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Autore: Sharel    27/05/2009    6 recensioni
Sono quattro anni ormai che Edward ha lasciato l'Esercito, senza una degna motivazione. Perché ora è tra i ricercati? Cosa sa che non vuole far conoscere al fratello o al "suo" ex-Colonnello? E tra loro due, cosa succederà? (Scusate, ammetto che come introduzione fa' schifo, ma proprio non so come presentarvela...) [ Rigorosamente RoyxEd ]
Genere: Avventura, Erotico, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Alphonse Elric, Edward Elric, Nuovo personaggio, Roy Mustang, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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nascondersi Spero che questa storia vi piacerà!!! E' la prima volta che scrivo un FMA, e so che dovrei finire le altre storie, ma quando l'ispirazione chiama che fai...gli volti le spalle??? CERTO CHE NO!!! Per cui non siate clementi con le critiche, ma non ci andate neanche giù pesante... Il titolo non c'entra niente per il momento, l'ho scitto pensando al dopo... Fatemi sapere se vi piace!!! ( Edward l'ho fatto un po' OOC...per questo l'ho interito come avvertimento...)
*buona lettura*




[ Nascondersi ]


Stava girando per Central City già da un paio d’ore, aspettando colui che doveva incontrare. Si erano dati appuntamento alla piazza principale della città; il posto più caotico che vi era. Di sicuro, lì non li avrebbe notati nessuno.
Dirigendosi sul luogo dell’appuntamento, Edward si guardava intorno, riconoscendo ogni posto dove era stato precedentemente con il fratello, quando ancora era un Cane dell’Esercito. Quanto era passato dall’ultima volta che aveva messo piede in quella città? Tre, forse quattro anni? Chissà come, nulla di ciò che ricordava era cambiato: i soldati ancora giravano per le strade, i bambini andavano i giro come se niente fosse, scherzando e giocando in piccoli gruppi, gli adulti si riunivano costantemente nel bar dietro casa, riempiendoli non poco. Insomma, tutto ciò che ricordava, che la sua mente gli faceva riaffiorare, non era cambiato. No, una cosa sola era cambiata; il reale atteggiamento dei soldati: ora si aggiravano per le strade, consapevoli di dover aiutare le persone, perchè l’Esercito è per questo che esiste, per aiutare. Per cui era particolarmente colpito di come, questi nuovi soldati si approcciassero in maniera diversa con gli abitanti, intrattenendosi a parlare con loro, o a giocare con i bambini.
Tutto questo, Edward lo sapeva bene, era dovuto ad una sola persona: il Comandante Supremo Roy Mustang. Quando, quattro anni prima, il ragazzo aveva lasciato l’Esercito, il Colonnello aveva già raggiunto la carica di Generale di Brigata; in questi anni, si era informato, il neo-Generale era riuscito a mettersi in luce, riuscendo a ristabilire (sotto tutti gli aspetti) la città di Reole, compito che il Comandante Supremo di quel periodo, gli aveva affidato.
Roy…era tanto che non lo vedeva, e Dio! quanto gli mancava! Ma aveva preso la sua decisione, e fino a quel momento era riuscito a tirare avanti, seguendo un proposito ben preciso. Non poteva tirarsi indietro certo adesso… E poi, da quanto aveva capito, Roy se la cavava benissimo senza di lui. Era, di fatto, venuto a sapere che l’uomo stava intrattenendo una relazione stabile con il Sottotenente Hawkeye…
Era finalmente arrivato nella piazza. Cercò distrattamente il suo conoscente, e quando notò una zazzera di capelli castano chiaro, che si voltava a destra e sinistra, aveva capito di averlo trovato.
-Ciao- disse solamente, arrivando alle spalle della persona che lo stava ancora cercando. Quest’ultima si voltò, osservando attentamente al di sotto del cappuccio che Edward teneva sulla testa.
-Nii-san, non potresti togliertelo, almeno adesso?- chiese Alphonse, sorridendo al fratello.
-Al- fece Ed, con un sospiro. –Lo sai che non posso. Sono l’ultima persona che si aspetterebbero di trovare qui, ma non mi va di essere riconosciuto-
-Ma qui non ti conoscono i soldati, sono quasi tutti dei novellini, quelli che circolano per le strade…-
Perché ogni volta che si dovevano incontrare, Alphonse doveva tirare fuori quel discorso?
-Alphonse, se ogni volta che ci dobbiamo vedere, devi dirmi sempre le stesse cose, mi costringi a non venire più- e la sua non suonava affatto come una minaccia, ma come una promessa.
Dopo tutto, non mi dispiacerebbe evitare di mettere piede ancora in questa città.
Alphonse sospirò, capendo di non poter cambiare il fratello, in fondo aveva deciso lui il suo stato di semi-latitanza…e lui chi era per farlo desistere? Sì, certo, era il fratello, ma a quanto sembrava ad Ed questo poco importava, da quel punto di vista. Quattro anni prima, Al era riuscito a riottenere il proprio corpo grazie al fratello, ed anche Edward era riuscito ad ottenere indietro il suo braccio e la sua gamba; ma dopo quello, se ne era andato dal’Esercito, senza dire una parola a nessuno, solamente lasciando l’orologio da Alchimista di Stato sul tavolo del Colonnello. Inutile dire che ci erano rimasti tutti male, quando ne erano venuti a conoscenza. Erano andati a chiedere spiegazioni ad Al, ma lui non aveva saputo dire niente, anche lui all’oscuro di tutto.
Poi, dopo poco più di un anno, il Fullmetal si era rifatto sentire, mandando una lettera al fratello, spiegando la situazione in cui si era trovato:

Ciao Al,
scusami se non ti ho messo al crrente che avrei lasciato l’Esercito, ma quanto ho fatto è stato solo perché ho ritenuto giusto agire così. Mi trovo nel paese di Xing adesso, cercando di apprendere l’alchimia di questo mondo…
So che per te sarà difficile crederlo, ma posso dire quasi con sicurezza di essere stato inserito nella lista dei ricercati. Il perché, penso lo scoprirai presto, visto che sei entrato tra le file degli Alchimisti di Stato, tuttavia preferirei parlarne con te.
                                                                                                Tuo, Ed


Dopo quella lettera si erano visti, ed era venuto a conoscenza di tutto.
-Mi raccomando Al, non dirlo a nessuno. In questo momento è meglio che nessuno, te escluso, venga a sapere quello che è successo-
Non aveva condiviso quel punto di vista, aveva provato a controbattere, ma il fratello era stato removibile. E allora come fare? Assecondarlo, solo e semplicemente assecondare le sue intenzioni, che fino a quel momento, avevano dato buoni risultati.
-Nii-san- chiese Al, osservando con occhi distratti la folla che si avvicendava nella piazza. –Non pensi che l’aiuto di Mustang possa servire?-
Ed mancò un battito, nel sentire pronunciato il cognome del Comandante, ma il suo volto rimase impassibile.
-Non posso, Al. Non è questo il momento giusto…- rimaneva sempre sul vago, anche con il fratello, e la cosa gli spiaceva non poco: ma non ne poteva fare a meno, altrimenti lo avrebbe esposto troppo…
-Come sta Winry, Al?- era da molto che non vedeva l’amica di infanzia, e un po’ gli dispiaceva.
Alphonse osservò il fratello, come se quella domanda celasse in realtà un’altra cosa, ma Ed non batté ciglio, segno che la sua domanda era innocua. Chissà, magari aveva sperato che un sentimento particolare lo legasse alla loro amica…anche se non ne sarebbe stato del tutto felice.
-Dopo che te ne sei andato, è stata parecchio giù di corda. Ma si può dire che ora sta meglio- disse semplicemente.
-Sono felice che tu le stia accanto, sei quello che le ci vuole per dimenticarsi di me-
Il minore arrossì non poco, facendo ridacchiare Ed. –Fratellino, sei proprio ingenuo! Si vede lontano un miglio che ti interessa Winry! Solo, sta attento anche alla zia, oltre che alla tua ragazza- continuò Ed, senza smettere di ridere. Inutile dire che Al diventava sempre più rosso, ad ogni parola che il maggiore pronunciava. Tuttavia si incantò ad ascoltare la risata cristallina del fratello; era tanto che non la sentiva, e dire che gli era mancata era un eufemismo! La risata di Ed è sempre stata molto simile a quella genuina che i bambini posseggono da piccoli, di quelle che ti sciolgono al solo udirle. Infatti, non erano poche le persone che si erano fermate ad ascoltarlo, anche loro rapiti da quella figura incappucciata.
D’un tratto, Edward si bloccò, osservando attentamente la piazza.
-Alphonse, ci vediamo al più presto- sussurrò solamente al fratello, senza dare spiegazione di quell’improvvisa sparizione.
Senza dare molto nell’occhio, si buttò in un vicolo oscuro, stando attento a non essere seguito. Quello che aveva visto nella piazza era stato di certo il Sottotenente Breda, uno dei subordinati di Mustang, e di certo una delle ultime persone da cui voleva farsi vedere; da quello che gli aveva detto Al, tutti quelli che conosceva (compreso il fratellino) erano al diretto comando dell’ex-Colonnello. Non era assolutamente una buona idea farsi vedere, con quella gente in giro.
Sempre senza farsi vedere, sgusciò tra le strade di Central City, trovando un posto dove nascondersi fino alla sera; con la complicità della notte, si sarebbe di sicuro mosso più liberamente.

Entrò in un bar, di quelli più “In” della città; uno di quelli dove gli ufficiali erano la clientela più apprezzata. Prima di infilarsi nel covo del lupo, aveva provveduto a mutare di poco l’aspetto di capelli e vestiti, in modo da non farsi riconoscere, e più consono al locale.
-Posso portarle qualcosa, signore?- gli chiese un giovane cameriere, mentre finiva di asciugare un bicchiere. Capelli castano scuro e occhi profondi, non doveva avere più di venticinque anni.
-Un bicchiere di scotch- rispose tranquillamente il biondino. Quello alzò un sopracciglio, ma eseguì, senza fiatare.
Come il barista si allontanò per prendere il liquore nel retro, Edward ne approfittò per guardarsi intorno e cercare di individuare qualcuno di conosciuto. Nessuno. Peccato, aveva quasi voglia di incontrare qualcuno che conoscesse, ben consapevole che, forse, non lo avrebbe riconosciuto. Si era alzato di parecchio in quei quattro anni, adesso sembrava persino più grande di quanto non avesse effettivamente.
-Ecco a lei, signore- Il barista gli posò di fronte il bicchiere, sorridendo quasi mellifluo. Ed ricambiò, facendo addirittura gli occhi dolci, intuendo come, quel ragazzo, si fosse “innamorato” del suo aspetto: dopo tutto non era la prima volta, e di sicuro ne andava fiero.
-Posso sapere il vostro nome, signore?- fece il cameriere, avvicinandosi pericolosamente ad Ed.
Il biondo, continuando a sorridere, rispose con una certa ingenuità, volontaria. –Edward. E lei?-
-Marcus- sussurrò l’altro, incantato dal volto di Edward. Stava per aggiungere altro, ma una voce vicino loro, lo interruppe.
-Vorrei un bicchiere di whisky, per favore-
Edward sentì un brivido attraversargli la spina dorsale, ma non si voltò per vedere quell’uomo in volto; era inutile, conosceva già quella voce. E come avrebbe potuto dimenticarla?
-Subito, Comandante- rispose prontamente il giovane. –Ecco a lei- aggiunse poi, posando il bicchiere di fronte l’uomo.
-Oggi è venuto prima, Signore- constatò Marcus, dando una veloce occhiata all’orologio.
-Già- disse solamente quello, per poi concentrarsi sul suo bicchiere.
Conclusi i convenevole, Marcus si avvicinò nuovamente al ragazzo, sussurrandogli: -Ci vediamo quando finisco il turno?- la sua voce si era fatta sensuale, gi occhi maliziosi.
Edward sorrise tra sé e sé, osservando il modo in cui quello lo guardava, ma non rispose. Si sporse ulteriormente verso Marcus, fino a sentirlo rabbrividire per il fiato del biondo sul suo collo.
-Oggi non posso; poi vedremo…- sussurrò Ed, prima di voltarsi e passare di striscio vicino il Comandante, avviandosi verso l’uscita.
-Arrivederci…Taisa- bisbigliò, all’indirizzo del moro, prima di allontanarsi, come niente fosse.
Di certo non poté vedere lo stupore affacciarsi sul volto dell’ex-Colonnello, né tanto meno i suoi occhi che si spalancavano sempre di più, prima di voltarsi e vederlo uscire. Gli ci volle poco per alzarsi e fiondarsi di corsa fuori dal locale.
Si guardò intorno, cercando quel mantello nero che aveva visto poggiato sulle spalle del ragazzo, ma non vide nessuno. Nessuno indossava mantelli nero o aveva capelli biondi, lì intorno. Che si fosse immaginato la sua voce? Che quel ragazzo non avesse pronunciato “Taisa”, ma qualche altra parola?
  
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