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Autore: Okataklysmos    08/01/2017    3 recensioni
Si asciugò il sangue caldo che le era schizzato sullo zigomo e si fece largo tra i rami secchi degli alberi della foresta, (...) secondo i suoi calcoli doveva essere quasi arrivata ad Alexandria.
Carol, dopo aver affrontato la crisi esistenziale che l'aveva portata a stare per mesi lontana dai suoi cari, decide finalmente di tornare a casa. Cosa, o chi, l'avrà spinta a prendere questa decisione?
La one-shot partecipa al "Caryl Christmas Contest" della pagina Caryl Italia.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Carol Peletier, Daryl Dixon
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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TORNA A CASA
 
La neve fioccava per la prima volta da quando l'epidemia era iniziata, si sbriciolava tra le dita che tenevano saldamente la lama, pronta a scattare all'occorrenza senza far rumore, maneggiata ormai con destrezza. 
Dava un'atmosfera finalmente nuova, puliva il sangue ed i resti dei corpi sparsi per la foresta, lasciando solo bianco, portando via anche quelle ultime poche tracce di coloro che erano vivi, o forse soltanto non morti. 
 
"Mamma, adesso posso scartare i regali?"
Le luci dell'albero di Natale, goffamente addobbato, pendevano dai rami spogli, alternandosi colorate davanti ai suoi occhi, offuscati dalle lacrime anche quel giorno, mentre inarcava le labbra in un sorriso materno e annuiva. 
Le aveva comprato con i suoi pochi risparmi una bambola di pezza, con le trecce castane e gli occhi blu, che indossava un vestito a righe bianche e rosa. Sophia l'aveva stretta al petto, aveva stampato un bacio in guancia alla madre ed era corsa saltellando nella sua stanza a giocare con il suo regalo; da quel giorno non se ne sarebbe mai più separata.
 
Il mugugno di un vagante la riportò alla realtà, emanava fetore a pochi centimetri dal suo viso. Prima di piantargli il coltello al centro della testa si domandò quale fosse stato l'ultimo regalo di Natale che aveva ricevuto quell'essere, e il pensiero la fece sorridere amaramente.
Si asciugò il sangue caldo che le era schizzato sullo zigomo e si fece largo tra i rami secchi degli alberi della foresta, osservando attentamente il pezzo di carta che le aveva dato Daryl, secondo i suoi calcoli doveva essere quasi arrivata ad Alexandria.
Ripensò ai giorni passati alla baia, a quanto per quelle settimane aveva ritenuto lontano il flusso di morte che da anni ormai le scorreva nelle vene. Il Regno di Ezekiel era come il paese dei balocchi, lì si fingeva che nulla fosse successo e si credeva di essere scampati al destino fatale, ma lei sapeva che tutto ciò non sarebbe mai potuto essere reale.
Quando Daryl bussò alla sua porta probabilmente aveva già deciso, ma non se ne era ancora resa conto.
Portava vestiti diversi dal suo solito stile, i capelli allungati gli sfioravano le guance graffiate e gli occhi arrossati si schiudevano appena, nel bluastro delle iridi poteva leggere tutta la sofferenza che si portava dietro, quella delle origini che aveva imparato a soffocare e quella ancora in superficie che lo inaspriva di rabbia. 
Non poteva sapere, lei.
Lo aveva stretto al petto, senza obiettare come avrebbe fatto con chiunque altro, senza dire nulla, mentre i loro corpi si riscaldavano a vicenda.
Ed erano rimasti così anche quella notte, come facevano talvolta alla prigione, seduti per terra abbracciati come bambini che non hanno il coraggio di uscire dal ventre della loro madre, perché respirare l'aria rarefatta di un mondo che non gli appartiene, fatto di odio, li fa soffocare. 
Il sussurro dei nomi di coloro che non ce l'avevano fatta, le aveva provocato e tutt'ora ripensandoci le provocava una fitta allo stomaco. Il senso di morte le aveva attraversato nuovamente il corpo, stavolta come se fosse più brutale esser rimasta inerme protetta da una bolla piuttosto che aver ucciso con le proprie mani, mentre le lacrime si mischiavano a quelle di lui e le mani consolavano la pelle curando le ferite.
Quando la luce che entrava dall'unica finestra l'aveva svegliata, era riversa sul pavimento attorcigliata su sè stessa, accanto a lei soltanto un foglio stropicciato con delle indicazioni e dietro scritto 
"Torna a casa. 
Daryl"
Aveva raccolto le sue poche cose e si era diretta da Re Ezekiel, aveva fatto ciò che Richard le aveva chiesto settimane prima e all'imbrunire era partita.
In quegli anni aveva perso tutto.
La vita non le aveva mai concesso di essere amata veramente, l'aveva resa una sopravvissuta e poi le aveva tolto ciò che di più prezioso aveva.
Ma adesso, sapeva che era arrivato il momento di combattere. 
Per dimostrare a Ed che era capace di farcela, in onore di Sophia che non ce l'aveva fatta, per ringraziare Hershell che li aveva protetti nella sua fattoria, per T-Dog che si era sacrificato per lei, per rendere giustizia a Glenn ed Abraham, vittime di una follia brutale.
Quando arrivò al cancello di Alexandria, padre Gabriel guardandola dall'alto stupito le aprì il cancello, mentre Maggie col pancione ormai evidente urlava il suo nome. 
Faceva i suoi primi passi all'interno della città, e qualcuno le veniva incontro facendo lo stesso, le braccia tese in alto e le manine strette a quelle grandi e ruvide di Daryl, mentre le scarpette bianche come la neve sotto di esse si muovevano a turno inesperte e gli occhi tondi e vispi la guardavano straniti, la bocca rossa per il freddo che si inarcava lasciando vedere i denti appena spuntati.
Avrebbe combattuto, ora e sempre, per difendere la sua famiglia.
 
  
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