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Autore: 98chrislena    04/01/2017    0 recensioni
"Come si può andare avanti sapendo che ti hanno diagnosticato un tumore allo stomaco? L’unica cosa che puoi fare è sperare di soffrire il meno possibile, anche se ti tocca vivere gli ultimi giorni della tua vita con la consapevolezza che dovrai separarti da tutto ciò più che ami."
Una ragazza di 18 anni si trova alle prese con qualcosa di più grande rispetto a lei, un tumore terminale.
Sarà costretta a dire addio alla sua quotidianità, la famiglia, le amiche e Pietro, il suo più grande amore.
Genere: Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Contesto generale/vago
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Sono tre giorni che non esco dalla mia camera, non ho il coraggio di affrontare la realtà, è troppo per me.
Il brutto di quando rimango da sola è che riesco ad ascoltare ogni pensiero più profondo e questo non fa altro che peggiorare le cose.
Come si può andare avanti sapendo che ti hanno diagnosticato un tumore allo stomaco? L’unica cosa che puoi fare è sperare di soffrire il meno possibile, anche se ti tocca vivere gli ultimi giorni della tua vita con la consapevolezza che dovrai separarti da tutto ciò più che ami.
«Maddalena, per favore, lasciami entrare, sono tuo fratello, ho bisogno di te, ti prego.» sento la sua voce spezzata. «Ho bisogno di un tuo abbraccio, lasciami entrare.»
Aprendo la porta mi ritrovo Giulio con gli occhi rossi ed il viso pieno di lacrime. Lo fisso e rimango immobile senza sapere che dire o fare.
Mi abbraccia e ci mettiamo nel letto, sotto le coperte.
«Non voglio chiederti come stai perché sarebbe inutile ma volevo solo dirti che ieri ho visto Pietro e mi ha chiesto perché non ti sei fatta più sentire. Oggi è venuto a casa ma gli ho detto che non c’eri. Maddi, lui è preoccupato per te, credo dovresti dirglielo.»
«Come faccio a dirgli che sto per morire? Come diamine pensi che io possa riuscirci? No, ho paura, so che dovrei dirglielo ma non ce la faccio…»
Inizio a piangere e Giulio mi stringe in un abbraccio come non ha mai fatto prima d’ora.
«So che non avrei dovuto ma stasera verrà a casa e tu glielo dirai, l’ho fatto per il bene di entrambi.»
«E’ giusto così, grazie Giulio.»
Come faccio? Come reagirà? Come? Sarò in grado di dirglielo? Mi toccherà dirlo anche alle mie amiche, ai parenti… tutte queste responsabilità mi stanno divorando e vorrei solo scomparire.
 
Sono le sei, forse dovrei prepararmi. Mi faccio una doccia e mi vesto. No, non mi truccherò, so che piangerò più di quanto abbia già fatto nei giorni precedenti.
«Tesoro, c’è Pietro alla porta. Sappi che ti sarò vicina, andrà tutto bene, ti voglio bene.» dice mamma e mi dà un bacio sulla fronte.
Vedo Pietro sulla porta, più bello che mai, con un sorriso a trentadue denti.
Mi abbraccia e mi sussurra nell’orecchio «Mi sei mancata così tanto, ti amo.»
Mi prende per mano ed andiamo verso la macchina.
«Dove andiamo?»
«Il Giardino degli Aranci.»
«Mi sei mancata così tanto che stavo per impazzire. Non hai più risposto ai messaggi, quando chiamavo mi dava sempre la segreteria. Che succede bimba? Vuoi per caso lasciarmi? Sappi che non te la darò vinta» dice sorridendo mentre poggia la mano destra sul mio ginocchio.
Scendiamo dalla macchina e ci sediamo sulla panchina, uno di fronte all’altro, mentre ci godiamo il meraviglioso paesaggio che abbiamo davanti.
«Pietro, non è facile dirti questo. Ti chiedo scusa se non mi sono fatta sentire ma…» faccio un grande respiro mentre sento le lacrime inondare il mio viso. «Qualche giorno fa, precisamente tre giorni fa, mi hanno diagnosticato un tumore allo stomaco. I dottori hanno detto che anche facendo la chemioterapia, mi restano all’incirca dai quattro ai cinque mesi di vita. La chemio può aiutare ma fino ad un certo punto, ecco perché sono sparita, non avevo il coraggio di affrontare la realtà ma specialmente, non avevo il coraggio di affrontare te. Spero tu mi possa perdonare.»
Pietro stringe le mie mani ed inizia a piangere come un bambino a cui hanno tolto il suo giocattolo preferito.
Rimaniamo in silenzio per una decina di minuti.
«Non è vero, no. No. Mi stai dicendo una cazzata, tu stai bene, vero? Ti prego dimmi che è uno scherzo.»
Si alza ed appoggia le braccia sulla ringhiera.
«Pietro, così mi rendi tutto così difficile, ti prego.»
Gli prendo la mano e torniamo verso la macchina, è meglio parlare dove non ci sono interferenze.
«Come l’hai scoperto?»
«Ultimamente stavo perdendo molto peso e vomitavo di continuo, così mamma mi ha portato in ospedale, mi hanno fatto diverse visite ed alla fine sono arrivati a questa conclusione. Mi dispiace dirtelo così, non voglio perderti, ti prego di non lasciarmi, ho bisogno di te ora più che mai.»
«Bimba, non ti lascerò mai ma cazzo, perché proprio te? Perché? Tutte queste persone nel mondo. Non me lo spiegherò mai.»
«Il destino ha voluto così.» sussurro ed appoggio la mia testa sulla sua spalla.
«Siamo sempre io e te contro tutto e tutti?»
«Sempre io e te bimba.»
 
Da quando ho parlato con Pietro mi sento meglio come se non fosse successo niente in questi giorni. Ora però, mi toccherà dirlo anche alle mie due migliori amiche.
Scendo per fare colazione e c’è solo mamma in casa.
«Allora ieri com’è andata? Ti senti bene?»
«Benissimo, Pietro ha capito e ha detto che mi starà vicino fino alla fine! Oggi verranno Giada e Sofia, lo voglio dire anche a loro.»
«Sono fiera di te, davvero. Comunque ho chiamato la tua scuola ed abbiamo deciso di farti ritirare, mi dispiace tesoro ma avrebbe complicato le cose.»
«Hai fatto bene, tranquilla mamma.»
«Ora vado a lavoro, per qualsiasi cosa sai che puoi chiamarmi.»
Appena esce mi ritorno in camera e la sistemo per bene.
Se ce l’ho fatta con Pietro, posso farcela anche con loro, no? Devo vivere questi pochi giorni che mi rimangono al meglio nonostante questa malattia stia abbattendo tutti i miei progetti più grandi, in qualche modo devo pur reagire.
   
 
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