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Autore: Andrew Foulieur    11/01/2017    0 recensioni
Dopo gli eventi di Atlas, Foulieur si ritrova a indagare su una serie di casi misteriosi che sembrano ricondurre a una sua vecchia conoscenza. Riuscirà a scendere ancora più in profondità nel torbido dell'animo umano e uscirne sano di mente, risolvendo anche i suoi problemi?
Genere: Azione, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Prologo
 

L' Arrivo
 

«Andrew, è ora d'andare! Se lo dovessimo perdere, non so dove altro potrebbe andare e questo non è un bene. Anzi, scommetto che ci saranno altri guai!» – Mi disse John, determinato a entrare subito in azione stante, in piedi, e di fronte alla pedìera del letto.

«Sono le due di notte e vorrei dormire!» – Gli dissi, svogliato.

Gli lanciai le scarpe, che avevo messo vicino al letto. Odiavo chi mi svegliava, sopratutto nel cuore della notte, ma solo per lui. Dopotutto mi aveva salvato la vita molte volte, e io l'avevo salvata a lui. E per lui avrei fatto sempre un'eccezione. Se la meritava. Anche se, per una volta, mi misi a dormire presto e credo che ci sarei anche riuscito. Vagavo da chissà quanti anni, quante le sofferenze già subite, ma non mi arrendevo e forse era questo, che mi caratterizzava, oltre a tutto il resto. Poi, incontrando John, mi disse che ero speciale. Non stupido, ma speciale davvero e che l'avrei scoperto a tempo debito. Da lì, almeno quarant'anni fa, incominciai a specializzarmi come detective, ma più che un detective "tradizionale", ero un giustiziere che si voleva assicurare sempre di colpire chi se lo meritasse. Tutti, mi chiamavano "Il Mastino": infatti, ero il migliore in quello che facevo, e quello che facevo, non era mai piacevole. Oltre a riempire le carceri di tutto il mondo.

John, invece, sapeva sparire e ritornare indietro, a suo piacimento: sapeva sempre dove trovarmi. Ed era soprannominato "Il Viandante".

Molte cose, all'epoca m'erano oscure.

Tranne, che non riuscivo a morire.

Al momento, era il cinque settembre del 1985.

Ogni notte, da ormai una settimana, il mio cervello m'inviava strani segnali. Sogni, incubi, gente per strada che mi fissa o anche, persone che io non conosco, salutarmi. Mi sorprese nella notte, nel mio appartamento, o rifugio per persone che scappano dal loro inferno personale, ma io non ero di quelle persone. Io vedevo La Morte e la morte attorno a me, che mi seguiva come una madre apprensiva, che cerca sempre di mostrarti che è lì per te e solo per te. E come al solito, non presi coscienza di quello che mi stava succedendo, nel mentre stavo impazzendo, sopraggiunse John, mio amico e più stretto collaboratore, ma la sua più "rimomata eccellenza" era nel sopraggiungermi, sempre nei momenti meno opportuni.

E fornirmi informazioni per i casi più estremi con cui ho avuto a che fare.

«Forse non hai capito quello che ti sto dicendo: lui si trova a Chicago e come spalla, sarai contento di trovare... o di ritrovare, una tua vecchia conoscenza: Frank Rötten. Da ragazzino miracolato dal salvataggio di un misterioso vigilante, a capo della polizia di Chicago. Dovremmo andare a parlarci prima possibile e scommetto che ci fornirà tutto il supporto possibile!» – La sua voce era decisa, ma come se era leggermente dubbiosa della riuscita dell'ormai piano approvato.

John era lì, non si muoveva. Mentre m'aveva già svegliato. Era lì, vestito con il suo impermeabile marrone da detective, e immobile. È stato sempre slanciato, da fin quando lo conosco. Fisico un po' deperito, forse per il troppo lavoro. Ma nell'invogliarmi all'azione, perentorio come sempre, accese la luce della stanza. Mi coprii gli occhi, con mano destra, ma non era abbastanza e m'alzai a rilento.

«Yawn. Dammi cinque minuti, John!» – Gli dissi, controvoglia.

«Basta che ti sbrighi, il tempo è prezioso!» – Stavolta parlò con leggero distacco emotivo.

Aveva ragione e non avrei potuto contraddirlo. Non ero intenzionato a farlo, ma decisi d'indossare soltanto il mio impermeabile da detective, nero, e seguirlo. Dormivo con il resto dei vestiti addosso, proprio per emergenze del genere. Mi portai anche il fucile a canne mozze, altro caro amico di tante battaglie e feci segno che ero pronto. Determinato a risolvere il caso che mi portavo dietro da crica dieci anni, ossia di smantellare la CIA. Avevano pensato bene di rapirmi, dopo tremila peripezie per cercare di sfuggirgli. Messo in gabbia, drogato con chissà cosa e sottoposto a un esperimento. Ero speranzoso che non sarebbero riusciti a non farmi niente, cosa che successe: scoprii che il mio fisico era immune al loro siero e quindi decisi di scappare. Da lì, è come se mi tenessero in osservazione, fino a che non userò ogni mia capacità appresa nella mia lunga vita per farli fuori: tanto già li avevo fregati una volta. E la seconda, non gli avrebbe permesso di sfuggirmi.

Il progetto era denominato "MK ULTRA", mi sembra, e da quel poco che ricordo, il mio rapimento fu l'ultima operazione, prima che feci sciogliere il progetto. Avrebbero potuto negare tutto, ma era tutto così evidente. Alla luce del sole, ma anche noi ci saremmo mossi con il buio della notte.

Chiusi gli occhi. Strinsi i pugni e mi fidai di John: avrei potuto immaginare, dove ci saremmo recati quella notte. Solo qualche secondo dopo, ci ritrovammo entrambi, in piedi di fronte la pedìera del suo letto. Non avevamo bisogno di camuffarci, tanto nessuno avrebbe saputo della nostra presenza. Rimaniamo fermi, tanto lui dormiva, ma sembra avere anche lui il sonno leggero. Si svegliò e fece per accendere la luce.

Avevamo staccato la corrente, preventivamente.

Infatti non s'accese.

«Come diavolo avete fatto a entrare in casa mia? Pretendo delle spiegazioni e le pretendo subito. E come puoi essere tu, se non è stato in nessun ospedale e io l'ho visto quell'uomo. Non era un uomo e non puoi essere lui. Non l'accetto e non ci credo!» – S'agiitò, mentre la voce s'alterò e incominciò a cercare un qualcosa per fare luce.

«Frank Rötten. Anzi, Capitano Frank Rötten. La corrente non funziona e le assicuro che siamo dalla sua parte. Sono il detective Foulieur e lui , alla mia sinistra, è il detective Blank. La capisco, se non vorrà ascoltarci, ma la situazione non è delle migliori e non vorrei dovermi nascondere ancora: lei è l'unica persona che può aiutarci. Perfino dalla CIA. E sono io quello in pericolo, come lei lo era trentacinque anni fa. Sua sorella era preda di quel criminale, uscito di prigione. Io ero la sua ultima speranza, tra la vita e la morte e modestamente, so il fatto mio. Si, ero io il demone ricoperto dalle fiamme!» – Cercai di non allarmarlo troppo, mentre cercai di parlargli con tranquillità, nel mentre la situazione non era delle più tranquille.

John sparì per un attimo, e si recò di fronte al capitano e gli porse una torcia. Era abbastanza grande per servire al suo scopo. Infatti l'accese e dopo pochi secondi, ritornò al suo posto, di fianco a me. John, intendo.

Frank puntò la torcia su di noi. I suoi occhi s'incrociarono con i miei, mentre rimase nel letto, con la vestaglia e l'accese.

Come se fosse colto da una rivelazione mistica, sollevò e tirò le sopracciglia. Un secondo dopo, sollevò anche le palpebre superiori e tese quelle inferiori. Un altro secondo. e allungò leggermente il labbro verso l'orecchio. Quello che più mi rese sicuro del suo aiuto, è stato il suo sgranare degli occhi e lasciare la bocca apeta.

In poche parole, paura mesta a sorpresa.

«Dovresti... dovresti essere morto!» – Proprio come sospettavo, la sua paura era sorprendentemente viva nelle sue parole.

Dopo tutto, ero stato colto da un'esplosione dovuta dalla perforazione di una bombola del gas e lui, il capitano, l'unico salvatore. Gli feci da scudo umano, tanto che sentì l'ardere delle fiamme per tutto il mio corpo: l'unica cosa, per cui mi rammarico, è il non poter essere riuscito a salvargli anche il resto della famiglia e che abbia dovuto rivivere quel trauma. Ma era necessario.

«Mi ascolti, capitano. Ci servono soltanto delle informazioni su un certo Howard D. Locker: è un agente della CIA che si diverte a mascherarsi e a fare crimini senza controllo, ma con il benestare della sua stessa organizzazione e da ricerche, siamo convinti che abbiano ripreso l'MK ULTRA e che siano in cerca di cavie. L'unica informazione che abbiamo è che qui a Chicago. Mi... ci aiuterà a porre fine a questo inferno?» – Cercai di rimanere calmo, rilassato. Respiri lenti e voce calibrata.

«Va bene, vedrò cosa fare. Se un uomo è rimasto integro e un altro sembra essere un'illusionista, vi credo. Dopotutto mi ha salvato la vita, detective e mi chiedevo quando... e se mai... avrei scoperto la verità su quella notte. Avrete il supporto della polizia, ma incontriamoci sempre qui e cerchiamo di non attirare l'attenzione!» – Si raccomandò il capitano, risultando molto più calmo a pochi decine di secondi prima.

Avevamo ottenuto quello che ci serviva, ma l'intera storia continuava a puzzarmi di marcio. Me ne sarei dovuto occupare comunque, perché io... e anche John, a suo modo, saremmo stati esattamente in mezzo tra la CIA e il dominio del mondo. In quella città, l'inferno m'avrebbe aspettato a braccia aperte e credetti che mi sarebbe servito un buon avvocato.

Già.

 

   
 
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