo il lavoro sporco, Reborn ?”

Una voce seccata proveniente dal jet attirò la loro attenzione, un secondo prima che lo sportello del veicolo si aprisse.

Si sporse un giovane ragazzo sulla ventina, con dei capelli lunghi color del gano raccolti in diversi ciuffi che gli ricadevano sulle spalle. Indossava una giacca di pelle aperta su i una camicia nera, dove erano raffigurate diverse stelle fucsia e  rosse, in pieno stile anni ’80.

 

Sulla fronte erano mantenuti in equilibrio degli occhiali da sole a specchio con la montatura argentata e parecchio spessa, riportante lo stemma di un cavallo rampante.

 

“ Ah, sì. Me ne stavo dimenticando.” Gli rispose in fretta Reborn, causando solo una maggiore arrabbiatura nel biondo, che iniziò ad inveirgli contro agitando i pugni all’aria.

“ Lui è Donald Cavallone, il figlio minore di Dino, e il nostro pilota privato incaricato di scortarci con tutta sicurezza fino in Italia.”

 

“ Sarebbe il fratello di Veronica ?!” domandò stupito Tengoku. In effetti, nonostante il buio stava notando diverse somiglianze tra la tanto mancata tutrice ed il ragazzo pilota.

Di tutta risposta Donald si voltò verso di lui, sorridendogli e mostrandogli il pollice in alto.

 

“ All right, Ten! Mia sorella mi ha minacciato di morte nel caso dovessi trovarti male in uno dei miei voli, quindi vi scorterò con la massima attenzione.” Nonostante ciò che aveva detto, il Cavallone si dimostrò lo stesso molto sicuro delle sue doti da pilota.

 

I ragazzi si accorsero che il jet   riportava sulla sua fiancata la scritta “ Night Mare”, ossia Giumenta della Notte.

 

Un secondo dopo però Donald Cavallone venne spintonato con forza da due enormi uomini che stavano cercando di uscire dalla piccola porta dell’aereo, finendolo quasi per spingerlo giù dalla scala.

 

Il primo uomo era imponente e muscoloso, ma dal volto spaventoso, e dei lineamenti che lo rendevano per certi versi simile ad un lupo. Attorno agli occhi erano presenti delle ombre scure, mentre sulla guancia destra erano tatuati tre squarci neri.

I capelli erano neri, irti all’indietro come delle spine selvagge, e la pelle olivastra.

 

“ Lui è Lancia, un agente della squadra C.E.D.E.F in nostro aiuto.”

 

Lancia squadrò con attenzione i ragazzi a terra, per poi soffermarsi su Tengoku. I suoi occhi brillavano feroci, segno di una forza incontrollabile sopita dentro di lui.

Per un attimo il bruno venne attraversato da un brivido, che però cessò subito una volta accortosi del sorriso divertito sul volto dell’italiano.

“ È in tutto e per tutto simile a come me lo avevi descritto, Reborn.”

 

Con solo quelle parole, a Tengoku venne il dubbio di cosa avesse detto il Tutor in merito a lui, e un po’ si preoccupò.

 

Il secondo uomo invece era, se possibile ancora più massiccio di Lancia, nonostante dal volto dimostrasse un’età avanzata. I capelli brizzolati e i folti baffi bianchi pettinati assieme alla barba, lo facevano assomigliare molto a Babbo Natale, in una sua versione muscolosa e mafiosa.

 

Stranamente  anche lui si rivolse a Tengoku, e con la sua grande mano lo salutò sorridendo e ridendo come un bambino.

“ Ciao Ten! Sono nonno Iemitsu, che bello rivederti così cresciuto dopo tanto tempo !”

 

La mascella del ragazzo quasi toccò terra per lo stupore.

“ NONNO ?!!”

 

 

 

 

 

In una delle tante postazioni in Nord Italia occupate dai Bravi.

Ore 20:00, mentre Tengoku e gli altri stanno sorvolando l’Asia.

 

 

All’interno di una stanza, illuminata a malapena dal fuoco che ardeva vivo dentro un camino, era visibile la figura di una ragazza seduta comodamente su di un divano di pregiata raffinatura.

Un vestito nero lungo copriva la sua pelle bianca come la neve, quasi mescolandosi con i suoi capelli lisci color dell’ebano, che contemporaneamente incorniciavano il suo viso carico di mistero.

 

Cosa provasse, cosa riflettessero i suoi occhi, era tutto un’incognita.

 

Una scintilla di fiamma illuminò per un istante anche la presenza di un uomo, rivolto verso le tende rosse sulla finestra.

Fuori imperversava una tempesta, ma lui si limitava ad accarezzare con il dorso della sua mano coperta da un guanto il vetro.

 

“ Quando ero piccolo, ho trascorso la mia vita pensando che non sarei mai riuscito a vivere un giorno di più.”

Sussurrando come se stesse cercando di non ferire la ragazza con la sua voce, Sebastian Anonimato aveva assunto un tono di infinita dolcezza.

“ Non conoscevo ancora il suicidio, ma penso di averlo scoperto circa quando ero ancora in fasce. Era divertente sperare di non potersi più svegliare il giorno successivo, all’alba.”

Si voltò lentamente, facendo volteggiare nell’aria la stoffa del suo abito nero.

“ Anche se non sapevo cosa fosse il sole.”

 

Dalle sue spalle, come un mantello, si manifestò una cappa di rovi composti da energia oscura violacea, che si avvinghiarono sulle sue spalle. Da quegli arbusti fuoriuscirono miriadi di minuscole vespe pulsanti di sangue, che volando in uno sciame si sollevarono fino al soffitto.

Infine, sempre sulla sua spalla, si posò la testa di un lupo sempre composta da quell’energia di Fiamme, che come un vero animale ferito sembrò ululare di dolore.

 

“ Mio padre era uno scienziato fallito e cacciato dalla Famiglia Estraneo, prima che questa venisse cancellata dai Vongola. Creò me e i miei tre fratelli dal DNA di assassini mostruosi e criminali assetati di sangue appartenuti agli Estraneo. A detta sua erano perfetti… i miei fratelli.”

 

Avanzò fino al divano, per poi posare una mano vicino al viso della ragazza, che continuava a guardarlo impassibile.

“ Quando crescemmo dopo la sua morte, ognuno di noi sviluppò un proprio desiderio, e decidemmo di inseguirlo come la nostra ragione di vita.”

 

 

Quando Tsunayoshi Sawada salì al potere come Boss, Bianchi, sorella di Gokudera Hayato, sentì il bisogno di trovare l’uomo della sua vita.

Cercò a lungo l’amore, fino a quando non si sposò con un galante gentiluomo non di nobili natali, ma che vantava diverse ville in riva al mare, segno del suo romanticismo sconfinato.

Quell’uomo fu il padre di Devon, scomparso prima che il figlio compisse il suo primo anno.

 

“ Il maggiore dei miei fratelli, Fantaso, aveva l’ossessione per le donne. In realtà preferiva trovare una donna capace di innamorarsi di lui, per poi ucciderla in maniera brutale, preferibilmente dopo averla messo incinta. Purtroppo per lui, poco prima di eliminare la sua ultima preda, venne ucciso da dei parenti delle sue precedenti vittime.”

 

Nelle profondità di un laboratorio della C.E.D.E.F era custodito un segreto oscuro, dove si raccontava che in una sola notte degli scienziati di Shoichi Irie avessero terminato la vita di un ragazzo mortale, per poi trasformarlo in qualcosa di molto più potente.

 

“ Il secondo in età, Morfeo, provò ad attentare alla vita della figlia più piccola di quel maledetto bastardo di Dado Emanuele Vongola, ma venne ucciso dal fratello della ragazza. All’epoca lui era solo un serial killer, ma ebbe la sfortuna di imbattersi nel bersaglio sbagliato al momento sbagliato.

Però si dice che riuscì a sfigurare orribilmente il figlio di Dado, ma che ora i Vongola lo abbiano in qualche modo riportato in vita e ricostruito da zero.”

 

 

In pochi sapevano i motivi legati alla morte improvvisa ed inaspettata di Tancredi Licaone, Settimo Boss dei Licaone morto nonostante la sua salute ottimale. Inoltre i medici della sua Famiglia, avevano affermato sin dalla nascita del figlio Corex, che il ragazzo non avrebbe vissuto più di quindici anni, a causa di una malattia mortale.

Ma a seguito di una strage nella Famiglia Licaone, portata a termine da un solo uomo, ed in seguito insabbiata, il Boss si ritrovò costretto a sacrificare circa trent’anni della sua vita per donare l’incredibile potere rigenerativo a Corex.

 

“ Mio fratello Magin, il quarto e più piccolo di noi, provò invece a sterminare la Famiglia Licaone, in seguito ad una scommessa fatta con gli altri miei fratelli. Riuscì a fare fuori quasi tutti gli uomini di Tancredi, compresi i Guardiani, ma morì per mano di Corex ed Himeko Ogawa, l’attuale Guardiana Vongola della Neve, quando ancora erano degli adolescenti.”

 

Dopo aver raccontato la macabra storia di tre mostri, di cui ora il mondo era stato ripulito, Sebastian spalancò un sorriso affilato. I suoi occhi erano sgranati mentre fissava la ragazza dai capelli neri.

“ Il mio sogno invece, era stato quello di sopravvivere. Volevo avere una vita serena e  tranquilla, libera dai perversi vizi dei miei fratelli. Questo perché forse da piccolo mio padre mi aveva diagnosticato come il più debole tra loro, ma in fondo volevo essere felice.

Volevo provare la felicità di un reale genitore, di un amante, di un uomo.”

 

 

Qualcosa di piccolo, e liquido, sembrò far capolino dalla palpebra di Sebastian. Era una lacrima.

Una lacrima di sangue rosso e scuro.

 

La goccia cadde, sola, macchiando la pelle nivea della ragazza all’altezza del collo.

 

“ Ma mi è stato tutto strappato via dai Vongola. Da Dado Emanuele Vongola… ed è per questo che io DISTRUGGERÒ I VONGOLA !!” All’improvviso il suo tono di voce crebbe, fino a trasformarsi in un urlo disumano. Quella voce non sembrava neanche più sua.

 

Sebastian Anonimato, o come si faceva chiamare adesso, non era mai nato umano, ma ormai aveva deciso di non essere più riconducibile ad un uomo.

Aveva scelto di diventare il più grande nemico dell’umanità stessa.

 

Lentamente, come se nulla fosse successo, si rimise in piedi, dando le spalle al divano. Rimase in silenzio a lungo, come se nella sua testa stesse già intrattenendo una discussione.

 

“ Domani Tengoku sarà l’ultimo tassello per il mio piano. Tu e lui… il sangue dei Vongola e degli Estraneo si mescoleranno, e quando sarete cresciuti darete vita all’essere definitivo.”

L’uomo voltò la testa, completamente messa in ombra, e quindi simile ad una maschera nera come la pece.

“ Perché sarà l’ultimo Vongola sulla faccia della terra !”

 

In quella stanza ormai le ombre sulle pareti sembravano essere il teatro dove Sebastian dirigeva la sua orchestra, e la sua tragedia.

“ Grazie al figlio di Shoichi Irie, sono in possesso dell’ultimo Bazooka dei Dieci anni esistente. Quando avrò catturato Tengoku e lui si sarà arreso all’idea di doversi unire con te, si creerà il futuro dove l’ultimo Vongola potrà nascere. A quel punto viaggerò avanti nel tempo, per poi riportarlo al presente, dove resterà all’infinito senza limiti di tempo.”

 

Un tuono colpì la finestra, mandandola in frantumi in un esplosione di vento e vetro per tutta la stanza.

Né il fragore, né le schegge che volarono impazzite nella stanza, sembrarono distrarre Sebastian e la ragazza in nero.

 

L’uomo spalancò le braccia, mentre il suo abito svolazzava nella tempesta, piombando immediatamente nel buio quando il fuoco del camino si spense.

“ E a quel punto potrò dire che tutti i Vongola saranno morti, dal primo all’ultimo.”

 

 

 

 

Italia.

Ore 21:00.

 

“ Aspetta papà, tu ricalca bene i bordi con il pennarello. Quello lì.”

“ Quale, questo ?”

“ Sì! Vedi, ci sono quelle stelline che devono essere ricalcate bene.”

 

Una ragazzina distesa a pancia in giù per terra stava ritagliando delle stelle e dei cuoricini di carta colorata, mentre accovacciato al suo fianco un uomo si occupava di ricalcare i bordi che sarebbero poi stati ritagliati.

 

Lei aveva i capelli biondi come il miele, gli ricadevano su di una camicia rosa che rimanendo per terra forse si sarebbe riempita di polvere.

Il padre invece aveva una camicia rossa, in combinazione con i suoi lunghi capelli cremisi, e dei pantaloni neri. Sembrava starsi divertendo un mondo a ritagliare quelle piccole decorazioni.

 

La figlia era stata felicissima di rivederlo, e gli aveva chiesto di aiutarla a dare un po’ di colore a quel triste appartamento dove lui viveva da solo, con qualche decorazione di stelle e cuoricini colorati.

 

“ Angelyca, ma tu …” Il genitore si voltò verso la figlia, interrompendo per un attimo il suo lavoro.

Anche quando la ragazzina si voltò, però lui rimase in silenzio.

 

“ Dimmi, cosa c’è ?” insistette lei, sospendendo la sua attività.

Il silenzio rimase nell’aria ancora per un paio di secondi.

“ No, nulla. Mi sono accorto che in frigo mancano le uova per fare la torta. Mi daresti mezz’ora per andare a comprarle ?”

“ Certo papà! Però mi raccomando, prendine tante perché voglio fare una torta mega-galattica !” la bionda scoppiò a ridere, mimando con le mani le imponenti dimensioni con cui voleva realizzare il dolce.

 

Il rosso le fece segno di OK, e si incamminò verso la porta, prendendo prima un lungo impermeabile nero dall’appendiabiti.

“ Non aprire a nessuno, va bene? Io ti lascio le chiavi, se vuoi chiudere sei libera di farlo.”

 

L’uomo si chiuse la porta alle spalle, per poi riscaldarsi le mani sfregandole tra di loro. Infine, tirando un profondo respiro, estrasse da una tasca una maschera aderente alla pelle raffigurante un teschio, e la indossò.

 

 

 

Nella stessa città, in una grande piazza di fronte ad un albergo.

 

La macchina accostò di fronte alla marea di passanti che circolavano in piazza, illuminati dalle luci dei lampioni e dei palazzi, chiacchierando, discutendo e cercando negozi in cui entrare.

 

Nella confusione, nessuno riuscì a sentire i discorsi all’interno della vettura.

“ Allora è quello lì ?” domandò l’autista, un uomo adulto dai capelli argentei pettinati in due ciuffi che gli ricadevano ai lati del volto.

 

“ Sì, il messaggio di Adriana è stato chiaro e preciso.” Gli rispose un uomo dai capelli corvini corti e arruffati, riferendosi a quanto scritto dalla sua fidanzata.

“ Faremmo meglio a sbrigarci, come da programma.” Il più giovane tra loro, con dei capelli neri lisci e lunghi che gli ricadevano sulle spalle, si grattò nervosamente il mento.

“ Controlliamo se l’albergo è sicuro, e poi da domani potremo spostare Tsuna qui.” Un uomo albino dai corti capelli a spazzola e con una cicatrice sulla tempia destra, fu il primo ad uscire dalla vettura.

 

“ Fermo Ryohei, che cazzo fai ?!” gli urlò dietro Lambo, preoccupato per la troppa avventatezza dell’amico.

Il suo timore era legittimo, e tutti loro lo sapevano.

 

Così il Guardiano del Fulmine seguì quello del Sole facendosi largo tra la folla, sebbene il caos non fosse di aiuto per lo spostamento.

Intanto, nella macchina Yamamoto si accingeva a seguirli.

“ Cosa fai, non esci ?” domandò il Guardiano della Pioggia a Gokudera.

 

“ Tu non puoi capire, idiota del baseball. Quello che ci sta succedendo non è un gioco… qui sono a rischio le vite di esseri umani, di noi tutti !” il Guardiano della Tempesta si voltò verso l’amico, mostrandogli uno sguardo colmo di sofferenza e paura.

Paura per la vita dei suoi amici, e di Tsuna in particolare.


“ Vedrai che ce la caveremo, come abbiamo sempre fatto.” Tutto ciò che riuscì a fare Yamamoto, quello in cui era sempre stato bravo, fu sorridere.

Con quel sorriso colmo di speranza mandava a farsi fottere la paura ed ogni loro nemico, perché lui credeva fermamente che sarebbero riusciti a superare ogni avversità.

 

A Gokudera quel sorriso fu d’aiuto, e guardò con il cuore più rilassato osservò il collega Guardiano, nonché amico da sempre, uscire dalla macchina.

 

 

Nel momento esatto in cui Yamamoto sporse la testa dall’auto, qualcosa si strinse attorno alla sua gola, strappandogli via il collo dalla testa. La colonna vertebrale del moro sferzò l’aria, mentre uno zampillo di sangue si sollevava dal suo corpo.

 

Nel mentre questo succedeva e le prime urla di terrore si levavano dalla folla, un bambino inciampò nella gamba di Ryohei, quando ormai Lampo lo aveva raggiunto.

Prima ancora che l’albino potesse pronunciare una parola, lo sconosciuto mentre ancora stava cadendo verso il basso, estrasse dal suo giubbotto una mitragliatrice leggera, falciando con una raffica di colpi i due uomini.

 

Il Guardiano del Sole venne riempito di buchi sanguinolenti dal petto fino alla gola, mentre il Guardiano del Fulmine venne freddato da soli due proiettili in testa.

 

Entrambi caddero a terra, e mentre i passanti si disperdevano gridando terrorizzati, il bambino si sollevò dalla testa una sciarpa che prima gli copriva il volto.

Così Doku Dokuro Rokudo poté scoppiare in una perversa risata di soddisfazione infinita.

 

Tutto questo accadde sotto lo sguardo impotente di Hayato, che esplose in un urlo di sofferenza.

Ma un istante prima che potesse muoversi, qualcosa perforò il tetto della sua macchina, aprendogli un taglio nella spalla.

 

L’argenteo riuscì, prima che un altro colpo centrasse il sedile del guidatore, a sfondare la portiera sulla sua sinistra e a cadere disteso sulla strada.

Dal basso, ebbe la visione completa di un uomo avvolto da un impermeabile nero che si sollevava dal tetto della macchina.

 

Quando questo si voltò, mostrò in volto la maschera di uno scheletro, ed allora Gokudera comprese che quell’assassino era Providence.

Il suo nome lo precedeva, così come il terrore che causava il sol pensiero di avere a che fare con lui.

 

“ Tu non sei morto ?” Il sicario però, si mostrò molto sorpreso e non mosse un altro attacco verso di lui, sebbene fosse inerme e fin troppo vicino per avere il tempo di combattere.

“ Io ho solo l’incarico di uccidere chiunque esca dall’auto per cadere in trappola, ma tu… sei rimasto dentro, ed in più non sei morto con un solo colpo.”

 

“ Già… ma tu mi ucciderai lo stesso, vero ?” rise Hayato, sputando via un grumo di sangue che gli era rimasto in gola. La tensione lo aveva portato alla pazzia, e le lacrime per la morte dei suoi migliori amici ormai colavano senza fine dai suoi occhi.

“ Vero ?” ripeté, questa volta però come se la sua mente fosse persa altrove.

 

Providence non gli rispose mai. Semplicemente si dileguò, così come Doku, lasciandolo sanguinante sulla strada.

 

L’assassino non gli diede più l’occasione di potersi ricongiungere con i suoi amici, e per questo Gokudera pregò a lungo di morire, invano.

 

 

 

 

“ Papà? Hai fatto presto.” Angelyca Celeste corse ad abbracciare il padre, appena rientrato dalla porta di casa.

L’uomo sorrise, mostrando nella mano una busta di plastica.

“ Non vedo l’ora di vedere la tua torta mega-galattica !”

 

 

 

 

 

Ci sono persone che muoiono con il sorriso e persone che sorridono dopo aver ucciso. Nessuno di loro sa con certezza cosa incontrerà alla fine della vita, ma trovano lo stesso la forza di sorridere.

 

 

Angolo Autore:

Questo angolo autore potrebbe non essere divertente, ma forse per qualcuno si rivelerà utile. Chi lo sa ^^

È passato un anno preciso dal quinto capitolo di questa Saga. Vuol dire che ho scritto 8 capitoli in un anno, e devo dire che di questo mi vergogno tantissimo.

Otto capitoli sono NIENTE, rispetto a quello che uno scrittore competente potrebbe fare con ben 365 giorni a disposizione.  Ma se mi seguite immagino saprete che io non sono uno scrittore competente.

 

Però… bho, ho notato che molti di voi hanno semplicemente perso interesse in questa storia. E la cosa mi va bene, insomma, non posso sempre intrattenere tutti.

Però ragazzi siete in CENTINAIA a visualizzare miei capitoli , mi sembra un po’ strano che alla fine siano solo in 3 a recensire. Però vabbè, magari nel 2017 cambierà tutto e io mi sto solo lamentando a vanvera.

 

 

Tante buone feste, vi auguri un bel riposo prima di iniziare l’anno nuovo! L’importante è ripartire con il botto, ed io spero di farli riuscendo a finire questa storia per il 2017 ^^

Alla prossima!

 

 

 

Omake Numero Tre: Stupid Jojoke.

 

“ Kiiro, sei arrivato !” esclamarono le ragazze vedendo un ragazzo biondo sopraggiungere, tranne Akira per ovvie ragioni.

 

“ Vi aspettavate l’aiuto di Kiiro, ma… KONO DIO DA !!” Ed in realtà il misterioso biondo si rivelò essere Dio Brando, sconvolgendo le quattro povere ragazze,  e anche Kevin in trance.

 

“ ZA WARUDO !” Dalle spalle di Kiiro/Dio apparve il suo Stand, The World, che bloccò il tempo prima che qualcuno potesse muoversi.

 

Nella paralisi temporale però, Dio cadde dal cielo, trascinando con sé fino a terra un enorme asfaltatrice.

“ RODA RORA DA! Buon anno a tutti… WRYYYYYYY !!”

 

L’impatto del mezzo di trasporto schiacciò tutti, e Master, contento di aver fatto la sua strage di personaggi quotidiana, si prese una vacanza.

Fin.

   
 
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