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Autore: rocchi68    05/01/2017    3 recensioni
Quello era l’ultimo anno prima della maturità.
Era passato tanto tempo da quel giorno eppure quando si avvicinava quel periodo, lui si sentiva molto peggio del solito.
Tutto era tornato apposto, ma quella calda giornata estiva gli aveva causato una profonda frattura.
Il che era un vero peccato, considerando il passato.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Dawn, Duncan, Scott, Trent
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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Aveva intuito che c’era qualcosa sotto.
Non poteva esserci un motivo diverso per quel ghigno.
Fu quando rialzò lo sguardo che ottenne la risposta.
4 tizi erano pronti a lottare per lui.
Questi si erano posti davanti all’idiota e fungevano da barriera insuperabile.
Un’altra delusione per Scott che sperava in un combattimento pulito e senza aiuti esterni.
Lo rendeva felice solo la consapevolezza di potersi divertire più del solito.
E sicuramente il punk, di cui si notavano soprattutto i lividi sul volto, non si era scelto i primi sprovveduti.
In tutto questo Scott aveva imparato soltanto che Duncan era un tipo ostinato, tanto da pretendere una rivincita.
Lui era pronto ad accontentarlo per una seconda lezione, ben sapendo che sarebbe stata seguita da una terza, da una quarta, da una quinta e forse anche da una sesta.
Era una testa dura, anche se doveva ammettere che quell’ostinazione era ammirevole.
Comunque una domanda gli venne spontanea.
“Perché lo fa?” Si chiese, appoggiando lo zaino.
 
Non poteva essere così stupido dal tenere disperatamente al ruolo di teppista.
Doveva esserci qualcosa che lui ignorava.
Dopo aver riposto anche il cellulare nella borsa, ficcò le mani nei jeans e si avvicinò a quel piccolo gruppetto che per tutto il tempo non l’aveva perso di vista.
Lui, essendo il nuovo teppista della Pahkitew, non aveva di certo paura di loro.
Aveva una fama da proteggere in quella scuola, anche se talvolta era ”buono” con gli avversari meritevoli di rispetto.
“Scott, abbiamo un conto in sospeso.” Gli fece notare Duncan, mentre i suoi amici si preparavano.
“Se tu facessi una vacanza, in quale posto andresti?” Borbottò, fissandoli con il solito ghigno strafottente.
“Non penserai di spaventarci.” Sbuffò uno degli amici del punk.
“Forse.”
“In tal caso…sotto ragazzi!” Urlò quello che doveva essere il secondo del gruppo.
Scott era così abituato alle risse che li vedeva muoversi quasi al rallentatore.
Certo il vantaggio numerico li rendeva difficili da battere, ma con un po’ di pazienza avrebbe trovato una possibilità.
Schivò un calcio di un biondino svampito, si abbassò appena in tempo per evitare i pugni di quello con la tuta rossa e di quello con il fischietto e scivolò alle spalle dell’omaccione di colore.
La scelta più saggia sarebbe stata quella di sbarazzarsi di quell’energumeno, ma anziché perdere tempo con i pesci piccoli, volse la propria attenzione verso il punk.
Infatti si avventò come una furia su di lui.
Era riuscito ad atterrarlo e a tirargli qualche pugno, prima che gli altri riuscissero a bloccarlo.
Il biondino e quello con il fischietto gli bloccarono le braccia, mentre i due rimasti liberi iniziarono a riempirlo di pugni.
Questi non avrebbero fatto male a una mosca e anzi avevano la dannata capacità d’infastidirlo.
Era stato percosso, preso anche a calci, avevano cambiato più volte esecutori, ma lui non avvertiva dolore.
Si stava solamente annoiando.
“Spaccategli la faccia.” Ordinò imperioso il punk e uno di quelli che lo trattenevano, fece come gli era stato chiesto.
Il tizio con il fischietto si prese, quindi, la responsabilità di cominciare.
Iniziò con una serie di colpi, salvo poi fermarsi per controllare il suo operato e per riprendere fiato.
Aveva aperto una lieve ferita sullo zigomo destro e sul labbro inferiore.
Si cambiarono ancora e uno riuscì anche a fargli sanguinare il naso.
Il ragazzo di tutto ciò sentiva solo un lieve bruciore, anche se gli altri erano soddisfatti del loro operato.
Erano convinti d’averlo battuto e d’aver restituito a Duncan il posto che aveva perso.
“Ti arrendi?” Gli chiese il punk, mentre due ragazzi continuavano a tenerlo fermo.
Il rosso era solo infastidito.
Se quello era il massimo che sapevano fare, lui era deluso da quelle speranze malriposte.
Si aspettava molto più dolore.
Non avevano preso in considerazione, nemmeno per un secondo, la possibilità che lui stesse aspettando solo per farli spompare.
“Avete già finito? Che delusione.” Rispose poco prima d’avvertire altri pugni sullo stomaco.
“E ora?” Borbottò quello dalla tuta rossa.
Scott non rispose.
Fu quando sentì qualche pugno sul volto che si risvegliò dallo stato di trance in cui era caduto.
“Ti arrendi?” Gli chiesero di nuovo.
Scott non rispose e anzi sputò in faccia al ragazzo che aveva davanti.
Questi si asciugò il volto, si girò verso il capo con sguardo da pazzo e aspettò un cenno d’assenso che Duncan.
“Non deve più rialzarsi.” Riprese quello che aveva subito l’affronto dello sputo.
Scott si ritrovò a sorridere.
Erano convinti di vincere, ma non sapevano che lui stava solo aspettando un loro errore.
Fu quando ridussero le persone intente a bloccarlo che gli donarono una via d’uscita.
Con un solo uomo a tenerlo fermo poteva liberarsi a occhi chiusi, ma preferì attendere ancora qualche secondo.
In questi pochi attimi si chiese perché tutto finisse sempre allo stesso modo.
Perché tutti dovessero fallire miseramente.
Alcuni cercavano delle aperture nella sua difesa, altri abbassavano la guardia, prestandogli il fianco e infine c’erano quelli che dopo pochi colpi subiti chiedevano pietà.
S’inginocchiavano ai suoi piedi e lui rispondeva in base al suo pessimo umore.
Negli ultimi tempi solo Duncan era stato risparmiato e lui lo aveva ripagato nel peggiore dei modi.
Aveva abusato della sua scarsa fiducia.
Se l’avesse saputo non si sarebbe mai mostrato così clemente nei suoi confronti.
“Muori!” Urlò uno di loro, alzando una spranga di ferro e risvegliandolo nuovamente.
Scott alzò gli occhi e sorrise.
In una frazione di secondo tirò una gomitata allo stomaco del ragazzo che lo teneva fermo e, quindi, si ritrovò libero.
Evitò il colpo per un pelo e la furia che tratteneva, poteva trovare la pace.
Il ragazzo con la spranga cercò un nuovo colpo all’altezza della gola senza cogliere di sorpresa il rosso.
Era riuscito ad abbassarsi e a retrocedere di qualche passo.
Gli altri, ad eccezione del punk, non erano rimasti fermi e infatti si fiondarono tutti contro il giovane, il quale riuscì a scansare i primi colpi e a mandare KO il primo nemico.
Ricordava solo che il biondo era capitolato subito anche perché era uno di quelli che si era stancato di più.
Finito con il primo, tirò una violenta gomitata al tizio che cercava di afferrarlo alle spalle e subito dopo lo colpì violentemente al viso e poi alla gola.
“E anche il secondo è andato.” Borbottò, sfoggiando un ghigno diabolico e girandosi verso quelli ancora in piedi.
Sbadigliò loro in faccia e caddero nella sua provocazione.
Si fecero sotto senza un’idea ben chiara con l’arma abbandonata al suolo e presto recuperata da Scott che poteva contare su un sostegno non indifferente.
 
Non che facesse differenza.
Ottenuta la spranga, Scott la puntò con fare minaccioso verso i suoi aguzzini e li invitò ad avanzare.
Il rosso sapeva che in pochi minuti tutto sarebbe finito.
Fino a quel momento aveva scherzato, ma ora era in ritardo e non voleva più sprecare il suo tempo.
“Avete paura?” Chiese, ridendo appena.
“Non pensare di spaventarci.” Intervenne quello con il fischietto.
“Io vi ho solo avvertito.”
Nonostante tutto erano ancora sicuri di vincere e il rosso era quasi dispiaciuto di dare loro una brutta notizia: lui non si sarebbe mai fatto battere.
Non si sarebbe dato alla fuga e non avrebbe conosciuto il sapore della sconfitta.
Inoltre aveva già deciso chi sarebbe stato il terzo a crollare.
Appoggiò la spranga al suolo e si concentrò sugli ultimi rimasti.
Dopo aver evitato alcuni pugni, si avviò verso l’energumeno di colore e lo colpì alla bocca del stomaco.
Piegato dal dolore aveva perso la lucidità e la guardia, fornendo al nemico la possibilità di mandarlo a dormire.
Un colpo sotto il mento l’aveva fatto stramazzare al suolo.
Con il crollo di Lightning erano rimasti solo in due a portare avanti quella follia.
Rinfrancato dall’ennesimo caduto, Scott gli rivolse un ghigno di superiorità.
Ormai era chiaro che non vi sarebbe stata via d’uscita.
Scott si stava divertendo, anche se non aveva considerato una piccola variabile.
Uno dei ragazzi svenuti si rialzò e lo colpì, provocandogli un attimo di appannamento.
“Ben fatto Tyler.” Urlò Duncan.
“Tyler…non lo sai che è disonorevole colpire alle spalle?” Bofonchiò il rosso, tastandosi la testa.
Quel colpo azzerò la poca calma rimasta.
Di una cosa dava atto a Duncan e ai suoi: erano i primi ad averlo messo in seria difficoltà.
Si girò di scatto e si scagliò come una furia verso il ragazzo che lo aveva colpito a tradimento.
Erano bastati pochi pugni perché quello con la tuta rossa non mettesse più il becco nei suoi affari.
Eppure Scott non era soddisfatto.
Voleva aumentare il suo dolore.
Raccolse la spranga e colpì con forza il polso sinistro di Tyler.
Aveva sentito il punto di rottura e godeva per quella sensazione che gli attraversava tutto il corpo.
“Ancora voi due.” Riprese, poggiando lo sguardo verso Duncan e quello con il fischietto.
Proprio quest’ultimo si avvicinò al rosso, piazzandosi come ultima difesa.
“Io sono cintura nera di karate.” Borbottò, sperando d’intimorire il ragazzo.
“Mi sembri solo un pivello.”
“Fatti sotto e lo scoprirai.”
“Bene…tu meriti una fine migliore.” Con uno scatto bruciante gli si era avvicinato e lo aveva afferrato alla gola, strozzandolo.
“Sai quanti secondi può resistere il tuo corpo prima di svenire?” Gli chiese, alzandolo di qualche centimetro dal suolo.
Scott gli rivolse l’ennesima occhiataccia e constatò che lui era solo un gran chiacchierone.
Un vero karateka si sarebbe liberato in un attimo e Brick non lo era.
“Nemmeno io.” Borbottò il rosso, facendolo cadere.
Si voltò quindi verso l’ultimo dei suoi nemici.
“Come posso farti male?” Si chiese, mentre Duncan indietreggiava.
“Fermati.” Mormorò Duncan, mentre il rosso aveva raccolto la spranga da terra.
“Perché dovrei?” Gli chiese.
“Mi arrendo.”
“Troppo comodo.” Borbottò, avvicinandosi e alzando l’arma per colpirlo.
Duncan credeva d’avvertire un dolore lancinante e come riflesso incondizionato chiuse subito gli occhi.
Quando li riaprì era ancora in piedi e Scott aveva gettato la sbarra dietro una siepe.
“Perché non mi hai finito?” Chiese con timore.
“Perché ti sei arreso.”
“E se…”
“Con quello che hai passato, ora so che non mi avresti colpito.”
“Come?” Gli chiese.
“Me lo sentivo.” Borbottò, ghignando appena.
“Sei strano.” Constatò Duncan, mentre tirava un sospiro di sollievo.
Se fosse tornato a casa con un altro occhio nero, la madre sarebbe diventata una iena e sarebbe stata capace di tenerlo nella baracca per tutto il periodo estivo.
“Anche tu.”
“Posso chiederti il perché ti sia trattenuto solo con me?”
“Perché hai già provato la mia forza.” Rispose il rosso con il solito ghigno.
“E loro?”
“Loro erano una nuova sfida.” Borbottò, passando oltre i corpi distesi dei ragazzi e raccogliendo il suo zaino.
“Peccato che Tyler debba andare all’ospedale.” Riprese Duncan, osservando l’amico.
“Odio quando qualcuno mi colpisce le spalle e volevo dargli una lezione…forse ho esagerato.”
“Sul serio?”
“Se avessi voluto fargli male, gli avrei rovinato l’estate.” Sussurrò, sostituendo il ghigno con un raro sorriso.
“Ti ringrazio.” Riprese il punk, avvicinandosi ai corpi svenuti dei suoi amici, cercando di risvegliarli.
“A presto, Duncan.” Borbottò, uscendo con lentezza dal cancello, lasciando il punk perso nei suoi pensieri e intento a soccorrere i suoi compagni.




Angolo autore:

Ringrazio le 2 anime che hanno recensito questo capitolo e spero che qualcun altro trovi il tempo per gratificare gli sforzi di Ryuk.

Ryuk: Vi scrivo nel Death Note.

Io lo farei se fossi in voi.

Ryuk: Ricorda la data del prossimo appuntamento.

Lo stavo per fare.
Dunque...
Lunedì 9?

Ryuk: Sì.

Ok.
Lunedì 9 aggiornamento di questa storia se Ryuk non mi scrive nel suo Death Note.
E beh...alla prossima.
   
 
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