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Autore: Echocide    09/01/2017    7 recensioni
[Sequel di Miraculous Heroes]
Sono trascorsi alcuni mesi da quando la minaccia di Coeur Noir è stata sventata e il gruppo di Portatori di Miraculous è alle prese con la vita di tutti i giorni: le relazioni sentimentali, il nuovo mondo universitario in cui sono sballottati...
Ma Parigi non è mai tranquilla e una nuova minaccia giunge dal passato, assieme a una persona che sembrava persa per sempre.
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Altri, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Quantum Universe'
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Titolo: Miraculous Heroes 2
Personaggi: Adrien Agreste, Marinette Dupain-Cheng, altri
Genere: azione, mistero, romantico
Rating: NC13
Avvertimenti: longfic, what if...?, original character
Wordcount: 3.174 (Fidipù)
Note: Penultimo capitolo! E ultimo scontro con le forze di Maus e un po' mi dispiace perché, come per tutti i miei personaggi, ho sempre avuto un debole per il tedesco mezzo matto che parlava strano (ok, quest'ultima caratteristica la odio ogni volta che lo faccio parlare e mi devo ricordare di scrivere male quello che dice); fin dal primo capitolo di Miraculous Heroes 2 ho sempre saputo che questa storia sarebbe stata 'di passaggio', un collegamento fra la prima e la terza parte di questa storia. E spero di esserci riuscita: certo, molte domande non hanno ancora avuto una risposta ma...beh, ancora un capitolo e poi inizierà Miraculous Heroes 3, dove tirerò tutte le fila.
Beh, non sto qua ad annoiarvi più di tanto, i discorsi malinconici sono rimandati al prossimo capitolo.
Come sempre, voglio ringraziarvi tutti quanti per aver continuato a seguire la mia storia, per avermi commentato, per avermi contatta e...beh, grazie davvero di tutto cuore! Sappiate che mi fa sempre piacere sapere cosa pensate della storia, dei personaggi, di tutto il mondo che ho creato.
Grazie tantissimo!


Quante volte aveva fatto quel tragitto?
Quante volte aveva corso su quei tetti, desideroso di raggiungere velocemente la sua lady o ansioso di giungere a casa in tempo, per prepararsi e uscire come un ragazzo comune?
Eppure mai, mai come quel giorno, quella strada gli era sembrata così lunga.
Chat Noir si fermò al limitare di un tetto, riprendendo fiato e ascoltando i suoni dei suoi compagni che, senza aprire bocca, lo raggiungevano: nessuna battutina, nessun discorso stupido che accompagnava la loro corsa verso il luogo ove era comparso il nemico.
Niente di niente.
Il biondo inspirò, saltando e atterrando sul tetto opposto, senza curarsi di guardare se lo seguivano.
Lo avrebbero fatto.
Sempre e comunque.
Qualcosa di rosso comparve nella sinistra del suo campo visivo e Chat si permise di voltarsi, osservando Ladybug correre al suo fianco con lo sguardo azzurro e serio rivolto in avanti, sentendo un sorriso stendergli appena le labbra.
Lei era al suo fianco.
Come sempre.


Gabriel osservò l’uomo che era entrato nella sua abitazione: così diverso da lui, quando un tempo era stato il nemico di Parigi, e da Coeur Noir, che aveva imperversato fino a poco tempo prima.
Maus non emanava quella aria che aveva avuto Coeur Noir e, sperava, anche lui.
«Cosa vuole?» domandò, incrociando le mani dietro la schiena e fissandolo dall’alto: dominare la scena, mettere subito in chiaro chi comandava lì. Gabriel accennò un sorriso, sentendo Nooroo posarsi sulle sue mani, pronto a entrare in azione e trasformarlo.
Maus inclinò la testa di lato, studiandolo: «Non chiedere come io sapere?» domandò l’ometto, sorridendo apertamente: «Lei non essere curioso?»
«Sicuramente ha fatto ricerche.» buttò lì Gabriel, rimanendo al suo posto e osservando l’altro muoversi nell’androne: «Ha studiato il mio aspetto…»
«Ja, ja. Tutto esatto.»
«E da uomo di scienza, quale spero che sia, ha trovato la soluzione al quesito.»
«Esatto.» esclamò giulivo Maus, quasi saltellando sul posto e indicandolo: «Ma fattore più importante essere stato Sophie.»
«Madame Agreste, per voi.» ringhiò Gabriel, assottigliando lo sguardo e tenendolo sull’uomo: «Non osate chiamarla per nome. Non voi.»
Maus piegò le labbra in un sorriso entusiasta: «Oh. Liebe.» dichiarò, inspirando profondamente: «Quel sentimento che smuovere mari e monti, eh? Proprio grazie a liebe – grazie ad amore – che io capire che lei essere Papillon: Sophie troppo orgogliosa per chiedere aiuto a chiunque. No, lei avere chiesto a qualcuno che conoscere bene…» mormorò lo scienziato, iniziando a camminare sul posto: «Lei avere chiesto potere di contrastare me a qualcuno fidato, qualcuno amato. Marito. Chi più importante di marito, ja?»
«Quindi poiché Sophie è tornata a essere Pavo…»
«Io avere capito chi essere Papillon, ja.» assentì Maus, annuendo con la testa e allargando le braccia: «Aspetto combaciare. Potere di Papillon permettere di creare eroi...» si fermò, lasciando andare le braccia contro i fianchi: «Io avere semplicemente fatto due più due.»
«Vuole l’applauso?»
Il sorriso di Maus vacillò un attimo e Gabriel ebbe la conferma che l’uomo sperava di avere avuto in mano un’ottima carta da giocare: rivelare che sapeva la sua identità era un modo per spaventarlo, per fargli temere qualcosa.
«Essere cyborg?» domandò il tedesco, inclinando la testa e studiandolo: «Lei non avere emozioni…»
Gabriel sospirò, scrollando le spalle: «Potrebbe discutere per ore con mio figlio, sulla mia mancanza di emozioni intendo.» borbottò, alzando gli occhi al cielo e fissandolo poi nuovamente: «Bene. Adesso cosa vuole fare? Mi vuole minacciare?»
«Io volere Miraculous.»
«Sì, questo è un classico, direi.»  commentò Gabriel, sbuffando: «E penso sappia la risposta, no?»
«Ja.» ringhiò Maus, incassando la testa nelle spalle e fissandolo male.
«E allora? Rimaniamo in questa situazione di stallo?»
Maus aprì bocca, ma il suo intervento fu fermato dal portone della villa che si aprì, rivelando la donna bionda e ansante, ferma sulla soglia: «Sophie!» esclamò il tedesco, sorridendo caloroso: «Riunione di famiglia?»
«Lascia in pace la mia famiglia, Maus.» ringhiò la donna, tirandosi su e fissandolo male: «E’ sempre stata una lotta fra me e te.»
«No. Non più.» dichiarò Maus, sorridendole: «Tuo marito essere entrato: lui possedere Miraculous.»
«Gabriel non è…»
«Gabriel essere.»
«E’ gentilmente pregato di non parlare di me come se non fossi nella stanza, monsieur Maus.» dichiarò glaciale Gabriel, scendendo alcuni scalini e facendo vagare lo sguardo dall’uomo alla moglie: «Com’è andata la passeggiata, Sophie?»
«Male.» sbottò la donna, incrociando le braccia al seno: «Ho visto un topo entrare in casa mia.»
«Tu non dire di me, vero?»
«Sì, io dire di te.» sbottò Sophie, fissando male l’antico rivale, ignorando il fatto che Maus le aveva completamente rivolto l’attenzione: le mani ben piantate in tasca, lo sguardo furioso verso di lei.
«Nooroo, trasformarmi.» ordinò Gabriel, sentendo il potere del Miraculous avvolgerlo, donandogli la forza che da Gabriel Agreste non aveva; quando la luce della trasformazione lo lasciò, notò come Maus aveva dimenticato Sophie per rivolgere tutte le attenzioni a lui.
«Miraculous…» mormorò il tedesco, facendo un passo verso di lui e tendendo la mano nella sua direzione: «Esistere. Io…io…»
Papillon l’osservò, colpendo il pavimento con il bastone e creando farfalle candide come la neve: «Lei non farà più del male alla mia famiglia.» decretò, venendo circondato dagli insetti: «Mai più.»
«Miraculous. Dare a me.»
«Mai.»
Di fronte alla negazione di Papillon, Maus sospirò e, dopo aver portato una mano alla tasca del soprabito che indossava, tirò fuori una siringa: «Mia ultima creazione.» dichiarò, agitando lievemente l’oggetto: «Molto più complicato che creare armi, ammettere io. Ma non impossibile.»
«Cosa è?» domandò Sophie, osservando inorridita la siringa e il liquido ocra che essa conteneva: «Cosa hai creato?»
«Potere?» fu la risposta di Maus, guardandola con fare innocente; si alzò la manica del giaccone, scoprendo l’arto magro e, sorridendo, si iniettò il liquido: «Mia invenzione dare me grande potere, ja!» esclamò, gettando la siringa per terra: sorrise, osservando i propri vasi sanguigni diventare luminosi e, come una mappa, descrivere l’intero sistema mentre il prezioso elemento s’irradiava per tutto il suo corpo.
Sorrise, sentendo l’energia pervaderlo assieme al dolore: il suo corpo cambiava, lo sentiva nelle ossa che scricchiolavano e nelle membra che si tendevano fino a lacerarsi, ma lui aveva il potere.
«Quantum-β.» mormorò Papillon, osservando il piccolo omuncolo tedesco trasformarsi sotto ai suoi occhi: la pelle riluceva di una tinta ocra e, velocemente, le proporzioni dell’uomo aumentavano; quando, con le spalle, raggiunse il lampione di cristallo, l’uomo si ridestò e con un gesto imperioso della mano, spedì le farfalle candide contro di lui.
«Gabriel, akumatizzami.» ordinò Sophie, mentre il gigante si voltava verso di lei e, inclinata la testa, allungò lentamente una mano.
Papillon afferrò velocemente una delle farfalle, impregnandola del suo potere, e lasciandola poi volare in direzione di Sophie: la osservò entrare nel medaglione che la donna teneva al collo e, una volta, circondata dal potere la osservò saltare via nelle vesti di Pavo: «Come ti senti?» gli domandò, balzando al fianco, tenendo lo sguardo su Maus.
«Bene.» dichiarò prontamente l’uomo, muovendo la mano e scagliando contro il nemico una seconda ondata di farfalle: «Spero che qualcuno si accorga del gigante qui e chiami la polizia.»
«Willhelmina è rimasta fuori.» gli rispose Pavo, tirando fuori due ventagli e mettendosi in posa da combattimento: «Sono certa che li avrà chiamati…»
«Willhelmina, eh?» mormorò Papillon, afferrando una nuova farfalla e dandole il suo potere: avrebbe pagato per le sue azioni, lo sapeva bene, ma in quel momento avevano bisogno di tutto l’aiuto possibile: «Vola, mia piccola akuma. Vola.» mormorò, osservando l’insetto volare via e poi il dolore lo colpì violentemente.


«Ragazzi!» Willhelmina alzò un braccio per aria, osservando i sei eroi che, balzati a terra, stavano guardando in direzione della casa degli Agreste.
Poco dopo, Alex  comparì da una delle strade e si fermò a pochi passi da lei, piegandosi in due e con il fiatone: «Non ho la forza per queste maratone…» riuscì a gracchiare, inspirando profondamente e sentendo i polmoni bruciare: «Seriamente, io…»
«Io vado dentro.» dichiarò Chat Noir, interrompendo l’americano e facendo un passo verso la propria casa.
«Senza un piano, gattaccio?»
«Vado dentro, meno quel tipo e, se non lo ammazzo, lo consegno alle forze dell’ordine.» decretò Chat Noir, voltandosi verso Peacock: «Eccotelo, il piano.»
«Chat…»
«Ci sono i miei genitori là dentro.» sbottò il biondo, voltandosi verso Ladybug che aveva cercato di interromperlo: «Non resterò qui…»
«Non ti sto dicendo questo, Chat Noir.» dichiarò l’eroina rossa, fissandolo seria: «Posso capire ciò che provi, ma non ci aiuterà andare là dentro a testa bassa.»
«E’ quello che faccio sempre, my lady.» decretò l’eroe, osservandola: «Rischio la mia vita, puntando il nemico a testa bassa, no?»
«Calmati, Chat.» decretò Tortoise, posando una mano sul felino e facendo vagare lo sguardo da lui a Ladybug: «Siamo tutti in pensiero per i tuoi genitori, prendertela con Ladybug perché vuole fermarti il tempo necessario per ideare un piano è…»
«Stupido.»
Tortoise sorrise, voltandosi verso la propria compagna: «Potevi essere meno diretta, Volpina.»
«Girarci intorno, serve a poco.» dichiarò l’eroina, scuotendo il capo: «Soprattutto con uno come lui.»
Chat Noir la fissò male, osservandoli poi tutti e inspirando profondamente: «Scusate, io…»
«Scuse accettate, amico.» decretò Peacock, posandogli una mano sulla spalla e sorridendogli: «Andiamo a salvare i tuoi genitori. Giusto, boss?»
Ladybug li osservò, annuendo con la testa e voltandosi poi verso Willhelmina: «Che cosa sai?» domandò alla donna, girandosi poi in direzione della villa.
«Sophie aveva dimenticato una cosa a casa, siamo giunte qua e abbiamo visto quell’essere entrare in casa.» dichiarò spiccia la donna, alzando le spalle: «Sophie è corsa in casa e fine di quello che so.» decretò, aggrottando lo sguardo e notando una farfalla volare verso di lei: «Ma cosa…?» mormorò, mentre l’insetto entrava nella pietra dell’anello che portava al dito.
«Akumatizzazione…» bisbigliò Lila, osservando volute nere avvolgere il corpo di Willhelmina e trasformarla in Coeur Noir: «Ok. La signora degli specchi non avrei voluto rivederla, sinceramente.»
Coeur Noir girò su sé stessa, osservando il vestito nero e il corpetto di cristallo scuro; si portò poi le mani al volto, sentendo sotto le dita la fredda superficie dell’elmo, che aveva indossato quando era stata cattiva, sorrise: «Secondo voi riesco a fare qualcosa così?»
«Mio padre ti ha akumatizzato, quindi direi di sì.»
Il sorriso di Coeur Noir si enfatizzò e, concentrando il rinato potere, creò l’enorme gigante di ghiaccio che era stato il suo biglietto da visita quando era comparsa a Parigi: «Ma sei fissata con Frozen…» dichiarò Chat Noir, osservando il bestione avanzare verso il cancello degli Agreste.
«Mi sento molto Elsa. Ti va bene come risposta?» domandò divertita Coeur Noir, seguendo la sua creazione con gli eroi al seguito: «Allora? Questo piano, Ladybug?»
«Andiamo là e gli facciamo male, tanto male?»
«Mi piace.»
Alex rimase in disparte, osservando la sfilata di eroi, capeggiata dal gigante di ghiaccio: «Ehi. Ed io?» domandò, scuotendo il capo e seguendoli, pregando che il signor Agreste akumatizzasse anche lui.

Pavo boccheggiò, osservando Maus ringhiare rivolto verso l’alto: con una manata aveva spedito entrambi contro il muro, distruggendo parte della balaustra delle scale e una delle colonne di marmo: «Come stai?» mormorò, allungando una mano verso Papillon e sentendolo gemere: «Gab…»
«Sto bene.» dichiarò l’uomo, poggiando il proprio bastone per terra e gravando parte del peso del corpo su di questo: «Non mi lascio sconfiggere…» si fermò, osservando Maus voltarsi verso di loro e quasi udì la risata del tedesco risuonare nell’aria: rimasero fermi, mentre il gigante luminoso apriva la bocca e un fascio di energia usciva da questa.
Li avrebbe colpiti, ma qualcosa di verde si parò davanti a loro: «Tortoise.» mormorò Papillon, osservando l’eroe usare il proprio scudo per proteggerli.
Il ragazzo si voltò appena, sorridendo a entrambi: «State bene?» domandò, il volto contratto in una smorfia per lo sforzo che stava facendo. Papillon assentì, osservando qualcosa di rosso e nero entrare nella sua visuale: «Papà?» domandò Chat Noir, chinandosi davanti a lui, con lo sguardo verde preoccupato: «Mamma?»
«Stiamo bene, tesoro.» dichiarò Pavo, sorridendo appena: «Siete arrivati giusto in tempo per unirvi alla festa.»
«Ti sembra il momento, mamma?»
«Per un po’ di battute? Sì, tesoro.»
Ladybug sorrise, osservando i due Agreste: «Almeno qualcuno mantiene alto il nome di famiglia.» decretò, sentendosi addosso lo sguardo di Chat Noir: «Invece di prendersela con il mondo intero.»
«Qualcosa mi dice che devo scusarmi…»
«Oh.» mormorò Ladybug, voltandosi verso di lui: «Ma dai? Ne sei convinto? Perché io non credo che tu debba scusarti per avermi rinfacciato ogni volta che…» la ragazza si fermò, sbuffando: «Come se poi te l’avessi chiesto io! Ogni volta devo sempre fermarti, per impedirti di fare qualche cavolata!»
«Non stavo ragionando…»
«Però per fare le battutine con Coeur Noir ragionavi, eh?»
Tortoise ridacchiò, sistemando meglio lo scudo: «Non potete risolverla dopo?» chiese divertito, facendo un cenno verso il nemico: «Abbiamo da fare.»
«Quello cosa sarebbe?» domandò Chat Noir, indicando il gigante e voltandosi poi verso il genitore: «A proposito, perché hai akumatizzato mamma e Willhelmina?»
«Mai sentito dire che l’unione fa la forza?»
«Sì, è un bel detto.»
«Quello è Maus.» dichiarò Pavo, riportando l’attenzione di tutti sul problema e osservando il resto del gruppo avvicinarsi: «Si è iniettato il Quantum-β e…»
«Ma è deficiente?» sbottò Alex, alzando lo sguardo verso il nemico: «Iniettarsi quella roba significa morte certa! Lo consumerà!»
«Per ora non mi pare che lo stia consumando.» sbottò Coeur Noir, osservando l’americano con interesse: «A proposito…» mormorò, muovendo la mano destra e creando una voluta di fumo nero: sorrise, voltandosi verso Alex e, con un nuovo gesto, spedì l’esalazione scura verso il ragazzo, avvolgendo per intero.
«Coeur Noir…» mormorò Bee, osservando l’amico venire inghiottito dal fumo e poi un ringhio risuonò nell’aria: «Ma cosa…?»
«Mogui.» dichiarò la donna, mentre le volute scure rilasciavano andare il guerriero: «E’ più utile così.» spiegò spiccia, mentre al suo fianco il suo sottoposto urlava rabbioso: «Non meno silenzioso, però.»
«Bene. Siamo al completo.» sentenziò Volpina, roteando il bastone: «Che facciamo? Perché dubito che Tortoise resista ancora per molto.»
«Qualcuno che pensa a me.» dichiarò Tortoise, sorridendo: «Vediamo di mettere fine a questa storia? No, perché è bello ascoltarvi. Un po’ meno bloccare il vomito di questo simpaticone.»
Ladybug annuì, osservando il gruppo riunito attorno a lei: «Bee, Coeur Noir. Potete cercare di imprigionarlo in qualche modo?» domandò e sorrise al cenno affermativo delle due: «Volpina, a te il compito di accecarlo. Rendigli impossibile vedere.»
«Ok, LB.»
«Pavo, Papillon. Potete aiutarla?»
«Tutto quello che vuoi per batterlo.»
«Peacock, tu…»
«Faccio quello che faccio sempre.» dichiarò prontamente il ragazzo, sorridendo: «E Tortoise mi proteggerà. Vero, amico mio?»
«Non aspettavo altro.»
«Una volta che avrai visto come sconfiggerlo, unisciti a Pavo e Papillon.»
«Ok, boss.»
«Chat Noir…»
«Tutto quello che vuoi, my lady.»
«Vedi di metterlo in ginocchio.» decretò spiccia la ragazza, sorridendo all’espressione del biondo: «Colpiscilo alle gambe.»
«Come vuoi.»
«Mogui, tu darai una mano a Chat.» concluse Ladybug, voltandosi verso il guerriero nero e ricevendo un urlo di rabbia in risposta, che la ragazza prese per una risposta affermativa.
Ladybug osservò i propri compagni dividersi in gruppetti e poi puntare tutti contro il nemico: Bee e Coeur Noir crearono due fruste, una di energia luminosa e l’altra di fumo nero, schioccandole poi verso il gigante e afferrandogli le braccia; Volpina balzò sulla balaustra del piano superiore e, suonate alcune note, creò sfere di fuoco fatuo che lanciò contro il nemico. Il gigante urlò, strattonando le due donne per le fruste e spedendole contro il muro, allungando poi una mano verso Volpina che, saltando, evitò l’assalto: Pavo approfittò della situazione, per scagliare contro Maus i dardi dei suoi ventagli, e Papillon l’aiutò con un nuovo assalto di farfalle candide.
Chat Noir e Mogui, invece, corsero fra le gambe del gigante e iniziarono a sferrare colpi agli arti inferiori, mentre Peacock, in disparte, socchiudeva gli occhi, protetto dal fido Tortoise.
Ladybug osservò lo yo-yo che teneva in mano e, dopo un momento, azionò il proprio potere magico, ritrovandosi fra le mani una cartella, piena di fogli: «Ma che cosa…?» mormorò, osservando lo strano Lucky Charm che era apparso.
«My lady?» la voce di Chat le fece riportare l’attenzione sul gruppo: il gigante di luce, o meglio Maus, era in ginocchio con le mani al volto: «Che dobbiamo fare?»
La ragazza scosse il capo, osservando il nemico e notando che si era rimpicciolito leggermente rispetto a poco prima: «Ma…» mormorò, avvicinandosi velocemente a Chat Noir e notando come, velocemente, Maus stesse diventando sempre più piccolo.
«E’ il Quantum-β.» dichiarò Peacock, affiancandoli: «Ha raggiunto il suo apice quando ha scagliato il vomito contro Tortoise…cioè, era il suo attacco quello. Adesso lo sta solo consumando, fino a…»
«Fino a ucciderlo.» concluse per lui Chat Noir, osservando il nemico e notando che Ladybug si era mossa nella direzione di questo: «My lady?»
La ragazza lo ignorò, chinandosi davanti all’uomo: più scheletrico di quanto ricordasse, la pelle grigia e gli occhi spenti, non le ricordava l’uomo che li aveva sfidati poco tempo prima: «Questa è la sua ricerca, vero?» mormorò, allungando il fascicolo di fogli all’uomo.
Maus sembrò scuotersi un poco e un sorriso nostalgico gli piegò le labbra: «Ja. Mia ricerca.» bisbigliò con la voce roca: «Io avere sempre e solo voluto dimostrare che Miraculous esistere. Solo questo.»
Ladybug annuì, abbassando la testa e portandosi una mano all’orecchio: «I Miraculous sono oggetti potenti, creati molto, molto, molto tempo fa per fermare una guerra.» bisbigliò, osservando Maus diventare sempre più sciupato ma con lo sguardo un po’ più vivo di prima: «Cercarono di imbrigliare il Quantum, ma questo…»
«Non funzionare, ja.» dichiarò Maus, con la voce quasi a un sussurro: «Quantum non potere essere aggiogato. Quantum troppo instabile.»
«Perché lo ha fatto?»
Maus sorrise, osservando l’eroina in rosso: «Perché ricerca essere mia vita. Tutta mia esistenza essere stata votata al Quantum.»
«Ma…»
«Io sapere che oggi essere mio ultimo giorno. Io avere tentato il tutto per tutto.»
«Perché Maus?» domandò Pavo, affiancando Ladybug e osservando l’antico nemico: «Se volevi solo dimostrare che il Quantum esisteva, perché abbiamo sempre combattuto?»
«Perché io volere testare forza di Quantum, semplice.» dichiarò l’uomo, con un sorriso: «E tu, Pavo, non potere permettere che innocenti rimettere in esperimenti di scienziato pazzo.»
«Sarebbe stato tutto più semplice se…»
Maus inspirò profondamente, chinando il capo: «Ja…» bisbigliò, trascinando quell’ultima parola: Ladybug sgranò gli occhi, portandosi le mani alla bocca e osservando il corpo minuto del nemico cadere a terra senza vita.
L’eroina allungò una mano tremante verso il cadavere, fermandosi a mezz’aria: «Ladybug. No.» dichiarò la voce stanca di Pavo e la ragazza si voltò, osservando la donna in piedi al suo fianco: «E’ finita.»
E’ finita…
Quelle due parole risuonarono dentro di lei: perché era dovuta finire in quel modo? Perché Maus aveva…
«My lady?» la voce di Chat la chiamò e la ragazza si voltò nella sua direzione, trovandolo inginocchiato al suo fianco, come sempre: «Alzati, my lady.» le ordinò il giovane, aiutandola a rialzarsi mentre Coeur Noir si avvicinava e raccoglieva il Lucky Charm, passandolo alla ragazza: «My lady, devi…»
Ladybug annuì, stringendo le mani sul fascicolo di carta e, con un sospiro, lo lanciò verso l’alto: «Miraculous Ladybug!» dichiarò a voce alta, osservando la magia rigeneratrice risistemare la casa degli Agreste.
Come se non ci fosse stata nessuna battaglia.

   
 
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