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Autore: I_Lioness    07/01/2017    1 recensioni
Il vento scompigliava le penne delle sue plumbee ali, carezzando il suo becco e sostenendo dolcemente il peso del suo corpo. Da quando erano partiti, li sorvegliava; si era promessa di non lasciarli mai preda del Nemico.
Una voce arrivò dal basso. Girò gli occhi giallognoli e vide lo Hobbit gridare e puntare l'indice verso l'alto, tra le nubi che circondano le montagne:
"Guarda, Gandalf! Un'aquila veglia su di noi!"
"Sì, Bilbo, sì. Un'aquila", replicò bonariamente lo stregone, alzando in segno di saluto il bastone e piegando il capo.
Al che, l'aquila stridette e perse quota sempre più ed infine tocco terra, non prima di aver volteggiato nell'aria con delicatezza.
Genere: Avventura, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Compagnia di Thorin Scudodiquercia, Gandalf, Legolas, Nuovo personaggio
Note: AU, Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo I
Ammarare nella brezza




Note dell'autrice:
Buona serata a tutti! Anzitutto vi auguro un Buon Anno con tanta felicità e successo in tutto ciò che vi proponete. Poi, passando alle cose per cui siete qui: questa è la mia prima storia, un "esperimento" nato dalla curiosità di vedere se sono più o meno brava a scrivere. Ho sempre avuto dubbi riguardo le mie capacità... perciò lascio a voi decidere. Adesso vi lascio leggere, visto che la sto facendo lunga. Recensite e ditemi che ne pensate! P.S. questa è una storia AU che in certi punti potrebbe non rispettare il canone. In più aggiornerò con irregolarità a causa della scuola.



Il cielo era velato dalle nubi nere della notte e le stelle erano scomparse dalla vista degli uomini mortali.
Soltanto la Luna, che aveva da poco preso il posto del Sole, riluceva distante e fredda sulla piccola cittadella in tumulto.
Perchè erano in tumulto i poveri abitanti di Brea?
Poichè inaspettatamente, come se i Valar volessero fare loro dei dispetti come dei cattivi folletti, mandarono in terra una pioggia, una grandine talmente fitta che se si capitava di sotto si poteva morire per colpa di qualche pallina di ghiaccio caduta in testa.

Chi avesse avuto già la fortuna di essere dentro casa quando la pioggia aveva incominciato a picchiettare sul selciato, adesso guardava da dietro le finestre sulle quali gicciolava l'acqua verso una piazzetta, una casetta o un mercatino.
Ci si può immaginare la gioia dei bambini che potevano finalmente trasgredire gli ordini delle madri e rimanere svegli più a lungo per il puro piacere di guardare le persone sbrigarsi verso un qualunque riparo con in tasta mantelli, ceste o libri oppure per immaginarsi di giocherellare nelle pozzanghere disperando le loro madri che avrebbero detto loro 《Siete sporchi come maiali !》.

Però non tutti gioivano come i ragazzini della schizzinosità del tempo d'autunno; infatti la maggior parte, poichè erano adulti, avevano preoccupazioni che non potevano essere obliterate facilmente.
C'era chi era preoccupato per quello che avrebbe dato da mangiare il giorno dopo ai bambini, c'era chi pensava ad un parente malato oppure chi fuggiva con il pensiero verso un affetto andato da tempo. Ed infine c'era chi aveva sulle spalle un peso ben più gravoso ed importante, un peso che concerneva la sorte della Terra di Mezzo.

Era per questo che una settimana prima del 24 settembre del 2460 della Terza Era Huoriel aveva mandato anonimatamente una lettera allo stregone grigio, nella quale gli comunicava quanto segue:
《Non so e non considero più una necessità iniziare in modo cerimonioso una conversazione tra di noi. Il perchè lo scoprirai quando ci incontreremo. Sì, ci incontreremo, il 24 settembre a Brea, nel Puledro Impennato. Io sarò al tuo tavolo, come sempre. Semmai dovessi ritardare -cosa che di solito lascio a te- aspettami per un'altra ora. Se non arrivo, dirai che sono morta a chiunque ti domanderà di me.
P.S. quando arriverai al Puledro, Omorzo Cactaceo ti dovrebbere dare un'altra lettera… questo se non se ne dimentica. Perciò… ricordaglielo tu di dartela. Conto sulla tua memoria non del tutto putrefatta.
P.P.S. dobbiamo parlare di cose di massima importanza che mi sarebbe piaciuto dire al Consiglio ma… sai che non vi posso attendere.》

A quelle annotazioni a fine pagina seguirono la firma e un altro scarabocchio in elfico che lo stregone non riuscì a comprendere.
Così, menato dalla curiosità e dall'istinto, si mise in camino verso la locanda di Brea e adesso sedeva al tavolo all'angolo, aspettando la donna.

Era già in ritardo di due ore e sentiva che qualcosa era andato storto; però, proprio quando stava per afferrare il capello a punta ed il bastone per alzarsi e pagare il conto all'oste per poter uscire senza essere rincorso per mezza città come due volte fa, la porta si aprì di scatto con uno scampanellio rivelando una figura fradicia in controluce che lasciava dietro di sè pozzanghere e inumidiva le assi di legno.

Trascinò con iracondia i piedi inzuppati, tagliando a metà la grande sala, e dopo aver fatto un cenno col capo all'oste afferrò Gandalf per la manica e lo intimò a sedersi insieme a lei.

Si schiarì la gola e congiunse la mani sul tavolo, in attesa del cibo ordinato; nel mentre, non volendo che orecchie malevoli sentissero quanto aveva da dire, cominciò con: 《Sono passati dieci anni e non sei cambiato di una virgola; beh… ti sarebbe potuta comparire una ruga in più》disse guardandolo da capo a piedi e socchiudendo gli occhi. 《Ma… del resto sei lo stesso, Mithrandir.》
《Se mi permetto di dirtelo, neanche tu sei cambiata. La stessa bella, incantevole e coraggiosa giovane donna. Sì, è passato tanto tempo dacché ci siamo visti l'ultima volte e da quello che mi ha raccontato tuo padre non hai più dato segni di vita. Si preoccupano tutti.》
《Non è mio padre》, disse Huoriel prendendo il piatto che le veniva porto. 《Non ha più senso che sappiano dove e in compagnia di chi sono. Ho quarant'anni.》

Tra i due calò una breve pausa durante la quale la giovane ascoltò i discorsi degli uomini nella sala e sorseggiò dal calice il sidro di mele -offerto dall'oste-.

Guardò per lunghi momenti ogni persona che fosse nella sala analizzandola da capo a piedi e quando considerò che non ci fosse nessuno con l'intenzione di ucciderla, riprese sottovoce:
《Se non fosse stato per le informazioni che avevo e che non ovviamente non ti potevo dare tramite lettera sarebbero passati altri anni finchè mi avresti reincontrata.》al che fece di nuovo una pausa e prese un altro boccone; ad un cenno dello stregone di continuare, disse: 《Due settimane or sono vagabondavo nel sud di Boscoverde adesso Bosco Atro, quando vidi due crebain lasciare Dol Guldur e sorvolare il bosco fino alla dimora di Thranduil. Che io sappia erano impiegati come spie; ricordo che uno di loro mi ha guardata per lunghi momenti. Incuriosita, ovviamente, da questa cosa sono scesa fino alla fortezza e mi ci sono addentrata. Non l'avessi mai fatto! Sono stata catturata da un grande orco… penso fosse Bolg.》
《E adesso sei bene? Ti hanno ferita in qualche modo?》
《Solo lievi escoriazioni. Come dicevo: mi presero come prigioniera per una settimana durante la quale origliai e li sentii parlare di tempi bui e della preparazione dell'esercito. Queste cose mi hanno allarmata e continuo ad essere intimorita e a guardarmi le spalle ad ogni passo che compio.》
《E come sei scappata?》chiese Gandalf, realmente incuriosito.
《Questa è la cosa che mi ha fatta rizzare i peli sulla nuca; non sono scappata, sono stata eliberata. Quando ebbero aperto la porta della gabbia rimasi spiazzata e caddi a terra a causa di un grande vento che soffiava come se fosse la fine del mondo. Aprii gli occhi e mi investì un raggio di luce… ma una luce nera, non so se mi spiego, e una figura oscura circondata di fuoco mi apparve dinanzi. Fu in quel momento che seppi che l'Oscuro non era stato vinto e stava tornando. Gandalf,》 disse la donna facendo una pausa,《Sauron è tornato.

Il silenzio regnò sovrano da quel momento finchè Omorzo non venne da loro dicendo che la sala si era svuotata e se volevano pernottare.
《No, grazie per tutto. Io devo continuare il mio cammino. Gandalf?》
《Io rimango. Rientrerò tra poco.》
《La stanza è la stessa, amico.》

Finiti i convenevoli, la donna e lo stregone lasciarono la locanda e si diressero alle scuderie.
Lei stava per montare a cavallo, quando la mano di Gandalf la strinse con forza tirandola a sè.

In quel momento il cuore le salì in gola e prese a batterle con forza; fissò lo sguardo negli occhi vispi e attenti dell'Istari e cercò di divincolarsi, senza successo.
Mithrandir!
《Non posso credere che Sauron ti abbia eliberata! Ed in cambio di che cosa, poi? Cosa è successo veramente?》

Quelle parole la scossero profondamente e fecero montare la sua collera alle stelle.
Il suo sguardo dolce divenne una tempesta con tuoni e fulmini ed il suo volto si trasformò in puro acciaio.
Tutti i suoi muscoli si indurirono e con uno strattone si liberò dalla stretta dello stregone. Salì velocemente a cavallo e prima di partire disse:
《Ho capito che le mie azioni sono state riprovevoli ed è per questo che mi sono allontanata! Ma mai avrei pensato, Mithrandir, che saresti arrivato a dubitare perfino dell'aiuto che ti viene dato. Se desideri, dì al Bianco Consiglio quanto ti ho riferito ma evita di fare il mio nome.》

Quelle furono le sue ultime parole prima di sparire, inghiottita dalla notte.



Ed è così che gli anni passarono senza che Huoriel desse alcun segno di vita.
Tutti i suoi cari pensarono che avesse trovato una fine infelice e con il tempo si rassegnarono dal trovarla e allo stesso tempo Gandalf, il grigio stregone, non proferì una parola sul suo incontro con la mezz'elfa.

Tutto fino all'anno 2941 della Terza Era.


Era una tetra ed oscura notte di marzo durante la quale il cielo si era scatenato come meglio potè: fulmini e tuoni attraversavano il cielo e rimbombavano per la piccola cittadina.
C'era addirittura chi sosteneva che i Valar si fossero incolleriti con la Terra di Mezzo!

Le strade erano deserte e tutte le finestre della città rilucevano della fievole luce delle candele poste accanto alle vetrate. Da alcuni ambienti si sentivano voci e risate e da altre cantilene o ninne nanne.
Non vi era anima viva che errasse per le piazze, tranne lei. Huoriel era ritornata a Brea dopo lunghi anni di assenza su richiamo di un suo vecchio amico.
Infatti questi le aveva spedito una lettera nella quale le consigliava di sbrigare il passo e arrivare da lui prima del 26 di aprile per 《questioni di massima importanza》.
Ed essendo ella una vera amica non esitò a venirgli in aiuto.

Per questo ora si trovava nella piazza centrale, accanto alla fontana di un cinghiale mezzo morto -almeno quella era la sua interpretazione artistica- guardando alternativamente la porta e le finestre della casupola di Thorin Scudodiquercia.
Si strinse di più nel mantello e si sistemò meglio il cappuccio, dopodichè si avvicinò alla porta e vi picchiò: una, due, tre volte.
Nessuna risposta.

Si tirò indietro e guardò di nuovo la casa. Le luci erano accese, eppure Thorin sembrava non essere dentro. Si grattò la testa inumidita e proprio quando ebbe afferrata una pietra per scagliarla contro la finestra della stanza da letto, sentì dei passi dietro di sè; pensò che sarebbero andati oltre però, rendendosi conto che si facevano sempre più pesanti e vicini, mise la mano sull'elsa della spada, pronta a tirarla fuori se fosse stato necessario.

La persona le stava dietro e con uno scatto fulmineo sguainò la lama e la puntò in basso, alla gola scoperta dello sconosciuto. La punta dell'arma graffiò appena la morbida pelle del collo facendola sanguinare e solo allora Huoriel incontrò lo sguardo azzurognolo di colui che aveva dinanzi.
Imbarazzata, abbozzò un sorriso e ritirò la spada; in cambio il nano non si mosse di una virgola nè parlò.
Invece frugò piano in una tasca e tirò fuori un mazzo di chiavi. Ne prese una e aprì la porta, facendole segno di entrare.

Continuò a gironzolare per la casa mentre lei si andò a sistemare nel salottino e non poco imbarazzata si tolse il manto sfasciato e corroso da troppo uso e lo poggiò su una sedia di fronte al camino.
Si risistemò sulla piccola poltrona con le mani giunte sulle ginocchia e girò con lo sguardo per la casa.
Certe volte il silenzio l'imbarazzava e le metteva una certa soggezzione nei confronti della persona che ci teneva a non abbozzare un discorso.
《Prendi》, disse il nano mentre si sedeva vis-a-vis. Con un sorriso ed un《Grazie》Huoriel afferrò il nuovo manto e se lo mise sulle spalle.
《Al momento non ho trovato qualcosa di migliore, spero ti basti per tenerti al caldo finchè ti asciughi.》
《Grazie, mellon. Il fuoco di certo aiuterà.》
《Sei cambiata, sai?》disse questi corrugando la fronte e passandosi la mano sulla barba folta, scura e perfettamente curata.
《In che senso?》chiese Huoriel prendendo un biscottino offertole da Thorin.
《I modi e direi anche l'aspetto. Sì,》il nano la osservò a lungo《sei decisamente cambiata. Come mai? Ascolto.》
《Dimmi prima in che modo posso esserti di aiuto.》
《Rilassiamoci adesso; entrambi abbiamo avuto una giornata stancante. Sei arrivata due giorni prima, c'è tempo. Quindi?》
《Si deve sempre fare come desideri, mellon.》
E così Huoriel iniziò a raccontare i dettagli del suo ultimo viaggio, i pericoli ed i disagi che l'avevano soventemente ostacolata ma anche i momenti piacevoli passati in compagnia di viaggiatori come lei.

Il tempo volò facilmente e la sera si tramutò in notte, la quale si tramutò a sua volta in mattino.
I discorsi concitati dei due amici si interruppero solo per mandare giù qualche boccone e per bere un sorso di una qualunque bevanda, continuando a chiacchierare indisturbati fin quando Huoriel osservò il Sole salire sul cielo in vece della Luna.
Bevve l'ultimo sorso di vino e si alzò per andare a dormire. I due si salutarono e la donna non mancò di dire che 《Quando mi sarò svegliata, senza scuse, mi dirai come mai ti potrei essere io di aiuto.》



Passò anche il secondo giorno della sua permanenza nella casa di Throin Scudodiquercia -una permanenza che non mancava delle tipiche punzecchiature tra lei ed il nano- e si arrivò alla sera del 25 aprile.
Huoriel stava tranquillamente letturando sulla sua poltrona preferita accanto al fuoco ascoltando la musica prodotta dalle corde della lira di Thorin, quando questi si interruppe dicendo:
《Volevi sapere perchè ti ho chiamata.》
In risposta la donna si mise seduta per bene e ripose la penna nel libretto che appoggiò sul tavolinetto accanto. Si strinse la tunica attorno al collo e fece al nano cenno di continuare.
《Ebbene… questa questione di massima importanza riguarda… intendo… sai che io non chiedo aiuto. E in realtà non ho bisogno; posso farne anche a meno.》
《Perfetto. Quindo posso andare via, nano? Ti manderò i soldi per il cibo consumato.》
《No! No! No!》gridò questi alzandosi dallo sgabello e tirando la mezz'elfa per le maniche.《Rimettiti seduta! Intemdevo che io ho l'appoggio dei miei compagni in questa… missione… avventura… viaggio.》
《Aham…》
《E ignuno svolge un ruolo.》
《Ero sicura di tutto questo. Quindi, Thorin, desideri che ti aiuti in questa sorta di avventura?》
《Sì. Ho chiesto a colui che mi ha proposto di intraprendere questa strada di trovare uno scassinatore e…》
《Io non sono la persona più silenziosa che ci sia. Anzi.》, lì Huoriel fece una pausa e si soffermò più a lungo del dovuto sul chi potesse essere quella persona innominata che il suo amico tanto evitava.《E questo gentiluomo che ti ha dato un'idea eccezionale della quale uttora ignoro lo scopo, chi è?》
《Mh…》, fece egli sorseggiando del vino.《È uno che non conosci. Un vecchio nano che mi ha chiesto se avessi provato a riconquistare la Montagna attaccando Smaug.》e accompagnò quella frase con un tono indifferente ed un gesto della mano che voleva dire "Lascia perdere".
《Riconquistare la Montagna! Dunque è questo quello che desideri, Thorin Scudodiquercia?》
《Ricominci ad essere profetica.》
《Thorin! Ti rendi conto che tu desideri avventurarti verso una morte certa e direi molto dolorosa mettendo allo stesso tempo al repentaglio anche le vite dei tuoi amici?》 Huoriel alzò la voce e si mise in piedi, iniziando a passeggiare nervosamente per il salottino. Era nervosa e Throin si guardò bene dal mettere più paglia sul fuoco dicendole che ruolo avesse previsto per lei.
La giovane si passava irrequieta le mani sul volto e si ravvivava in continuazione i folti capelli scuri, mormorando di tanto in tanto incomprensibili parole in elfico.
《E che cosa vuoi che faccia? Pensi che sia meglio starmene qui, in disparte e non interessarmi al mio popolo che là fuori vive nelle tue stesse condizioni? Tu, se avessi un Re e sapresti che non dà la sua vita per aiutarti a condurre una vita migliore, lo ameresti ancora?》il tono del nano salì e divenne più profondo, la sua aria si fece più minacciosa e a Huroiel sembrò di colpo più imponente di quanto fosse, in quel momento vide davanti agli occhi il Re dei Nani.
Sospirò profondamente e pronunciò una maledizione nella sua lingua o almeno così sembro alle orecchie di Throrin. Si rimise seduta con lentezza, congiunse le mani sul petto ed accavallò le gambe.
《Ci sto. Qual è il mio ruolo?》
《Tu conosci i pericoli che attanagliano la Terra di Mezzo meglio di chiunque. Per questo ho pensato che ci potresti indicare le vie più sicure e sono certo che ci potrai essere di aiuto in mille altri modi.》
《Beh… nonostamte il mio non sia proprio un ruolo nobile… acetto con onore e piacere.》
《La paga sarà su misura, potrai vivere più che decentemente.》
《Non mi interessa la paga. Voglio solo prendere parte ad un'avventura.》

E con queste ultime parole l'atmosfera fu nuovamente alleggerita ed i due tornarono a ridere e scherzare, organizzando allo stesso tempo il viaggio.
   
 
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