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Autore: LizzieHolmes98    06/01/2017    0 recensioni
"Mi sono sempre chiesto come sarebbe Sherlock Holmes in veste di genitore .. ve lo immaginate indossare un tutu' rosa mentre versa del tè immaginario a degli orsacchiotti di peluche?" . Le domande di John avranno risposta quando il cinico e sarcastico Sherlock Holmes si troverà alle prese con Rosie , la piccola e iperattiva figlia di Watson...
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Mycroft Holmes, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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Prima di leggere:
>> Possibili spoiler riguardanti la 4 stagione!
>> Non segue la trama della serie
>> John e Sherlock saranno alle prese con una piccola peste iperattiva. Questa vuole essere una breve e piacevole fan fiction con molto fluff, dolcetti, ed uno Sherlock sclerato a causa di una piccola bambina.
Spero vi piaccia, buona lettura :3
 


Capitolo 1

Spesso nelle fredde mattine ingrigite di Londra, John Watson restava in piedi, davanti alla finestra , ad osservare il cielo terso, con in mano il quotidiano che alla fine non leggeva, e la tazza di caffè fumante che lasciava sempre a metà.
Spesso , osservano il monocromatico grigio che dipingeva lo sfondo delle strade affollate della città, gli faceva ricordare gli occhi di sua moglie Mary.
Sospirava. Ormai Mary era morta da quattro anni, e il dottor Watson non sapeva esattamente dire se gli mancasse la sua presenza o meno. Certo, aveva tenuto molto a lei, le aveva voluto così tanto bene da sentire il cuore lacerarsi quando quello di Mary aveva smesso di battere, e scoppiare in un urlo disperato. Tuttavia era consapevole che probabilmente quello sconfinato affetto, non era riconducibile alla parola "amore" intesa come insieme di agape ed eros.
Spesso nelle fredde mattine terse di Londra, John Watson si poneva delle domande, a cui da solo dava delle risposte, una risposta, un nome.
<<    ..Papà...    >> la flebile e dolce voce di una bambina riportò John all'attenzione, facendolo voltare di scatto
<<    Rosie!    >> sorrise sorpeso alla figlia, avvinandosi a lei e chinandosi sulle ginocchia, in modo da raggiungere la sua altezza.
Rosie ormai era cresciuta, aveva cinque anni, i capelli biondo dorato e gli occhi azzurro-grigio di sua madre.
<<    Papà, hai visto? .. Ho dormito da sola nella mia stanza!    >>
<<    Sei stata brava, principessa    >> sorrise dolcemente socchiudendo gli occhi ed arruffandole la frangetta
<<    Piratessa papà!    >> lo corresse la figlia prima di correre via, saltellando, e di fiondarsi sul divano imitando le movenze di un pirata e dando ordini alla sua ciurma di conigli di peluche, rane ed orsacchiotti.
Dopo essersi rimesso in piedi, John non riuscì a trattenere una fragorosa risata <<    Questa cosa mi ricorda qualcuno effettivamente...    >>
 
                                                                     ***
 
 
 
<<    Dove andiamo papà?   >> Rosie cercava di fare capolino tra le persone che si spingevano ed accalcavano per le strade del centro di Londra, mentre stringeva la mano di John.
 
<<   Tu dove vorresti andare?    >>
 
<<    Umh …    >> la bimba sembrò pensarci su
 
<<    Non valgono risposte come “al castello magico dei pony”    >> ridacchiò mentre girava l’angolo
 
Rosie si fermò di colpo, costringendo il padre a fare lo stesso, e cominciò a saltellare in mezzo alla strada <<    Andiamo da zio Sher!! Andiamo da zio Sher!!!     >>
 
<<    Ehh? Sei proprio sicura di voler andare da quel rompiscatole ? Ci siamo stati ieri, perché oggi non andiamo insieme all’acquario, eh ?    >>
 
La bambina in tutta risposta gonfiò le guance <<    Andiamo da zio Sher!! C’è una cosa che voglio dargli !!    >>
 
<<    Ahh    >> sospirò ancora <<    Non capisco tutto questo interesse per Sherlock Holmes, Watson    >>
Le labbra di John si incurvarono da sole in un sorriso. Era quasi come se avesse fatto una domanda a se stesso.
 
Sua figlia gli assomigliava in alcuni atteggiamenti, ma in altri era spaventosamente simile a quel suo strano ed irritante amico. Oltre al fatto che fosse una bambina estremamente intelligente, riusciva a notare anche i minimi particolari, come una briciola sul tappeto, una bambola fuori posto, un nuovo peluche nella vetrina del negozio dall’altra parte della strada, e aveva la folle abitudine di restare in piedi fino a tardi e costringerlo a giocare con lei, ad indossare vestitini rosa e a truccarsi – ringraziava ogni giorno il cielo che Sherlock non lo avesse mai visto in quelle condizioni –
 
E poi aveva un grande coraggio, una grande determinazione e la capacità di fargli tornare sempre il sorriso dopo un momento difficile, come Mary.
 
<<    Cosa gli hai preparato ?    >> riprese a camminare voltando l’angolo
 
<<    E’ un segreto    >> annuì gettando un occhiata alla borsetta giallo canarino che portava a tracolla.
 
<<    Uff sono geloso… perché a lui fai sempre regali e a me che sono il tuo papà niente ?    >> fece il broncio stuzzicando la figlia e facendola ridere
 
<<    Ma l’altra volta ti ho fatto una torta papà    >>
 
<<    Una torta di fango e foglie    >> John si fermò arrivando davanti alla porta scura che portava su di essa il numero “221 B” di Baker Street
 
<<    Era davvero buona, devo ammetterlo    >>
 
 
 
                                                              ***
 
 
 
<<    Nonnina!!!    >> Rosie gettò le braccia attorno al collo della povera signora Hudson che quasi non rantolò a terra.
 
John, come d’abitudine di tolse la giacca in renna posandola sull’appendiabiti. Notò che il cappotto scuro di Sherlock e la sua sciarpa azzurra non c’erano. Probabilmente era uscito a fare .. qualcosa, insomma, alla Sherlock Holmes.
 
<<    Ti preparo un po’ di tè piccolina?    >> la signora Hudson pizzicò le guance di Rosie continuando a ripetere quanto fosse carina.
 
La bimba si liberò dalle attenzioni della signora Hudson e corse al piano di sopra, seguita dal padre <<    Nonnina! Con i biscotti eh!!    >>
 
<<    Si si, lo so    >> ridacchiò la donna tra sé e sé <<    Oh cielo! Ho lasciato il bollitore sul fornello !!    >> corse in cucina quasi andando a sbattere contro la parete.
 
<<    ZIO SHEEERRR!!!     >> Rosie spalancò le porte della camera di Sherlock dando aria ai polmoni e gridando il suo nome con  quella vocetta assordante che si ritrovava.
 
Inutile dire che tutto l’entusiasmo si spense quando constatò che “Zio Sher ” non era in casa.
 
<<    Ma ..     >>
<<     Oh non preoccuparti Rosie, sarà uscito per lavoro, adesso torna     >> la rassicurò suo padre dandole una leggere pacca sulla testa e sedendosi davanti al suo computer.
 
Rosie strinse i pugni e gonfiò le guanciotte rosee. Sembrava quasi un criceto quando faceva in quel modo. Cosa avrebbe fatto lei prima che suo zio fosse arrivato?
 
“Per fortuna i bambini trovano sempre il modo per giocare” pensò John, prima di sgranchirsi le ossa delle mani e iniziare a battere qualcosa al computer
<<     Ah Rosie, non toccare niente di zio Sherlock ... sai com’è quando si arrabbia    >>
 
<<    Siii!    >> gli rispose prima di andare a sedersi sulla poltrona di suo padre, di fronte a quella di Sherlock.
Incrociò le gambe stringendosi con le manine le caviglie, e restò ad osservare in silenzio la stanza.
Era tutto in ordine nel suo disordine, come al solito, e Fred il teschio – così lo chiamava lei – la salutava da sopra il marmo del camino.
 
Nel giro di una ventina di minuti la signora Hudson aveva già portato il tè, che i due Watson avevano bevuto insieme, Rosie aveva cambiato dieci posizioni per sedersi sulla poltrona e si era fermata solo dopo essere ruzzolata a terra cadendo da un bracciolo, ed aveva messo una bella coroncina di diamanti su Fred.
 
<<     Ora sei molto più carino …non trovate anche voi ? Margaret? Isabel?    >> fece rivolgendosi ad un coniglio azzurro con un fiocco ed un orsacchiotto di peluche sistemati esattamente sulle pile di libri di Sherlock <<    Oh no, Wally! Sei di nuovo caduto!!    >> subito andò a raccogliere la rana di peluche e la sistemò accanto agli altri due <<    Così va meglio    >>
 
John era tranquillo quando sentiva la voce di sua figlia commentare ogni cosa che faceva insieme ai suoi amici di peluche, e non aveva tolto per un attimo gli occhi dalla pagina del blog che stava scrivendo.
Probabilmente, forse, dopo avrebbe dovuto farlo.
 
Dopo aver sistemato Wally, Rosie sollevò lo sguardo sulla parete sopra il divano e notò, appesi ad essa, tantissimi pezzi di carta con strani simboli e lettere, pagine di giornali e fotografie , cartine geografiche, il tutto collegato da un filo di nylon rosso.
 
<<    Umh…    >> le venne un’idea quando adocchiò i pennarelli colorati che aveva nella borsetta. Sorrise entusiasta dell’idea che le era venuta e corse a prenderli.
 
                                                        ***
 
 
Sherlock aprì la porta di casa e se la richiuse alle spalle sbattendola fragorosamente. Subito la Signora Hudson comparve sull’uscio della sua porta <<    Oh cielo , caro. Cosa succede?    >>
 
<<    Ahh! Non ci posso credere! Non ci posso credere!    >> fece avanti e indietro nello spazio tra la porta d’ingresso e le scale , togliendosi sciarpa e cappotto e gettandoli sull’appendiabiti <<    Sa cos’è successo?     >> si avvicinò a gran passi verso la donna e l’afferrò dalle spalle <<     Quell’idiota di Lestrade non è riuscito a trovarmi una licenza per poter sezionare i cadaveri dell’obitorio del San Bart Hospital ! Questo sa che vuol dire? Che non posso tagliare l’indice del cadavere di Mrs. Grace ed esaminarlo a casa!!     >> la lasciò finalmente andare dopo averla scossa più e più volte.
 
La signora Hudson si appoggiò allo stipite della porta portandosi una mano sulla fronte e sospirando <<     M- mi dispiace… le faccio.. una tazza di tè ?     >> accennò un sorriso
 
Sherlock ,che si era già avviato per le scale le lanciò un occhiataccia prima di scomparire dietro l’angolo <<     Signora Hudson! Quando lo capirà che il tè non è l’unico modo di risolvere i problemi?      >>
 
<<    Oh cielo     >> mormorò l’anziana scuotendo il capo, e non appena fece per tornare in casa, il viso di Sherlock fece capolino di nuovo su per le scale
 
<<     Earl Gray. Due zollette di zucchero. Si sbrighi     >>
 
Le strappò un sorriso, in seguito ad un sospiro esasperato , <<     Ahh questo ragazzo..     >>
 
Sherlock si massaggiò una spalla, piegò il collo da destra verso sinistra e sospirò prima di posare la mano sulla maniglia della porta della sua stanza
<<     Uff che giornataccia… uh ? Ma, queste voci ?     >> fece un mezzo sorriso prima di aprire la porta
 
<<    Capisco, i due Watson , eh?     >>
 
 
                                                          ***
 
 
In quell’istante Sherlock Holmes sentì che una vena sulla fronte, che aveva preso a battergli e pulsargli freneticamente, stesse per scoppiare.
 
<<    Zio Sher!!!    >> la piccola Rosie saltò giù dal divano , e andò per correre verso l’uomo , ma si bloccò di colpo, quasi come una statua, quando vide che lo sguardo di Sherlock era indirizzato esclusivamente sulla parete e sul suo insieme di fogli.
<<    Questo…    >> si avvicinò camminando e parlando a tratti come fosse un robot <<    L- lo hai.. fatto tu, Rosie?     >>
 
<<    Si !!     >> la bimba saltellava entusiasta sul posto <<    Ti piace zio? E’ colorato vero?! E’ bello vero??!    >>
 
L’insieme di articoli di giornale, appunti e fotografie che Sherlock aveva raccolto erano diventati una tela per Rosie, ed ora erano piene di disegni incomprensibili e colorati. Il filo rosso era sparito del tutto.
 
Sherlock strinse i pugni e chinò leggermente il capo, serrando la mandibola prima di urlare <<    … WATSON!!!      >>
 
Entrambi i Watson saltarono subito sull’attenti, irrigidendosi
 
 <<    S-si ?     >> John fece capolino dal pc, trovano uno Sherlock dal viso quasi paonazzo ed irritato, i capelli neri erano ancora più arruffati del solito e stava indicando con un gesto insistente della mano la parete
<<    Guarda – cos’ha fatto- tua FIGLIA !!!     >>
 
Rosie era immobile con i grandi occhi azzurro ghiaccio spalancati, mordicchiava il nastrino del vestito nervosa.
 
John si alzò posandosi una mano sul fianco e si avvicinò ai due scrutando attentamente il “misfatto”.
Si portò una mano sotto il mento, quasi come fosse un critico d’arte esperto, e dopo qualche secondo di silenzio emanò il suo verdetto
<<     Wahh Rosie! Che bel sole che hai disegnato !!     >> sorrise entusiasta della figlia prendendola in braccio
 
<<    Cosa?!     >> sbottò Sherlock irritato <<     Ahh! Ma stiamo scherzando ? Quella cosa iperattiva sempre in movimento ha rovinato la mia rete di informazioni!      >> si avvicinò pericolosamente al viso di John <<     la mia rete di informazioni, capisci ?!     >> poi si tirò subito indietro, iniziando a fare avanti e indietro nella stanza <<     No, certo che non capisci, sei un’idiota dopotutto     >>
 
L’espressione di padre e figlia si era tramuta allo stesso tempo in una smorfia di impassibilità.
 
Con la coda dell’occhio Sherlock vide qualcosa, che il suo cervello classificò all’istante come “agghiacciante”.
Si fermò di colpo e boccheggiò davanti alla scena <<     Cosa diavolo…?     >>
 
Effettivamente la scena che si mostrava agli occhi di Holmes era alquanto, come dire, inusuale.
Per terra sul tappeto , Margaret il coniglio, Isabel l’orso e Wally la rana accerchiavano il teschio del povero Fred sul quale era stata posta una coroncina e tutto attorno erano stati sparsi dei fiori e dei nastrini.
 
Sherlock si voltò disperato verso John <<    …. Che cos’è ?! UN RITO SATANICO?!     >>
 
Vedendo l’espressione dipintasi sul volto di Sherlock, Rosie non riuscì a far altro che scoppiare in una fragorosa risata.
 
Il moro si avvicinò ai due Watson con aria preoccupata, prese una manina di Rosie nella propria e la guardò negli occhi <<     Ora Rosie … potrei sapere che fine ha fatto il filo di nylon rosso ?     >>
 
La bambina in tutta risposta gli ridacchiò in faccia in modo adorabile.
 
<<     Ah, Sherlock     >> intervenne John guardando al di là della spalla del moro <<     Sarà meglio che non ti giri , okay?     >>
 
Ovviamente, come se John gli avesse detto tutto il contrario, ovvero “girati”, Sherlock si voltò e sgranò gli occhi guardando la scena raccapricciante che si trovava davanti.
Che dire, aveva trovato il filo rosso.
Era semplicemente appeso alla libreria.
Attorno al collo di un cane di peluche.
Un cane di peluche impiccato, che ondeggiava nel vuoto.
 
Sherlock Holmes prese con un gesto veloce la bambina dalle braccia di John e la guardò diritta negli occhi azzurri
 
<<     Rosamund Mary Watson … cosa c’è in quella testolina che ti ritrovi?     >> mentre la osservava aveva l’aria di un medico che cerca di trarre una diagnosi dai sintomi del paziente.
 
<> John riprese in braccio la figlia <<    stava solo giocando     >>
<<     Ha impiccato un cane John     >>
<<    Un cane di peluche, che sarà mai    >>
<<    … Anche io impiccavo i miei animali di peluche a cinque anni… poi a dieci sezionavo animali veri nella mia stanza     >>
John fece silenzio per un attimo <<     Quindi c’è il rischio che Rosie diventi come te? Per amor del cielo, Rosie, non fare più una cosa del genere!     >>
 
Sherlock osservò John accusandolo mentalmente di essere la dea dell’incoerenza.
<<     Ad ogni modo.. adesso io e Rosie ti aiutiamo a mettere apposto le cose, non è vero piccolina?     >> sorrise John Watson
<<    Si capitano!     >> urlò la bambina agitando un pugno in aria
 
Nonostante fosse , a dir poco, irritato ed arrabbiato , Sherlock non riuscì a far altro oltre che a restare con la bocca semidischiusa e i freddi occhi azzurri fissi sui due Watson. Uno strano, ma piacevole calore gli aveva irradiato di colpo il petto, scacciando quasi in pochi secondi il nervosismo precedente.
 
Possibile che bastasse vedere i volti sorridenti di quei due per tranquillizzarsi?
<<    E va bene     >> sbottò imbronciando le labbra sottili <<    ma , mettete voi a sposto     >>
 
 
                                                          ***
 
 
Si era ormai fatta sera, John e Rosie, dopo aver aiutato l’irritabile zio Sher a mettere apposto quella stanza che a volte sembrava un archivio pubblico, si stavano preparando per tornare a casa.
 
<<     Scendo a prendere il tuo cappotto Rosie, resta un attimo con zio Sher      >> John marcò le ultime due parole sapendo che Sherlock non sopportava essere chiamato in quel modo.
Il moro in tutta risposta lo fulminò con un’occhiataccia.
 
<<    Zio Sher..     >>
Sherlock alzò gli occhi al cielo <<    Cosa c’è adesso ?     >> si voltò e vide Rosie che teneva le mani dietro la schiena, ondeggiando avanti e indietro sulle proprie gambe.
 
Uno spiacevole pensiero attraversò la sua mente
<<     Ah! Non dirmi che devi andare in bagno Rosie, perché io non ti ci accompagno, neanche per la licenza di medico legale dell’obitorio !     >>
 
La bambina ridacchiò <<     Zio Sher! Ho fatto questo per te !     >> subito dopo tirò fuori un foglietto di casrta ripiegato più volte su se stesso.
 
<<     Per me ?    >> fece per afferrarlo
<<     Hm hm      >> sorrise la piccina
 
Sherlock aprì il foglio, non proprio con tanta delicatezza, e ai suoi occhi si rivelò un disegno fatto da Rosie.
 
Probabilmente quella bambina aveva ereditato la vena artistica da qualche pittore cubista – pensò Sherlock cercando di decifrare il disegno. Poi però capì.
Rosie aveva disegnato lui stesso, con il suo cappotto nero, la sciarpa azzurra e quel dannatissimo cappello che tanto non sopportava.
E accanto a lui aveva disegnato se stessa e John , e tutti si tenevano la mano su uno sgargiante prato verde, disseminato di fiori.
 
“Se lasciamo perdere che ad ogni mano abbiamo solo tre dita” ridacchiò Sherlock tra se’ e se’ . Guardando quel disegno, e poi l’espressione speranzosa sul viso di Rosie, sentì nuovamente quel calore che partiva dalla bocca dello stomaco e si irradiava nel petto.
Era quasi fastidioso, visto che non riusciva a controllarlo, ma terribilmente piacevole.
 
Si chinò sulle ginocchia, all’altezza della bambina e le posò una mano sulla testa
<<     Sei davvero una pessima artista Rosie     >> le sue labbra si curvarono in un rarissimo e prezioso sorriso <<     però mi ha fatto molto piacere, grazie     >>
 
E in quale storia mai qualcuno si sarebbe sognato di sentir Sherlock Holmes pronunciare quelle parole ?
 
<<     Ti voglio bene zio Sher!!     >> la piccola Watson gli gettò le braccia al collo, quasi stritolandolo, e lui ,in cambio , la strinse poco, per poi allontanarla
<<     Adesso vai piccoletta, tuo padre ti sta aspettando     >>
 
Rosie annuì e dopo aver salutato suo zio, corse al piano di sotto.
 
Sherlock rimase per qualche minuto in piedi, nel bel mezzo della stanza , con il disegno in mano. Quella situazione, quella piccola adorabile “bestiolina”, John Watson, gli davano la possibile idea di una propria famiglia, di un calore spontaneo che nasceva dalle cose più semplice.
E non era poi così male.
 
<<     Forza, Sherlock , al lavoro     >>
Cercò una puntina nel cassetto , la prese e si diresse spedito ad appendere il disegno di Rosie sulla parete sopra il divano, la stessa parete dove poco prima aveva raccolto la sua rete di informazioni.
 
Dopo averlo appeso, esattamente al centro, si allontanò, appoggiò le mani sui fianchi ed annuì compiaciuto.
Con la coda dell’occhio notò il teschio che lo osservava quasi sogghignando da sopra il marmo del camino.
 
<<     Che vuoi Fred? Fatti gli affari tuoi-      >>
 
Fin.
 
 

Angolo dell'autrice: Buon salve miei cari :3 Come state? Spero tutto bene.. ma veniamo a noi.
L'idea di questa breve fan fiction mi è venuta dopo aver visto il primo episodio della quarta stagione. Ho incominciato a pensare a come il
cinico e strano Sherlock Holmes potesse relazionarsi con una piccola bambina, e quindi ad una possibile famiglia con John.. e poi puff, è
venuto fuori questo-... Spero che sia un lettura leggera per passare il tempo, piena di ironia e pucciosità :3
Fatemi sapere se vi è piaciuta e cosa ne pensate-.. alla prossima :D
Ps: Scusate per gli eventuali errori di battitura-
   
 
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