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Autore: Sakura Hikari    05/01/2017    0 recensioni
Raccolta di flashfic Stony (e a volte Superfamily), scritte prevalentemente durante gli event organizzati sul gruppo "We are out for prompt".
1)In ufficio
2)A colazione
3)Adaptation
4)Fuga
5)Benvenuto, Peter
Genere: Comico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Peter Parker/Spider-Man, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man
Note: AU, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Fuga



Prompt di apollo41: MCU, Stony, Game of Thrones! AU. Tony è l'ultimo degli Stark e Steve dovrebbe salvarlo da Obie che lo tiene in ostaggio nella sua stessa casa. Quando lui e Steve si lanciano dalle mura nella neve, Tony è convinto che moriranno entrambi (in pratica una rivisitazione della scena in cui Sansa e Theon si buttano nella neve per scappare da Winterfell). 
Parole: 1227 



 
Il castello era in fermento. Fuori dalla stanza in cui era confinato Tony sentiva le grida degli uomini, lo scalpiccio frenetico di passi su per le scale e lungo i corridoi, il cozzare del metallo e i nitriti dei cavalli. Non era un granché su cui poter fare affidamento, ma Tony poteva tranquillamente affermare che ci fosse un assedio in corso; quello che era da stabilire è se quelli fuori dal castello si sarebbero rivelati suoi amici o nemici. Tony non confidava più nelle vecchie, ancestrali alleanze con le Casate minori, non dopo che Obie aveva tradito la sua famiglia, consegnato i suoi genitori ai loro nemici ed imprigionato Tony nella sua stessa casa. Tony non sapeva se aveva ancora qualche alleato nel mondo esterno: non aveva notizie di Happy e Pepper da settimane, e l'unica cosa che poteva sperare è che fossero ancora vivi. Gli unici che forse avrebbero potuti aiutarlo erano Banner o Romanoff, se solo non fossero impegnati a combattere le loro guerre giù al sud.  
No, sussurrò una voce nella sua mente, in realtà c'era ancora qualcuno su cui forse poteva contare, e si trovava a Winterfell in quel momento: Steve Rogers. Il problema è che Steve rappresentava un'incognita al momento: era vero non si era mai schierato apertamente contro Tony, ma non l'aveva nemmeno mai difeso dai suoi aguzzini. In pratica non aveva mai fatto nulla da quando era divenuto prigioniero in casa sua. L'unica volta in cui si erano sti, nella sala dei banchetti, si era limitato a rivolgersi uno sguardo freddo ed indifferente - che a Tony aveva fatto più male di tutti gli interrogatori e le torture a cui Obie lo aveva sottoposto. E la parte peggiore era che, nel profondo, non era affatto sorpreso di ricevere un trattamento del genere da Steve: c'era stato un tempo in cui erano stati segretamente amanti, ma, come tutte le cose belle nella sua vita, Tony alla fine era riuscito a rovinare quello che avevano. Erano riusciti a superare quella rottura, però, come due persone mature. Aveva creduto che, nonostante tutto, avrebbe potuto contare sul fatto che Steve sarebbe stato sempre dalla sua parte. A quanto pare si era illuso. 
Venne distolto da quei pensieri dal rumore della porta che si apriva. Stark si voltò e vide Steve entrare ed attraversare a grandi falcate la stanza. 
"Cosa sei venuto a fare qui?", chiese Tony sorpreso e sospettoso al tempo stesso. 
"Tony, non c'è tempo per discutere. Dobbiamo andarcene", rispose Steve in tono concitato. "Le truppe del Mandarino stanno assediando il castello. Non si presenterà un'occasione migliore per scappare". 
Tese un braccio verso di lui, ma Tony si ritrasse. Tutto questo non aveva il minimo senso. "Perché dovrei venire con te? Abbiamo trascorso settimane sotto lo stesso tetto, e tu sapevi cosa mi stavano facendo, e non hai mai mosso un dito. Perché adesso tutto ad un tratto ti importa?" 
Steve lo guardò stupefatto per un momento, per poi ricomporsi. "Capisco che tu possa avere dei dubbi, ma davvero, Tony, non abbiamo tempo…" 
"Spiacente, Rogers, ma non vado da nessuna parte finché non mi dici da che parte stai", fu la sua risposta gelida. 
Steve abbassò le spalle in segno di resa ed emise un sospiro profondo. "Dalla tua, Tony. Sono sempre stato dalla tua parte", confessò. "E vorrei aver potuto dire o fare qualcosa in tua difesa – non sai quanto – ma era necessario che non sospettassero di me. Dovevo guadagnarmi la loro fiducia e poi aspettare il momento adatto per liberarti". 
"Che sarebbe questo", disse Tony, non ancora del tutto convinto. 
"Ti sto dicendo la verità", insisté Steve, e poi abbozzò un sorriso. "Avanti, Shellhead. Fidati di me". 
Nel sentire quel vecchio soprannome Tony provò un tuffo al cuore. Non si fidava ancora totalmente di lui, ma quale altra scelta gli rimaneva? "E va bene, Winghead", rispose. "Qual è il piano?" 
Uscirono sul pianerottolo e percorsero uno dei corridoi che portava al retro del castello. All'imbocco delle scale che portavano al piano inferiore, però, vi erano appostate due guardie, e furono costretti a ripiegare per il percorso più lungo, su per le scale che conducevano ai posti di difesa del castello. E da quel momento in poi era andato tutto storto. 
Avevano incrociato un gruppetto di uomini diretti ai piani inferiori, che erano stati messi fuori gioco da Steve prima che potessero rendersi conto di cosa stesse succedendo, ma purtroppo uno di loro aveva dato l'allarme. Corsero lungo le mura esterne, ma circa a metà della traversata gli arcieri cominciarono a far piovere frecce intorno a loro, e furono costretti a ripararsi dietro le mura di una delle torri di comando, impossibilitati a proseguire o tornare indietro. 
Tony si appoggiò pesantemente contro il muro di pietra. "Grandioso. Adesso ci troviamo bloccati e nessuna via di uscita. Proprio un salvataggio perfetto, Steve", commentò senza riflettere per poi pentirsene un secondo dopo: era proprio da lui insultare l'unica persona che era venuta in suo aiuto in quella fossa di serpenti. Steve, per fortuna, non sembrò affatto turbato da queste parole. "Non è ancora finita. Possiamo ancora andarcene, se...", s'interruppe ed abbassò lo sguardo. Sembrava stesse valutando qualcosa, e stesse pensando alle parole giuste per esporlo a Tony. "Ci sarebbe un altro modo", riprese, guardandolo negli occhi. "Ma è rischioso". 
Tony fece un cenno di assenso col capo. "Mi piace. Rischioso è il mio secondo nome. Cosa proponi di fare?",  
Steve non rispose, ma spostò lo sguardo in direzione della cinta muraria e poi di nuovo verso Tony. E l'altro capì. "Intendi saltare?", domandò incredulo. 
"Il genio sei tu. Abbiamo qualche possibilità di farcela?" 
Tony si morse le labbra. Il suo primo impulso fu di chiedere pergamena ed inchiostro per buttare giù un paio di calcoli, ma sapeva che attualmente non era possibile. "Se la neve è abbondante e ci lanciamo sfruttando il giusto angolo e la giusta traiettoria... forse, dovremo riuscire a farcela, e se siamo incredibilmente fortunati senza spezzarci le gambe", rispose. "In caso contrario, siamo due uomini morti", Nella mente di Tony sarebbero morti ugualmente se avessero compiuto quel salto. 
"Se ci catturano, saremo messi peggio", disse Steve, e animato da un nuovo coraggio, gli passò un braccio intorno alla vita e si sporse oltre il parapetto. "Sei pronto?" 
Tony si aggrappò alla sua spalla. "Sì". 
E saltarono.  
A Tony sembrò che la caduta non dovesse terminare mai, di stare precipitando per anni aggrappato a Steve, le viscere contorte dalla paura al pensiero che da un momento all'altro sarebbe giunta la fine per entrambi. 
Alla fine atterrarono pesantemente sulla neve. Tony aprì gli occhi: era senza fiato, gli doleva ogni parte del corpo e la neve si era infilata sotto il farsetto e tra il mantello, ma era ancora vivo. Mosse piano braccia e gambe e, una volta constatò con gioia che era ancora in grado di muoverli, tastò intorno alla ricerca di Steve, che gli era sfuggito quando erano atterrati. Sentì delle dita stringersi gentilmente intorno al suo braccio, e voltandosi Tony vide che era vivo anche lui ed illeso. Ce l'avevano fatta, pensò sollevato. Erano sopravvissuti. 
Ma non erano ancora in salvo. La vera fuga iniziava adesso. 




 
  
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