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Autore: mrsmcvey    02/01/2017    1 recensioni
"Aspetta! Lasciami almeno il tuo numero di telefono."
"Lasciarti il mio numero di telefono? No, sarebbe troppo facile, e a me le cose facili non piacciono neanche un po'. Proviamo a fare qualcosa di diverso, Min Yoongi: se dovessimo incontrarci altre sette volte in maniera totalmente casuale ti darò il mio numero. Lasciamo tutto al destino."
Il numero sette esprime la globalità, l'universalità, l'equilibrio perfetto e rappresenta un ciclo compiuto e dinamico.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Min Yoongi/ Suga, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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                                                           It's hard to get around the wind-Alex Turner


 18 novembre 2013

Trasferirsi in una nuova città era risultato più difficile di quanto avesse mai potuto immaginare. Per quanto avesse studiato e per quanto si fosse documentata sulla cultura, entrarci a far parte le risultava difficile.
Erano ormai nove mesi che si era trasferita dall'altro capo del mondo per gli studi e ogni giorno una parte di lei rimpiangeva la sua terra natale. Eppure lei amava la Corea e amava la cultura coreana, era solo che si sentiva un pesce fuor d'acqua. Aveva giusto quattro persone che poteva considerare amiche e una coinquilina che vedeva poco e che per questo le ricordava quanto fosse sola. E poi dividersi tra gli studi e il lavoro la stressava. 
L'unica cosa che le procurava un po' di sollievo erano i rari giorni in cui aveva poco da studiare e poteva raggiungere tranquillamente la biblioteca e scrivere. La scrittura era l'unica cosa che poteva aiutarla nei momenti di sconforto e che la faceva sentire meno sola e fuori posto.
Ormai era fatta però: aveva deciso di mettersi in gioco e adesso le toccava giocare, per quanto male questo la facesse sentire. Non poteva mica ritornarsene dai genitori con la coda tra le gambe? No, ci andava di mezzo il suo orgoglio e lei non poteva permettersi di dargliela vinta e quindi continuava a tirare avanti dicendosi che col tempo si sarebbe ambientata e tutto avrebbe preso una svolta diversa. Il fatto è che le cose avrebbero dovuto per forza prendere una svolta diversa; era andata in Corea per dimostrare che non c'era nulla di male ad essere una sognatrice, e che non era impossibile che le cose potessero prendere  una piega come quella dei libri che leggeva.
Astrid Young voleva far capire a tutti che bisognava sognare. Bisognava  farlo nonostante tutto o altrimenti la vita sarebbe diventata monotona e pesante.

Min Yoongi quella mattina si era svegliato con il più grande mal di testa mai avuto in 20  anni di vita. Il giorno prima aveva avuto il doppio turno a lavoro e in più aveva dovuto anche coprire il turno di un collega. Ma non era finita lì. Una volta tornato a casa si era messo a lavorare ad una canzone ed era andato a dormire solo alle 4 del mattino e la sveglia sfortunatamente era suonata alle 7 perché doveva assicurarsi che Namjoon si fosse alzato per andare all'università.
Si trascinò senza forze verso la camera dell'amico, che come sospettava, non aveva sentito la sveglia a dormiva ancora. Scosse il capo e si avvicinò al suo letto e spostò con forza le coperte.
"Namjoon svegliati subito, hai una presentazione tra un'ora". L'altro ragazzo però si rigirò dando segno di non voler svegliarsi. Yoongi sbuffò e si abbassò, ritrovandosi accanto all'orecchio dell'amico. "KIM NAMJOON! SVEGLIATI IMMEDIATAMENTE O TE LO GIURO: CHIAMO TUA MADRE!" Le sue urla avevano avuto l'effetto desiderato: Namjoon si alzò velocemente, lo guardò un secondo e poi si fiondò in bagno, inciampando di tanto in tanto.
Yoongi guardò la scena ridendo, si ricompose e andò in cucina: era sveglio da mezz'ora e inizia ad avvertire i morsi della fame. Il giorno prima aveva pranzato con una barretta al cioccolato e poi era andato a letto senza cenare. 
Aprì la dispensa vuota e sospirò: non avrebbe mai pensato che vivere da solo equivaleva al morire di stenti. Quanto rimpiangeva la cucina di sua madre. Doveva ricordare di andare a fare la spesa, altrimenti lui e Namjoon avrebbero vissuto di cibo d'asporto fino al ritorno di Jin, e non potevano permetterselo, un po' perché avrebbero messo su parecchi kg e un po' perché non potevano spendere soldi in cibo tutti i giorni.
Richiuso lo sportello sconfortato: l'unico lato positivo era che il caffé in quella casa non mancava mai.
Namjoon uscì di corsa dal bagno e lo raggiunse in cucina. Quando lo vide seduto con la testa tra le mani gli si avvicinò cauto e gli poggiò una mano sulla spalla.
"Siamo di nuovo a corto di cibo?" gli chiese. Yoongi annuì senza alzare il capo. "Prima di tornare a casa mi fermo a fare un po' di spesa, va bene?" E di nuovo Yoongi si limitò ad annuire. Namjoon si morse il labbro. "Dovresti andare a riposare; il tuo turno inizierà solo nel pomeriggio."
"Purtroppo non posso. Ho un bisogno urgente di scrivere qualcosa. Un tizio di non so quale casa discografica ha ascoltato alcuni dei miei pezzi e mi ha chiesto di scrivergli una canzone. Una canzone d'amore Namjoon. Oddio, cosa sono costretto a fare per un po' di soldi. Mi sto vendendo" nel frattempo Yoongi si era alzato e aveva cominciato a camminare in cerchio disperandosi, poi gettò un'occhiata all'orologio appeso alla parete della cucina e praticamente spinse Namjoon verso l'ingresso. "Farai tardi, va'. Almeno uno di noi due dovrà avere un futuro decente, quindi impegnati nella presentazione di oggi. Intesi?" Namjoon annuì e uscì di casa velocemente: sapeva che quando Yoongi si comportava così era meglio lasciarlo solo.
Lasciato solo, Yoongi si passò una mano tra i capelli e decise di andare a vestirsi. Doveva scrivere tranquillamente e la biblioteca era l'unico posto in cui non avrebbe trovato distrazioni, quindi, anche per quella mattina gli toccava rinunciare al sonno e uscire nel freddo di Seul.
Era novembre ed il clima era già estremamente freddo ed era una cosa che Yoongi avrebbe fatto a meno di affrontare di prima mattina e a stomaco vuoto. Infilò un cappello, mise le scarpe e una volta chiusa la porta di casa iniziò a correre per non perdere l'autobus. Arrivò alla fermata giusto in tempo. Un solo minuto di ritardo e avrebbe dovuto aspettare l'autobus successivo, e sfortunatamente quel giorno non poteva permettersi neanche quello.
Quando entrò in biblioteca l'aria calda lo colpì all'improvviso togliendogli il fiato; tolse il cappello e cercò un tavolo tranquillo su cui sistemarsi e scrivere.

Astrid Young quella mattina si era svegliata presto inutilmente perché l'unica lezione che aveva quel giorno era stata spostata e non aveva del lavoro da fare. Infilò la testa sotto il cuscino e si maledisse mentalmente.
La sera prima era rimasta sveglia fino a tardi per completare una traduzione per il lavoro e invece di dormire adesso si ritrovava più sveglia che mai col cuscino premuto contro le orecchie cercando di bloccare i rumori che la conquilina produceva.
-Quella ragazza è incredibile. Non c'è quasi mai e quelle poche volte che mi degna della sua presenza iniziare a far casino dalle 7 del mattino- pensò Astrid. Sbuffando si mise a sedere e si stropicciò gli occhi: era troppo stanca, ma con tutto il rumore causato da Eunha rimettersi a dormire era impossibile. Solo una cosa le restava da fare: vestirsi e correre in biblioteca. Non poteva scrivere in quel caos che era il suo appartamento.
Una volta pronta scappò dall'appartamento, perché di vedere la sua coinquilina a quell'ora non ne aveva voglia.
Si fermò a fare colazione in un locale vicino alla biblioteca, verso la quale si diresse lentamente sorseggiando del caffé. 
Una volta entrata si sentì quasi soffocare dal caldo: la temperatura all'interno era troppo calda per i suoi gusti.
Scrutò la biblioteca e i suoi occhi si poggiarono su di un paio di tavoli quasi vuoti e si avviò verso di loro, si sedette e cacciò dalla borsa il quaderno che utilizzava per scrivere e gli occhiali da vista.
Prese la penna in mano e rilesse le ultime cose scritte: erano secoli ormai che non si dedicava al suo racconto e la testa le pulsava a causa di tutte le idee che aveva ma che non aveva potuto mettere nero su bianco. Una volta toccato il foglio le parole inziarono a sgorgare. 
Scriveva ormai da un paio di minuti quando alla sua destra sentì un gemito di frustrazione: alzò lo sguardo incuriosita e si ritrovò a guardare un ragazzo.
Aveva una mano tra i capelli neri e si mordeva il labbro guardando il foglio con un'espressione disperata.
La sua pelle era bianca, notò Astrid. Anzi, bianchissima e il contrasto con le guance e le labbra rosse era fantastico. Si ritrovò a desiderare di saper disegnare, perché una tale bellezza non poteva essere descritta con delle semplici parole.
Si acccorse che il ragazzo stava voltando la testa nella sua direzione perciò spostò velocemente lo sguardo e, ripresa la penna in mano, fece finta di essere impegnata a scrivere.

Min Yoongi non aveva la pù pallida idea di come scrivere una canzone d'amore. Riascoltava all'infinito la base musicale datagli dall'uomo che lo aveva avvicinato una settimana prima nel club, ma le parole erano bloccate. Non aveva mai amato qualcuno e nessuno lo aveva amato in quel modo, e quindi si trovava ad incespicare.
Preso dallo sconforto si lasciò andare ad un urletto soffocato, poi sospirò e si passò una mano tra i capelli. Il foglio bianco di fronte a lui sembrava guardarlo beffardo. Non poteva dargliela vinta. 
Dopo un paio di minuti in quella situazione di stallo decise che gli avrebbe fatto bene distrarsi un po'.
Il collo gli faceva male e cercò di sgranchirlo muovendo la testa prima a sinistra e poi a destra. Solo che una volta giratosi a destra si bloccò: di fronte a lui una ragazza scriveva freneticamente. 
-Starà studiando-, pensò. Ma poi la vide girare le pagine e tornare indietro e la sentì biascicare persino un "questi due pezzi non si intrecciano" in un coreano senza accento.
Aveva lunghi capelli lisci e castani e gli occhiali erano poggiati sulla punta del naso. I tratti così diversi da lui facevano capire che non fosse coreana. Aveva sentito pochi stranieri prima di allora parlare in coreano e quindi si mise a fissarla incuriosito.
Gli piaceva il modo in cui le dita stringevano la penna e con quanta velocità questa si muovesse sul foglio. Quanto la invidiava in quel momento. 
Ripensò al suo foglio bianco e alla scadenza che aveva da rispettare e un'improvvisa voglia di prendere a testate il muro si impadronì di lui. 
  
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