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Autore: Miss Mysty    09/01/2017    0 recensioni
Brevi shots in cui i personaggi scoprono delle verità, dalle più banali alle più eclatanti.
81: “Non è molto gentile da parte tua, Hiro-san.”
82: “Kamijou-san? Kusama-san? Va tutto bene lì dentro?”
[Raccolta | Traduzione | Cross-over con Sekaiichi Hatsukoi]
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Questa fanfiction è una traduzione che io sto effettuando con il permesso dell’autrice, Miss Mysty.
Qui potete trovare la sua risposta alla mia richiesta;
Qui il link al capitolo originale;
Qui il link all’account dell’autrice.






A collection of Truths


di

Miss Mysty



The Thesis Student's Truth.





Hiroki non ricordava di aver mai invitato uno degli studenti a lui affidati ad andare a casa sua. Era pur vero che gran parte dei docenti della sua università dovevano occuparsi di alcuni studenti, consigliandoli riguardo le lezioni da frequentare il semestre successivo e riportandoli sulla retta via quando il loro rendimento iniziava a vacillare, ma nessuno dei ragazzi assegnati a Hiroki aveva mai avuto molto da dirgli.

Una ragazza, però, Imai-san, stava per laurearsi e aveva bisogno di aiuto con la tesi. Forse fu perché Hiroki ricordava ancora le proprie, di tesi - sia quella di laurea sia quella del dottorato - che provò dell’empatia nei confronti della studentessa. C’era anche il fatto che metà dei libri che le servivano per la ricerca non erano disponibili nella biblioteca dell’università e, quando la ragazza gli aveva timidamente presentato la bibliografia di riferimento, lui aveva semplicemente risposto, “Io ce li ho,” ed era finita lì.

“Professor Kamijou, chi è Kusama?” chiese Imai, osservando la targhetta sulla porta dell’appartamento. Riportava sia Kusama che Kamijou, ma il cognome di Nowaki appariva per primo. Hiroki si era incazzato da morire quando l’aveva vista.

“... il mo coinquilino,” borbottò l’uomo, sfilandosi le scarpe.

Imai batté le palpebre e inclinò la testa di lato. “Non sapevo che le persone della sua età avessero ancora dei coinquilini.”

“Ma quanti diavolo di anni pensi che abbia?” scattò Hiroki, e Imai retrocedette fino al corridoio. Hiroki vide la sua espressione terrorizzata e sospirò. “Entra e basta. Vado a prendere i libri che ti servono.” Fece un cenno verso i due divani. “Accomodati.”

Invece di sedersi, Imai diede un’occhiata in giro per l’appartamento, assorbendo i vari dettagli. C’erano due camere da letto, a quanto pareva, ma la più piccola era stata adibita a studio. Mentre Hiroki borbottava fra sé e sé, rovistando fra i vari scaffali con la lista di libri in mano, Imai sgattaiolò silenziosamente giù per il corridoio. Lanciò un breve sguardo al porcellino d’India nella sua gabbietta, appuntandosi mentalmente di chiedere al professore come si chiamasse, prima di entrare nella stanza da letto.

La camera conteneva ancora altri libri. C’era uno scaffale, ma molti altri volumi erano impilati in piccole torri attorno a un letto matrimoniale. Il portatile di Hiroki era sul letto, aperto, e Imai non riuscì a fermarsi; si avvicinò e passò un dito sul cursore per farlo uscire dalla modalità stand-by. Era solo curiosa di vedere lo sfondo del desktop del professore. Aveva sempre immaginato che fosse una qualche noiosa tinta unita.

E invece si ritrovò davanti la foto di un Hiroki più giovane, che lanciava occhiatacce alla fotocamera e stringeva in mano un rotolo di pergamena. Considerando il nastro che lo chiudeva, Imai pensò che si trattasse della sua laurea. Un uomo alto dallo sguardo distante e i capelli neri sorrideva a Hiroki, e se la foto non fosse stata tagliata proprio in corrispondenza della spalla del laureato, si sarebbe visto che l’altro ragazzo gli cingeva le spalle con un braccio. Si intuiva comunque, però.

“Imai-san?” giunse la voce di Hiroki, ancora nel suo studio. “Hai una calligrafia terribile.”

“Lo so, professore,” rispose Imai, e con gesto rapido chiuse il portatile e corse ad identificare i titoli che lui non riusciva a decifrare.



  
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