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Autore: JKiryu    02/01/2017    2 recensioni
Fu così che quella notte Akutagawa Ryunosuke, quello che fu il bambino senza sentimenti, incrociò la strada di Dazai Osamu, uno dei cinque Membri Esecutivi della Port Mafia.
Fu così che Akutagawa Ryunosuke imparò ad essere umano.
Genere: Angst, Dark, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Osamu Dazai, Ryuunosuke Akutagawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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akuta

    Cauta è l'oscurità che si annida dietro ad ogni angolo, silenziosa, alla stregua di un predatore che con pazienza attende il momento giusto per ghermire la propria preda. Amica della morte, costeggia il cammino della vita dell'essere umano, lambendo le membra del viaggiatore esausto che, allo stremo delle forze, non ha altra scelta se non annegare in essa, non prima di aver teso per un'ultima volta la mano nella direzione del bagliore ormai irraggiungibile di una luce agognata per anni. 
    Ma che scelta può avere invece il bambino a cui è stato negato un cuore per provare sentimenti? Mentre i suoi occhi pregni di profondo vuoto fissavano un mondo colmo di violenza, si chiedeva quale fosse il suo scopo, se nell'ultimo respiro esalato da coloro che cadevano esanimi ai suoi piedi trafitti dalla sua tetra lama vi fosse una risposta ai suoi interrogativi.
    Quello che tuttavia il bambino – ormai divenuto ragazzo – non si aspettava, era che l'oscurità stessa gli offrisse lo scopo che tanto bramava. In quella fatidica notte in cui, perdendo tutto ciò che la sua misera vita gli aveva donato, venne travolto da sentimenti d'odio e rancore che mai si sarebbe sognato di provare, solo quegli occhi che riflettevano il sangue degli assassini dei suoi fratelli riuscirono a farlo finalmente sentire vivo, a fargli credere davvero che ci fosse qualcosa oltre a quell'inferno che era stata la sua infanzia.
    Annegare nell'oscurità come il viaggiatore in cerca della luce non gli dava sconforto, anzi. Per il silenzioso cane rabbioso in fondo, quella sensazione di profondo rispetto che provò nei confronti della persona di fronte a lui fu abbastanza per dipendere da quelle parole, pronunciate come se ciò che stavano implicando fosse il più semplice dei fatti.

    «Voglio trovare uno scopo... un significato alla mia vita.»
    «Te ne darò uno.»

    Fu così che quella notte Akutagawa Ryunosuke, quello che fu il bambino senza sentimenti, incrociò la strada di Dazai Osamu, uno dei cinque Membri Esecutivi della Port Mafia.
     Fu così che Akutagawa Ryunosuke imparò ad essere umano.


    Oltrepassando l'orizzonte del supplizio che aveva dovuto sopportare fin dalla più tenera età, il giovane iniziò a muovere i primi passi sotto l'ala di colui che fin dal primo momento aveva considerato un vero e proprio demonio, inquietante e spaventoso come un'ombra danzante appena intravista tra la dormiveglia e il sonno. Il solo incrociare quegli occhi, a volte infantili e allegri, a volte totalmente privi di compassione, metteva i brividi ad Akutagawa, ma allo stesso tempo ne era affascinato, come una falena attratta dall'ardere di un braciere nelle tenebre.
    Che cosa però avesse reso Dazai ciò che era – perché in fondo il giovane ancora si domandava come qualcuno di poco più della propria età potesse essere così temibile – non gli era dato saperlo. Dietro a quel sorriso all'apparenza calmo si nascondeva la freddezza di un assassino, davanti a quello sguardo che faceva sentire nudo e inerme, persino un Dio si sarebbe sentito vulnerabile.
    Eppure Akutagawa cominciò ad imparare da quella persona, da colui che dipingeva talvolta come demone, talvolta come divinità. Da Dazai apprese l'incuranza nei confronti della morte, ogni volta che, quasi per pura scommessa, la vita del giovane subordinato si trovava appesa ad un filo, con una pistola puntata alla testa al solo scopo di innescare quel suo oscuro potere. Apprese inoltre che lo stesso Dazai non era spaventato di morire, anzi. Per il proprio mentore cessare di vivere non sarebbe stato nient'altro che un modo di liberarsi da quel mondo immutabile in cui era stato costretto. Avrebbe accolto la morte volentieri, se solo ci fosse riuscito. Proprio come gli esseri sovrannaturali a cui era stato paragonato infatti, perire non gli era stato concesso.
    Più forte della morte stessa e all'apparenza invincibile. Cuore e mente di Akutagawa erano rapiti dal rispetto e dal timore, avviluppati da grinfie ben più temibili del potere della bestia oscura che giorno dopo giorno il giovane faceva suo.

    «Le persone non hanno paura delle armi, bensì di coloro che invece ne fanno buon uso.»

    Rischiare la vita per un capriccio o essere percosso come un cane disobbediente che veniva ammaestrato non faceva più male come le prime volte. Ogni punizione acquisiva un nuovo significato, ogni livido sul suo corpo diveniva un insegnamento forgiato dal sangue.
    La lezione più grande infine era stata compresa.

    Il ragazzo temprato dall'oscurità stessa imparò che al mondo i deboli muoiono e i forti sopravvivono.
    Doveva dimostrare di essere forte.
    Doveva dimostrare a Dazai di essere forte.

    Quel terribile passato impresso nei suoi ricordi venne accantonato. La memoria di quella vita vissuta tra le strade venne riposta in un angolo remoto del suo essere, così come i volti dei fratelli morti durante quella notte in cui tutto cambiò. Per essere più forte, diceva Akutagawa. Perché in fondo, tutti noi vogliamo dimenticare qualcosa. Raccontiamo storie, a volte anche a noi stessi.

    Tutto è più semplice in questo modo.

    Ma un cuore svuotato dalle emozioni può essere davvero tale?
    Le persone dicono di voler essere libere, ma la realtà è che nessuna di esse lo spera davvero. Esse sono schiave di ciò che provano, costrette in continuazione a lottare contro demoni che si celano nel loro subconscio – demoni di cui spesso ignorano la natura. Sono le loro stesse volontà le loro catene, i loro desideri le loro sbarre d'acciaio, giudici della tragica natura dell'essere umano che con le unghie e con i denti cerca una motivazione per cui vivere.
    Il demone nel cuore di Akutagawa non aveva un nome, il ragazzo non riusciva a dargliene uno. Eppure egli sapeva che quel qualcosa si annidava dentro di sé, emergendo come un mormorio costante e insistente, come un bisbiglio al suo orecchio che lo faceva fremere di rabbia ogniqualvolta l'attenzione di Dazai non gli era rivolta. Avere su di sé quegli occhi che un tempo aveva temuto era divenuto un bisogno soffocante, riuscire anche solo a strappare un sorriso compiaciuto da quelle labbra una necessità. Smarrito e sconfitto egli si sentiva quando colui a cui doveva tutto – ogni briciolo di sé – gli voltava le spalle; il tempo si fermava, perdeva il suo senso originario. Tutto assumeva la ristagnante sensazione di abbandono che forse avrebbe dovuto provare quando in quelle strade di periferia i suoi piccoli occhi leggevano il disprezzo in quelli altrui, lo stesso disdegno che gli veniva concesso come unico appiglio in una crudele indifferenza.
    E così notte dopo notte raccoglieva i frantumi di ciò che si infrangeva dentro di lui, incomprensibile per il ragazzo, ma pur sempre atroce e straziante. Ricomponeva quei frammenti uno a uno come schegge di uno specchio che rifletteva un'anima tanto distrutta quanto devota, che altro non voleva che sentirsi dire che non era più il debole bambino che non avrebbe mai potuto vendicare i propri fratelli se non morendo con loro, udire parole che probabilmente quella voce non avrebbe mai pronunciato se non nel più nascosto dei suoi sogni.

    «Dazai-san...»

    Finché quello specchio tenuto insieme da un'emozione senza nome non si infranse per un'ultima volta. Quella notte, i pezzi rovinati di un riflesso distrutto dal corso degli eventi dilaniarono quel cuore che aveva provato sentimenti solo grazie ad Osamu Dazai.

    Traditore, avevano chiamato quest'ultimo, come il peggiore dei fuggitivi.
    Ma nessuno in verità si sentì più tradito del ragazzo dalle certezze ormai distrutte. Ormai abbandonato, venne portato a fondo nell'abisso della disperazione, trascinato dall'oscurità che, come nella storia del viaggiatore in cerca della luce, aveva atteso per tutto quel tempo, pronta ad afferrare colui che ingenuamente credeva di aver trovato finalmente uno scopo.


    Gli uomini a volte dedicano la propria vita a inseguire un desiderio, incerti se esso verrà esaudito. Coloro che ridono di questi uomini non sono nient'altro che spettatori della vita.

    Quella notte, un giovane orfano perse per la seconda volta tutto ciò che aveva.
    Ma Akutagawa Ryunosuke non si era mai considerato uno spettatore.

   
 
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