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Autore: Hitchhiked    04/01/2017    0 recensioni
Come se il tuo migliore amico potesse insegnanti a ballare, durante una terribile estate, senza correre il rischio che tu possa innamorarti di lui.
Ha sempre avuto un modo strano di spiegare le cose, il ballo non fa differenza.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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“Parti con la testa, devi seguire il ritmo.”
Ondeggio il corpo guardando il pavimento marmoreo, i capelli mi finiscono in bocca; alzo leggermente gli occhi per sbirciare verso la direzione di Elia rifiutandomi di alzare la testa e la visuale resta piuttosto impedita dai capelli.
La musica continua ed Elia balla, la muove anche lui la testa e annuisce, ma non a me, lui annuisce alla musica. Si comporta come se desse per scontato che io capisca l'insieme di tutta quella matematica e suoni che non è altro che musica.
“Poi le dita, come se stessi suonando un tamburo”.
E io mi fermo per osservarlo, perché anche se oggi non imparerò a muovermi con grazia, avrò la possibilità di guardare Elia, il mio migliore amico, ballare.
Veste di nero, e quando indossa un completo scuro sembra che abbia il doppio dei suoi anni; ora la giacca giace abbandonata alla base di una colonna,con fazzoletto nel taschino e tutto, e una camicia bianca lascia intravedere la sua maledetta schiena ossuta. Elia sa di essere guardato, lo apprezza, ascoltando bene si percepisce che tutto il suo corpo magro lo brama, dalle clavicole sporgenti alle caviglie appena visibili sotto le calze nere. Dalla prima impressione Elia sembra molte cose, ma non un dio, ha delle lentiggini, i capelli scuri sempre fuori posto, quando sorride alza lievemente il labbro superiore e si intravede una fila di denti bianchi che farebbe impallidire persino la neve appena caduta, e la luce che questo sorriso emana ravviva gli occhi e fa risplendere quelle due gemme color dell'ambra, che sono gli occhi di Elia, e allora, solamente dopo che sorride, in quel preciso momento, Elia non sembra null'altro che un dio.
Giuro che Elia riesce a ballare anche, come un dio, come potete immaginare non ci si può mai stufare veder ballare un dio; giorno e notte si potrebbe star alzati per veder muoversi con così tanta grazia qualcuno, se solo se ne ha l’occasione.
“Le caviglie” mormora, muovendo appena le labbra, convinto che io lo ascolti ancora e riesca tutt'ora a seguirlo, mentre in realtà sto arrancando nella polvere, perché troppo veloce sa ballare il mio dio, “-Devi muovere le caviglie come se le punte delle tue scarpe fossero incollate al suolo e dovessi liberarti.”
E io arranco, mi dibatto, tento di muovere quelle mie scarpe laccate, mi affanno e mi slancio per correre incontro alla luce in quella stanza che è il suo sorriso; provo a liberarmi, ma riesco a muovermi solamente di pochi centimetri, come se stessi per imparare a volare, ma avesi le ali legate.
“Cosi- così, movimenti leggermente più staccati, segui la musica, i passi conservali per i lenti”.
Elia ora mi sta guardando, il dio del ballo, il mio migliore amico, il mio maestro mi sta guardando e i suoi occhi risplendono, come ogni volta che lo vedo ballare.
E io arrossisco, come se mi puntassero un faro addosso, e mi blocco, come successe al mio primo saggio di piano.
Elia è davanti a me, ondeggia il bacino e alza le spalle ritmicamente e anche i polsi  con i gemelli dorati si muovono in sincrono sopra la sua testa e gonfia le guance per scacciare con dei soffi i ciuffi ribelli dalla fronte e per farmi ridere. E ci riesce. E ride anche lui, con quel sorriso da dandy, che gli scivola sulla faccia quando balla e le sue lentiggini si avvicinano ai lati degli occhi dalle ciglia lunghe.
“Devi sentire come se ci fosse uno strato di cemento che rallenta i movimenti delle tue gambe, mentre tutto il resto del corpo si muove con la musica, ed è come se il cemento ti seguisse come ti sposti per la stanza, e dopo comincia a salire e ti arriva alle ginocchia.”
Comincia a muoversi per la stanza, seguendo cerchi per me invisibili sempre più larghi, con le mie scarpe lucide come centro, passi veloci, sembra come se camminasse direttamente sulla musica, e la musica già andasse avanti di suo e lo sorreggesse portandolo veloce , ma lui volesse accelerare, e la musica lo avvolgesse, tutto, e in un gesto amichevole gli scompigliasse i capelli, che poi lui dopo scansava con quei soffi leggeri di cui vi ho parlato.
E io ero lì, piedi nel cemento che alla fine è anche sabbia, a correre immobile per raggingere Elia, a sforzarmi e a non riuscire, ad ammirarlo e ad amarlo, il mio dio, mentre danzava su quei dannati pavimenti di marmo lucido.






Angolo autore:
Grazie per aver letto, non avrei mai potuto pubblicare questa storia, se non fossi sicura che Elia non leggerà mai quello che ho scritto oggi, come tutte le altre storie nelle quali lo cito.
Vi ringrazio per aver letto, vi ringrazierò ancora di più se commenterete e vi invierò un biscotto se dispenserete consigli.
Fino alla prossima volta.





   
 
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