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Autore: cin75    09/01/2017    10 recensioni
Come il legame dei due fratelli riesca ad andare anche oltre l'incoscienza. La forza del sentimento fraterno che li lega riesce a raggiungerli anche quando non possono comunicare.
Genere: Avventura, Drammatico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Castiel, Dean Winchester, Sam Winchester
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nel futuro
Capitoli:
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La caccia di Dean.


Quando , la mattina dopo il loro arrivo, aveva lasciato Sammy alla loro stanza del motel, dopo quella loro prima scommessa di caccia, Dean era più che sicuro che l’avrebbe spuntata su quel nerd del suo fratellino. Era certo che per un mese si sarebbe scampato le pulizie del bunker. Bagno e cucina compresi.
Si infilò nel bar più in periferia della città. Offrì caffè e da bere con indifferenza a chiunque gli sembrasse sapere qualcosa. Barista carina e maggiorata inclusa.
Ma fu solo quando un tipo anonimo a cui nessuno dava retta gli fece un discreto segno di seguirlo al tavolo d’angolo, che le antenne da cacciatore si drizzarono.
 
“Questi balordi non vogliono ammettere che i ragazzi che sono spariti non sono solo stati rapiti e uccisi, ma che c’è qualcosa che se li sta….” e poi chinandosi per sussurrarlo. “…letteralmente  ciucciando fino all’osso e scusa la brutalità!”
“Tranquillo. Ho lo stomaco forte.” replicò Dean che già cominciava a rielaborare tutte le informazioni che aveva. “Hai detto “qualcosa”. Qualcosa di che tipo?!” fece Dean, senza dargli modo di capire che voleva sapere esattamente quello che lui voleva dire.
“Quei ragazzi sono stati letteralmente prosciugati se mi vuoi passare un termine più gentile! Che razza di rapitore fa una cosa del genere? Pechè fare una cosa del genere??!!....Credimi, ragazzo!” fece compiacente e convinto.  “Lì fuori c’è un mostro! Uno vero!” sussurrò con aria complice.
“Oh, amico!!” lo imitò Dean. “Non sai quanto hai ragione!” fece ironico. “Sai dirmi qualcos’altro?!”
“C’è un casolare a nord della boscaglia che costeggia la statale. Una sera ho visto un vecchio furgoncino che si infilava in quella zona. L’ho detto allo sceriffo, ma loro credono che io sia costantemente ubriaco. Beh! non è così e so quello che ho visto!” ribadì orgoglioso. “C’è qualcosa in quella zona. Fossi dell’FBI come te, io darei un occhiata!”
“FBI!?” fece Dean stupito di quella rivelazione.
“Come ti ho detto…non sono sempre ubriaco e certe cose riesco a capirle anche io e tu, amico, non mi sembri un semplice sbirro!”
Dean strinse le labbra in segno di convincimento. Tirò fuori una banconota da venti e la passò al suo interlocutore.
“Questa la offro io!” disse indicando la birra che l’altro aveva davanti. “E anche le altre!”, poi si alzò e andò via.
 
Si infilò nell’Impala e decise di seguire le indicazioni del suo informatore di turno. Una parte del suo cervello, però, agì come di conseguenza, urlandogli di chiamare Sam. Non sapeva a che cosa andava in contro ed era da stupido farlo senza una copertura. Senza Sam.
Un'altra parte del suo cervello, quella evidentemente più stupida della prima, gli ricordava che chiamare Sam , significava perdere la scommessa.
“Fanculo!! Stavolta faccio da solo. Che sarà mai?! Un vampiro strafatto!!” si rassicurò scegliendo così che scelta fare. “Non ti darò modo di dire quel tuo soddisfatto “Te l’avevo detto, Dean!”, non questa volta Sammy!!” e partì.
 
Quando raggiunse la zona nord della statale, parcheggiò la macchina dietro alcuni cespugli alti, così da….proteggerla.
“Torno al più presto, piccola!” sussurrò accarezzando la cappotta della Chevy. Poi si avviò all’interno della radura.
 
Ed eccolo! Il caseggiato come aveva detto quel vecchio ubriacone.
Il cacciatore mise mano alla sua pistola. Tirò indietro il cane. Colpo in canna. Pronto a fare fuoco.
Controllò il perimetro del casolare e quando fu certo che non vi era nessuno, si avviò piano, intento a farvi ingresso. Oltrepassò con cautela la soglia di ingresso e si diresse con circospezione nelle altre due stanze del casale.
Vuote entrambe.
Si guardò attorno, scrutando con occhi attenti, quegli occhi a cui poche cose sfuggivano quando si trattava di caccia. Della loro caccia.
Scorse sul pavimento i segni di qualcosa che veniva spostato di sovente. Una vecchia vetrinetta. Infilò la pistola dietro la schiena e fece fare al mobile quel movimento dettato dai segni sul terreno.
Al di sotto, una botola.
Dean la aprì e vi trovò delle scale che portavano in una sorta di cantina. Scese e iniziò a controllare il posto, fin quando, arrivato quasi alla fine dell’angusto corridoio, non sentì dei gemiti. Impugnò di nuovo la pistola e con cautela si sporse verso quella che era l’ultima zona e strabuzzò gli occhi quando vide che a separarla dal resto della cantine vi erano delle sbarre di ferro piantate nel terreno , rendendola come una gabbia.
All’interno, quattro ragazzini, spauriti, sporchi, terrorizzati. I quattro ragazzini che risultavano spariti e che loro cercavano.
 
Fottiti, Sammy. Preparati alle pulizie di primavera!!” pensò soddisfatto, ma un attimo dopo la sua attenzione si focalizzò completamente sui poveri prigionieri.
 
Rinfoderò la pistola e poggiò le mani alle sbarre ferrose.
“Tranquilli, ragazzi!! Vi porto fuori!!” sussurrò sperando di tranquillizzarli e iniziando ad armeggiare con il lucchetto che serrava l’apertura della gabbia..
I ragazzi lo fissarono terrorizzati e dalla bocca dell’unica ragazza prigioniera venne fuori un tremante e impaurito : “…no…no…no…”
Dean la guardò, non capendo il senso di quel “no”. Ma i loro occhi non guardavano lui, ma qualcosa o qualcuno alle sue spalle. Dean lo capì un attimo troppo tardi.
Poi, un colpo violento e deciso arrivò alla base della nuca del cacciatore.
Un secondo dopo tutto divenne nero.
 
Quando riaprì gli occhi, Dean si rese conto di essere nella gabbia da cui aveva sperato di tirar fuori i ragazzi.
La ragazza gli stava accanto e gli premeva un fazzoletto al lato della testa.
“Mi dispiace non avevo altro di più pulito!!” fu l’unica cosa che riuscì a dire.
Dean la guardò con misto di sorpresa e ringraziamento e provò a tirarsi su a sedere.
Sostituì la sua mano a quella della ragazza e la ringraziò solo con lo sguardo.
“Ma da dove è arrivato quel bastardo!?” chiese sbirciando fuori dalla cella.
Uno dei ragazzi si fece timidamente avanti , rispondendo per tutti.
“Lui è talmente veloce che a volte nemmeno lo vediamo arrivare!” riferì spaventato. “ Ci rendiamo conto che è stato qui solo perché uno di noi sparisce.”
“Ok! Vediamo di uscire fuori da qui o mi rovinerò la reputazione!” sospirò Dean cominciando a studiare il modo per uscire da quel guaio fatto di sbarre e terra.
 
“E come vorresti uscire finto sbirro?!” lo provocò una voce poco lontana. “O dovrei dire… cacciatore!”
 
Dean fece cenno ai ragazzi di allontanarsi dalle sbarre e andare contro la parete alle loro spalle e poi si sporse appena per vedere a chi appartenesse quella voce e un sorriso amaro gli piegò la bocca.
“Figlio di puttana!” esclamò con quel suo solito tono. “Spero che le birre che ti ho pagato ti siano andate tutte di traverso!”
“Invece no!” lo punzecchiò quello che era stato il suo provvidenziale informatore del bar. “Me le sono godute una dopo l’altra, pensando a come era stato facile farti finire dritto dritto nella tela del ragno.”
“Che razza di mostro sei, dì un po’!?” chiese Dean senza perderlo mai di vista mentre l’altro si avvicinava. “Mordi….succhi sangue..ma non sei un vampiro. Era pieno giorno quando ci siamo parlati! Me ne sarei accorto se tu non….”
“Hai ragione. Ti darò delle spiegazioni prima di farti fuori con questi ragazzini appetitosi. Mia madre era un Pishtaco ….” e si fermò vendendo l’espressione interdetta del cacciatore.
“Aspetta….aspetta …” lo fermò Dean. “Io so cos’è un Pishtaco e loro non sono degli assassini. Sono solo dei parassiti. Tu uccidi senza pietà, brutto bastardo!”
“Già! hai perfettamente ragione. Ma vedi…un vampiro psicopatico , una notte si è divertito con mia madre e da quell’infausta unione , beh, che dire!! Eccomi qua!!, solo che per vivere , io, invece di succhiare grasso, succhio sangue.” riferì soddisfatto e poi , sporgendo appena le braccia verso la gabbia: “Con questi!” e in quello stesso istante due tentacoli sottili ma scattanti e dall’aspetto vorace e orribile , vennero fuori dai suoi polsi.
Dean, come gli altri ragazzi, fecero istintivamente un passo indietro.
“Ma che cazzo di….” esclamò Dean preso di sorpresa.
“Vi presento Fatti…” disse indicando uno dei tentacoli e poi mostrando l’altro: “…e Ammazzare.” , e poi con il dito indice iniziò a passare da un prigioniero all’altro come se stesse facendo la conta per decidere chi sarebbe stato il suo prossimo pasto.
E infatti..
“E…tocca….a…te!!” esclamò canzonando felice quando il suo dito finì per indicare il ragazzino appena dietro Dean.
“No…no..no…ti prego!!” iniziò a balbettare il giovane.
Dean gli si parò immediatamente davanti come a proteggerlo.
“Te lo puoi scordare, amico. Non toccherai nessuno di questi ragazzi!”
“E chi me lo vieterà? Tu?” lo provocò il mostro.
“Ci puoi giurare!” imponendosi meglio verso di lui.
“Wow!!! Abbiamo un eroe!” sembrò sfotterlo l’avversario.
“No. Sono solo quello che ti farà il culo, bastardo!!” rispose strafottente il cacciatore.
“Lo sai che questa tua presa di posizione è del tutto inutile? Posso prendermi chi voglio , quando voglio, come voglio. Posso farlo sotto i tuoi occhi e tu nemmeno te ne renderesti conto. Ti ritroveresti solo con un cadavere tra i piedi e la sua puzza da morto ad impregnarti le narici!” gli ricordò sadicamente l’ibrido soprannaturale. E in quel momento Dean fece mente locale a quello che gli avevano detto i ragazzi: “Lui è talmente veloce che a volte nemmeno lo vediamo arrivare!
 
Non poteva rischiare la vita di uno solo di quei ragazzini. Aveva già fallito nel metterli in salvo , facendosi sorprendere alle spalle. Quindi l’unica cosa che poteva fare in quel momento era concedere a Sam più tempo possibile per arrivare a quel caseggiato.
 
Perché Sam sarebbe arrivato a quel caseggiato. Perché Sam doveva arrivare a quel caseggiato. Doveva!
 
“Ok! Ok! Ascolta. Ti propongo un patto.” si fece avanti senza mostrare ansia.
“Sarebbe?!” replicò il mostro alzando le sopracciglia mostrando sorpresa.
Un respiro. Un pensiero veloce ai ragazzi dietro di lui. Uno a Sam.
Poi propose il patto.
“Prendi me, d’accordo!? Sono più grande. Più in forze e di sicuro ho in circolo molto più sangue di quello che puoi prendere da uno di questi mocciosi!” si offrì allora e alle sue spalle la ragazza si agitò immediatamente.
“Allettante. Davvero allettante!” sibilò leccandosi le labbra il mostro rapitore. “Il sangue di un impavido cacciatore a mia completa disposizione!!”
“No..no…ti ucciderà!!” disse invece la ragazza.
“Abbiamo bisogno di tempo per..” fece Dean voltandosi verso di lei e afferrandola per le spalle come a volerla calmare e pensando che Sam sicuramente sarebbe arrivato anche lui al caseggiato.
“Tempo? Tempo per cosa? per chi?!” chiese istericamente la giovane.
“Io posso darvi questo tempo e voi…credetemi….uscirete di qui. Sani e salvi.” sussurrò al piccolo gruppo.
“Ehi? cacciatore??!” lo richiamò il mostro e nell’attimo esatto in cui Dean si girò verso di lui, una violenta sferzata lo colpì in pieno viso facendolo svenire.
Di nuovo!!
 
Quando , per l’ennesima volta, in quella situazione del cavolo, Dean riprese conoscenza, si rese conto di avere i polsi stretti , ognuno in un anello di ferro agganciato ad una catena saldata nella parete. Era a torso nudo e a piedi scalzi.
“Ti ho già detto che sei un figlio di puttana?!” sibilò furioso fissando davanti a lui l’essere che faceva svettare sinuosamente i due tentacoli che sembravano non aspettare altro che attaccare.
“E io ti ho detto che avrai una morte lenta e dolorosa?!” rispose sarcastico mentre le due appendici soprannaturali scattavano verso le vene pulsanti delle braccia scoperte di Dean. “Ops!! Credo di no!” fece godendo della smorfia di dolore della sua preda.
Il ragazzo grugnì un soffocato grido di dolore, quando quel morso vorace e violento gli strappò la carne e iniziò a succhiargli sangue.

Cercò di reagire, muovendo le braccia nel vano tentativo che quella morsa diminuisse, inutilmente. Anzi, ottenendo forse l’effetto contrario.  Dibatteva le gambe per cercare di trovare una posizione che potesse farlo prevalere in qualche modo, ma anche questo risultò inutile. E più andava avanti e più quella sensazione che qualcosa gli veniva strappata via dalle vene insieme al sangue si faceva pressante.
Il respiro divenne difficoltoso, gli occhi iniziarono a farsi pesanti. Dean iniziò a sentire il suo intero corpo, intorpidirsi. Iniziò a sentire le forze diminuirgli, fin quando, una leggera nebbia non lo accecò del tutto, lasciandolo privo di sensi.
Quella spaventosa tortura andò avanti per molto tempo e per quanto ci fosse una sorta di pausa tra un “prelievo” e l’altro, Dean non aveva tempo di riprendere le forze che gli servivano per cercare di reagire in qualsiasi maniera. Ogni volta quei tentacoli assetati del suo sangue colpivano su una parte diversa del suo corpo e ogni volta, prima di sentire chiaramente il sangue defluire via da lui, Dean sentiva una feroce scarica di dolore che gli attraversava tutto il corpo. Ogni volta era come se prima la pelle e poi la carne si strappassero come carta velina al tocco vorace del mostro che lo stava uccidendo così dolorosamente e così lentamente.
 
“Dio!!” fece il mostro durante una di quelle sedute. “Non avrei mai immaginato che il sangue di un cacciatore avesse un gusto così buono. Sai?! Sei fortunato?! Ti gusterò lentamente. Fino all’ultima goccia!” lo canzonò, afferrandolo per i capelli e forzandolo a farsi guardare in faccia.
Dean si lamentò , sopraffatto da quella spossatezza. Non sapeva da quanto era lì, in quelle condizioni. Ore ? Giorni? Di più?
Perché Sam non arrivava? I ragazzi erano ancora vivi? Era riuscito a salvarli? O aveva fallito del tutto? O magari anche Sam era rimasto vittima di quel mostro?
A quel solo pensiero , il cacciatore , ebbe come uno spasmo di rabbia e cercò di divincolarsi dalla presa del suo carnefice.
“Io….io…..ti…” cercò di reagire.
Il mostro allentò la presa e rise soddisfatto. Se c’era ancora quella disperazione e quell’attaccamento alla vita, c’era ancora sangue. Tanto buon sangue!
“Ma bene!! Molto molto bene. Sai che ti dico? Che queste….” fece afferrandogli i polsi e liberandolo dalle catene. “..non servono più. Vediamo di divertirci in un altro modo!”
Sentendosi libero da quelle costrizioni, Dean, stupidamente, cercò di sottrarsi alle intenzioni del mostro.  Si gettò su un fianco e poggiò la mano a terra cercando di allontanarsi da lui. Strisciò lungo il pavimento , sentendo comunque il sangue colargli lungo il braccio e anche sul corpo dove i voraci tentacoli lo avevano afferrato ogni qual volta che quell’essere aveva fame.
 Il corpo gli faceva male, sentiva bruciargli la pelle ad ogni movimento, ma non poteva arrendersi, doveva tentare. Doveva provare a scappare. Strisciò ancora e non appena fu di spalle al suo carceriere soprannaturale, lo sentì ridere sadicamente. Soddisfatto. Appagato.
“Davvero?” esclamò l’altro. “Davvero credi che riuscirai a scappare da qui….strisciando?!” lo provocò. “Non ti hanno mai detto che sei fortunato ad essere carino!?”
Dean sembrava non volerlo ascoltare. Strisciò ancora verso la porta lasciata provocatoriamente aperta. Stava per mettere fuori una mano da quella stanza, ma non appena ne sfiorò l’uscio, un dolore sferzante lo spezzò in due.
Lo aveva colpito alla schiena.
Il mostro lo teneva letteralmente legato a lui, con quei tentacoli affamati e inclementi delle sue già poche forze. Suggeva da lui voracemente senza tregua.

Il cacciatore gridò non appena quel legame lo sconfisse ancora. Gridò di dolore. Gridò di rabbia. Gridò di frustrazione.

Poi si sentì strattonare di nuovo verso il centro della stanza e vide la porta richiudersi.
Quella volta sembrò durare più a lungo. Il mostro molto probabilmente voleva farla finita. Lo avrebbe ucciso. Gli avrebbe succhiato via tutto. L’anima. La vita.
Graffiò impotente la terra del pavimento cercando una sorta di appoggio , di resistenza a ciò che gli stava accadendo.
Sentiva le unghie graffiare il terreno.
Sentiva la terra raggrumarsi con il sangue che perdeva.
Sentì il mostro avvicinarglisi.
 
“Buonanotte, cacciatore!” gli sussurrò all’orecchio. “Ci rivedremo oltre l’arcobaleno!!”
Dean si lamentò appena usando la poca ed esigua forza che sentiva. Poi sconfitto, obbedì e si addormentò.
Il suo ultimo pensiero…
 “Ok! E’ finita. Niente più risvegli. Niente più caccia. Niente più Sammy. Niente di niente.

Il Vuoto lo aspettava a braccia aperte!
   
 
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