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Autore: Beverly Marshall    06/01/2017    4 recensioni
“[...] Streak, Swordsgirl e Lady Ice erano La Dannata Trinità, i tre criminali più ricercati d’America. Ovviamente finché non vennero scelti per far parte della Task Force X. E da Amanda Waller non si scappa.”
Una fanfiction senza troppe pretese, per ora solo “in prova”, spero vi piaccia!
Nel primo capitolo la Suicide Squad non è presente perché dovevo introdurre i miei OC (è una sorta di prologo-presentazione, ecco), ma ovviamente a partire dal secondo – se deciderò di continuare – ci saranno tutti i nostri cattivi ragazzi!
Genere: Azione, Comico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era una calda giornata estiva là a Los Angeles, dove il sole splendeva e bruciava le strade quasi tutti i giorni dell’anno. Gli abitanti, dai famosi di Hollywood ai normali cittadini, erano ormai abituati a quel caldo, ma quelli appena arrivati si trovavano impreparati. Era il caso di Stephan, aveva viaggiato per giorni rincorrendo corriere e taxi da North Richland Hills, uno come lui un aereo non se lo poteva certo permettere; nonostante gli fossero rimasti un po’ di soldi dall’ultima rapina non voleva sprecarli, aveva una vita intera da ricomporre e pochi spiccioli non sarebbero bastati per mantenerlo, così come non l’avrebbero fatto quei piccoli furti che aveva già programmato.
Fermò la sua camminata vicino ad un chiosco sulla spiaggia, lasciò che il vento gli scompigliasse i capelli corvini e che il sole facesse socchiudere i suoi occhi scuri, guardò verso il mare e accennò un sorriso. Non era di fantastico umore, troppe cose sgradevoli erano successe nel giro di un mese, ma per il momento ce l’aveva fatta: era arrivato a Los Angeles senza intoppi e aveva già qualche idea su come andare avanti nella nuova città. 
Stephan stava camminando tranquillo per la strada, magari sarebbe andato a prendersi qualcosa da bere se avesse trovato un bar in quella zona. Proprio dopo aver superato un vicolo, a cui non aveva fatto caso, qualcuno lo afferrò da dietro, ma aveva i riflessi pronti il ragazzo, così riuscì a voltarsi abbastanza velocemente da prendere alla sprovvista l’aggressore, afferrandogli i polsi. Fu sorpreso di notare che fosse una ragazza, molto più piccola di lui fisicamente – aveva chiaramente scelto il bersaglio sbagliato, come poteva avere la meglio su di lui quello scricciolo? – che lo guardava con gli occhi nocciola chiusi in due fessure. Quella si divincolò velocemente, puntandogli addosso un coltellino, «Dammi tutto quello che hai.» sibilò ferma, lui arretrò verso il vicolo, costringendola ad avvicinarsi a lui. Non che fosse una grande idea quella di mettersi spalle al muro. 
La ragazza non spostò lo sguardo dal suo nemmeno per un secondo, ma era chiaro che fosse pronta a scattare ad ogni suo movimento brusco, «Vacci piano. Non sono la persona giusta da scegliere per uno scippo.» disse con tono calmo, la ragazza avvicinò di più il coltello al suo petto «E perché no?!» chiese, spalancando improvvisamente gli occhi, come se fosse quasi spaventata. «Faccio esattamente quello che stai facendo tu ora, per vivere. È difficile derubare un ladro. E se fossi in te sceglierei qualcuno più alla tua portata, giusto per darti un consiglio.» 
Stephan accennò un sorriso sghembo, notando che la ragazza lo guardava confusa, abbassando il coltello lentamente, riponendolo in una tasca nascosta della giacca. Poi si soffermò a guardarlo meglio, facendosi avanti di qualche passo, «Streak?» chiese. Il suo nome d’arte, quello che gli avevano dato quelli della gang, quello che l’aveva portato ad essere abbastanza conosciuto tra le gang della zona... chissà perché una ragazzina di Los Angeles lo conosceva. «Come mi conosci?»
«Ho sentito parlare di te in giro.» spiegò, il ragazzo sorrise davvero, poi iniziò a camminare verso la strada, facendole segno di seguirlo. «Andiamo a bere qualcosa, il prossimo colpo lo facciamo insieme e ci dividiamo tutto. Ci stai?» 
Quella alzò le spalle, poi annuì, «Sono Sarah, comunque.»
«Streak, già lo sai... Stephan, per gli amici.» le fece l’occhiolino e la ragazza lo seguì, ridacchiando. 
 
Lucille sbuffò, odiava il caldo. La vera cosa divertente era che, una con dei poteri come i suoi, fosse nata proprio nella città dove il caldo era pressoché perenne.
Si alzò dallo sgabello davanti al bancone del bar e lasciò una banconota per la birra ghiacciata che aveva trangugiato in meno di un minuto, poi uscì tranquillamente, evitando lo sguardo di chiunque la guardasse. Guardare negli occhi era sfidare, e lei non cercava guai, curioso da dire per una che andava in giro a rubare quasi per divertimento.
La periferia non era lontana da quel vecchio bar, anzi, a dir la verità il proprietario era stato piuttosto coraggioso a far costruire il locale proprio in quella zona, non certo affidabile per via delle persone che vi si trovavano. La ragazza camminò lungo la strada fino ad un grande spiazzo circondato da case che difficilmente potevano essere definite tali, più che altro parevano catapecchie abbandonate, era assurdo credere che davvero ci vivessero delle persone. La strada asfaltata terminava appena all’inizio di quel quartiere che quasi non esisteva, a nessuno piaceva quel posto, e chi ci andava – molto probabilmente, se non sicuramente – era a caccia di rogne, e le rogne lì erano guai grossi. 
Lucille si fermò dietro una catapecchia, poggiandosi contro il muro e aspettando in silenzio, non c’era praticamente nessuno in giro, ogni tanto intravedeva qualche ragazzino avviarsi verso il centro del quartiere, ma nient’altro. Sentì dei passi al suo fianco e subito scattò, si concesse di rilassarsi un poco quando vide che era chi stava aspettando. «Streak e Swordsgirl?» chiese, inarcando un sopracciglio, quei nomignoli non smettevano mai di renderla scettica. I due annuirono.
«Anderson. Chiamatemi solo Anderson.» disse anticipando il ragazzo, che probabilmente stava per dire quel nome. Quando era entrata in quel circolo nessuno la chiamava Lucille, era troppo normale per una come lei, così erano iniziati i soprannomi collegati al suo potere: Icy, Ice Cube, Snow Queen e altri, ma l’unico che davvero era rimasto impresso era Lady Ice, quello che ormai usavano tutti quelli del quartiere per identificarla. 
Stephan annuì, «Va bene. Allora, come ci organizziamo?» chiese, la ragazza dai capelli biondo cenere tirò fuori da una tasca dei jeans un foglio di carta piegato, aprendolo mostrò la pianta di un edificio. «Questa è la pianta della banca» spiegò «I segni rossi sono le telecamere, quelli blu le camere blindate.»
«Come le disattiviamo?» domandò Sarah, Lucille sorrise «Congelerò il quadro elettrico, così l’intero impianto andrà in corto e noi potremmo fare tutto tranquillamente, gli allarmi non scatteranno. Prendiamo tutto e ce la filiamo.» terminò. Il ragazzo mostrò un sorriso compiaciuto, la ragazza invece assunse un’espressione stupita. «Lo congeli? Intendi sul serio?» domandò sconcertata, Lady Ice alzò una mano e la posò delicatamente sul muro dell’abitazione, che in pochi secondi iniziò a ricoprirsi di un fine strato di ghiaccio «Intendo sul serio.» sorrise «Quanto riuscite ad essere veloci?» 
I due si scambiarono un’occhiata complice, senza nemmeno rispondere. Sarebbe stata decisamente proficua, quella notte.
 
Quella fu solo la prima di molteplici rapine in giro per gli Stati Uniti, senza mai essere presi, nemmeno una volta. Sempre con la polizia alle calcagna, che cercava di capire come acciuffare i tre criminali ma senza successo. 
StreakSwordsgirl e Lady Ice erano La Dannata Trinità, i tre criminali più ricercati d’America. Ovviamente finché non vennero scelti per far parte della Task Force X. E da Amanda Waller non si scappa.


Something I Need To Say
SINTS, quando gli autori giocano sporco. 

Ciao a tutti!
Sono Beverly e sono appena sbarcata su questo fandom! Beh, non esattamente, leggo qui da un po’ però non avevo ancora avuto nessuna idea abbastanza valida da poter essere pubblicata, a mio parere questa potrebbe esserlo quindi ho deciso di “giocare sporco” (come ho detto sopra) e di pubblicare questo prologo, giusto per vedere un po’ come va (sì, è probabile che lo cancelli perché purtroppo sono una persona che cambia idea moooolto spesso!).
In questo capitolo non c’è molta azione perché mi serviva per presentare La Dannata Trinità (The Unholy Trinity suona meglio, ma non sono certa di volerlo inserire ufficialmente nella storia), nel prossimo ovviamente comparirà la Suicide Squad perché inizierà la missione, e niente, probabilmente sarà il caso di tenersi forte.
Stephan, Sarah e Lucille sono dei miei OC, tengo molto a loro perché sono i primi personaggi che ho creato pensando al DC Universe ed in particolare a Suicide Squad.
Sarah è ispirata a Capitan Boomerang per la sua abilità speciale, siccome il nostro Digger se la cava bene con i boomerang affilati, a Sarah piace giocare con i coltelli. 
Mentre Lucille è ispirata a Killer Frost (chi guarda la serie TV The Flash dovrebbe capirmi!), nonostante abbia deciso di differenziarle un po’ e nel corso della storia – per chi conosce già Killer Frost – si noterà.
Stephan invece è completamente frutto della mia mente, e la sua abilità speciale non è ancora chiara, più avanti si vedrà (probabilmente mi ispirerò a qualche personaggio Marvel o DC, oppure mi verrà qualcosa di nuovo in mente, ancora non so).
Uhm... suppongo di avervi annoiato abbastanza! Ci tengo però a dire che accetto volentieri proposte per nuovi OC, magari per qualche One Shot con i miei e la Squadra Suicida. Tutte le proposte
(prompt, pairing e quant’altro!) sono ben accette!
Se vi è piaciuto lasciatemi una recensione e se non vi è piaciuto potete dirmi cosa potrei migliorare, sono aperta a tutte le critiche costruttive.
Ciao e grazie per essere arrivati fino a qui!
 
Beverly.
   
 
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